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2.INTELLIGENZA E PERSONALITA’ DUE COSTRUTTI SEPARATI?

Un aspetto che accomuna entrambi i costrutti è la difficoltà di darne definizioni univoche. Per quanto

riguarda l’intelligenza alcuni la rappresentano come un fattore unitario (Sperman), altri come una

costellazione di fattori (Thurstone). Alcuni sottolineano la struttura gerarchica dell’intelligenza, altri

hanno una idea globale di intelligenza. Nella tradizione cognitivista l’intelligenza è il risultato del

funzionamento di processi cognitivi di base che prevedono la prestazione dell’individuo nelle capacità

di ragionamento, di decisione, di comprensione. Come nel caso dell’intelligenza, anche nelle teorie della

personalità è stata rivolta l’attenzione al ruolo della cognizione per comprendere il comportamento. Un

esempio classico è la teoria di Cattell che prende in considerazione, nella definizione di individualità, sia

spetti cognitivi che non cognitivi. Cattel e Horn propongono una teoria gerarchica dell’intelligenza in

cui due componenti occupano un ruolo centrale:

L’intelligenza fluida che è la capacità di ragionamento, di astrarre, formare concetti e percepire

in situazioni non familiari. Questa intelligenza non deriva da conoscenze precedenti

all’individuo ma da una situazione culture-free in cui non c’è influenza del contesto sociale in

cui il soggetto è nato e cresciuto ma solo del suo effettivo funzionamento cognitivo. Un esempio

di strumento per valutare l’intelligenza fluida sono le Matrici di Raven che prevedono la

presentazione di figure a cui deve essere aggiunta la parte mancante che le completa

correttamente. Un’altra prova potrebbe essere il Cattel Culture Fair Test in cui viene chiesto di

percepire rapporti tra forme e figure.

L’intelligenza cristallizzata fa riferimento a informazioni acquisite per arrivare alla soluzione

di un determinato compito. Questi compiti hanno un substrato culturale. Un esempio di

strumento è la prova di vocabolario delle batterie Wechsler in cui al soggetto viene chiesto di

definire una parola o un suo sinonimo. 24

Legate a queste due componenti, Cattell individua altre abilità cognitive e non cognitive che definiscono

lo sviluppo dell’intelligenza. L’aspetto centrale di tutto ciò è che aspetti di personalità influenzano il

funzionamento intellettivo e quest’ultimo influenza i tratti di personalità. Per esempio l’intelligenza

cristallizzata è legata ad alcuni aspetti del sé, del grado di indipendenza e di integrazione della propria

personalità.

Altri psicologi della personalità, come Eysenck, pur individuando una scarsa associazione tra i due

costrutti, hanno messo in evidenza che profili differenti di personalità incidono sullo svolgimento del

compito. Per esempio gli introversi tendono a impiegare più tempo nel compito rispetto agli estroversi.

Un altro esempio è dato dal ruolo dell’ansia: in situazioni di forte stress, individui con alti livelli di ansia

ottengono risultati scadenti in prove di intelligenza.

3. PROBLEMI METODOLOGICI NELLO STUDIO DELLA RELAZIONE TRA

PERSONALITA’ E INTELLIGENZA

Alcuni fattori hanno influito sulla scarsa tendenza a studiare la relazione tra intelligenza e personalità,

come le differenze metodologiche. Infatti gli strumenti per misurare intelligenza e personalità variano

per tipi di prestazione richiesta al partecipante e per procedura con cui vengono raccolte le informazioni.

Tipi di prestazione: Per quanto riguarda l’intelligenza, la tradizione che ha influenzato la

costruzione di test è quella degli studi di Binet e Simon il cui obiettivo era quello di prevedere il

successo accademico degli studenti francesi. La loro valutazione si basava su prove che

valutavano le prestazioni in compiti specifici, come ripetere numeri o parole memorizzate.

L’insieme di prove risolte con successo misurava l’età mentale che veniva confrontata con l’età

cronologica restituendo un profilo di normalità, ritardo o precocità. Questa procedura enfatizza

la prestazione massima da raggiungere per poi confrontarla con quella raggiunta da bambini

della stessa età cronologica. Nel caso della personalità invece la metodologia più frequente è

quella in cui il soggetto deve riportare il suo modo tipico di comportarsi in situazioni proposte

dal ricercatore. In questo caso l’obiettivo è avere una misura tipica e non massima del

funzionamento del soggetto. Una possibilità per superare questo limite può essere proporre

prove di intelligenza che indicano l’impegno tipico del soggetto o prove di personalità sul

comportamento in situazioni estreme. In questo caso, Ackerman ha proposto il concetto di

Typical Intellectual Engagement (TIE) che, richiamando la metodologia propria dei questionari

di personalità, sottolinea la valutazione dell’impegno (tipico) nello svolgimento di compiti

cognitivi. Alcuni studi hanno messo in evidenza come questa misura sia predittore di misure di

massima prestazione di intelligenza.

Tipi di prove utilizzate per misurare i costrutti: nel caso dell’intelligenza vengono usate misure

obiettive, per esempio ricordare nomi o risolvere problemi. Nella personalità si misurano le

autovalutazioni sul modo di comportarsi tipico in alcune situazioni. Questo aumenta i rischi di

falsare le risposte, conformarsi alle richieste sociali, compiacere agli altri.

