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I COLORI NEL QUADRO (Pag.174)
inconsapevolmente impiega il colore nel tentativo di creare l’equilibrio del quadro e per
Spesso il pittore
dare evidenza ad una certa parte della scena o per creare profondità, ecc.
In questa intenzione giocano un ruolo importante vari effetti di contrasto, realizzati contrapponendo colori
diversi:
per tinta,
per saturazione,
per estensione spaziale
per tonalità fredde o calde.
Il contrasto viene realizzato tra colori complementari mentre il contrasto simultaneo viene rafforzato
dall’accostamento di colori complementari: coppia arancione\blu-verde rappresenta il punto estremo della
polarità caldo-freddo. Es: la Madonna dei Monterchi di Piero della Francesca: i colori delle tuniche e dei
calzari degli angeli nonché delle loro ali sono complementari, il rosso porpora e il verde. I colori a chiasmo
degli angeli creano un contrasto forte con l’abito della Vergine che accosta giallo e blu al centro.
In alcuni casi al contrasto cromatico si aggiunge anche un contrasto di luminosità e siccome i colori
uno alle tinte calde e l’altro alle tinte fredde, il contrasto tra colori
complementari appartengono
complementari può caricarsi anche di quello caldo-freddo. Nelle vetrate gotiche i contrasti freddi-caldi
possono alludere alla materialità e alla divinità delle figure.
Il contrasto per quantità si verifica quando su aree estese di colore relativamente uniforme è presente una
piccola area di colore diverso. Un esempio è dato dalla Fig. 7.11 (Paesaggio con la Caduta di Icaro di Pieter
Bruegel il Vecchio) in cui la camicia rossa del contadino viene evidenziata per contrasto. La capacità di
distinguere i dettagli è scarsa: per la luminosità e anche dal fatto che la nitidezza dei contorni è ridotta ai
bordi cromatici.
GLI EFFETTI DI PROFONDITÀ CREATI DAI COLORI (pag. 182)
È facilmente riscontrabile visivamente come i colori caldi su uno sfondo di colori freddi tendono ad
avanzare verso l’osservatore, mentre i colori freddi retrocedono.
Su sfondo nero il giallo, il rosso e il blu, in ordine di citazione, sembrano e-mergere, mentre su sfondo
bianco l’impressione dei tre colori si inverte.
Nella prima fattispecie (sfondo nero) era il giallo ad emergere di più, mentre nella seconda ipotesi (sfondo
bianco) ad emergere visivamente di più è il blu.
Tale fenomeno è dovuto a proprietà fisiche degli occhi perché le radiazioni di lunghezza lunga (rosso)
vengono rifratte meno delle radiazioni di lunghezza d’onda corta) il bu.
LE OMBRE COLORATE (pag. 184)
Questo fenomeno è ben noto ai pittori i quali ben sanno che il colore dell’ombra risulta da un effetto di
contrasto: le parti in luce spingono le parti in ombra verso il colore complementare. Vedi Fig. 7.14 in cui
l’ombra del covone è stata dipinta col colore complementare (blu).
All’aperto, in giornata solare, le ombre possono apparire leggermente azzurrine, ma al tramonto il rosso del
sole può far apparire verdi le ombre.
POINTILLISME E DIVISIONISMO (pag. 185)
Nella seconda metà dell’Ottocento si svilupparono scuole pittoriche influenzate dalle conoscenze
scientifiche sulla visione dei colori.
Il postimpressionismo (o neoimpressionismo) fu caratterizzato inizialmente dalla tecnica del pointillisme
che frammenta la rappresentazione pittorica in piccolissime macchie vicinissime di colori puri, tali da essere
fuse nell’occhio; oc-correva però osservare il quadro da una distanza sufficientemente grande da consentire
la fusione delle macchioline.
Questo procedimento era già stato sviluppato dai mosaicisti che usavano proporzionare la grandezza delle
tessere alla distanza da cui il mosaico doveva essere osservato.
Tale metodo pittorico, il cui maggiore fautore fu George Seurat, fu peraltro criticato aspramente da Paul
Signac secondo il quale il pointillisme rendeva sgradevoli le piccolissime pennellate e ne smorzava le tinte.
La tendenza sfociò quindi nel divisionismo che prediligeva macchie di colore più grandi in modo da non
essere fuse nell’occhio (vedi Fig. 7.16).
In sintesi il pointillisme, causa una perdita di vivacità dei colori, mentre il divisionismo si propone di
esaltare le tinte. Inoltre l’immagine creata dalla nuova tecnica produce un effetto di sfarfallio che introduce
un aspetto inedito.
Il Italia il divisionismo ebbe illustri rappresentanti come Segantini, Previati e Pellizza da Volpedo e
costituì la prima fase del futurismo.
IL NOME DEI COLORI (pag. 188)
Risulta ampiamente riscontrato che al notevole numero di sensazioni di colore non corrispondono altrettanti
nomi.
In sintesi si può dire che nelle varie culture predominano i termini che riguardano le sette regioni in cui
Newton suddivise lo spettro con l’aggiunta del settimo colore, l’indaco, più per raggiungere un numero
simbolico che per il fatto che tale colore corrispondesse ad una vera regione ben definita di colore.
L’attribuzione dei nomi può però dipendere anche dalle culture e da particolari ambienti geografici. Gli
eschimesi, per es., hanno molti nomi per diverse gradazioni del bianco.
