Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 14
Riassunto esame Psicologia di Comunità, prof. Vieno, libro consigliato "Valutare gli interventi psicosociali" Pag. 1 Riassunto esame Psicologia di Comunità, prof. Vieno, libro consigliato "Valutare gli interventi psicosociali" Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia di Comunità, prof. Vieno, libro consigliato "Valutare gli interventi psicosociali" Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia di Comunità, prof. Vieno, libro consigliato "Valutare gli interventi psicosociali" Pag. 11
1 su 14
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

ORIGINI STORICHE

Il problema della valutazione nasce in un periodo di crisi con una connotazione piuttosto negativa: la pubblica

amministrazione era basata sulla cultura dell’atto, ovvero che poneva attenzione solo alla prassi e non agli

effetti e risultati che le azioni producevano. Grazie alla trasformazione del sistema sociosanitario degli ultimi

dieci anni si è ritenuto importante inserire un criterio per valutare l’efficacia degli investimenti → superamento

della cultura dell’atto. Il rischio di tale innovazione è che la valutazione venga vissuta dai servizi o

organizzazioni come una complicazione, invece dovrebbe essere intesa come uno strumento per rendere il

lavoro degli operatori più efficace e meno frustrante.

Fattori legati alla diffusione della pratica di valutazione in Italia:

1) Maggiore centralità dell’utente e della qualità del servizio → interrogarsi sui risultati degli interventi e sul

grado di soddisfazione dei destinatari;

2) Crisi fiscale dello stato → maggiore capacità di allocare in modo ottimale le risorse (ma ciò non significa

che meno risorse ci sono più si valuta);

3) Crescente complessità sociale;

4) Crescente interesse per la prevenzione e la promozione (introduzione di programmi innovativi).

Il rischio è quello di riporre nella valutazione speranze e aspettative irrealistiche, ovvero che le si attribuisca

la capacità in sé di risolvere tutte le difficoltà e le contraddizioni del sistema, in particolare quello

sociosanitario.

La valutazione può avere:

1) Diversi oggetti / livelli di valutazione

Ne esistono quattro (ad ogni livello corrispondo diversi indicatori che riducono la complessità del problema):

1. Valutazione dei casi singoli → verificare l’evoluzione dei casi presi singolarmente nel tempo (es.

informazioni sull’evoluzione della relazione terapeutica che si ha con il paziente). La valutazione degli

effetti sui singoli avviene attraverso due metodologie: 1) il confronto tra il punteggio raggiunto dal

soggetto in esame e un punteggio standardizzato di un campione normativo di soggetti; 2) confronto

tra i punteggi ottenuti prima e dopo l’intervento sul soggetto, per individuare gli effetti del programma.

A questo livello un indicatore utile per implementare un intervento potrebbe essere il numero di

episodi depressivi, dei quali si può osservare se la loro frequenza e intensità cambia in seguito

all’intervento; un altro indicatore può essere il numero di recidive all’interno di un SerT, ovvero quante

volte il soggetto rincomincia ad abusare di alcol o sostanze;

2. Valutazione a livello di programma → la valutazione a questo livello ha lo scopo di verificare gli

esiti di un programma, ma anche fornire informazioni in merito alla presa di decisioni sul futuro del

programma.

- informazioni: importante è l’accuratezza della raccolta dei dati, la quale avviene attraverso interviste

individuali, focus group, osservazioni, questionari, ecc. (è auspicabile l’utilizzo di diversi metodi, sia

quantitativi che qualitativi);

- decisioni: durante la definizione di un obiettivo risulta importante il coinvolgimento di tutto lo staff del

programma, poiché gli operatori e chi lavora all’interno del programma possiedono tutte le informazioni

relative all’intervento necessarie per attuare una valutazione. Le decisioni sono quindi legate alle

informazioni disponibili, e questi dati saranno maggiori se la valutazione viene progettata durante tutto lo

sviluppo del programma (dalla progettazione all’implementazione).

A questo livello degli indicatori possono essere: il numero di partecipanti al progetto, la collocazione delle

date degli incontri in cui avviene l’intervento.

3. Valutazione “a grappolo” (del servizio) → un servizio viene definito come un’organizzazione stabile

finalizzata all’erogazione di interventi e prestazioni sociali o sanitarie che hanno come destinatari

singoli o collettivi. A questo livello si studiano gli obiettivi e le condizioni che caratterizzano il

funzionamento di un servizio. La valutazione a grappolo raccoglie i risultati di un gruppo di programmi

all’interno di un’organizzazione e ha l’obiettivo di valorizzare l’efficacia dell’investimento fatto in un

settore specifico. È una valutazione a più ampio raggio che permette di verificare il raggiungimento o

meno degli obiettivi prefissati da un servizio. Alcuni indicatori sono: il numero di accessi al servizio,

la proporzione di persone che non riesce ad accedere al servizio (per cercare di capire se il servizio

funziona bene o meno;

4. Valutazione della programmazione politica (piano o politiche) → le politiche sono indicazioni

programmatiche che riguardano un settore e che stabiliscono delle priorità, ovvero degli obiettivi i

quali saranno perseguiti grazie ad una pluralità di servizi o progetti. È una valutazione a livello macro,

e dovrebbe utilizzare le informazioni raccolte nei due livelli precedenti. Queste valutazioni hanno lo

scopo di rendere visibili la razionalità e l’utilità degli investimenti.

