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RISPOSTE AUTOMATICHE ALLA MORALITÀ, AL RAGIONAMENTO SUPERIORE E ALLA CULTURA
Dal bisogno di base di sopravvivenza e prosperità derivano le modalità di trattare i pensieri, le idee e
di fare piani usando l’immaginazione e creando. Tutti questi comportamenti umani, ovvero i
comportamenti favoriti dall’istruzione, sono attuati al servizio della gestione della vita all’interno di
una cultura e utilizzando strategie emotive.
Le emozioni, quindi, sono una forma base di processo decisionale, un repertorio di conoscenze e azioni
che consentono agli individui di rispondere in modo adeguato a differenti situazioni. Più gli individui
si sviluppano e si istruiscono, più affinano le loro opzioni comportamentali e cognitive.
Si potrebbe supporre che l’obiettivo principale dell’educazione sia quello di coltivare il repertorio di
strategie e opzioni cognitive e comportamentali dei bambini, aiutandoli a riconoscere la complessità
delle situazioni e a rispondere in modi sempre più flessibili. Da questi processi di riconoscimento e
risposta emergono le origini della creatività, quella che possiamo definire creatività sociale: moralità
e pensiero etico, che sono casi speciali di funzionamento sociale ed emotivo.
- PENSIERO EMOTIVO: VERSO UNA CONCEZIONE EVIDENCE-BASED
Cognizione ed emozione sono considerate come due aspetti interrelati del funzionamento umano. È
necessario distinguere tra questi due aspetti nello studio dell’apprendimento e dello sviluppo. Gli
aspetti della cognizione che sono presi in maggior considerazione in ambito scolastico
(apprendimento, attenzione, memoria, …) sono tutti profondamente influenzati dalle emozioni e
inglobati in un processo emotivo. Le emozioni aiutano a dirigere il nostro ragionamento entro il settore
di conoscenza che è rilevante per la situazione o il problema corrente.
sociale → La perdita di questa abilità comporta una comprensione cognitivo-razionale della norma sociale,
ma un’incapacità di coglierne la portata emotiva 4
Il pensiero emotivo si riferisce all’ampia sovrapposizione tra cognizione ed emozione; comprende i
processi di apprendimento, memoria e decisionali, in contesti sociali e non sociali. È nell’ambito del
pensiero emotivo che si sviluppa la creatività, attraverso modalità sempre più raffinate di
riconoscimento di situazioni complesse e attraverso risposte proporzionalmente innovative. Entrambi
questi aspetti della creatività ricevono informazioni dal pensiero razionale e dal ragionamento di livello
superiore.
Il ragionamento di livello superiore e il pensiero razionale contribuiscono alle emozioni morali e sociali
di alto livello che costruiscono quel ramo specializzato di processo decisionale che è l’etica.
I pensieri emotivi, coscienti e inconsci, possono alterare lo stato del corpo in modi peculiari (es:
modificando il battito cardiaco). A loro volta, le percezioni corporee di questi cambiamenti
contribuiscono, sia consciamente che inconsciamente ai sentimenti, i quali possono influenzare il
pensiero.
La percezione, cosciente o meno, di queste sensazioni corporee può deviare i processi cognitivi, quale
attenzione e memoria verso l’aggressività.
Cap 2 - Il riposo non è ozio
Le implicazioni del cervello a riposo sullo sviluppo umano e sull’educazione
Le concezioni emergenti sul funzionamento del cervello rivelano che le reti neurali responsabili del
mantenimento e della focalizzazione dell’attenzione sull’ambiente sembrano alternarsi con la
2
cosiddetta “modalità di default ” delle funzioni cerebrali che viene spontaneamente indotta durante
il riposo, il sognare ad occhi aperti e altri stati mentali non attentivi che si hanno da svegli.
Gli studi che esaminano le differenze individuali in termini di connettività cerebrale durante la DM,
che esaminano come le aree della rete si coordinano durante il riposo e si disconnettono durante la
fase di attenzione verso l’esterno, hanno valutato che le persone con una forte connettività durante
la DM, a riposo, hanno un punteggio più alto nelle prove di abilità cognitiva (pensiero divergente,
memoria e comprensione della lettura). Questi risultati portano ad una nuova concezione del
funzionamento del cervello “a riposo: l’elaborazione neurale durante i cali di attenzione verso
l'esterno può essere correlata a sè, all’elaborazione sociale e a pensieri che trascendono le
rappresentazioni semantiche concrete. Le ricerche suggeriscono anche la possibilità che scarse
opportunità di gioco per i bambini e di momenti in cui riflettere con calma e sognare ad occhi aperti
2 chiamata DM 5
per gli adolescenti possano avere conseguenze negative sia per il benessere socio-emotivo sia per la
capacità di svolgere in maniera ottimale i compiti. 6
- GUARDARE FUORI E GUARDARSI DENTRO: LA SCOPERTA DI RETI CEREBRALI COMPLEMENTARI
L’attenzione non è una proprietà generale di tutto il cervello, ma il prodotto di reti specifiche che
contribuiscono a vari aspetti del processo. Decenni di studio hanno permesso di differenziare tre
sistemi responsabili del monitoraggio, della risposta all’ambiente che ci circonda e della messa a fuoco
mentale degli stimoli in arrivo: allerta, orientamento e controllo esecutivo. Queste funzioni sono
importanti per lo sviluppo cognitivo, e gli interventi che sostengono nei bambini il rafforzamento delle
competenze connesse a questi aspetti di attenzione migliorano le prestazioni cognitive e scolastiche
in vari ambiti.
