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MONDO SPIEGAZIONE
MONDO ANIMALE
UMANO DELL'UMANO
Attraverso
Ciò che viene fatto non è altro che identificare nell'animale il male (simbolo della scimmia cattiva)
così che l'animale selvatico appare, agli occhi dell'umano, come ciò che l'umano non è ma potrebbe
diventare se la sua vita non fosse regolamentata da norme e leggi. Cosa distingue allora l'uomo
dall'animale, o meglio, cosa ha distinto l'uomo evoluto dai suoi antenati scimmieschi?
Sicuramente l'uso degli utensili, più specificatamente l'uso delle armi è stata una distinzione di
grande rilevanza, ma non si può escludere che ve ne siano altre come l'aggregarsi in comunità ad
esempio.
Zamperini definisce profeti di sventura tutti quegli studiosi che sostengono una visione tragica del
futuro in riferimento alla sovrapopolazione. Tali studiosi infatti sostengono che visto l'aumento
demografico del pianeta, e vista la reazione dei topi in gabbia in situazioni simili, probabilmente si
potrebbe scatenare un'aggressività devastante. Gli studi che sono stati svolti e che “mostrano
empiricamente” questa teoria non coinvolgono umani ma topolini. I topi quando si trovano in
gabbie sovraffollate iniziano a mostrare comportamenti aggressivi verso i loro simili. Ma gli uomini
spesso si trovano in situazioni di stress e “sovraffollamento” basti pensare ai treni, ai bus o a quei
paesi che vivono costantemente tali situazioni (Cina, Giappone, India per dirne alcuni). Quando ci
troviamo sul bus ed è stracolmo di gente tendiamo a rispettare quello che viene definito patto di
mutua indifferenza per cui tendo ad ignorare gli altri come gli altri tendono ad ignorare me, senza
alcun spargimento di sangue.
La tesi dei profeti di sventura si basa sul concetto di istinto della territorialità. Infatti i topolini
manifestano comportamenti aggressivi quando la loro territorialità sembra essere in pericolo.
Quindi tali situazioni fanno scattare l'allarme all'istinto per cui è necessario difendere il proprio
territorio. In questo caso è necessario ed opportuno soffermarsi sul concetto di istinto alla
territorialità. Per poterlo are però dobbiamo prima capire cosa sia un istinto. Tale parola spesso
viene usata senza darne una definizione, o meglio dando per scontata la definizione. In questo caso
verrà intesa con la definizione dell'etologia classica data da Tinbergen per cui:
“ E’ un meccanismo nervoso sensibile a determinati impulsi preparatori, scatenanti e orientanti, di
origine interna come pure esterna, e che risponde a tali impulsi con movimenti coordinati che
contribuiscono alla conservazione dell’individuo e della specie.”
Come già argomentato prima ciò non accade nell'uomo. Quando la territorialità viene invasa
intervengono tutta una serie di fattori prima ancora che “scatti” la reazione istintuale. Per cui non si
tratta di un “meccanismo nervoso sensibile” e per questo possiamo affermare che non si tratti di un
istinto. Inoltre il concetto di territoriaità (proprietà) è un prodotto culturale, figlio del capitalismo e
sembra che non abbia niente a che vedere con la naturalità dell'individuo.
Anche la bioarcheologia sembra difendere la tesi per cui l'uomo è un animale aggressivo. Ciò che
fa la bioarcheologia è studiare i segni ritrovati sui resti umani emersi dalle ricerche antropologiche.
Ma il problema è proprio qui. Il segno ha un proprio significato e ciò a cui può accedere la
bioarcheologia è solamente il segno e mai il significato. Per intenderci: il ritrovamento di un cranio
mostra chiaramente un segno. Si registra la presenza di un foro all'altezza della tempia e si suppone
che sia la causa della morte e che dipenda dalla punta di una lancia. Il segno è che sia un foro, il
significato non è accessibile. Tralasciando il fatto che la bioarcheologia non dispone ancora di
strumenti adatti a individuare con esattezza le fonte dei segni e supponendo che quel foro sia
davvero causato da una lancia ci si può chiedere “chi ha ucciso quell'uomo?” “Perché?” “era
parte di un rito?” “è stato un incidente di caccia?”
È chiaro che non sia possibile rispondere a tali domande e quindi non è possibile conoscere il
significato. Da ciò ne deriva che la bioarcheologia potrà forse darci altri tipi di contributi ma non
spiegazioni riguardo la presunta natura aggressiva dell'uomo primitivo.
Zamperini inoltre sostiene che la visione che abbiamo dell'uomo primitivo non sia propriamente
corretta. Nell'immaginario comune, l'uomo preistorico era un cacciatore mentre la donna preistorica
si occupava del raccoglimento di cibo e della cura dei bambini.
Ma è realmente così? Sembrerebbe che i cambiamenti climatici che ci sono stati abbiano portato
l'uomo a cambiare le sue abitudini più volte e che la caccia dei grossi animali sia una conseguenza
della carenza di risorse vegetali.
