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RELAZIONI TRA FRATELLI
Ognuno di noi, se è cresciuto con dei fratelli, probabilmente ha molti ricordi di scontri ostili e aggressivi, ma
le relazioni tra fratelli hanno anche molti momenti piacevoli e affettuosi che includono l’aiuto, la
condivisione, l’insegnamento, la lotta e il gioco. I fratelli possono fornire supporto emotivo e comportarsi
come rivali o come partner comunicativi. Inoltre, proprio in virtù dell’avere un fratello, i bambini possono
essere trattati in maniera diversa dai loro genitori.
Judy Dunn: ha descritto tre caratteristiche importanti di questo tipo di relazione:
1. Qualità emotiva della relazione: spesso tra fratelli sono espresse sia emozioni negative sia positive
intense. Molti bambini e adolescenti hanno sentimenti misti verso i loro fratelli.
2. Familiarità e intimità della relazione: i fratelli generalmente si conoscono molto bene e questa
intimità suggerisce che essi si possano dare supporto a seconda della situazione.
3. Variazioni nelle relazioni tra fratelli: alcuni fratelli descrivono la loro relazione più positivamente di
altri. Alcuni parlano dei fratelli in termini affettuosi e caldi, altri invece con irritazione e gelosia.
ORDINE DI NASCITA SUL LIBRO
LA FAMIGLIA CHE CAMBIA IN UN MONDO IN CAMBIAMENTO
NUOVE FAMIGLIE
GENITORI CHE LAVORANO
BAMBINI IN FAMIGIE DIVORZIATE
I bambini di famiglie ‘’intatte’’, mai divorziate, sono adattati meglio dei bambini di famiglie 123
Psicologia dello sviluppo
divorziate?
I genitori dovrebbero stare insieme per il bene dei loro bambini?
Come funzionano i processi familiari nelle famiglie divorziate?
Quali fattori sono implicati nella vulnerabilità di un bambino in una famiglia divorziata?
GENITORI DI BAMBINI ADOTTATI
GENITORI OMOSESSUALI
VARIAZIONI SOCIO-ECONOMICHE E CULTURALI NELLE FAMIGLIE
La genitorialità può essere influenzata dalla cultura, dall’etnia e dallo status socio-economico.
Queste influenze secondo le teorie di Bronfenbenner fanno parte del macrosistema.
13° CAPITOLO
LE RELAZIONI TRA PARI
Pari: i pari sono bambini che hanno circa la stessa età e lo stesso livello di maturità. Essi svolgono un ruolo
unico nello sviluppo del bambino. Le relazioni tra pari possono rivelarsi necessarie allo sviluppo socio
emotivo. Sia Jean Piaget che Harry Stack Sullivan, sostengono che è attraverso l’interazione con i pari che i
bambini e gli adolescenti imparano a rapportarsi in modo simmetrico e reciproco. Le relazioni tra pari
possono essere sia positive sia negative. I bambini esplorano i principi di equità e giustizia nel tentativo di
risolvere i disaccordi con i coetanei.
L’influenza dei pari, o gruppo di pari, dipende da un ambiente o contesto specifico, il quale può includere il
tipo di pari che interagiscono con il bambino o l’adolescente. A seconda dei diversi contesti nei quali
bambini e adolescenti interagiscono coi pari, essi incontrano diversi messaggi e differenti opportunità di
essere coinvolti in comportamenti adattivi o no che possono influenzare il loro sviluppo.
IL CORSO EVOLUTIVO DELLE RELAZIONI TRA I PARI
A 3 anni, i bambini preferiscono già passare il loro tempo con compagni di gioco dello stesso sesso
piuttosto che dell’altro e questa preferenza aumenta nella prima infanzia. In questi anni la
frequenza delle interazioni tra pari, sia positive che negative, aumenta notevolmente.
Età prescolare: passano parecchio tempo in interazione con i pari conversando con i compagni di
gioco su questioni come ‘’la negoziazione dei ruoli e delle regole nel gioco, le dispute e gli accordi’’.
Nella prima infanzia i bambini distinguono da coloro che sono amici da chi non lo è, un amico per
loro è una persona con cui giocare.
Elementari: la reciprocità diventa molto importante negli scambi tra pari, giocano stanno in gruppo
e coltivano amicizie. Fino a 12 anni aumenta la propensione di stare con le persone dello stesso
sesso.
I MONDI DISTINTI MA COORDINATI DELLE RELAZIONI TRA GENITORI E FIGLI TRA PARI sul libro
COGNIZIONE SOCIALE ED EMOZIONE
‘’Quando Josh non viene scelto per far parte della squadra di gioco, pensa che i suoi amici ce l’abbiano con
lui’’ questi è un esempio di cognizione sociale che implica un preciso pensiero rispetto alle questioni
sociali.
In che modo possono contribuire le cognizioni sociali alle relazioni fra i pari?
1. Abilità nell’acquisizione di prospettive diverse prospective taking
2. Capacità di elaborare le informazioni sociali social information processing
3. La regolazione emotiva le emozioni 124
Psicologia dello sviluppo
Perspective taking: implica la capacità di vedere le cose secondo il punto di vista degli altri. È importante
perché aiuta i bambini a comunicare con efficacia.
Capacità di elaborare le informazioni sociali (social information processing): Kenneth Dodge sostiene che i
bambini passano attraverso cinque fasi nell’elaborare l’informazione che riguarda il loro mondo sociale:
decodifica degli stimoli sociali, interpretazione, ricerca di una risposta, selezione della risposta ottimale e
messa in atto della risposta.
