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4.LA MOTIVAZIONE: DALLA PULSIONE ALL’OGGETTO
La motivazione, cioè l’energia psichica che spinge a compiere
un’azione, deriva da un dinamismo: pulsione-oggetto. Ad es.
l’aggressività o l’angoscia scaturiscono da una pulsione legata ad un
oggetto (madre, o seno) e possono portare il bambino a violenti modi
sadici. Riprende la discussa teoria della pulsione di morte (Freud), ma la
intende in un altro modo, infatti: per Freud la pulsione di morte è
svincolata con la relazione dall’oggetto; per la Klein è complementare
all’oggetto.
Nella Klein per ogni tipo di pulsione è indissolubile il nesso con
l'oggetto: in lei si assiste alla complessa transizione dal modello
pulsionale quell'oggettuale relazionale nel senso che l'oggetto finisce
con l'assumere una funzione motivazionale riservata da Freud alla
pulsione.
La motivazione porta a provare invidia e gratitudine. Invidia se l’oggetto
è cattivo e lo vuole distruggere. Gratitudine se l’oggetto è buono e lo
vuole ricomporre.
Ad es. Il seno è sentito buono o cattivo in funzione del comportamento
dell'oggetto verso il bambino (una madre più o meno gratificante)
suscita rispettivamente moti di gratitudine o di amore e moti sadici o di
odio. Ma l'oggetto è sentito buono o cattivo anche in funzione del modo
con cui il bambino lo ha dapprima investito, se libidico (pulsione legata
ai bisogni primari) o aggressivo (quando l’oggetto è cattivo). Le qualità
affettive di buono/cattivo di cui l'oggetto è sempre connotato sono in
corrispondenza biunivoca rispettivamente con la pulsione libidica e
quella aggressiva: buono equivale a gratificante, amabile e viceversa e
cattivo equivale a frustrante e aggressivo e viceversa.
Per la Klein, sia l'aggressività che l'angoscia hanno uno straordinario
peso motivazionale, compare nei suoi lavori l'idea di una pulsione
aggressiva attiva già in tenera età. L'aggressività del bambino è
concepita come una proiezione all'esterno dell'innata pulsione di morte
che è considerata equivalente a quella aggressiva e prevede una stretta
connessione con l'oggetto: infatti, al suo apparire essa viene subito
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fissata ad un oggetto o piuttosto vissuta come paura di un oggetto
super potente e incontrollabile.
Nell'evolversi del suo pensiero, si ravvisa una severa forma di
aggressività nell'identificazione proiettiva secondo cui il sé o parti del
se vengono introdotte fantasmaticamente nell'oggetto esterno per
controllarlo dal suo interno: e l'oggetto diventa cattivo perché il
bambino vi ha proiettato le proprie parti cattive. L'invidia è un fattore
innato attivo già nel neonato ed è definita come un sentimento di rabbia
perché un'altra persona possiede qualcosa che desideriamo e ne gode:
l'impulso invidioso mira portarla via e a danneggiarla.
Risulta che a promuovere il comportamento è la qualità dell'oggetto,
determinata da come esso è intenzionato dal soggetto ovvero da come
è sentito rapportarsi a lui. Secondo la Klein non è la ricerca del piacere
a promuovere il comportamento bensì la ricerca dell'oggetto: l'oggetto è
motivazione nella misura in cui è pregno di valenze affettive.
NOZIONE DI ANGOSCIA: elemento importante nell’analisi della Klein è
la nozione di angoscia legata alla relazione con l’oggetto, che motiva il
comportamento.
ANGOSCIA: sentimento ubiquitario (non si sta distinguere il luogo) e si
manifesta in disparate forme, paure, fobie, terrore.
Respinge la concezione Freudiana che l’angoscia fosse un effetto di
una rimozione mal riuscita.
Per la Klein l'angoscia si ritrova in ogni individuo quale inevitabile
contropartita dei moti sadici presenti, chi più chi meno, in ognuno.
Deriva cioè dalla proiezione della propria aggressività sugli oggetti
interni ed esterni.
Consiste nel timore che l'oggetto aggredito si ritorca sull'Io ubbidendo a
un'innata legge del taglione: è l'angoscia persecutoria rilevata dalla
Klein già nei primi scritti. L'angoscia dunque è sempre di qualcosa, cioè
c'è sempre un oggetto che minaccia e per qualcosa cioè si teme in
definitiva di essere annientati nonché anche solo abbandonati. Per la
Klein si tratta di una situazione di angoscia persecutoria in cui
inconsciamente si anima un'entità malevola: in tutti i casi, per via del
suo contenuto minaccioso, essa stimola l'Io produrre, al fine di tenerla a
bada, quell'ampia serie di difese psicotiche nevrotiche che si esprimono
nel ricco vissuto di fantasie proprie del mondo interno. 5
5. CONCEZIONE DELLO SVILUPPO
Nel libro “Psicanalisi dei bambini” (1932) la Klein espone le fasi dello
sviluppo infantile. Già Abraham, suo analista, aveva focalizzato gli
oggetti parziali (seno e feci) con cui si rapporta il bambino, individua:
1 stadio cannibalico nella fase orale
2 espulsivo nella fase anale,
Entrambi caratterizzati dal prevalere di moti aggressivi. Quando non si
superano gli stadi si possono avere psicosi maniaco depressivi.
