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NALOGIE TRA LE DUE TEORIE
La mente del bambino è inizialmente bombardata da input indifferenziati, caotici e disorganizzati.
Entrambe le teorie attribuiscono al neonato solo dei processi di portata generale, specificati biologicamente, innati e stabiliti
•! nel corso dello sviluppo:
-! per il comportamentismo —> sono i sistemi sensoriali e le leggi di associazione.
-! per il costruttivismo —> sono i riflessi sensoriali e i processi funzionali di origine biologica.
Per entrambe le teorie, l’attività cognitiva è sostenuta da un’architettura della mente di tipo domino-generale: il
•! funzionamento di alcuni processi generali è sufficiente per spiegare lo sviluppo all’interno di domini diversi della conoscenza.
L’esperienza viene realizzata attraverso l’azione, si da enfasi al ruolo del comportamento esterno e manifesto
•! nell’acquisizione e nello sviluppo della conoscenza.
:
DIFFERENZE TRA LE DUE TEORIE
Comportamentismo —> ciò che si sviluppa sono le unità di comportamento esterno e osservabile, indipendenti l’una
dall’altra e ciascuna sotto il controllo di una singola variabile ambientale.
Il comportamentismo vede lo sviluppo come un processo cumulativo: ogni nuova unità comportamentale viene acquisita in
modo indipendente dalle altre, grazie all’azione degli stessi meccanismi di modellamento da parte dell’ambiente.
Metodologia di ricerca: i comportamentisti utilizzano esperimenti in laboratorio per studiare il modo in cui i singoli
comportamenti elementari vengono modellati dalle contingenze ambientali e generalizzano, poi, le conclusioni a comportamenti
complessi che emergono a età successive.
Costruttivismo —> ciò che si sviluppa è la struttura cognitiva interna nella sua totalità.
il comportamentismo.
Il costruttivismo postula un’interazione bidirezionale tra organismo e ambiente, che provoca ristrutturazioni qualitative di
ampia portata del sistema cognitivo nella sua totalità.
Metodologia di ricerca: I costruttivisti studiano un’ampia gamma di comportamenti a età diverse per fare delle ipotesi sulla natura
della struttura cognitiva che li genera e sui cambiamenti, cui questa va incontro.
3.1.2 I neopiagetiani: un ponte fra Piaget e i cognitivisti
Anni ’60/’70 del ‘900 —> la ricerca psicologica si è focalizzata sulla fiducia nella modificabilità del normale corso di
sviluppo, nella convinzione che modificando i contesti e le condizioni, facendo leva sui prerequisiti posseduti dal bambino, gli si
potessero far apprendere abilità cui la teoria di Piaget negava l’accesso, in virtù dei singoli posti dalle strutture mentali ancora
immature.
BARBARA INHELDER —> era convinta della possibilità di accelerare lo sviluppo attraverso un contesto di apprendimento di
scoperta attiva, creando cioè una discrepanza tra le anticipazioni e le aspettative del bambino e i dati di realtà.
Aiutando il bambino a rendersi conto della contraddizione( conflitto) e a cercare di superarla, egli diviene capace di attivare
schemi che prima utilizzava solo in altre situazioni.
Partendo dall’assunto che le azioni dell’individuo si realizzano sempre in un contesto sociale, alcuni ricercatori ipotizzarono che,
oltre al conflitto cognitivo, bisogna analizzare anche il conflitto socio-cognitivo.
NEOPIAGETIANI —> nascono in risposta alle critiche mosse alla teoria di Piaget che, come abbiamo visto, ha una posizione
centrata sull’individuo più che sul suo rapporto con la vita sociale.
Della teoria piagetiana si conservano gli assunti di base( impostazione costruttivista, teoria studiale, organizzazione gerarchica
degli stadi) mentre si accentuano il ruolo dei processi socio-culturali nello sviluppo del pensiero e l’importanza delle differenze
individuali.
—> In Europa si sviluppano scuole che derivano direttamente da Piaget, in America nasce nel primo dopoguerra il cognitivsmo.
COGNITIVISMO —> chiamato anche teoria dell’elaborazione dell’informazione o Human Information Processing —> HIP :
quadro di riferimento che raccoglie i contributi di discipline diverse: teoria delle comunicazioni, teoria delle computazioni, studi
sull’intelligenza artificiale e la linguistica.
—> l’assunto teorico di base è che il sistema cognitivo è costituito da processi e magazzini.
L’oggetto di studio principale fa riferimento al modo in cui l’informazione viene manipolata dal sistema cognitivo fino a
trasformarsi in conoscenza.
—> L’obiettivo consiste nello specificare la natura delle computazioni e isolare le operazioni elementari sottostanti i processi
cognitivi.
—> Lo HIP utilizza la metafora del computer: come il computer, la mente umana è un sistema che manipola le rappresentazioni
( simboli), ossia manipola e trasforma l’informazione, servendosi di regole, e le immagazzina sotto forma di rappresentazioni
simboliche. Il modo in cui l’informazione è rappresentata nel sistema cognitivo dipende dalla natura delle operazioni mentali che
vengono applicate su di essa.
Il funzionamento cognitivo è costituito da un insieme di operazioni mentali eseguite in sequenza e la prestazione del soggetto in
qualsiasi compito cognitivo consiste nell’eseguire in successione un certo numero di operazioni, identificabili e indagabili.
