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Per scegliere il metodo più adatto di osservazione bisogna tenere presente diversi aspetti,
secondo D’Amico e Devescovi questi sono i cinque fattori che influenzano la decisione:
lo scopo che ci si pone per la valutazione, se si vuole osservare un singolo o
• un’ampia popolazione;
l’età del bambino, se è piccolo tende a parlare poco e l’osservazione diretta è un
• mezzo privilegiato;
la possibilità di far riprodurre intenzionalmente al bambino il comportamento oggetto
• di valutazione;
il tipo di processo linguistico che si intende esaminare;
• la disponibilità degli strumenti di valutazione
•
L’osservazione diretta. L’osservazione consiste nella selezione di un particolare
fenomeno o comportamento e nella raccolta d’informazioni su di esso; il metodo
osservativo assume lo status scientifico se condotto tramite metodologie sistematiche,
ripetibili e comunicabili guidate da un quadro teorico.
Bailey distingue diverse tipologie di studi osservativi a seconda che l’ambiente sia
strutturato o non strutturato oppure naturale o artificiale:
osservazione etologica: ambiente naturale non strutturato, tipo di osservazione
• naturalistica; l’approccio etologico utilizza un tipo di osservazione non-
partecipante, in cui l’osservatore non modifica il contesto, e dissimulata, in cui le
persone non sono consapevoli di essere osservate. (può anche essere partecipante
es osservazione etnografica);
osservazione semi-strutturata: l’osservatore può modificare leggermente il
• contesto, proponendo particolari setting di giochi, in questo tipo di osservazione
viene usata una tecnica descrittiva poiché ci si focalizza solo su particolari
comportamenti;
osservazione controllata: vi è un maggior grado di controllo delle variabili che si
• vogliono studiare, il contesto è artificiale, di solito è un laboratorio di osservazione
con specchio unidirezionale; metodo utile per osservare competenze cognitive (es:
capacità formare classi di oggetti);
metodi di rilevazione: quando si studia il linguaggio, l’osservatore può riportare
• due tipi di informazioni, 1- quelle annotate nei “diari di bordo” (registrazione
giornaliera, da informazioni particolareggiate e non interferisce nella routine del
piccolo); 2- quelle fornite grazie ad uno schema di codifica.
L’osservazione indiretta. Per la valutazione del linguaggio vi sono le metodiche indirette
che prevedono la raccolta di informazioni sullo sviluppo del bambino attraverso quanto
riportato da un’altra persona, solitamente i genitori, educatori o altre figure. Vantaggio: i
dati raccolti si analizzano facilmente e velocemente. Un esempio di strumento per valutare
l’esordio linguistico è il questionario Il primo vocabolario del bambino (parte dai primi
segnali non verbali fino all’espansione del vocabolario, della grammatica e delle prime 4
combinazioni). Esistono una serie di test per valutare: il primo linguaggio, valutazione
fonetica e fonologica, l’articolazione, comprensione linguistica..
Per chi intende studiare il linguaggio: è fondamentale la raccolta del materiale, ovvero
delle produzioni linguistiche del bambino. La rilevazione del linguaggio spontaneo va
eseguita in un luogo tranquillo e silenzioso, e deve essere audio/videoregistrata. Al
bambino si propone una situazione di gioco spontaneo o semi-strutturato o una situazione
di conversazione con l’interlocutore che propone un argomento qualsiasi (es descrivere la
famiglia). Lo studio del linguaggio elicitato (ottenuto mediante stimoli, domande) consiste
nel proporre un materiale che porta a un particolare tipo di discorso (es una serie di
vignette e il bambino su quelle deve raccontare una storia). La durata della conversazione
può durare tra i 30 e 60 minuti.
Strumenti per analisi del linguaggio spontaneo. Sono pochi gli strumenti per l’analisi e
la trascrizione del linguaggio spontaneo: vi sono le schede di registrazione dei dati, oppure
si può ricorrere ad approcci informatizzati come ad esempio: -1 il sistema Childes.
Questo è costituito da tre sezioni: il Child database (archivio contenente un ampio
campionario di linguaggio parlato) il sistema di trascrizione Chat (i dati vengono qui inseriti
tramite una serie di simboli) e i programmi di analisi Clan (programmi di analisi lessicali,
fonologiche..). -2 il sistema Elsa. Si tratta di un software che consente di analizzare il
linguaggio spontaneo sul piano lessicale, strutturale, e quindi di impostare un trattamento
riabilitativo mirato.
4. Sviluppo linguistico, sviluppo cognitivo e contesto sociale.
Modello innatista-modularista. È possibile definire innatista-modularista l’approccio
allo studio del linguaggio proposto da Chomsky: egli ritiene che le strutture e le funzioni
responsabili dello sviluppo linguistico siano meccanismi insiti nel bambino fino alla nascita
e che quindi non siano riconducibili ad esperienze e interazioni sociali. Propone la teoria
della dominio-specificità delle abilità linguistiche => queste sarebbero indipendenti da ogni
meccanismo percettivo e cognitivo. (Fodor parla di mente modulare = strutture come
memoria e comunicazione sono suddivise in moduli distinti per funzioni).
Modello fondato sul primato della cognizione. I sostenitori dell’ ipotesi cognitiva
attribuiscono un ruolo determinante all’abilità cognitiva come precursore del linguaggio.