“Il bambino desidera ardentemente distruggere l’oggetto libidico
(genitori), divorandolo, facendolo a pezzi, ma al destarsi delle tendenze
edipiche consegue l’introiezione dell’oggetto che diventa colui dal quale
ci si aspetta una punizione e sorge l’angoscia. Il bambino teme una
punizione che corrisponde al proprio modo di fare il male e il super-Io
diventa qualcosa che morde, che fa a pezzi”.
Per tanto ipotizzò la presenza di un Super Io già sotto i 3 anni e non
come diceva Freud dopo i 4-5 anni. Anche il complesso edipico è
anticipato rispetto a Freud.
Poi il super-Io sarà ritenuto attivo anche indipendentemente e prima del
complesso edipico come un oggetto interno persecutorio, in
connessione con l’innata pulsione di morte e con la conseguente
angoscia persecutoria primaria.
Il Super-io è divorante nella fase orale e espulsivo in quella anale.
Già sotto il primo anno di vita sia il maschio che la femmina
proverebbero delle sensazioni genitali, hanno in comune una fase di
femminilità in cui il bambino si identifica con la madre e il pene paterno,
durante il complesso edipico, manifesta desiderio per la madre (edipo
positivo), fiducia nel genitale maschile, sia suo che del padre, ma ne
deriva l’angoscia di evirazione; nella femmina, invece, vi sarebbe una
percezione confusa del pene paterno come fonte di dono e felicità e la
madre è vista come impregnata di un potere magico. L’angoscia della
bambina è la paura di essere derubata dalla sua capacità di generare.
Il complesso di Edipo è presente nella fase orale
Nella seconda parte della sua opera (teoria delle posizioni) la Klein
insiste sul carattere precoce del super-Io e dell’Edipo. 6
Lo sviluppo è governato soprattutto dai processi psichici di introiezione
e proiezione.
Nelle prime fasi di vita prevale la proiezione: l’Io deve difendersi
dall’angoscia ed estroflette le tendenze distruttive originarie.
Mentre l’introiezione fungendo quale meccanismo di difesa, comporta
l’interiorizzazione dell’oggetto cattivo per salvaguardare quello esterno
buono.
In un secondo tempo prevalgono i processi di
1integrazione
2interiorizzazione di un buon seno e della figura totale della madre.
1.Nell’integrazione consiste nel fatto che il bambino proietta gli oggetti
interni buoni agli oggetti esterni, costituisce le basi di relazioni serene
con il mondo.
2.Con l’interiorizzazione attua una simbolizzazione e così crea relazioni
più ampie con il mondo reale.
La funzione difensiva di questi ultimi meccanismi tiene a bada
l’angoscia perché avviene una scissione , importante al pari della
proiezione, perché il bambino separa le parti buone da quelle cattive.
(VERIFICARE SE è PRESENTE IN FREUD) ???
Per la Klein è predominante il mondo interno anche se valuta il peso dei
fattori esterni. Winnicot e Kohut individuano tra mondo esterno e
interno un’area intermedia, fisicamente è esterna, ma psichicamente è
nel mondo interno. Questa concezione dell’area intermedia porterà un
quadro di modelli diversi della mente.
6. LA TEORIA DELLE “POSIZIONI”
La teoria delle posizioni è tutta kleniana è esposta nel lavoro
“Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco-depressivi” del 1935 in
cui ci sono anche i rudimenti di una teoria della personalità. Ella
distingue 2 posizioni:
1.POSIZIONE SCHIZZOIDE PARANOIDE
2.POSIZIONE DEPRESSIVA 7
Entrambe si diparano nel primo anno di vita.
Le posizioni consistono ciascuna in un articolato e coerente assetto di
oggetti interni con le relative angosce e difese.
1.La posizione schizo-paranoide prevede la compresenza delle due
pulsioni (libidica e aggressiva che porta alla scissione dell’oggetto che
diventa due oggetti separati uno buono (che da gratificazione) e uno
cattivo (che dà frustrazione). L’introiezione dell’oggetto buono gratifica
il bambino, quello cattivo disintegra l’Io. Questi oggetti sono
reciprocamente autonomi.
2.La posizione depressiva avviene quando il bambino giunge ad una
maturazione tale da cogliere la madre come persona totale ed integra i
due oggetti, vi è al più ambivalenza e avviene l’integrazione tra le parti
prima scisse dell’Io.
Si rende responsabile della perdita dell’oggetto buono e ne deriva il
senso di colpa per gli impulsi aggressivi che hanno procurato il male
all’oggetto d’amore. La depressione è l’esito della perdita dell’oggetto,
anche immaginaria ed è collegata allo stato del lutto.
(Se questo avviene nelle tappe giuste è normale, se non si dovessero
superare nell’arco evolutivo si hanno le psicosi).
Le due difese tipiche di questa posizione sono: La maniacalità con cui
cerca di trionfare sull’oggetto disprezzandolo per non dipendere da
esso e non soffrire per la sua perdita. La riparazione dà l’avvio ad un
superamento della posizione depressiva. Il passaggio tra le 2 posizioni
è graduale e mai definitivo, perdurano delle oscillazioni tra le due:
perciò posizioni (SI PUO’ RIPROPORE) e non fasi (STADIO), perché
sono sempre in sviluppo, rappresentano prototipi rispetto al riproporsi
nel corso della vita di momenti di scissione, di perdita (lutto della
persona amata) anche in tutte le situazioni di conflitto, di co