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NATURE/NURTURE.
Secondo Piaget il linguaggio è un aspetto della CAPACITA’ SIMBOLICA, ovvero una
manifestazione specifica e importante della nostra organizzazione cognitiva, la CAPACITA’
SIMBOLICA emerge intorno ai 2 anni ed è quindi strettamente legata alla CAPACITA’
LINGUISTICA.
L’esecuzione viene prima della competenza, il bambino impara facendo, via via capisce
quello che fa, il bambino comincia a produrre prima che la conoscenza sia completamente
acquisita.
Dal 2° anno nascono molte nuove capacità che derivano dal lavorare sul dato assente, il
bambino diventa INTRAPSICHICO e il linguaggio è collocabile in questa prospettiva.
Il bambino sviluppa man mano una sua competenza comunicativa, gli adulti cercano di
aiutare il bambino adattando il linguaggio, in maniera automatica alle capacità del
bambino.
Questo adattamento viene chiamato MOTHERESE, è di fatto una suddivisione in
pezzettini più piccoli e digeribili del linguaggio, per cui le frasi sono brevi e sintatticamente
semplici, il lessico concreto, molto più riferito agli oggetti, caratterizzato da continue
ripetizioni.
La caratteristica forse più tipica è l’intonazione, spesso oggetto di grande sarcasmo, in
realtà facilità l’apprendimento semantico e sintattico, il MOTHERESE è un evidente
dimostrazione dello SCAFFOLDING, in cui il genitore fa da impalcatura per
l’apprendimento del linguaggio.
Per Bruner sarebbe fondamentale in analogia con il LAD di Chomsky, disporre del LASS,
LANGUAGE ACQUISITION SUPPORTO SYSTEM, dove appunto il sistema di supporto
dell’apprendimento è l’adulto.
Quando parliamo di una fase prelinguistica non facciamo solo riferimento ad una fase che
viene prima dell’esplosione del linguaggio, il feto già riconosce alcune frequenze della sola
voce materna, a 3 giorni di vita il bambino riconosce la voce della mamma e preferisce la
sua ad altre voci femminili, i neonati succhiano più rapidamente se ascoltano
conversazioni registrate rispetto a musica strumentale o altri suoni ritmici, la capacità di
distinguere e differenziare suoni linguistici da altri è innata.
Nel secondo semestre i bambini si accordano sempre di più con il ritmo della lingua, più o
meno verso i 7 mesi i bambini riescono ad isolare frasi e riescono chiaramente ad
ascoltare discorsi che contengono pause e intervalli naturali, verso i 9 mesi diventano
sempre più abili a comprendere.
Distinguiamo la fase del 1° anno con la FASE DEI PRIMI SUONI, nella fase dei
PRIMISSIMI SUONI troviamo: suoni di natura vegetativa, legati al pianto, dai 2 ai 6 mesi
abbiamo le prime vocalizzazioni non di pianto, tra queste il cosiddetto COOING, cioè suoni
vocalici che il neonato emette per segnalare i suoi stati interni, accade anche una cosa
molto interessante, il bambino poco più che neonato comincia a capire il valore delle proto
conversazioni e si organizza in modo tale da alternarsi in TURNI CONVERSAZIONALI, il
TURN TAKING CONVERSAZIONALE, si alterna di turno nella comunicazione con l’adulto.
Verso i 6 mesi troviamo la LALLAZIONE CANONICA, cha tra i 10 e i 12 mesi sarà
LALLAZIONE VARIATA, dove c’è un consolidamento dei suoni e l’uso di sequenze
sillabiche a formare le prime parole.
Verso la fine del 1° anno i bambini cominciano a chiamare MAMMA e PAPA’, attraverso
una serie di passaggi in cui si sono esercitati grazie alla LALLAZIONE.
