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COMPORTAMENTALI DELLA FIDUCIA INTERPERSONALE

Le prospettive teoriche sostengono che la fiducia sia costituita da tre componenti principali:

1) Componente Cognitiva;

2) Componente Affettiva;

3) Componente Comportamentale.

“La fiducia è considerata come l’aspettativa di un individuo, o di un gruppo, di poter far

affidamento sulle parole, sulle promesse, sulle affermazioni espresse da un altro individuo, o

gruppo”.

Rotter (1967) considera la fiducia come un tratto cognitivo dell’individuo che, con lo sviluppo,

diventa una caratteristica stabile della personalità rivolta ad un altro.

Rotenberg (1991) definisce la “fiducia interpersonale” come la sicurezza che le comunicazioni ed i

comportamenti di una persona rappresentino, o corrispondano, ai suoi reali stati interni. I bambini

interpretano il comportamento degli altri attraverso un continuum che va dalla fiducia alla sfiducia.

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Nel 1994, lo stesso autore ha definito il costrutto della fiducia sulla base dell’intreccio di tre

dimensioni:

1) Fedeltà: si riferisce al mantenimento della parola data o alle promesse fatte;

2) Rispetto delle Confidenze: si riferisce alla credenza che gli altri mantengano per sé le

informazioni ricevute non utilizzandole;

3) Onestà: la credenza che gli individui dicano la verità e si comportino con buone intenzioni.

Gli strumenti per misurare la fiducia costruiti sulla definizione di Rotter sono:

1) Scala Della Fiducia Interpersonale Nei Bambini (Hochreich, 1973): è costituita da 22 item

che descrivono alcune situazioni sociali in cui i personaggi della storia fanno delle promesse

ad un bambino. Il bambino deve dire, per ogni domanda, quanto le affermazioni fatte dal

personaggio gli sembrano degne di fiducia;

2) Scala Della Fiducia Nei Bambini (Imber, 1973): è costituita da 40 item. L’obiettivo è quello

di valutare le credenze sulla fiducia interpersonale del bambino rispetto a quattro figure

specifiche (madre, padre, insegnante, i pari).

Questi due strumenti vengono criticati in quanto non forniscono delle prove consistenti sulla

validità del costrutto misurato e, inoltre, descrivono delle situazioni sociali ipotetiche che il

bambino è chiamato a valutare. Rotenber (2007), per questo motivo, ha costruito uno strumento che

valuta la credenza sulla fiducia nei bambini dai 9 agli 11 anni.

Scala Sulle Credenze Generalizzate Di Fiducia Dei Bambini (di Rotenberg): è stata costruita

per valutare le tre basi del costrutto della fiducia (fedeltà, rispetto delle confidenze, onestà) rispetto

a quattro figure generali e familiari (madre, padre, insegnante, pari). È costituito da 24 brevi storie

suddivise in tre parti che valutano la fedeltà, il rispetto delle confidenze e l’onestà per ciascun

pattern relazionale.

A quattro anni i bambini sono in grado di distinguere tra ciò che è vero e ciò che è falso e, inoltre,

di individuare chi fa affermazioni vere da chi fa affermazioni false.

Bernath e Feshbach (1995) sostengono che, nei bambini, la dimensione affettiva e la dimensione

cognitiva della fiducia sono separate. Gli autori affermano che “con lo sviluppo la fiducia è esperita

primariamente a livello conscio e razionale, i sentimenti di fiducia e le decisioni sono influenzati

dalla percezione e dalla valutazione sia di indizi legati al presente, sia di passate interazioni

connesse alla fiducia negli altri”.

Erikson sostiene che la fiducia, fondamentalmente, implica anche lo sviluppo della fiducia in sé

stessi. La fiducia in sé stessi, quindi, è il risultato della relazione adulto-bambino. 2

Con Bowlby viene attribuito, alla funzione genitoriale, un ruolo fondamentale nella costruzione

della fiducia. Bowlby (1988) sostiene che il compito del caregiver è quello di: “essere disponibili,

pronti a rispondere quando chiamati in causa, per incoraggiare e dare assistenza ma, intervenendo

solo quando è strettamente necessario”. Nei diversi momenti di crescita, il bambino può avvertire il

bisogno del rifornimento emotivo rappresentato dalla propria base sicura. Questa concezione viene

esaminata attraverso la Strange Situation di Ainsworth che, valutando la reazione comportamentale

del bambino all’assenza e al ritorno della madre, permette di valutare le differenze individuali nella

relazione di attaccamento. Può essere utilizzata con bambini di età compresa tra i 10 ed i 18 mesi e

prevede otto episodi diversi a sequenza fissa. Ainworth (1978) ha identificato tre pattern

comportamentali:

1) Attaccamento Sicuro: bambini che esprimono disagio al momento della separazione ma

che accolgono la madre con calore al suo ritorno. In sua presenza, esplorano l’ambiente

utilizzandola come base sicura;

2) Attaccamento Insicuro-Evitante: bambini che non manifestano disagio per l’assenza della

madre, ignorandola al suo rientro;

3) Attaccamento Insicuro-Ambivalente: bambini che appaiono angosciati, sono poco

esplorativi dopo la separazione dalla madre. Al rientro della madre ne cercano il contatto

rimanendo resistenti o ambivalenti, manifestando rabbia e irritazione.

Main e colleghi (1985) hanno definito un quarto tipo di attaccamento “insicuro-disorganizzato”,

indicando dei bambini con comportamenti contraddittori, stereotipie, freezing e paura nei confronti

del caregiver.

