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ATTIVA DI NOZIONI DA PADRONEGGIARE E DI OGGETTI DA CONOSCERE, e da UNA GUIDA
ALL'APPRENDIMENTO degli alunni, effettuata dal maestro. Tale guida favorisce la messa in atto
DEI MECCANISMI METACOGNITIVI. Gli interventi del maestro dovranno essere mirati AD
AIUTARE L'ALUNNO A SCEGLIERE O A COSTRUIRE LE STRATEGIE ADATTE AL PROBLEMA
DA RISOLVERE. Allo stesso modo, l'insegnante dovrà agire accanto all'alunno allo scopo di
STIMOLARE LA RICERCA DELLE REGOLARITA' E DEGLI ERRORI, FORNENDO LE
REGOLAZIONI ADEGUATE AL MOMENTO GIUSTO (Fayol, 1989). E' chiaro che in questo ruolo
di GUIDA, di catalizzatore, il maestro dovrà tener conto delle differenze tra gli alunni e adattare i
suoi interventi in funzione delle competenze di ciascuno di loro. Infine, uno sforzo tutto particolare
sarà realizzato per FAVORIRE UN'AUTOMATIZZAZIONE RAPIDA DEI MECCANISMI COGNITIVI
E METACOGNITIVI CHE POSSONO DIVENTARLO. Automatizzando così un certo numero di
processi mentali, si disimpegnano risorse cognitive, che l'alunno potrà dedicare al trattamento di
problemi più complessi (Fayol, 1989). Gli automatismi, molto trascurati nel corso degli anni '60/'70,
giocano un ruolo sia diretto che indiretto.Da un lato essi permettono, con la pratica ripetuta, di
raggiungere un grado di ripetizione sempre migliore; dall'altro, essi liberano spazio mentale, per il
fatto che non richiedono più un controllo cosciente. Ne consegue che altre attività possono essere
condotte congiuntamente (Fayol, 1989). Notiamo che tale concezione é vicina ad alcuni modelli
neopiagetiani. Pascual-Leone (1970) e Case (1984) postulano ugualmente una certa quantità di
spazio mentale che si libera grazie all'automatizzazione dei processi esecutivi. Questo spazio
mentale, così liberato, può essere utilizzato per nuovi apprendimenti
LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI.
Nell'ottica metacognitiva due direttrici possono riguardare la formazione dei maestri in materia di
funzionamento cognitivo e di processi d'apprendimento: la conoscenza del funzionamento
cognitivo dell'alunno e di ciò che avviene in classe, e lo sviluppo del saper fare, delle conoscenze
procedurali, nell'insegnante. Infine, presenteremo brevemente alcune tecniche utili a questo tipo di
formazione. Quali sono i saperi di cui il maestro ha bisogno per insegnare in maniera efficace?
Innanzi tutto, una buona conoscenza dei PROCESSI D'APPRENDIMENTO IN AMBIENTE
SCOLASTICO sembra essere una condizione necessaria a stimolare l'acquisizione di conoscenze
negli alunni. Poi, un certo numero di dati sul FUNZIONAMENTO (META)COGNITIVO DEGLI
ALUNNI posti in situazione di risoluzione di problemi non può che essere favorevole agli
insegnanti. In particolate, le ricerche hanno permesso di caratterizzare il funzionamento degli
alunni con difficoltà scolastiche, e di mostrare quali differenze li caratterizzano rispetto a coloro che
non hanno problemi su questo piano. I dati emersi da questi lavori forniscono vari elementi di
riflessione, ovvero diversi strumenti direttamente utilizzabili dal maestro. In modo più specifico, si
dovrà fare insieme ai maestri in formazione un lavoro di ANALISI SUL MODO IN CUI GLI ALUNNI
GESTISCONO I LORO ERRORI. Ciò permette di porre l' attenzione degli insegnanti sulle modalità
di funzionamento dei loro futuri allievi, e sul modo di rimediare alle eventuali lacune di questi ultimi.
