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PSICOLOGIA DI COMUNITÀ

Le teorie ingenue/implicite fanno riferimento a quelle teorie che sono presenti in noi, non necessariamente raggiungibili con l'introspezione, ma che ho appreso nel contesto sociale in cui sono cresciuto. Se considero che la medicina x provoca degli effetti y, nonostante le evidenze scientifiche siano contrarie, e io non conosca le evidenze scientifiche, si tratta di una teoria implicita. Se io penso che la depressione sia più tipica nel segmento x rispetto al segmento y della popolazione, e ne sono molto convinto senza saperne il perché, questa è una teoria implicita. Queste teorie stabiliscono delle relazioni causa-effetto tra dei fenomeni senza però essere basate su un approccio di falsificazione scientifica. Mentre all'interno della psicologia di comunità è importante che ci siano degli approcci teorici che guidano l'intervento. Gli interventi devono essere proattivi: devono ridurre la probabilitàche si sviluppino situazioni problematiche in futuro. L'approccio non può essere di tipo retroattivo, ovvero essere applicato quando il caso è ormai sedato. La psicologia di comunità si situa prima che le cause avvengano, ha uno sguardo proattivo. È importante avere informazioni epidemiologiche per sapere quali sono gli elementi che contribuiscono in generale alla produzione di un sintomo che, se calcificato, porterà alla formazione del caso che arriverà al sistema sanitario. Uno psicologo di comunità non può guardare a un settore microscopico, ma deve cogliere il contesto generale in cui quel fenomeno si dà. Non tanto perché il fenomeno è sempre multi-causato, ma perché l'oggetto di studio è proprio la relazione tra il contesto e l'individuo. Una prima definizione che diamo è: la psicologia di comunità è una disciplina che si occupa di individuare e sperimentarebenessere). La psicologia di comunità si occupa quindi di promuovere la consapevolezza e la comprensione delle dinamiche sociali e ambientali che influenzano la salute e il benessere delle persone. Per affrontare i problemi di comunità, la psicologia di comunità utilizza diverse strategie professionali. Una di queste strategie è l'approccio partecipativo, che coinvolge attivamente i membri della comunità nel processo decisionale e nella ricerca di soluzioni. Questo approccio favorisce l'empowerment delle persone, cioè la capacità di prendere in mano la propria vita e di agire per il cambiamento. Un'altra strategia utilizzata è l'approccio sistemico, che considera la comunità come un sistema complesso in cui le diverse componenti sono interconnesse e influenzano reciprocamente. Questo approccio permette di comprendere le dinamiche e le relazioni all'interno della comunità e di individuare le leve di cambiamento più efficaci. La psicologia di comunità si avvale anche di strumenti di valutazione e di ricerca per comprendere meglio i bisogni e le risorse della comunità. Questi strumenti permettono di raccogliere dati e informazioni utili per pianificare interventi mirati e valutare l'efficacia delle azioni messe in atto. Infine, la psicologia di comunità promuove la collaborazione e la partnership tra diversi attori, come professionisti, istituzioni e membri della comunità stessa. Questa collaborazione permette di unire le competenze e le risorse di tutti i soggetti coinvolti per affrontare in modo più efficace i problemi di comunità. In conclusione, la psicologia di comunità si propone di affrontare i problemi di comunità attraverso strategie professionali che favoriscono la partecipazione attiva, la comprensione sistemica, l'utilizzo di strumenti di valutazione e la collaborazione tra diversi attori.

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benessere). Per esempio, se non abbiamo la conoscenza su come prevenire la trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili, io psicologo di comunità posso aiutare il gruppo di riferimento a diventare consapevole di come comportamenti dal punto di vista sanitario non ottimali possono determinare situazioni che non sono di benessere e di salute per gli stessi individui. Ovviamente non mi posso sostituire, ma devo trovare il modo di aiutare.

In questo caso lo psicologo di comunità aiuta le persone a diventare protagoniste di processi di cambiamento delle loro condizioni di vita. Quindi, il cambiamento che vuole innescare lo psicologo di comunità è un cambiamento che in realtà è agito dagli stessi target di intervento. Sono i target di intervento che devono produrre un cambiamento nelle loro condizioni di vita. Le conseguenze dell'intervento ricadono sull'intera rete sociale in cui il singolo è inserito.

Per esempio, all'interno

dobbiamo anche considerare l'importanza della dimensione collettiva. La peer education è un esempio di come l'intervento di un individuo all'interno di un gruppo classe possa influenzare e modificare le dinamiche di vita del gruppo stesso. In questo tipo di intervento, viene effettuato un training su un individuo specifico del gruppo classe, che successivamente condividerà le conoscenze e le competenze acquisite con gli altri membri del gruppo. Questo processo di condivisione e contaminazione delle conoscenze è fondamentale per il successo dell'intervento di peer education. A differenza di una relazione asimmetrica, come quella tra medico e paziente, la peer education si basa su relazioni con configurazioni particolari. L'obiettivo principale della psicologia di comunità è proprio quello di promuovere la dimensione collettiva, poiché si concentra sull'interdipendenza tra le diverse componenti contestuali, non solo la rete prossimale (familiari, amici) e le componenti individuali. Nella psicologia sociale, studiamo la relazione tra le componenti contestuali e individuali, ma è fondamentale considerare anche l'importanza della dimensione collettiva.