UN PO’ DI STORIA DEL COLORE IN CHIAROSCURO (pag.190)
il segno e la forma ed altre epoche in cui l’interesse si sposta
Vi sono epoche in cui nei dipinti predominano
maggiormente sul colore. Si sono anche verificati casi in cui, pur nella stessa epoca, alcuni artisti hanno
rappresentato meglio la forma ed altri che hanno affidato i propri messaggi al colore.
I pittori prerinascimentali come Duccio, i Lorenzetti ed anche Giotto, hanno rap-
presentato forme semplici alle quali hanno aggiunto il colore quasi come un elemento decorativo. In
questo caso l’oro e l’azzurro acquistavano un messaggio religioso.
Nel Rinascimento l’interesse si spostò sul disegno e la prospettiva catturò l’interesse degli artisti. I
colori furono usati per aggiungere grazia e profondità e spesso
il messaggio fu affidato al gioco del chiaro-oscuro (vedi Figg. 7.17 e 7.18) per la
raffinatezza del disegno e il sapiente uso dei colori.
Nei secoli successivi forma e colore acquistarono un peso rilevante. Le figure di-
ventarono meno statiche e le forme si armonizzarono con i giochi di luce e di colore. Rinomati
rappresentanti furono Caravaggio e Rembrandt.
In epoca recente il colore diventa protagonista. Van Gogh. Per es., diceva che il
colore parla da solo E Cezanne e Matisse creavano volumi già solo col colore. Non tutti, però, furono
“coloristi”. Picasso, per es., pur contemporaneo di “periodo blu”,
Matisse, rimase legato alla struttura della materia. Nel suo periodo iniziale, il cosiddetto
anche se il colore aggiunge malinconia, le figure, pur private del colore non perdono la loro bellezza.
con l’avvento della pittura astratta l’oggetto può sparire completamente dal quadro
ed il colore assume un significato essenziale. (vedi Fig. 7.19).
con gli espressionisti tedeschi il colore assume addirittura un valore emozionale
oltre che simbolico.
Concludiamo questo capitolo menzionando una rara patologia della corteccia cerebrale detta
<<acromatopsia>> a causa della quale il paziente perde la visione del colore ma mantiene intatta la visione
della forma. Pertanto, non è sorprendente constatare che in alcune epoche e in alcuni pittori il colore abbia
giocato un ruolo essenziale, mentre in altri tale ruolo è stato assunto dalla forma. E’ forse accaduto che in
alcuni artisti abbia dominato la parte della corteccia cerebrale delegata al colore e in altri quella delegata alla
forma? DELL’UOMO
CAPITOLO VIII- IL CERVELLO DEL BAMBINO SVILUPPO DEL CERVELLO (pag.
197)
Gran parte dello sviluppo del cervello dell’uomo avviene nel grembo della madre fino al termine della
gestazione. L’enorme aumento delle dimensioni del cervello è dovuto all’aumento dei neuroni, delle loro
connessioni e delle strutture di sostegno. (vedi Fig. 8.1)
Se consideriamo che al termine del suo sviluppo un cervello contiene circa 100 miliardi di neuroni, si può
calcolare che durante lo sviluppo vengano prodotti circa 250.000 neuroni per minuto.
Questo è però un calcolo approssimato per difetto poiché è stato accertato che durante la vita embrionale vi è
una larga sovrapproduzione di neuroni che poi si perdono. Per es. le cellule gangliari della retina
raggiungono un numero di 4 milioni e mezzo, ma di queste sopravvive solo un 30%.
I fattori che regolano questo processo di morte cellulare sono di tipo competitivo: i neuroni che si assicurano
sostanze nutritive sopravvivono, gli altri muoiono.
del cervello non termina alla nascita ma prosegue per un tempo appezzabile nell’ordine di anni,
Lo sviluppo
diverso però per le diverse strutture. Il numero delle connessioni della corteccia cerebrale aumenta nei primi
due anni, poi diminuisce e si standardizza verso i 10-11 anni. La loro diminuzione si verificherà poi con
l’età. È stupefacente che l’attività nervosa sia matura già nel 1° mese di vita; l’attività delle aree visive inizia
invece più tardi e lo sviluppo delle aree frontali ad-dirittura molto dopo.
L’aumento dell’attività corticale corrisponde all’età in cui i movimenti degli arti diventano più coordinati.
Analogamente vi è corrispondenza tra aumento delle attività corticali e sviluppo delle funzioni cognitive.
nell’uomo e poco meno nella donna.
Il peso del cervello è di 1Kg. e mezzo
Sviluppo della visione
La visione nei neonati non è ancora sviluppata e può richieder diversi anni affinché raggiunga la
maturazione. A questo sviluppo contribuiscono vari fattori. Anche se l'occhio di un neonato è più piccolo di
quello di un adulto, è già adeguato a formare delle immagini sulla retina.
L'occhio cresce in maniera minore rispetto a tutto il resto del corpo (aumenta in volume solo due o tre volte,
mentre il corpo venti volte), la maggior parte dello sviluppo avviene nei primi due anni di vita. A mutare di
più dopo la nascita è la componente nervosa del sistema visivo, a partire dalla retina. Nella retina del
neonato non è presente la fovea; i coni della zona centrale della retina sono più tozzi e più radi che
nell'adulto.
Il numero di contatti sinaptici tra i neuroni della corteccia visiva primaria aumenta in maniera esplosiva nel
primo anno di vita, per poi raggiungere un valore costante verso gli unici anni. Naturalmente, questo
sviluppo anatomico del sistema visivo ha dei risvolti sullo sviluppo della visione.
La acuità visiva di un neonato è oltre dieci volte inferiore a quella di un adulto, questa