Nei primi 6 mesi (fase prelinguistica) i neonati spesso emettono COOING e BALBETTII
mentre un adulto parla con loro, è come se i bambini vedessero il linguaggio come un
gioco rumoroso, il cui scopo è di organizzarsi con l’adulto.
Verso i 6 mesi di solito stanno in silenzio quando parliamo e aspettano che l’interlocutore
rimanga in silenzio prima di rispondere con vocalizzazioni, stabilizzando già la prima
regola dalla PRAGMATICA del linguaggio che è quella del TURNO CONVERSAZIONALE.
Esiste presto una chiara connotazione comunicativa e prelinguistica che è quella dei
GESTI.
Tra gli 8 e i 10 mesi (età preverbale) i bambini usano i gesti e altre risposte non verbali
come le espressioni del viso per comunicare, i gesti sono di diversi tipi.
I GESTI DICHIARATIVI, quando i bambini richiamano l’attenzione di qualcuno verso un
oggetto indicandolo o toccandolo, questi hanno una particolare declinazione che è quella
del GESTO IMPERATIVO, che spesso si accompagna ad un’attivazione emotiva che
tende a tracimare, con questi i bambini cercano di convincere una persona a fare qualcosa
attraverso delle azioni.
L’uso dei gesti per accompagnare il discorso aumenta via via che il linguaggio diventa più
articolato, il linguaggio parlato è un sistema vocale gestuale.
Di solito intorno agli 11/13 mesi arrivano le prima parole, contemporaneamente alla
DEAMBULAZIONE AUTONOMA.
Intorno al 1° anno prende avvio una fase di sviluppo che è quella del cosiddetto PERIODO
OLOFRASTICO, in cui il bambino usa singole parole che spesso rappresentano il
significato di un’intera frase, questa fase ha una precondizione, che il bambino sappia
appellare gli oggetti.
Il bambino in questa fase ha molte più parole perno ed è in grado di usare il corpo come
veicolo di comunicazione (linguaggio = abilità vocale motoria) saranno ancora presenti per
molto tempo errori fonologici, questi errori di pronuncia sono molto simili in lingue diverse.
Nel 2° anno abbiamo la FASE DELLO SVILUPPO LESSICALE, caratterizzata da due fasi:
- Dai 12 ai 16 mesi i bambini hanno un vocabolario di 50 parole
- Dai 17 ai 24 mesi, dove avviene l’esplosione del vocabolario, il bambino impara
circa 10-20 parole nuove a settimana, intorno ai 18 mesi troviamo il raggiungimento
del gioco simbolico, grazie al quale il bambino è in gradi di decontestualizzare, può
fare a meno dell’oggetto concreto per esprimersi. L’esplosione del vocabolario è il
primo passaggio verso quello che viene tipicamente indicato nei 24 mesi che è
l’USO DEL VERBO.
Tra i 20 e i 24 mesi, superata la soglia delle più o meno 100 parole a disposizione, il
bambino comincia ad usare verbi, aggettivi e funtori.
In questa fase il bambino passa dalla REFERENZA alla PREDICAZIONE:
- La REFERENZA è l’uso del linguaggio vincolato all’oggetto.
- La PREDICAZIONE è il poter prescindere dall’oggetto.
In questa fase il bambino rafforza anche la competenza grammaticale, qui c’è un doppio
livello di acquisizione, quello MORFOLOGICO e quello SINTATTICO, il bambino
acquisisce suffissi e prefissi per formare singolare, plurale, femminile, maschile e gli
articoli.
Dal punto di vista della SINTASSI il bambino comincia a strutturare e rendere stabili le
combinazioni di parole all’interno delle frasi che sono tipiche della sua lingua, in questa
fase i bambini bilingue hanno qualche difficoltà, nonostante il bilinguismo offra poi notevoli
vantaggi.
Il bambino quindi passa da una FASE PRE-LINGUISTICA ad una OLOFRASTICA, fino ad
arrivare ad un LINGUAGGIO COMPLESSO.
