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b. LO SVILUPPO QUALITATIVO O QUANTITATIVO?
Le visioni meccanicista e capitalista pongono l’accento su cambiamenti
QUANTITATIVI. Gli approcci organismico e mercantilistico cambiamenti QUALITATIVI.
Il contestualismo ENTRAMBI.
Cambiamento QUALITATIVO = Cambiamento QUANTITATIVO = si
tipicamente trasformazione di genere o riferiscono a modifiche di frequenza che
tipo, coinvolge la struttura o rendono il comportamento più efficiente
organizzazione (Es. uovo bruco bozzolo o coerente. Il cambiamento è graduale e
farfalla). avviene poco alla volta, garantendo
l’acquisizione progressiva di conoscenze,
abitudini, abilità nuove
Stabilire fino a che punto lo sviluppo sia qualitativo o quantitativo è estremamente difficile
infatti alcuni comportamenti coinvolgono entrambi i cambiamenti.
6
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c. IN CHE MODO NATURA E CULTURA CONTRIBUISCONO ALLO SVILUPPO?
Un teorico deve far riferimento anche alle cause sottostanti allo sviluppo. Il problema è
comprendere come la conoscenza e il comportamento derivino dal patrimonio genetico
e dalla maturazione fisica dell’individuo e della sua esperienza del mondo.
Domanda: fino a che punto la variabilità comportamentale sia attribuibile alle differenze
ereditarie o all’ambiente? Come natura e cultura interagiscono per determinare lo
sviluppo?
Oggi tutti concordano nell’attribuire una COMPLESSA INTERAZIONE DI FATTORI INNATI E
AMBIENTALI. Natura e cultura sono entrambe coinvolte nello sviluppo del comportamento.
[Una data influenza ereditaria può condurre a effetti comportamentali diversi a seconda
dell’ambiente. Ma è anche vero che un particolare ambiente può agire in maniera
differente su individui che possiedono corredi genetici diversi].
La questione natura-cultura è al centro di due arre della ricerca: la neuroscienza cognitiva
e lo studio dell’interazione geni-ambiente.
d. CHE COSA SI SVILUPPA?
Ogni teorico prende posizione sull’essenza dello sviluppo, stabilendo l’unità di analisi che
considera più appropriata. La prospettiva di un teorico dipende dalle assunzioni teoriche
e dai metodi di studio adottati che determinano le seguenti dimensioni:
a) Il livello di analisi (dalle cellule alla c) Il contenuto privilegiato
società) d) L’accento sul comportamento
b) La focalizzazione sulla manifesto
struttura/processo e) La metodologia usata
(comportamento, pensiero,
personalità / aspetti dinamici e
funzionali) 7
SF
RIEPILOGO
5.
Una teoria scientifica ideale consiste in un sistema ipotetico-deduttivo che comporta
una serie di affermazioni strettamente concatenate e descrive formalmente strutture
e processi psicologici (anche se la maggior parte delle teorie psicologiche non
soddisfa questi requisiti). Le teorie prendono posizione su quattro questioni
fondamentali per lo studio dello sviluppo (ossia le domande a,b,c,d scritte sopra).
CAPITOLO 1: LA TEORIA DEGLI STADI COGNITIVI DI PIAGET E I
NEOPIAGETIANI
Piaget ha approfondito il processo dello sviluppo cognitivo basandosi su eventi
quotidiani per nulla straordinari. Nella sua visione, le interazioni di tutti i giorni con
oggetti/persone conducono alla formazione di modalità generali di comprensione del
mondo questa comprensione cambia con lo sviluppo. Il bambino costruisce la
conoscenza in maniera attiva.
1. CENNI BIOGRAFICI
Jean Piaget nacque in Svizzera il 9 agosto 1896. Padre coscienzioso e analitico, madre
temperamento nevrotico. Piaget ha attribuito a queste difficoltà familiari la nascita del
suo interesse verso la teoria psicoanalitica. Frequenta degli studi nel campo delle
scienze naturali, nel 1918 completa il dottorato di ricerca con una tesi sui molluschi
(anche se già prima aveva scritto 20 articoli su quell’argomento). Dopo aver visitato i
laboratori di psicologia a Zurigo e esplorato la teoria psicoanalitica, Piaget si iscrisse
alla Sorbona, seguendo i corsi di psicologia e filosofia. Incontra Theodore Simon
(pioniere nella creazione dei test di intelligenza). Infatti, Simon chiede a Piaget di
standardizzare i suoi test di ragionamento da somministrare ai bambini parigini. Nel
1921 gli viene offerto l’incarico di direttore degli studi dell’Istituto J.J Rousseau a
Ginevra inizia ad essere conosciuto come psicologo dello sviluppo. Dal 1929 al 1945
ricopre incarichi internazionali (es. presidenza della commissione svizzera dell’Unesco).
Negli anni ’40-’50 le sue ricerche affrontano vari temi: sviluppo mentale, educazione,
storia del pensiero, la logica. Piaget continuò a cimentarsi con l’enigma del pensiero
infantile fino alla morte il 16 settembre 1980. 8
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2. ORIENTAMENTO GENERALE DELLA TEORIA
Esaminiamo 5 caratteristiche (a, b, c, d, e) di base della teoria ponendole in relazione
agli interessi e agli obiettivi di Piaget.
a) EPISTEMOLOGIA GENETICA
Piaget definisce EPISTEMOLOGIA (quella branchia della filosofia che studia la
conoscenza) come il problema della relazione fra soggetto agente/pesante e gli
oggetti della sua esperienza. Piaget utilizza il termine GENETICO non si riferisce a ciò
che è innato, ma alla genesi/ all’emergere = ciò che si sviluppa = ciò che emerge.