l'interdipendenza non è il suo oggetto di studio. Questa dimensione collettiva ha come finalità quella di comprendere le dinamiche transazionali, cioè di trasportazione tra il contesto e l'individuo, e viceversa. In sociale abbiamo studiato questa relazione ma non ci siamo mai posti la domanda di come l'individuo agisca sul contesto. La dimensione collettiva ci è utile per capire quali sono le dimensioni che influiscono sul benessere dell'individuo e come possono essere modificate, tenendo presente che il protagonista del cambiamento è l'individuo stesso, non è un approccio medico. Alcune discipline psicologiche hanno focalizzato la ricerca sulle componenti individuali, come per esempio il costrutto di personalità, e hanno spiegato il comportamento come funzione di fattori individuali (relazione tra componente narcisistica e comportamento pro-sociale) e hanno centrato il cambiamento sulle strategie.

individuali.L'approccio che utilizza la psicologia della comunità non è necessariamente questo. Ci sono degli interventiindividuali ma che non hanno un approccio individualistico. La psicologia della comunità infatti assume che il comportamento deve essere capito all'interno delle reti sociali (non solo quella prossimale, ma è molto più estesa) in cui è inserito (il comportamento di depressione può essere compreso alla luce di tutti gli eventi di interazione nella rete in cui l'individuo è inserito). Quindi, non significa trascendere l'individuo e escludere l'importanza dell'individualità, ma significa avere comunità di analisi dell'interfaccia tra la persona e l'ambiente, la persona nel contesto: questo è l'oggetto di studio. La psicologia di comunità adotta una metafora ecologica per cui non scompone l'individuo in processi di base, come per esempio percezione,cognizione, emozione. C'è un'interconnessione dei sistemi di vita, assumendo che il risultato delle condizioni problematiche sia dato dall'interazione tra gli individui, i setting e i sistemi (cerchi concentrici). Le situazioni problematiche vengono affrontate effettuando cambiamenti nei contesti di vita (cerchi concentrici) e attivando le risorse presenti nell'unità di analisi individuo-ambiente. Ci sono situazioni problematiche, e già questo implica che si può cambiare (assunto). Il target di intervento sono i contesti significativi per la vita dell'individuo, per esempio le organizzazioni, la scuola, i quartieri, gruppi di lavoro, gruppi di studio. Il contesto è talmente ampio che lo psicologo di comunità non può avere conoscenze specifiche. Per comprendere meglio che cosa sia questa comunità, differenziamo ora la psicologia di comunità dalle altre discipline che prendono comunque in considerazione le.reti sociali. Usiamo le differenze per capire l'unicità della comunità. La psicologia clinica e quella di comunità hanno entrambe come finalità il benessere della persona. Entrambe sono importanti e l'una non esclude l'altra, identificano percorsi di intervento differenti per tempo, luogo e metodo. Per quanto riguarda il tempo, la psicologia di comunità è proattiva, cerca di intervenire prima dell'insorgenza dei problemi e interviene per promuovere il benessere (sapendo quali sono i fattori di rischio potremmo essere in grado di capire quali sono quei fattori che sono più propensi a produrre un tipo di comportamento e potremmo identificare all'interno della comunità quali sono quei fattori che ci permettono di proteggere gli individui dallo sviluppo di determinati comportamenti); mentre la psicologia clinica, secondo la prospettiva di Santinello, è retroattiva perché interviene quando gli individui.

hanno già sviluppato qualche malessere psicologico, cioè quando arrivano al sistema che li prende in cura.

Secondo xxx e Perkins la psicologia di comunità ha a che fare con tutto quello che una persona vive prima di diventare un caso clinico.

Per quanto riguarda il luogo, la psicologia clinica colloca le cause e gli interventi all'interno dell'individuo (problema di salute mentale legato al sistema cognitivo ed emotivo in risposta a degli stimoli); mentre la psicologia di comunità colloca le cause del malessere anche nel sistema legislativo-politico che dà forma alle condizioni individuali (esempio estremizzato di luogo: aumento di patologie in individui di minoranze perché non c'è una protezione di questi individui rispetto alla discriminazione).

I due approcci retroattivo-individuale e proattivo-comunità non devono essere visti in contrapposizione ma in continuità, lo vedremo quando parleremo di...

prevenzione.
Housing first
L'approccio tradizionale alla problematica delle persone senza fissa dimora era quello di prevedere un percorso graduale in cui la persona è affiancata da un professionista e apprende una serie di competenze, e risolve una serie di problematiche. Intervengo sull'individuo e al termine di questo intervento valuto se sarà possibile per questa persona accedere a un'abitazione. Do la possibilità a questa persona di modificare se stessa perché poi possa modificare la propria condizione di vita.
L'approccio di comunità invece dice: cambio le condizioni di vita (modifica del contesto) e sostengo professionalmente la persona. Questo approccio si chiama housing first (Finlandia): do la casa subito e quindi ho una modifica immediata. Ma per avere questa modifica devo avere una modifica delle politiche sociali (dove trovo i soldi? Le abitazioni? Organizzazioni di supporto?) del contesto in cui questo approccio avviene.Questo caso la casa non è la meta, ma è il primo step del cambiamento su cui agire. E perché questo cambiamento venga messo in atto il sistema in cui l'individuo è inserito deve essere modificato e adattato. C'è un dibattito su come realizzare questa trasformazione, ma è fondamentale che venga affrontato.
Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
18 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Valesempre di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia di comunità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Carnaghi Andrea.