Le operazioni compiute sull’informazione vengono specificate in termini funzionali, per mezzo di regole.
—> L’approccio HIP, applicato allo studio dello sviluppo cognitivo, ha fornito ai neopiagetiani nuovi strumenti teorici e
metodologici per indagare aspetti dello sviluppo originariamente indagati da Piaget. Ha, inoltre, fornito la base teorica per lo
studio dello sviluppo di competenze non indagate da Piaget, quali attenzione, memoria e processi di controllo
—> L’approccio adottato dall’HIP è innatista: assume, infatti, l’esistenza, fin dalla nascita, di alcuni processi cognitivi
elementari, che fanno parte dell’architettura di base del sistema cognitivo. —> Ciò che cambia è la natura delle rappresentazioni
alle quali sono applicati i processi.
Il bambino è visto come un attivo elaboratore di informazioni e i processi cognitivi sono intesi come il prodotto dell’evoluzione,
piuttosto che dello sviluppo.
Questo approccio ha prodotto una rivalutazione della prima infanzia. Molte delle ricerche condotte negli ultimi quarant’anni
attraverso metodologie che non erano disponibili a Piaget, hanno messo in dubbio la validità delle sue affermazioni.
L’architettura funzionale della mente è fin dalla nascita più ricca di quanto postulasse la teoria piagetiana.
—> Si è assistito a una forte rivalutazione e valorizzazione della prima infanzia.
Si è passati dall’analisi dell’azione a quella dei processi —> non più che cosa fa il bambino, ma come programma quello che fa.
Sono state rivalutate le competenze percettive del bambino —> l’attività percettiva svolge un ruolo più rilevante dal punto di vista
cognitivo rispetto all’azione nelle prime fasi dello sviluppo, quando il sistema motorio è ancora immaturo mentre tutti i sistemi
sensoriali possiedono già un discreto livello di maturità funzionale.
Si sono studiati gli effetti dell’expertise —> cioè della competenza specifica in un particolare dominio della conoscenza.
—> Attribuire importanza all’expertise significa superare il concetto di stadio.
L’acquisizione di competenze particolari, in un campo specifico, influenza sia la struttura della conoscenza immagazzinata nella
memoria a lungo termine, sia i processi, sia le strategie utilizzabili per manipolare i contenuti della conoscenza.
La conoscenza accumulata in una specifica area influenza positivamente le qualità del funzionamento cognitivo dell’esperto in
quello stesso dominio, in quanto migliora l’efficienza delle strategie, la qualità del ricordo e la capacità di ragionamento.
—> Le strategie possono essere definite come piani, organizzati in modo gerarchico, orientate a uno scopo, che controllano
l’ordine con il quale deve essere eseguita una sequenza di operazioni cognitive.
—> Lo sviluppo può quindi essere visto come incremento nella capacità di mettere in atto tali operazioni.
Questa ipotesi ha trovato conferma nell’ambito degli studi sullo sviluppo della memoria. —> Le ricerche condotte sulla metameria
hanno interpretato il miglioramento mnestico come sviluppo delle strategie.
L’uso spontaneo di strategie avviene solo intorno ai 7 anni. —> Ciò che manca ai bambini più piccolo è la consapevolezza relativa
a quando e come utilizzare una specifica strategia in modo adeguato.
—> Tale consapevolezza viene espressa dal termine metacognizione, con il quale si intende l’insieme delle conoscenze che il
soggetto possiede sulle proprie attività cognitive e il controllo che è in grado di esercitare sulle proprie attività cognitive.
Lo sviluppo viene interpretato come automodificazione —> il sistema cognitivo si automodificherebbe attraverso il suo stesso
funzionamento. A questo proposito è rilevante il ruolo dei meccanismo di autoregolazione interni, attraverso i quali l’individuo
modifica il proprio funzionamento cognitivo alla luce del feedback prodotto dalle proprie operazioni mentali o dalle proprie
azioni.
Lo HIP ha una posizione che vede lo sviluppo come processo domino-specifico, sostenuto da un’architettura cognitiva generale.
Lo sviluppo riguarderebbe, pertanto, singoli domini, all’interno dei quali il bambino diviene capace di creare rappresentazioni
sempre più sofisticate dell’informazione e di sviluppare procedure sempre più specializzate.
—> Lo sviluppo è visto come passaggio graduale dalla condizione di inesperto a quella di esperto.
Suggerimenti per gli insegnanti —> è opportuno che essi si impegnino nell’analizzare le richieste dei problemi e dei compiti
presentati ai bambini e che tengano in considerazione a quali carichi mestichi li sottopongono.
E’ bene trattare le risposte errate come opportunità per promuovere nuovi apprendimenti, incoraggiare il bambino a provare
piacere nell’usare la memoria, fornire le opportunità per apprendere strategie di memoria efficienti e, infine, creare occasioni per
aumentare la conoscenza e il controllo metacognitivo.
3.1.3 BRUNER [ fra Piaget e il cognitivismo]
Bruner —> fortemente influenzato dalla teoria socio-culturale di Vygotskji
L’attività del pensiero secondo lui è un processo costruttivo che produce non abilità nozionistiche, ma strutture di conoscenza che
si sviluppano attraverso