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LE ORIGINI DELLA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ
Secondo l’analisi di Sarason, le radici della psicologia di comunità sono da ricercare nell’evoluzione sociale e culturale degli Stati Uniti, iniziata negli anni ’40 e culminata nel ’68. La psicologia di comunità nasce e si sviluppa negli Stati Uniti in un momento storico particolare: il dopoguerra, periodo caratterizzato da numerosi cambiamenti epistemologici-paradigmatici, sociali e legislativi, elementi che hanno messo in moto un’elaborazione disciplinare che poi si configurerà come psicologia di comunità.
Fino agli anni ’50:
- La psicologia è quasi esclusivamente individualista e “biologista”, e dal punto di vista clinico domina il modello psichiatrico o psicoanalitico e lo psicologo ha una scarsa autonomia;
- La società nord-americana è caratterizzata da pesantissime discriminazioni e disuguaglianze legittimate nei confronti delle donne, degli omosessuali.
- Dopo la seconda guerra mondiale tornano migliaia di veterani con gravi problemi psichici (sindrome post-traumatica da stress). Di conseguenza, era impossibile fornire cure individuali: i veterani erano troppi e molti appartenevano a classi sociali meno abbienti, quindi gli strumenti tradizionali di tipo psicoanalitico non erano adeguati; i fattori contestuali della malattia mentale diventarono visibili: ad esempio, emerge il trauma di guerra come fattore ambientale delle malattia mentale. Questo è un aspetto fondamentale in quanto comporta una rottura epistemologica rispetto ad una psicologia biologistica che si basa esclusivamente sul funzionamento cerebrale, senza considerare i fattori ambientali; il trauma di guerra dimostra che i fattori contestuali hanno un ruolo fondamentale.
Promozione della partecipazione attiva delle persone e la "senso intesocondivisione del potere. A questo proposito, Sarason introduce il costrutto di di comunità", "ilcome sentimento di appartenenza e partecipazione attiva degli individui alla vita comunitaria, nonchévalore sovraordinato attraverso cui giudicare gli sforzi per cambiare ogni aspetto del funzionamento di unainteso sia come vissuto soggettivo che come forza coesiva e motivante che agisce all'interno dicomunità", 6una comunità favorendone il benessere. Il senso di comunità è costituito da similarità, interdipendenza,appartenenza e disponibilità a dare agli altri, ed esprime una vita sociale fondata su rapporti più spontanei,meno diretti dal calcolo dell'utilità dello scambio. Secondo Sarason, il senso di comunità sta diminuendo.→Il modello di Dohrenwend Le ricerche degli studiosi Dohrenwend mostrano che
Esiste una forte correlazione tra classe sociale e disturbi mentali: hanno riscontrato che in 20 su 25 studi sulle differenze di classe sociale si registra un maggior tasso di disturbi psichiatrici nelle persone provenienti dai livelli socioeconomici più disagiati. Viene spostato così il focus dell'eziologia dei disturbi psichiatrici e degli interventi dalle caratteristiche individuali alle condizioni sociali alla base. Ciò implicava il superamento di un approccio victim blame, che collocava nel singolo individuo la responsabilità della propria patologia. Gli aspetti su cui si basa il modello sono:
- L'interazione tra fattori contestuali e individuale nello sviluppo della psicopatologia e il concetto di stress psicosociale;
- Un approccio di prevenzione;
- L'attuazione di interventi sia individuali che collettivi.
La psicologia di comunità in Italia nasce con un decennio di ritardo rispetto a quella statunitense: negli anni '70 si sviluppa negli
Anni soprattutto grazie al lavoro pionieristico di Donata Francescato (una psicologa sociale che aveva studiato negli Stati Uniti). In particolare, la data di inizio ufficiale della disciplina viene fatta coincidere con l'anno di uscita del volume scritto da Francescato "Contesto sociale e legislativo in Italia", il 1977.
SENSO DI COMUNITÀ
Nel 1975, il sociologo Joseph Gusfield identificò le due dimensioni di una comunità: una territoriale e una relazionale. La dimensione territoriale è rappresentata con il posizionamento geografico (quartiere, città, regione), tale per cui il senso di comunità implica il sentimento di appartenenza ad un'unità territoriale specifica. La dimensione relazionale, invece, ha a che fare con la natura e la qualità delle relazioni in un determinato gruppo sociale, a prescindere dal luogo in cui essa si manifesta, perciò gli individui possono anche vivere e lavorare in luoghi diversi (es.
comunità di ricercatori). Ad ogni modo, le definizioni di comunità presuppongono un'implicita assunzione di similarità tra i membri, talvolta sottostimando o persino ignorando le peculiarità individuali e le differenziazioni che caratterizzano il collettivo sociale, il che ha aperto un dibattito sul rapporto tra il senso di comunità e il rispetto per le differenze. Secondo Wiesenfeld, infatti, la comunità è il risultato di un processo in cui i singoli incorporano nella propria identità personale l'identità sociale/collettiva. Durante questo processo, però, si vengono a creare due tipi di identità: ossia un'identità macro-appartenenza, che va oltre i contrasti interni della comunità e che riesce a comprendere le differenze e le minoranze in un'entità più ampia in cui tutti si identificano (deriva dall'aver fatto esperienza comune di qualcosa);
un'identità come l'individuo- Una micro-appartenenza, ossia collettiva specifica che costruisce nel corso della vita in base ai ruoli, agli interessi e ai gruppi di riferimento. Sarason, nel 1974, pone