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CAP. 3 GLI SVILUPPI DELLA PSICOANALISI
3.1 PSICOANALISI DELL’IO
La psicoanalisi dell’Io aspira ad una teoria generale della psiche attraverso la ricerca delle vicende pulsionali e
l’adattamento, l’oggetto di indagine è l’Io.
Hartmann dichiarando di operare in continuità con la teoria freudiana, definisce l’adattamento individuale come
rapporto tra organismo, ambiente e l’Io, quest’ultimo avrebbe un’autonomia primaria (libero da conflitti) ed
originerebbe, insieme all’Es, da una matrice indifferenziata: L’io non si svilupperebbe in seguito ai conflitti pulsionali
perché vi sono funzioni (che fanno quindi parte della sfera dell’Io) il cui sviluppo non dipende dal conflitto come
pensiero, percezione, memoria ecc.
Autonomia secondaria dall’Es -> costellazioni psichiche possono potenzialmente passare dalle pulsioni alla
sfera dell’Io libera da conflitti
Un Io forte consentirebbe di gestire meglio le pulsioni aggressive indirizzandole in produttività.
Rapaport spiega che ogni comportamento può essere esaminato con diversi punti di vista:
economico -> flussi di energia
dinamico -> dinamica delle pulsioni
strutturale -> sviluppo di strutture che trattengono l’energia
genetico-adattivo -> scambi con l’ambiente che consolidano le strutture adattive
Anna Freud privilegia l’analisi dell’Io e dei suoi contenuti nella terapia, in particolare si concentra sui meccanismi di
difesa che ci proteggono dall’angoscia (paura di essere invaso da “elementi oscuri”), vi sono difese connesse al Super-
io, all’angoscia reale o alla forza delle pulsioni.
La Freud estende la psicoanalisi alla psicologia infantile parlando di otto fasi evolutive che vanno dalla dipendenza
totale alla relativa indipendenza del giovane adulto in cui la regressione può essere positiva se permette un sostegno
dall’ambiente, essa è patologica solo quando diventa permanente.
Spitz collega la psicoanalisi dell’Io con quella delle relazioni oggettuali definendo lo sviluppo come esito dell’incontro
tra bambino (senza individualità) e la madre. Lo sviluppo psichico procede per quattro stadi che si possono riconoscere
perché sono caratterizzati da organizzatori psichici che indicano la presenza di una determinata capacità:
1. stadio preoggettuale (0-3 mesi) -> indifferenziazione tra mondo esterno e interno
2. stadio dell’oggetto precursore (3-8 mesi) -> risposta al sorriso come primo organizzatore
3. stadio dell’oggetto libidico (8-15 mesi) -> reazione di angoscia agli estranei come secondo organizzatore
4. periodo della comunicazione semantica (15+ mesi) -> comparsa del “no” come terzo organizzatore
Mahler come Spitz, riconosce le prime esperienze come base dello sviluppo della personalità in cui lo sviluppo consiste
in tre fasi
1. Autismo normale (0-2 mesi) -> assenza di investimento negli stimoli esterni, il bambino è ancora un’entità
fisiologica e non è nato psicologicamente
2. Fase simbiotica -> il bambino si inizia ad abituare alla realtà
3. Fase della separazione-individuazione -> acquisizione dell’identità con consapevolezza della separazione tra
Sé e l’altro
Erikson analizza lo sviluppo dell’Io valutando anche le variabili socioculturali in cui l’Io definisce una propria identità
partendo dall’introiezione della figura materna. Lo sviluppo umano è inteso in diverse tappe in cui il fattore
psicosessuale e quello psicosociale sono integrati.
3.2 PSICOANALISI DELLE RELAZIONI OGGETTUALI
La psicoanalisi delle relazioni oggettuali indaga l’esperienza psichica inconscia nelle relazioni con gli oggetti.
Klein indaga il ruolo degli impulsi distruttivi (ostilità e violenza) nell’infanzia attraverso l’analisi del contenuto latente
nel gioco. Questi impulsi sarebbero il riflesso dello stato di impotenza del bambino (la perdita della condizione
intrauterina è vissuta come aggressione). Il mondo interno del bambino è abitato da fantasie che rappresentano il
conflitto tra pulsioni di morte e pulsioni di vita, lo sviluppo si distingue in posizioni:
Posizione schizoparanoide (0-4 mesi) -> le pulsioni sono proiettate sugli oggetti esterni che sono scissi (seno
(1)
buono e seno cattivo), è caratterizzata dall’invidia
Posizione depressiva (4-12 mesi) -> la madre è un oggetto “altro da Sé”, angoscia per aver desiderato la
distruzione dell’oggetto
(1) L’invidia è espressione della pulsione di morte, essa è definita come rabbia primitiva che viene dal fatto che una
persona possiede e gode di qualcosa che desideriamo, essa agisce fin dai primi mesi di vita, ad esempio: il bambino vive
il seno sia come oggetto di desiderio sia come qualcosa che deve essere distrutto in modo che non susciti più nulla.
L’invidia viene “integrata” nell’Io con il ripetersi di esperienze in cui l’amore prevale sull’odio (pulsione di vita vs
pulsione di morte), se ciò non avviene possono manifestarsi gravi patologie.