Emozioni: l’abilità nel regolare le emozioni è collegata al successo nel relazionarsi ai coetanei (bambini con
emozioni negative scartati dai pari/ bambini con emotività positiva popolari tra i pari).
GLI STATUS TRA PARI
STATUS SOCIOMETRICO: un termine che descrive il grado attraverso cui un bambino piace al gruppo dei
pari. I teorici dello sviluppo hanno distinto 5 categorie di bambini a partire dalle scelte o nomine dei pari:
BAMBINI POPOLARI: sono nominati spesso come migliori amici e raramente non piacciono ai
compagni;
BAMBINI MEDI: (average) ricevono un numero medio simile di nomine positive e negative da parte
dei compagni;
BAMBINI TRASCURATI: (neglected) vengono raramente nominati come migliori amici ma non sono
antipatici ai compagni.
BAMBINI RIFIUTATI: sono raramente nominati come migliore amico di qualcuno e sono antipatici ai
loro compagni;
BAMBINI CONTROVERSI: sono spesso nominati sia in qualità di migliori amici di qualcuno sia in
qualità di bambini antipatici.
RIFIUTO DEI PARI E AGGRESSIVITA’ sul libro
IL BULLISMO
Molti studenti sono vittime di bullismo. Il bullismo viene definito come comportamento verbale o fisico
intenzionato a disturbare qualcuno con meno potere. Il verbo ‘’to bully’’ tradotto come ‘’tormentare,
perseguire’’, raduna insieme sia gli aggressori sia le vittime. Il termine bullyng ha una connotazione
propriamente relazionale e descrive una specifica modalità tra due persone, in cui una più forte si avvale
della propria superiorità per recare danno a una più debole.
I criteri che la comunità scientifica ha adottato per descrivere il fenomeno del bullismo sono:
Intenzionalità: ovvero le azioni devono essere compiute di proposito con lo scopo di danneggiare
l’altro;
Persistenza: rappresentata dal fatto che l’interazione bullo-vittima deve ripetersi nel tempo e non
limitarsi a un singolo episodio di prepotenza;
Asimmetria di forza fisica e psicologica a vantaggio del bullo: che si trova in una condizione di
superiorità rispetto alla vittima che non riesce a difendersi.
L’atto di bullismo non ha bisogno di provocazioni per far si che si manifesti.
1. Prepotenze dirette: pugni calci, offese verbali etc utilizzate più frequentemente dai maschi.
2. Prepotenze indirette: si manifestano in modo nascosto diffamazione, parlare alle spalle
caratterizzano il bullismo femminile
Bullo ansioso: ha diversi aspetti in comune con la vittima è ansioso, insicuro e poco socievole, però, litiga
spesso con i ragazzi spesso più possenti di lui. 125
Psicologia dello sviluppo
Bullo passivo o sobillatore: egli partecipa al bullismo solitamente senza prendere l’iniziativa. Diventa bullo
in parte per proteggere se stesso e per godere dello status di appartenenza al gruppo, in parte per paura.
Possono essere facilmente sottomessi, non sono particolarmente aggressivi.
Vittima passiva o sottomessa: insicuro, incapacità e difficoltà a reagire agli insulti ricevuto. Sono schivi,
timorosi e si aspettano di essere difesi.
Vittima provocatrice: è spesso sgradita ai compagni, agli adulti e agli insegnanti in quanto può essere
particolarmente invadente. Alcune di queste vittime soffrono di disturbi di iperattività e deficit
dell’attenzione.
In Italia un bambino su due è vittima di bullismo. Più da parte dei maschi che delle femmine nella scuola
elementare.
IL GIOCO
E’ un’attività piacevole che viene intrapresa per se stessi e il gioco sociale è solo un tipo di gioco.
LE FUNZIONI DEL GIOCO
Il gioco dà importanti contributi allo sviluppo cognitivo e socio-emotivo dei bambini.
FREUD- ERIKSON: il gioco aiuta il bambino a controllare le ansie e i conflitti. Poiché attraverso il gioco le
tensioni sono mitigate, il bambino giocando può far fronte ai problemi della vita giocoterapia: terapia
che permette al bambino di buttar fuori le frustrazioni ed è un messo attraverso il quale il terapeuta può
analizzare i conflitti del bambino e i suoi modi di affrontali. I bambini possono sentirsi meno minacciati ed
essere più disposti a esprimere i loro veri sentimenti in un contesto di gioco.
PIAGET-VYGOTSKIJ: ritenevano che il gioco è il lavoro del bambino.
PIAGET: vide che il gioco è sia un’attività limitata dallo sviluppo cognitivo del bambino, sia un mezzo che
favorisce lo sviluppo cognitivo. Il gioco permette ai bambini di esercitare le loro competenze e abilità in
modo rilassato e piacevole.
VYGOTSKIJ: Riteneva che il gioco sia un ambiente eccellente per lo sviluppo cognitivo. Per i bambini piccoli
la situazione immaginaria è reale, i genitori dovrebbero incoraggiare il gioco immaginario perché favorisce
lo sviluppo cognitivo del bambino, soprattutto il pensiero creativo.
DANIEL BERLYNE: descriveva il gioco come un’attività eccitante e piacevole di per sé perché soddisfa la
spinta all’esplorazione che ognuno di noi possiede.
Più recentemente il gioco è stato descritto come un contesto importante per lo sviluppo del linguaggio e
della comunicazione, attraverso discussioni e negoziazioni relative ai ruoli e alle regole del gioco.
TIPI DI GIOCO
1. IL GIOCO SENSO-MOTORIO E D’ESERCIZIO
Il gioco senso-motorio è messo in atto dagli infanti per ricavare piacere dall’esercizio dei loro schemi senso-
motori. Secondo la descrizione di Piaget