Da ultimo, L' ANALISI DELLE INTERAZIONI IN CLASSE - e più in particolare le interazioni tra
l'esperto (colui che sa insegnare) e gli alunni - é un mezzo formativo interessante per comprendere
la dinamica della trasmissione del sapere in classe. In particolare, il tutore deve integrare nella sua
azione due modelli teorici: da un lato il modello del problema e del modo in cui può essere risolto,
e dall' altro, il modello indirizzato alle caratteristiche del funzionamento cognitivo dell'alunno.
Secondo l'autore, é sempre attraverso la padronanza simultanea di questi due modelli che l'
insegnante potrà fornire al bambino situazioni d'apprendimento e di feed-back adatte al suo livello
di padronanza del compito. Lo schema reale dell'istruzione efficace é contemporaneamente
dipendente dal compito e dall' alunno, essendo le esigenze della tutela generate dall'interazione.
Sviluppare i saper fare metacognitivi degli insegnanti.
Un lavoro di ANALISI DEL POPRIO FUNZIONAMETO METACOGNITIVO DA PARTE DEGLI
INSEGNANTI é necessario se si vuole che questi ultimi stimolino i processi metacognitivi dei propri
alunni. Ma la riflessione sulla propria metacognizione non é sufficiente. Più gli insegnanti
accresceranno le loro competenze in materia di pianificazione, di previsione, di guida, di
controllo, di generalizzazione, quando si troveranno in situazione di risoluzione di problemi, più
saranno capaci di stimolare in maniera ottimale lo sviluppo delle stesse ATTIVITA'
METACOGNITIVE nei loro alunni. Si tratterà allora di favorire L' AUTORIFLESSIONE, L'
AUTOMODIFICAZIONE E L' AUTOVALUTAZIONE DEL FUNZIONAMENTO COGNITIVO DI
OGNI INSEGNANTE , se si auspica che il maestro stimoli lo sviluppo di tali capacità negli alunni.
Infine, un ultimo punto riguarda la FORMAZIONE ALL' INTERVENTO METACOGNITIVO
ACCANTO AGLI ALUNNI. In effetti, non é certo sufficiente conoscere, sul piano teorico, il
funzionamento metacognitivo degli alunni, e, sul piano pratico, il proprio funzionamento
metacognitivo, affinché il maestro agisca in maniera appropriata coi propri alunni. Alcune tecniche
sembrano essere strumenti interessanti per raggiungere questo obiettivo.
Gli strumenti della formazione.
Tutti i mezzi che permettono agli insegnanti di RIFLETTERE SU CIO' CHE FANNO sono validi
strumenti di formazione nella misura in cui facilitano l' instaurarsi di una pegagogia efficace. L' idea
di UNA INIZIAZIONE ALLA RICERCA e, più in generale, di una FORMAZIONE CLINICA come
mezzi particolarmente efficaci, se ben utilizzati, per la formazione dei maestri (Perrenoud, 1990),
può essere giustificata in cinque modi, tra loro complementari:1. come appropriazione attiva di
conoscenze di base nelle scienze umane; 2. come preparazione a utilizzare i risultati della ricerca
in educazione o a partecipare al suo svilippo nel corso di tutta la propria carriera 3. come
paradigma trasferibile all'interno del quadro di una pratica riflessiva. 4 modifcicare il modo di
percepire la pratica. 5. Professione dell’insegnante basata sulla riflessione
Procedendo un questo modo, si privilegia una formazione di tipo clinico, cioé fondata
sull'articolazione tra pratica e riflessione sulla pratica. Il clinico é colui che, posto di fronte a una
situazione problematica complessa, possiede l' abitudine e i mezzi teorici e pratici: a) per prendere
le misure della situazione; b) per immaginare un intervento che si suppone efficace; c) per metterlo
in atto; d) per valutarne l' efficacia apparente; e) per correggere il tiro Tradotto in termini
metacognitivi, l'insegnante-clinico deve essere capace di analizzare la situazione, di pianificare le
proprie azioni, di applicare e valutare le strategie messe in atto e, se necessario, di correggerle. In
questa prospettiva l’insegnante è visto come un giudice che risolve i problemi in base al suo saper
fare.