Bion elabora una riflessione sula psicologia dei gruppi in cui si attivano meccanismi di dipendenza, attacco/fuga e
accoppiamento, inoltre elabora i concetti di:
Identificazione proiettiva -> attacco alla relazione rivolto all’interno che porta alla distruzione dell’apparato
per pensare l’emozione
Funziona alfa -> funzione materna che opera sulle impressioni sensoriali assicurando il rapporto con la realtà
nello sviluppo del bambino
Elementi alfa -> impressioni sensoriali del bambino trasformate dalla funzione alfa
Elementi beta -> impressioni sensoriali del bambino non ancora trasformate
Barriera di contatto -> separa gli elementi consci da quelli inconsci
Schermo beta -> stessa funzione della barriera di contatto, è alla base dei disturbi di personalità perché
composto da elementi beta (pensiero psicotico)
Fairbairn definisce il vero fine della pulsione sessuale nell’instaurazione di relazioni soddisfacenti con gli oggetti.
Winnicott elabora i concetti di:
oggetto transizionale -> oggetti come un orsacchiotto con cui il bambino sperimenta per la prima volta un
oggetto diverso da sé e gli consente di fare esperienza del distacco tra mondo interno e mondo esterno
preoccupazione materna primaria -> stato di ritiro con elevatissima sensibilità che permette alla madre di
concentrarsi totalmente sul bambino, dura per diverse settimane dopo la nascita
vero Sé -> nucleo autentico dell’individuo
falso Sé -> protegge il vero Sé del bambino da un clima familiare ostile nello sviluppo attraverso la
compiacenza verso il genitore
Bowlby elabora il concetto di attaccamento in cui il rapporto madre-bambino e famiglia-bambino è centrale,
l’attaccamento si attiva attraverso una motivazione, l’esperienza di attaccamento si divide in 4 fasi a seconda dell’età:
1) attaccamento indifferenziato del bambino nei confronti di tutti
2) attaccamento più concentrato sulla madre
3) attaccamento più attivo/organizzato e concentrato sulla madre
4) attaccamento con capacità di capire le intenzioni della madre
A seguito delle esperienze di attaccamento infantili si formeranno i MOI (modelli operativi interni) che saranno schemi
impliciti alla base delle aspettative sulle future relazioni adulte. I MOI si “staccheranno” dalle figure genitoriali es:
genitori rifiutanti -> rappresentazione di Sé come non affettuoso e non degno di amore
genitori amorevoli -> rappresentazione di Sé come meritevole di cure e amore
3.3 PROCESSI EMOTIVI E COGNITIVI: SVILUPPI IN PSICOANALISI
Joseph Sandler considera l’affetto come una rappresentazione della pulsione (rappresentazione di Sé in relazione
all’altro) e distingue inconscio passato (desideri, impulsi ecc. formati nell’infanzia) da inconscio presente
(rappresentazioni legate alla realtà attuale).
Weiss e Sampson elaborano il concetto di credenze patogene che consistono nel generare sofferenza psichica in base a
un’aspettativa inconscia (Se… allora …), esse provengono da comunicazioni implicite con i genitori, l’inconscio è
definito come assetto cognitivo-emotivo-motivazionale che orienta l’individuo nel trovare persone capaci di aiutarlo a
disconfermare le proprie credenze patogene (piano inconscio): la terapia è dunque una serie di test che il paziente
sottopone al terapeuta per tentare di disconfermare le sue credenze patogene
3.4 PSICOANALISI DEL SÉ
La psicoanalisi del Sé è un modello misto che individua nel Sé un’identità in cui il personale è simmetrico
all’interpersonale
Kohut definisce il Sé come nucleo della personalità che ha bisogno di essere alimentato alla nascita attraverso un
sentimento di onnipotenza dall’oggetto-Sé genitoriale, gradualmente questo sentimento diventa più realistico
(narcisismo sano). I disturbi narcisistici deriverebbero da privazioni delle prime esperienze in cui il bambino non ha
ricevuto calore emotivo, per cui ha risolto la situazione ricorrendo a fantasie grandiose di Sé.
Stolorow e Atwood elaborano una prospettiva intersoggettiva in psicoanalisi distinguendo varie parti di un inconscio
fluido e legato al contesto relazionale:
inconscio preriflessivo -> legato alle interazioni tra bambino e genitore, principi organizzatori
inconscio dinamico -> legato ai conflitti emozionali pericolosi di esperienze espresse ma non convalidate
dall’ambiente e quindi rimosse
inconscio non convalidato -> legato alle esperienze che non hanno mai potuto esprimersi per colpa
dell’ambiente (non sono state rimosse)
Kernberg si occupa dei casi borderline caratterizzati da transfert caotico non interiorizzato correttamente causato da
stati dell’Io contraddittori, in particolare definisce i tre sistemi di interiorizzazione dell’esperienza in:
Introiezione -> compre pulsioni modulate dall’esperienza che comprendono immagini meno differenziate di Sé
e dell’altro
Identificazione -> valutazione del proprio ruolo nell’interazione
Identità dell’Io -> organizzazione delle introiezioni e identificazioni sotto la guida dell’Io
Kernberg considera l’Es proveniente dalle rimozioni, dopo la strutturazione dell’Io
Stern indaga come le prime esperienze costruiscono il senso di sé, lo sviluppo comprende quattro sensi del Sé:
1) senso di un Sé emergente (0-2 mesi) -> percezione amodale in cui si traduce uno stimolo sensoriale in un altro
2) senso di un Sé nucleare (2-6 mesi) -> eventi oggettivi e soggettivi che caratterizza