Esiste una correlazione abbastanza significativa tra lo sviluppo del linguaggio complesso e
il numero di parole, quando il bambino conosce e possiede circa 50 significati avviene una
sorta di accelerazione verso il linguaggio complesso, in questa fase si presentano gli
IPERCORRETTISMI, in particolar modo rispetto ai participi, questi sono molto frequenti
intorno ai 2 anni.
Sono stati descritti STILI LINGUISTICI diversi che caratterizzerebbero i bambini e che
sono evidenti tanto nella comprensione, quanto nella produzione verbale, questi stili sono
chiamati:
- REFERENZIALE, caratterizzato da uno sviluppo lessicale più rapido, troviamo un
approccio analitico (linguaggio segmentato), sembra interessare più le bambine.
- ESPRESSIVO, vede un vocabolario più orientato, quindi più saturo di significati,
orientato ad elementi che servono a regolare l’interazione sociale evidenziando uno
sviluppo sintattico più rapido, troviamo un approccio olistico (riproduzione di frasi
senza averle analizzate), sembra interessare più i bambini.
In entrambi i casi ci si chiede come i bambini attribuiscono significato alle parole, un’ipotesi
è quella del FAST MAPPING, cioè il processi di associazione veloce, secondo questa
ipotesi, i bambini acquisirebbero e memorizzerebbero una parola dopo averla sentita
applicata al suo referente in un numero limitato di occasioni dai 13 mesi in avanti.
Seconda ipotesi è che i bambini dall’anno di vita sarebbero in grado di usare un processo
di associazione veloce laddove c’è un numero sufficiente di esposizione a quella parola.
Dai 2 anni in poi il FAST MAPPING diventa una procedura consueta.
I bambini fanno degli errori comuni di mancata o parziale attribuzione di significato, che
vengono suddivisi in:
- IPERESTENSIONE, quando un vocabolo viene usato per appellare più oggetti.
- IPOESTENSIONE, quando c’è la tendenza ad usare vocaboli generico per indicare
una gamma ristretta di oggetti.
Tra i 18 e i 24 mesi si apre il PERIODO TELEGRAFICO, nel quale abbiamo uso di frasi
semplici (soggetto, verbo, a volte il complemento), ci sono più errori di iperestensione e
meno di ipoestensione, verso i 2 anni i bambini sono abbastanza esperti nei turni vocali tra
interlocutori e inoltre:
- Sanno che chi parla guarda in faccia chi lo ascolta
- Tra i 24 e i 30 mesi iniziano a considerare quello che un interlocutore sa (o non sa)
nella scelta di un argomento di conversazione o prima di fare una richiesta (in
riferimento alla TEORIA DELLA MENTE)
- Imparano le prescrizioni socio linguistiche
Nel periodo prescolare, che va dai 2,5/3 anni fino ai 6 anni i bambini imparano a produrre
frasi complesse e da adulti, tutti gli elementi costitutivi del linguaggio entrano a regime, a 3
anni i bambini comprendono l’INTENTO ILLOCUSORIO, il vero significato sottointeso di
una frase non corrisponde sempre al significato letterale, tra i 3 e i 4 anni i bambini
imparano a conversare, fanno il gioco del telefono, riconoscono gli eventi passati e futuri.
Il linguaggio va a consolidarsi con l’infanzia e l’adolescenza, allo STADIO OPERATIVO
FORMALE avviene un passaggio definitivo verso un pensiero che si sgancia dalla realtà
concreta, questo è il momento in cui gli adolescenti si interessano alle questioni di fondo,
ai temi grandi.
La questione della regolazione della paura è centrale nella TEORIA
DELL’ATTACCAMENTO, al termine dell’età prescolare il bambino apprende una serie di
tecniche che lo aiutano a regolare le proprie emozioni.
Il contagio emotivo non avviene solo dal punto di vista delle emozioni positive bambini
esposti a frequenti manifestazioni di emozioni negative