→ MEAD
L'aggressività è stata studiata in varie discipline, prendiamo in considerazione ora l'etologia e nello
specifico il modello psicoidraulico di Konrad Lorenz. Possiamo concepire ogni energia istintuale
come una massa d'acqua. L'energia quindi si accumula in un “serbatoio” con un foro d'uscita
regolato da una valvola. Questa valvola può essere aperta o dalla pressione dell'energia stessa
(quindi quando si è accumulata eccessivamente) o da un fattore esterno ambientale. Per Lorenz
dunque l'aggressività è un'energia istintiva endogena che si accumula nel tempo e deve essere
scaricata. Quando l'energia si accumula comporta una sorta di “pressione” nel serbatorio per cui la
“valvola” verrà aperta da eventi via via (che l'energia si accumula) sempre più deboli fino ad
arrivare, come accennato prima, al caso in cui l'evento esterno può anche risultare assente.
Ci si potrebbe chiedere come mai tale modello non sia dimostrabile empiricamente, Zamperini
espone alcune tesi
1 Se concepiamo l'istinto secondo la sua definizione etologica ci aspettiamo comportamenti
specifici e stereotipati in risposta agli stimoli. Ma ciò non avviene perché i comportamenti
mostrati appaiono come molto variabili.
2 La probabilità che un comportamento si verifichi dovrebbe aumentare con il tempo trascorso
dalla sua ultima esecuzione, ciò non appare vero nel riscontro empirico.
3 Ogni comportamento dovrebbe esaurirsi dopo la sua esecuzione (a causa della necessità che
l'energia si accumuli). Ciò non appare vero ad esempio nel comportamento sessuale. Una volta
esaurito il comportamento se al topo di laboratorio si presentava una nuova femmina riattuava il
comportamento sessuale.
4 Secondo questo modello il feedback non dovrebbe avere rilevanza, nella pratica empirica invece
questo sembra molto importante per “riaggiustare” i comportamenti e “migliorarli”.
Dal modello di Lorenz sembra necessario trovare alcune attività attraverso cui “sfogare” l'energia in
eccesso. I mancati riscontri a livello empirico fanno però sorgere dei dubbi circa la validità della
teoria.
Oltre al concetto di “istinto”, all'interno del testo viene indagato un altro termine che spesso viene
utilizzato nella spiegazione o indagine circa l'aggressività, la pulsione.
Freud utilizza il termine pulsione per definire un qualcosa che va a confine tra biologico e psichico.
Viene inteso con questo termine l'origine della tensione di qualsiasi attività umana (passiva o attiva,
consapevole o inconsapevole). Anche in questo caso abbiamo una sorta di modello psicoidraulico
per cui la pulsione viene concepita come un'energia che “spinge” che porta a “tendere a” e una volta
scaricata vi è un riequilibrio come se si trattasse di omeostasi. Nella concezione dell'uomo di Freud
la vita è una battaglia. Le istanze psichiche infatti (io, es e super-io) confliggono tra loro e con
l'ambiente. Lo stesso schema viene proposto anche per la civiltà per cui la folla scatenata (es) cerca
di emergere e si trova a lottare con l'io (istituzioni), il tutto viene regolamentato dalle norme, leggi e
regole sociali (super-io). Il concetto di pulsione di Freud ha una caratteristica importante: non ha
mai fine. Infatti le pulsioni non vengono mai soddisfatte completamente e permane un residuo
originario. Tra i meccanismi di difesa delineati da Freud vi è anche la sublimazione per cui il
soggetto si adatta alla situazione. La sublimazione, l'adattamento, comportano sempre una perdita
una rinuncia di qualcosa. In questo caso una rinuncia all'accesso ai propri “istinti” più reconditi, una
regolamentazione degli stessi. Altro tema centrale nella concezione dell'uomo di Freud è la tirannia
del tempo. In particolare il passato viene visto come una dimensione temporale che tenta di
dominare il presente, non è più solamente il luogo delle fondamenta per la costruzione della persona
ma un'entità a cui rendere conto. Il tema della ricapitolazione proposto da Zamperini riprende l'idea
di Freud di prendere in esame lo sviluppo della mente umana come “compendio” per comprendere
lo sviluppo dell'uomo. Quindi si parla di una filogenesi a partire dall'ontogenesi. Gli antenati
primitivi sono concepiti come selvaggi, è forse opportuno ricordare che l'epoca di Freud è l'epoca
del colonialismo per cui la visione che si ha dell'estraneo è quella di un selvaggio rispetto ai canoni
occidentali o statunitensi. Così i selvaggi sono l'esempio dei nostri antenati primitivi a cui si
attribuiscono caratteristiche aggressive e violente. Bambini e nevrotici (adulti fissati allo stadio del
bambino / primitivo) raccontano di questa filogenesi. Il bambino di Freud infatti non è più il
bambino angelico come lo si era sempre visto. È un bambino impulsivo, dominato da pulsioni
sessuali (non nel senso dell'istinto sessuale ovviamente ma in una concezione della sessualità e
sensualità diversa da quella dell'uso comune) e di morte (sbarazzarsi del genitore dello stesso sesso
per possedere quello dell'altro sesso → complesso di Edipo). I bambini hanno istinti aggressivi ed
egoistici.
Ma come accedere a questo mondo primitivo che è insito in noi? Secondo Freud lo si può fare
attraverso il sogno che parla di istinti, o meglio, pulsioni a noi nascoste. L'inconscio ha una logica
ed un linguaggio tutto suo è il lavoro dello psicoterapeuta non per niente viene paragonato a quello
di un arch