All’interno di questo approccio, Piaget afferma che lo sviluppo del bambino segue una
serie di tappe prefissate con preciso ordine: per passare a una determinata fase, bisogna
superare quella precedente. Descrive 4 stadi dello sviluppo cognitivo: lo stadio senso-
motorio, pre-operatorio, operatorio concreto e operatorio formale; nel corso dello sviluppo
cognitivo i due principali meccanismi cognitivi in azione sono l’assimilazione e
l’accomodamento. Si tratta dell’acquisizione e dell’utilizzo del linguaggio, e secondo
Piaget essi costituiscono un processo dipendente dalle capacità percettive e cognitive del
bambino.
L’idea dominante di oggi è che vi è una predisposizione propria di specifiche strutture per
acquisire il linguaggio.
Modello neurocostruttivista. Importanti sono le teorie esposte da Karmiloff-Smith:
questa autrice parte dall’idea di una predisposizione innata all’acquisizione del linguaggio, 5
e ritiene che quest’ultima sia un processo ciclico di manipolazione delle rappresentazioni
da parte del bambino.
Modelli fondati sul primato del contesto sociale nello sviluppo cognitivo. Posizione
antitetica alle teorie di Chomsky, è quella proposta da Vygotskij: propone l’ipotesi che le
abilità linguistiche e cognitive si sviluppino in un processo di continua interazione.
Diversamente da Piaget, ritiene che la maturazione mentale del bambino sia influenzata e
dipendente dai suoi scambi sociali all’interno del contesto con adulti e pari. Le abilità
cognitive superiori appaiono come funzioni interpsicologiche e quindi dipendenti
dall’esterno; in seguito vengono interiorizzate diventando intrapsicologiche. Ritiene
essenziale il supporto dell’ambiente per la crescita mentale del bambino.
In comune con l’ipotesi innatista, Bruner sostiene la teoria di una serie di meccanismi
cognitivi innati che guidano lo sviluppo linguistico. Diversamente da Chomsky, per lui si
tratta di predisposizioni cognitive, non linguistiche.
Interazione sociale madre e bambino. A Bowlby si riconosce il merito di aver elaborato
una delle teorie più influenti nel campo del rapporto madre-bambino. Secondo l’autore il
bambino possiede sin dalla nascita una predisposizione a sviluppare un attaccamento
verso chi si prende cura di lui; sostiene una tendenza innatista (che si chiama
monotropismo) a sviluppare un unico effettivo legame di attaccamento. Questo
fenomeno non è statico, inizialmente il bambino mette in atto due risposte: il
comportamento di segnalazione (pianto, sorriso) e quello di avvicinamento (aggrapparsi o
seguire l’adulto). In seguito riconosce chi si prende cura di lui distinguendolo dalle altre
persone, e man mano che cresce il legame si fonda su qualità astratte del rapporto
(fiducia, affetto).
Quando l’adulto si rivolge al bambino si esprime mediante un linguaggio se si adatta alle
sue capacità, il timbro della voce diventa più acuto, ci si riferisce a semplici contenuti, la
lunghezza della frase è ridotta, scarseggiano verbi e congiunzioni, predomina l’uso del
tempo presente, molte ripetizioni… Grazie a numerose ricerche si possono distinguere tre
principali dimensioni che sembrano favorire lo sviluppo linguistico: -1 il linguaggio materno,
l’alta quantità di espressioni attinenti a oggetti o attività sui quali è focalizzata l’attenzione
del bambino; -2 la distinzione tra le suddette frasi e quelle che non presentano
informazioni salienti e che si possono riferire a espressioni d’affetto; -3 le differenze
individuali nella direttività delle interazioni materne. Infine si ipotizza che determinati stili di
linguaggio materno siano connessi a una maggiore produzione linguistica da parte del
piccolo.
La memoria di lavoro. Diversi studi hanno approfondito il ruolo della memoria fonologia,
in quanto direttamente correlata allo sviluppo fonologico e lessicale. Il modello della
memoria diffuso negli anni 60 e 70, prevede la distinzione tra memoria a breve termine e
memoria a lungo termine. A metà degli anni 60 c’è stata l’introduzione da parte di
Baddeley e Hitch del modello di memoria di lavoro: l’informazione viene considerata
come un sistema cognitivo che consente agli esseri umani di comprendere e
rappresentarsi mentalmente l’ambiente circostante, di conservare informazioni recenti,
risolvere problemi, pianificare. Secondo questo modello la memoria di lavoro comprende:
il sistema esecutivo centrale: il suo funzionamento è associato a una serie di
• abilità cognitive tra le quali la comrensione del linguaggio e della lettura, l’abilità di
decodifica in lettura, le abilità aritmetiche; 6
il loop fonologico: svolge un ruolo specifico nell’acquisizione del linguaggio e
• nell’apprendimento del pattern sonoro di parole nuove;
il taccuino visuo-spaziale: è coinvolte nell’apprendimento di regole spaziali e nel
• ricordo di volti e contribuisce all’acquisizione di abilità aritmetiche;
il buffer episodico (aggiunto negli anni 2000): è un sistema d’immagazzinamento
• temporaneo a capacità limitata.
Il loop fonologico. È la componente meglio compresa nel modello, comprende due
sottocomponenti: il magazzino fonologico, in grado di mantenere l’informazione bas