2) Diversi attori che possono avere diversi interessi sulla valutazione e a seconda degli interlocutori a cui si

rivolge la valutazione le informazioni raccolte sono diverse:

− Politici (legittimità, visibilità, rilevanza, risultati)

− Amministratori (rispetto di normative, standard, progetti scritti ed efficienza)

− Operatori e responsabili (efficacia, soluzione dei problemi incontrati)

− Utenti (rilevanza, accessibilità)

3) Diverse finalità (domande a cui è necessario rispondere per migliorare un progetto):

− Descrittiva → cosa è successo nel tempo in quel determinato contesto?

− Esplicativa → perché è successo? Perché certe cose funzionano di più e altre meno?

− Interpretativa → cosa significa quello che è accaduto?

− Etico normativa → quello che è successo è giusto o sbagliato?

4) Tre approcci principali:

1. Positivista sperimentale → è l’approccio più tradizionale, ha lo scopo di togliere ogni “rumore”

intorno al fenomeno oggetto di studio avvicinando la valutazione alle scienze hard (fisica, chimica),

attraverso l’attribuzione casuale del gruppo di controllo e di quello sperimentale. In questo approccio

la valutazione ha lo scopo di rilevare se i cambiamenti avvenuti nella variabile dipendente (fenomeno

oggetto di studio, es. comportamenti antisociali) dipende esclusivamente dalla manipolazione della

variabile indipendente (ovvero la partecipazione ad un programma, progetto), e non da altre variabili.

Se non avviene questa attribuzione casuale, ma si fa basandosi su certi criteri e caratteristiche

comuni, ci saranno effetti negativi sulla scientificità dell’esperimento. La logica che sta alla base di

questo approccio è quella dell’azione razionale, ottica legata ad ambiti di ricerca come quelli della

fisica e della chimica, e si basa sull’idea che ad un’azione consegue una reazione. Questo approccio

permette di avere una definizione degli elementi legati alla valutazione, ma è stato molto criticato

perché utilizza misure esclusivamente quantitative, di natura numerica.

Un esempio di questo approccio è un intervento chiamato Child Development Project, il quale ha

come obiettivo incrementare il senso di comunità nelle scuole, attraverso la creazione di un contesto

scolastico accogliente e supportivo che incrementi l’autonomia degli studenti. Le principali azioni del

programma sono:

1) Cooperative learning → è una modalità di insegnamento cooperativo (es. studenti che scelgono

autonomamente il loro percorso scolastico, come nelle scuole americane), che ha lo scopo di far

diventare le persone costruttrici e attive del proprio apprendimento e si basa sui principi della peer

education (es. chiedere agli studenti di presentare alla classe un capitolo del libro e spiegarlo);

2) Sviluppo di regole → non serve a niente elencare le regole di istituto agli studenti, mentre farle

sviluppare agli studenti stessi è molto più efficace;

3) Uso della letteratura per promuovere valori pro sociali → bisogna utilizzare la letteratura più

adeguata per trasmettere ai ragazzi concetti importanti come empatia, cooperazione, ecc. All’interno

di questo tipo di progetti gli aspetti etici sono molto importanti;

4) Promozione di empatia e comprensione interpersonale → per esempio si possono usare delle

tecniche di role playing per aumentare la capacità dei ragazzi di essere empatici;

5) Possibilità di organizzare eventi da parte dei ragazzi stessi.

In questo progetto sono stati assegnati un gruppo di controllo e uno sperimentale. I metodi utilizzati

sono: osservazioni in classe, questionari per insegnanti e ragazzi, punteggio scolastico (prestazione).

I ragazzi sono stati monitorati per 3-4 anni.

Risultati → nel gruppo sperimentale, rispetto a quello di controllo, si è osservato l’aumento di: senso

di comunità, motivazione intrinseca, comportamenti pro sociali e capacità di risoluzione dei conflitti.

Limitazione → semplificazione della realtà, ma questo è l’unico modo per avere dei numeri e

giustificare un qualche cambiamento nel fenomeno studiato.

Caratteristiche principali di questo approccio quindi sono:

- i programmi sono articolati in obiettivi da raggiungere, in mezzi tramite cui raggiungerli e in risultati

attesi.

- Il compito della valutazione è quello di verificare e misurare se gli obiettivi sono stati raggiunti

- Utilizza metodi sperimentali o quasi sperimentali

- utilizza misure quantitative

- l’obiettivo della valutazione, oltre a quello del giudizio, è di migliorare il modo in cui vengono

realizzai i programmi attraverso il monitoraggio.

- elemento di confronto = obiettivi del programma

2. Pragmatista, della qualità → rispetto all’approccio sperimentale sono nati approcci più aperti, in cui ci

si può confrontare con degli elementi standard, degli standard di qualità, definiti sulla base della

letteratura. La valutazione quindi ha lo scopo di confrontare il programma oggetto di valutazione con

dei progetti analoghi e capire qual è il minimo obiettivo che si vuole raggiungere. Questo approccio si

basa sul concetto di goal free evaluation, ovvero un approccio libero da obiettivi, si verifica se il

programma ha raggiunto degli standard e non degli obiettivi (Scriven).

Caratteristiche principali di questo approccio:

- il compito della valutazione è quello di giudicare in base ad un’idea di valore, ovvero a standard

definiti all’esterno del programma;

- elemento di confronto = standard di qualità, ovvero ci&ograv

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
14 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Saruzza.96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di psicologia di comunità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Vieno Alessio.