All’interno di una relazione di attaccamento di tipo sicuro, il bambino sviluppa fiducia nei confronti

dell’altro e fiducia in sé stesso, dal momento che la sicurezza dell’attaccamento consente

un’esplorazione fiduciosa ed autonoma dell’ambiente. Le esperienze di attaccamento, inoltre,

influenzano i “modelli operativi interni”, cioè le rappresentazioni mentali delle relazioni. Questi

modelli si formano sulla base dei processi evolutivi ed interpersonali.

Il “Separation Anxiety Test” (SAT) è un test semiproiettivo e narrativo che permette di valutare

l’ansia di separazione del bambino rispetto ai caregiver familiari e scolastici per bambini di età

compresa tra i 4 ed i 10 anni. Questo strumento permette di analizzare le differenze dei sentimenti

dei bambini e dell’abilità di coping in situazioni di separazione.

Una ulteriore componente del costrutto della fiducia riguarda il comportamento, più o meno, degno

di fiducia messo in atto dal bambino. Rotenberg, a questo proposito, sostiene che le credenze sulla

fiducia sono in stretta relazione con il comportamento di fiducia.

Il comportamento di fiducia può essere indagato indirettamente attraverso: 3

- Strumenti di etero-valutazione del comportamento del bambino rivolto a chi lo conosce bene

(come l’insegnante);

- Chiedere una valutazione all’amico o ai compagni di classe.

Ogni volta che entriamo in contatto con una persona, facciamo delle ipotesi sulle sue caratteristiche

di personalità o sul significato delle sue azioni attraverso delle inferenze che chiamano in causa gli

stati mentali (pensieri, credenze, ecc.) in grado di interpretare quelle determinate caratteristiche e

significati. Proprio perché si basa su un’inferenza, può esserci un errore di valutazione. Proprio in

base a queste capacità, noi decidiamo se comportarci in modo fiducioso e cooperativo nei confronti

di un’altra persona. CAPITOLO 2 –

LA FIDUCIA TRA PARI

Studiare la fiducia tra i pari significa occuparsi direttamente delle situazioni sociali nelle quali la

fiducia viene esercitata e messa alla prova, vale a dire le relazioni le relazioni che il bambino

instaura con i compagni di classe, con i coetanei e con gli amici. L’amicizia è una tematica

strettamente intrecciata con quella della fiducia in quanto, la possibilità di fidarsi dell’altro, assume

un ruolo centrale quando un individuo intende costruire un rapporto di amicizia con un’altra

persona.

La famiglia ha un ruolo fondamentale nella costruzione delle credenze e delle aspettative di fiducia

che il bambino crea nei confronti di se stesso e degli altri. L’inserimento nella scuola consente al

bambino di instaurare nuove relazioni significative con gli adulti non appartenenti al suo nucleo

familiare e con i compagni di classe. Le relazioni tra pari sono il luogo privilegiato per sperimentare

nuovi modi di relazionarsi con l’altro in cui, la tematica della fiducia, è presente. Le relazioni di

amicizia rappresentano una buona prova in cui mettere in gioco e sviluppare le proprie credenze

sulla fiducia.

Gli studi condotti sui bambini dai 4 ai 6 anni hanno messo in luce la presenza di precoci abilità nella

comprensione del concetto di fiducia riferito alle relazioni di amicizia (Selman, Selman, 1979).

Questi bambini presentano fiducia nei loro amici, sono in grado di prendere decisioni sugli altri

legate alla fiducia e riconoscono il significato negativo della violazione della fiducia (Rotenberg,

1984; Rotenberg, 1986; Rotenberg et al., 2007). La loro comprensione dei comportamenti legati alla

fiducia, le valutazioni che mettono in atto e le decisioni che prendono sono fondate su una

valutazione immediata e concreta della situazione. Gli altri elementi nella valutazione delle

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relazioni legate alla fiducia sono la presenza di benefici o ricompense per la propria soddisfazione

personale. La scelta di un amico si basa sull’osservazione e sulla valutazione degli aspetti

relazionali più tangibili e concreti, cioè il comportamento messo in atto dall’altro e le sue

conseguenze più immediate per il sé. Le ricerche hanno mostrato che i bambini tra i 3 ed i 7 anni

descrivono la fiducia in termini di competenze fisiche (Selman, Selman, 1979). Bigelow (1979),

invece, sostiene che l’amicizia è strettamente legata alla valutazione dei costi-benefici relativi al sé.

Per i bambini, infatti, la relazione con il proprio amico è un legame che serve a ottenere delle

conferme e rinforzare il proprio Io.

Rotenber et al. (1980) sostengono che il comportamento può costituire una buona fonte di

informazione da sfruttare. I bambini possono decidere di fidarsi di un’altra persona in base al fatto

che, questa, metta in atto dei comportamenti prosociali. Le promesse fatte, inoltre, generano nel

bambino delle aspettative: se le promesse vengono mantenute il bambino esprimerà un giudizio di

fiducia, in caso contrario esprimerà un giudizio di sfiducia. I bambini piccoli, per decidere se fidarsi

o meno, utilizzano l’informazione che deriva dall’esito dell’azione.

Dai 7 anni in poi i bambini imparano, progressivamente, a valutare i comportamenti degli altri

attraverso il tempo, considerando congiuntamente ciò che è accaduto nel passato e ciò che accade

nel presente. La valutazione di una persona attraverso il tempo ha degli effetti a breve termine sul

tipo di attribuzione che il bambino è in gra

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
18 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Edo1511 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università Maria SS.Assunta - (LUMSA) di Roma o del prof Fiorilli Caterina.