UN MODELLO DI FORMAZIONE
Doudin e Martin hanno elaborato un programma per la formazione degli insegnanti che può essere
riassunto in cinque punti:1)una buona conoscenza dei PROCESSI D'APPRENDIMENTO IN
AMBIENTE SCOLASTICO sembra essere una condizione necessaria a stimolare l'acquisizione di
conoscenze negli alunni. 2)FUNZIONAMENTO (META)COGNITIVO ED EMOTIVO DEGLI
ALUNNI posti in situazione di risoluzione di problemi non può che essere favorevole agli
insegnanti. In particolate, le ricerche hanno permesso di caratterizzare il funzionamento emotivo e
cognitivo degli alunni con difficoltà scolastiche, e di mostrare quali differenze li caratterizzano
rispetto a coloro che non hanno problemi su questo piano. I dati emersi da questi lavori forniscono
vari elementi di riflessione, ovvero diversi strumenti direttamente utilizzabili dal maestro. 3)ANALISI
SUL MODO IN CUI GLI ALUNNI GESTISCONO I LORO ERRORI. Ciò permette di porre l'
attenzione degli insegnanti sulle modalità di funzionamento dei loro futuri allievi, e sul modo di
rimediare alle eventuali lacune di questi ultimi. 4) L' ANALISI DELLE INTERAZIONI IN CLASSE - e
più in particolare le interazioni tra l'esperto (colui che sa insegnare) e gli alunni - é un mezzo
formativo interessante per comprendere la dinamica della trasmissione del sapere in
classe.5)ARRICCHIMENTO DELLE STRATEGIE in modo da attivare i processi metacognitivi degli
allievi.Questi cinque punti devono essere considerati come complementari e non necessariamente
acquisibili in maniera sequenziale.
CONCLUSIONI
E’ importante lavorare con gli allievi che presentano difficoltà di apprendimento in modo che essi
prendano consapevolezza dell’uso di strategie cognitive errate e siano in grado di modificarle
mettendo in atto strategie più efficaci. Fayol, Palincsar e Brown hanno evidenziato alcuni punti
importanti:1)le strategie possono essere apprese;2)rafforzamento dell’autonomia
cognitiva;3)interiorizzazione strategie;4)capacità di identificare, mettere in atto e valutare una
strategia.
Pensiero Critico e Pensiero Metacognitivo cap 2
Jonnaert un socio costruttivista afferma che le conoscenze sono costruite e non trasmesse e che
cambiano in base allo sviluppo, necessitano di una pratica riflessiva e devono essere sempre
discusse. Dewey usava l’espressione “esperienza riflessiva” in opposizione al “pensiero
spontaneo” per definire un modo di pensare consapevole poiché conoscendo el proprie idee si è
consapevoli delle cause e delle conseguenze quindi ciò implica lo sviluppo di un pensiero critico.
Per esperienza riflessiva si intende un processo in cui l’esperienza gioca un ruolo fondamentale
nelle competenze. Pensiero critico
Il pensiero critico ha acquisito sempre più importanza a livello educativo.Quebec la definisce come
l’abilità dell’allievo di interrogarsi su un problema, un avvenimento, un fenomeno tenendo conto del
contesto ed impegnarsi in un processo continuo di riflessione al fine di enunciare giudizi di ordine
logico, etico ecc.L’esercizio del pensiero critico necessita di due componenti suddivise in 12
capacità e 14 atteggiamenti (Ennis 1992):Capacità cognitive (valutazione delle fonti, definire i
termini del problema, osservare o cercare nuove punti di vista, discutere,dialogare, approfondire,
analizzare ecc.)Disposizioni affettive (spirito aperto, tollerabilità del dubbio,discussione del proprio
punti