Piaget si chiese: come e quando i bambini capiscono che due oggetti non possono
occupare lo stesso spazio; che gli oggetti possono esistere anche quando non li
possiamo vedere; che due eventi continui possono essere collegati da una relazione
causale.
Piaget può essere definito EPISTEMOLOGO SPERIMENTALE = colui che formula ipotesi
→
empiriche che potevano essere verificate. L’epistemologia piagetiana è un incrocio
fra filosofia e metodo scientifico, fra logica e fatti.
La soluzione individuata da Piaget concepire la conoscenza come un processo,
→
come un evento/relazione fra conoscente e conosciuto.
L’essere cognitivo seleziona e
interpreta in maniera attiva le
informazioni del suo ambiente
come cambia il conoscente,
cambia anche il conosciuto.
b) APPROCCIO BIOLOGICO
Piaget colse (già nei molluschi) quei principi generali che consentono agli organismi
viventi di adattarsi al mondo. INTELLIGENZA è ADATTAMENTO. Concetti biologici che
servono come analogie del funzionamento dell’intelligenza:
adattamento, organizzazione e struttura, equilibrazione,
assimilazione e accomodamento. 9
SF
c) STRUTTURALISMO
Convinto della natura sistemica del pensiero infantile, Piaget si rivolse all’approccio
dello STRUTTURALISMO = definisce l’organizzazione delle parti e la loro relazione con il
tutto.
Secondo lui, i contenuti apparentemente variabili del pensiero sono il risultato di una
struttura costituita da un numero ridotto di operazioni mentali. La natura delle strutture
mentali definita SCHEMI si modifica con lo sviluppo.
È la componente ripetibile e generalizzabile di un atto, che
riflette un modo particolare di interagire con l’ambiente.
Due punti fondamentali per Piaget: i bambini costruiscono ATTIVAMENTE queste
strutture/schemi; l’acquisizione di una struttura cognitiva è associata ad un sentimento
di necessità.
d) APPROCCIO STADIALE
Per Piaget, lo sviluppo cognitivo passa attraverso una SERIE DI STADI.
Uno STADIO è un PERIODO DI TEMPO in cui il pensiero e il comportamento dei bambini
in una varietà di situazioni riflettono un tipo particolare di struttura mentale. Ha 5
caratteristiche principali:
1) Uno stadio è UNA TOTALITA’ STRUTTURATA IN STATO DI EQUILIBRIO. stadio come
una totalità integrata che organizza le parti. Le operazioni di ciascuno stadio
sono interconnesse e formano una totalità organizzata.
2) Ciascuno stadio DERIVA DALLO STADIO PRECEDENTE, lo incorpora, lo trasforma
e lo PREPARA allo stadio successivo. lo stadio precedente apre la strada a
quello successivo. Infatti, quando un bambino raggiunge un nuovo stadio non
ha più a disposizione quello precedente = le abilità precedenti rimangono, ma
cambia il loro ruolo nell’organizzazione (es. il bimbo delle elementari che può
ancora far rotolare la palla, anche se ha imparato all’infanzia, ma ora questa
abilità è combinata con altre). Per questo per Piaget è impossibile la regressione
ad uno stadio precedente. [NB. Questa nozione della regressione è in contrasto 10
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con la teoria stadiale di Freud (secondo il quale una persona con ansia può
regredire)].
3) Gli stadi seguono una SEQUENZA INVARIANTE. devono procedere in un
determinato ordine e non si può saltare nessuno stadio.
4) Gli stadi SONO UNIVERSALI. È possibile che gli individui con un basso QI non
raggiungano tutti gli stadi ma in tutti i bambini di TUTTO il mondo sono
osservabili gli STESSI STADI.
5) Ciascuno stadio include UNA PREPARAZIONE E UNO STATO FINALE. L’effettivo
raggiungimento di ogni stadio è introdotto da un periodo di preparazione
iniziale ad essere e in seguito troviamo il periodo dell’essere vero e proprio.
Riepilogo gli STADI sono TOTALITA’ STRUTTURATE che EMERGONO DA UNO STADIO
PRECEDENTE, trasformandolo; rispettando una SEQUENZA INVARIANTE E UNIVERSALE,
procedono da un periodo instabile di transizione a uno finale stabile.
e) METODOLOGIA
Osservazione con osservatore partecipante.
Metodo clinico consiste nell’interazione verbale a catena tra sperimentatore e
intervistato. Lo sperimentatore parte da una domanda prestabilita, ma le domande
successive sono guidate dalle risposte del bambino = questo aiuta a comprendere il
ragionamento seguito dal bambino nelle sue risposte.
Metodo critico le interviste spesso sono associate alla manipolazione di oggetti
da parte dello sperimentatore o del bambino.
3. DESCRIZIONE DEGLI STADI
Piaget chiama:
PERIODI = le principali fasi dello sviluppo. STADI = sottostadi dei quattro periodi
principali. 11
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In sintesi un elenco dei periodi:
PERIODO SENSOMOTORIO (da nascita a 2 anni) il lattante comprende il mondo
in termini di azioni fisiche e manifeste. I riflessi si trasformano in un insieme di schemi
organizzati.
PERIODO PREOPERATORIO (da 2 a 7 anni) ricorre a simboli per rappresentare
oggetti ed eventi.
PERIODO DELLE OPERAZIONI CONCRETE (da 7 a 11 anni) acquisisce alcune
strutture logiche che gli permettono di compiere varie operazioni mentali, ossia azioni
interiorizzate e reversibili.
PERIODO DELLE OPERAZIONI INFORMALI (da 11 a 15 anni) operazioni mentali
non sono più limitate a oggetti concreti, ma possono essere applicate ad affermazioni
puramente verbali/logiche.
PERIODO SENSOMOTORIO (da nascita a 2