In conclusione la scarsa associazione tra misure intellettive e personali è dovuta alla complessità dei

costrutti e alle differenze metodologiche. Un altro aspetto importante è che molti degli studi utilizzano

disegni correlazionali in cui si valuta la semplice associazione delle misure. Questa metodologia fa

trascurare la riflessione sul modello teorico sottostante alle misure adottate (es. uso dell’MMPI che non

poggia su nessun modello teorico), con la raccomandazione di preferire un approccio di tipo

sperimentale. 25

4. CI SONO DELLE DIMENSIONI DI PERSONALITA’ PARTICOLARMENTE LEGATE

ALL’INTELLIGENZA?

All’interno dell’approccio dei tratti, vari studi hanno cercato di analizzare come alcuni tratti possono

contribuire alla comprensione delle differenze individuali nell’intelligenza. Ciò è avvenuto in una

metanalisi del 1997 di Ackerman et al. In relazione ai 5 fattori di personalità del modello di McCrae:

L’apertura mentale rappresenta il fattore con la correlazione più stabile con l’intelligenza, alti

punteggi di apertura mentale corrispondono a buone prestazioni cognitive. Tuttavia mentre la

relazione con l’intelligenza fluida è praticamente nulla, risulta moderata quella con misure di

intelligenza cristallizzata in quanto aumenta l’interesse verso la conoscenza.

è correlata positivamente in alcuni studi, negativamente in altri. Per esempio

L’estroversione

Robinson ha evidenziato che estroversi e introversi hanno profili differenti nei subtest della

WAIS ma punteggi totali simili. In particolare gli estroversi hanno punteggi più alti nelle prove

di prestazione, gli introversi nelle prove verbali. Gli estroversi hanno un vantaggio nei test a

tempo, gli introversi hanno punteggi peggiori in prove a tempo. Per comprendere tali risultati

contrastanti, Wolf e Ackerman hanno aggiornato la metanalisi puntando l’attenzione sulla

relazione intelligenza-estroversione. I risultati hanno mostrato la presenza di 3 variabili

moderatrici dei vari punteggi: la data di pubblicazione, il tipo di strumento di misura utilizzato e

l’età dei partecipanti. Per quanto riguarda l’anno di pubblicazione, gli articoli più recenti

l’associazione estroversione-intelligenza risulta più debole. Nel caso del tipo di strumento

utilizzato, la correlazione è positiva quando gli strumenti risalgono a teorie degli anni ’60-’80,

rispetto a quelle più recenti. In relazione all’età emerge una correlazione positiva in soggetti tra

10 e 13 anni, una correlazione negativa tra 15 e 19 anni.

Il nevroticismo è correlato negativamente all’intelligenza. Individui con alti livelli di

nevroticismo ottengono punteggi più bassi di intelligenza, in relazione soprattutto all’ansia che

influisce non tanto sull’intelligenza generale ma sulla prestazione.

La coscienziosita è correlata negativamente alle conoscenze, al livello scolastico e alle

competenze matematiche.

Il fattore per il quale non è mai stata evidenziata un’associazione è con l’intelligenza è

l’amabilità.

Nell’analisi dei risultato alcuni dati fanno emergere un concetto tipico della teoria dei tratti: la

motivazione. Infatti la relazione tra apertura mentale e intelligenza cristallizzata indica che individui

curiosi e guidati da motivazione intrinseca raggiungono livelli di prestazione più alti. La motivazione, le

convinzioni, le attribuzioni quindi potrebbero essere cruciali per spiegare lo sviluppo dell’intelligenza.

A questo proposito, Furnham ha introdotto il concetto di stima del proprio livello intellettivo (self-

estimated intelligence). Ai partecipanti veniva chiesto di indicare in una curva gaussiana in che punto si

collocherebbero per il loro livello di intelligenza: questa misura indica le convinzioni che il soggetto ha

delle sue potenzialità cognitive. In questo caso alti livelli di nevroticismo sono associati a basse stime di

intelligenza. L’estroversione e l’apertura mentale sono associate positivamente alla stima di intelligenza.

Infine alti punteggi di amabilità sono associati a bassi punteggi di stima. In conclusione quindi è

possibile affermare che secondo questa teoria, la personalità predice la stima della propria intelligenza

che a sua volta predice il livello psicometrico di intelligenza.

5. IL RUOLO DELLE CONVINZIONI E DELLA MOTIVAZIONE 26

Anche secondo l’approccio sociocognitivo, il rapporto tra personalità e intelligenza è spiegato in base a

processi motivazionali/affettivi che influenzano la prestazione e viceversa. A tal proposito, Cornoldi

elabora un modello secondo cui lo sviluppo dell’intelligenza sarebbe determinato dall’interazione di 4

componenti: controllo della memoria di lavoro, fattori emotivo-metacognitivi, fattori motivazionali e

culturali e l’esperienza. Questo modello prevede l’inclusione anche di fattori non cognitivi perché in

questo caso si ritiene che l’intelligenza si sviluppa nel contesto di vita quotidiana.

1. La prima componente, controllo della memoria di lavoro, fa riferimento ad un processo,

fondamentale per individuare differenze individuali in compiti cognitivi complessi, attivato dalla

memoria di lavoro che è un sistema a capacità limitata che consente di

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
50 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher roxx86 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della personalità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Sinatra Maria.