Le nuove teorie emergenti sul funzionamento del cervello rivelano che le reti attentive sono parte di
reti cerebrali che possono approssimativamente essere concettualizzate come sulla base di due
sistemi che si alternano. Una di queste è il Task Positive Network: la sua attivazione è associata a un
impegno attivo in compiti diretto ad uno scopo, che coinvolgono l’attenzione verso il mondo e
valutano la rilevanza degli stimoli esterni. Questa rete supporta quello che viene chiamato “guardare
fuori”. Un’altra rete è quella del Task Negative Network o “stato di riposo”; essa comprende le regioni
lungo la linea mediana del cervello. L’attività in queste regioni si intensifica durante il riposo passivo.
Questo sistema viene chiamato “guardarsi dentro”.
La ricerca neuroscientifica ha mostrato che più una rete si attiva, mentro si attiva l’altra.
È inoltre possibile che le reti che supportano i sistemi per “guardarsi dentro” e per “guardarsi fuori”
siano codipendenti e coregolate: il funzionamento dell’una è predittivo del funzionamento dell’altra.
Differenze individuali nel funzionamento socio emotivo: l’efficienza con cui un cervello alterna
l’attività di DM e quella relativa all’attenzione verso l’esterno sembrano essere associate alla salute
psicologica soprattutto in relazione ad un funzionamento sociale ed emotivo. Un funzionamento del
DM atipico è connesso ai sintomi socioemotivi della schizofrenia, dell’autismo, del disturbo da deficit
di attenzione. Le differenze di funzionamento del DM sono connesse ai sintomi caratteristici della
malattia.
Differenze individuali nel funzionamento cognitivo: alcuni aspetti del funzionamento DM, durante il
“riposo” e durante le attività, sembrano siano legati all’intelligenza negli adulti, alle abilità di lettura e
di memoria e all’elevata capacità di porre attenzione in compiti cognitivi. Una risonanza magnetica
funzionale mostra, nei cervelli a riposo delle persone con QI più elevati, una connettività DM maggiore
rispetto a quelli con QI medio. La scoperta non riguarda la quantità di attivazione, ma il coordinamento
funzionale del dialogo tra le regioni DM. 7
Negli studi sulla lettura, una separazione funzionale tra le regioni DM e una regione chiave del cervello
specializzata nella lettura durante il “riposo” è associata alle competenze di lettura negli adulti. Negli
studi sulla memoria, le rievocazione dei ricordi a lungo termine durante semplici compiti cognitivi è
associata a una maggiore disattivazione delle regioni DM coinvolte nelle codifica e nella rievocazione
rispetto allo stato di “riposo”.
- COSA FA LA MENTE QUANDO IL CERVELLO SI “RIPOSA”?
I RICORDI, LE PREVISIONI, LE EMOZIONI E IL “SÉ” MENTALE
Quando una persona si disimpegna da un comportamento diretto ad un obiettivo esterno, la sua
mente non è inattiva, al contrario può essere assorbita in un flusso dinamico e libero di pensieri.
associato al mind wandering (vagare con la mente), nel richiamo spontaneo di ricordi, nella produzione
di ipotetici scenari e progetti per il futuro. Per questo motivo non c’è da stupirsi che alcuni settori del
cervello siano molto attivi durante le procedure di neuroimaging che inducono il “riposo”.
L’elaborazione relativa al perspective taking cognitivo o alle funzioni tradizionali della teoria della
mente, o quella relativa alla valutazione degli aspetti fisici e cognitivi più concreti e immediati delle
situazioni sociali, non risulta particolarmente associata alle regioni DM. Tali regioni sembrano essere
reclutate per l’elaborazione che riguarda in misura minore la conoscenza fattuale (relativa ai propri
ricordi) e in misura maggiore la simulazione e la valutazione delle implicazioni astratte degli stati di
conoscenza.
Le regioni del cervello coinvolte nella DM sembrano essere specializzate per l’elaborazione di
informazioni astratte, rilevanti per gli aspetti affettivi, soggettivi di sé e di altre persone nella vita
quotidiana, e per funzioni più complesse, morali, di previsione e retrospezione.
- LO SVILUPPO PSICOLOGICO SANO RICHIEDE OPPORTUNITÀ E COMPETENZE PER “GUARDARSI
DENTRO?”
Una conseguenza delle scoperte sulla modalità di default è che il cervello funziona in base ad una
distinzione tra l’elaborazione delle informazioni su fatti e circostanze di tipo concreto, fisico e
immediato, e le procedure e le informazioni astratte sulle circostanze e sulle implicazioni mentali,
ipotetiche e a lungo termine.
Sembra inoltre ragionevole ipotizzare che le competenze importanti per la riflessione e per la
costruzione di un significato personale possano dipendere fortemente dalle funzioni psicologiche
8
associate all’attività nelle reti cerebrali DM e possono essere limitate se le richieste di attenzione e le
dimostrazioni ambientali sono costantemente troppo alte.
Implicazioni preliminari per l’educazione: Alcuni spunti suggeriscono che insegnare a scuola le
competenze per un’elaborazione produttiva interna possa essere utile sia per il benessere
socioemotivo sia per le competenze