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IL RISVEGLIO DELLA COSCIENZA

“Il figlio del re aveva perso la ragione, credeva di essere un tacchino. Così iniziava a

stare sotto il tavolo a mangiare le briciole, senza alcun vestito e assumendo gli

atteggiamenti di un vero e proprio tacchino. Tutti i medici si recarono a corte senza

però trovare alcuna soluzione. Un giorno arrivò un saggio che si dichiarò in grado di

curare il giovane. Così anche lui si mise sotto il tavolo senza vestiti e iniziò a mangiare

le briciole. Una volta che si guadagnò la fiducia del principe, il Saggio si fece passare

dei vestiti e disse “che cosa ti fa pensare che un tacchino non possa indossare dei

vestiti? Si possono indossare e restare sempre dei tacchini”. Così indossarono dei

vestiti, e con questa tecnica lo aiutò a mangiare seduto a tavola, fino ad arrivare alla

completa guarigione. La guarigione avviene per contaminazione, ovvero si cambia

insieme. Infatti questo racconto sta ad indicare che la trasformazione del Principe

tacchino avviene in corrispondenza della trasformazione del saggio. Non si tratta di

fare diagnosi, cartelle cliniche o progetti di cura, ma bisogna attuare una vera

comprensione dell'altro. Un paziente che sta soffrendo ha bisogno di essere compreso,

non di essere giudicato e tanto meno curato, e ogni sintomo sopraggiunge per

segnalarci qualcosa che va ascoltato. Le varie tecniche che sono utilizzate per la

cancellazione di un sintomo, possono rappresentare una forma di violenza che

impedisce alla coscienza del soggetto di individuare le ragioni profonde del suo

malessere, affinché sia nelle condizioni di capire e scegliere.

L'aiuto va chiesto e offerto con moderazione. Non bisogna cambiare l'altro o

sostituirsi a lui poiché questo può solo danneggiare la persona. Aiutare significa

aiutarsi, deve essere un'azione reciproca. Nell'aiuto comunque vi è sempre un

momento in cui occorre ritirarsi affinché l'altro trovi spazio per cercarsi, affermarsi e

crearsi una nuova vita (silenzio attivo del counselor) ( il silenzio ci consente di scoprire

parole inutili e di dare spessore ad altre parole che ci permettono di entrare nella

profondità del nostro essere).

L'inizio di un percorso di cambiamento presuppone il riconoscimento di un

turbamento. Spesso ciò che crea disagio non è evidente. A volte è necessario il dolore

o la sofferenza per sentire dentro di noi l'inizio di un cambiamento. Ignorare ciò che

abbiamo dentro, non si consente né di aiutare né di chiedere aiuto. Bisogna

immaginare la nostra vita come un'opera d'arte che, affinché si compia, necessita di

molto tempo, impegno e amore.

Ogni azione e reazione emotiva inappropriata o anche un comportamento negativo,

almeno per la persona che la compie, ha un'intenzione positiva, e questo vuol dire che

sia un'intenzione conscia che inconscia hanno un determinato obiettivo, il cui

raggiungimento può portare a risultati, a volte anche non eticamente accettabili. Ciò

non vuol dire giustificare comportamenti sbagliati, ma bisogna essere sempre

responsabili nel cogliere ciò che determina l'insorgenza di un comportamento

inaccettabile. Avere un atteggiamento di responsabilità significa avere la capacità

di farsi carico di ciò che ci compete e lasciare agli altri quello che invece non ci

nevrotici narcisisti,

compete. Ciò può portare a una differenza tra i e i dove i primi

tendono ad assumersi la responsabilità dei propri ed altrui problemi, a volte

gravandosi anche di sensi di colpa, mentre i secondi non si considerano la fonte dei

propri problemi e accusano il mondo e gli altri.

Il più grande peccato che l'uomo può compiere é tradire se stesso, diventare ciò che

non ci corrisponde. Tutti noi siamo condannati ad indossare una maschera, ad avere

una zona d'ombra che ci condiziona, ma ognuno di noi ha la possibilità di uscire da

questo stato per chiedersi come orientare consapevolmente la propria vita. Se non

contattiamo l'ombra, ovvero i sentimenti indesiderati, diventiamo magneti di persone

sbagliate. Dal momento che l'esterno rispecchia semplicemente quella a cui diamo

forza dentro di noi, l'unica via per cambiare il mondo è cambiare noi stessi a partire da

ciò che neghiamo. Il segreto della guarigione non sta nell'opposizione alla propria

maschera, ma nel non farsi intrappolare da essa ed usarla consapevolmente secondo

gli scopi che si vogliono raggiungere.

Ogni percorso di risveglio interiore comporta il realizzare la divinità che ci abita, in

altre parole essere chiamati alla divinità interiore significa realizzarsi nella pienezza

del nostro esserci. La sofferenza ha sempre a che fare con un accontentarsi di poco,

rinunciando all'idea di poter seguire la propria vocazione esistenziale. La persona

sofferente rimane informe facendo dominare la noia, e non diventerà mai speciale

realizzando i propri obiettivi.

Il vero grande male è l'indifferenza che a volte si trasforma in violenza, stanchezza o

noia. È un qualcosa che uccide la vita, che ti allontana da qualsiasi tipo di

responsabilità e slancio di amore.

La normopatia è un segno della perdita del proprio centro, una forma latente di follia.

La persona troppo normale tende ad adattarsi ad ogni richiesta del mondo sociale

negando i propri autentici bisogni e desideri. Spesso si prendono ruoli e posizioni

stabili e ben definiti pur di non mettersi in rischio, e pur di evitare l'angoscia si

stabiliscono relazioni di potere sottomettendosi. Capita che molte persone troppo

normali diventano psicologi o psicoterapeuti illudendosi di guarire nascondendosi

dietro la guarigione degli altri. Freud affermava che la psicoanalisi è amore per la

verità che rigetta ogni tipo di finzione ed inganno. E curare con le tecniche non è

cercare la verità, ma rappresenta la cecità della conoscenza.

L'anima che non ha uno scopo ben fisso si perde (Montaigne), dove non c'è un fine, il

futuro appare come una minaccia, un luogo di rassegnazione. Quindi è importante

avere un obiettivo del cuore, altrimenti si rischia semplicemente di sopravvivere al

posto di vivere. Quando tutto è immobile e scontato si cade in una condizione

perdita

depressiva. Quest'ultima rappresenta la perdita che si divide in due tipi: la

dell'oggetto collegata a un evento determinante come la fine di una relazione o il

perdita del

fallimento in un determinato ambito (depressione reattiva); oppure si ha la

proprio Sé autentico, dove si cerca un'immagine di se stessa che la renda importante

agli occhi degli altri (Falso sé)(depressione noogena). Da qui segni di stanchezza

cronica alternata da accentuata iperattività, oppure forme di dolore diffuse o

localizzate. Le persone che non si rendono conto di tale situazione, seguono varie cure

che spesso non danno risultati positivi perché l'unica soluzione è entrare in contatto

con il proprio Vero sé. Di fronte alla

perdita, il soggetto depresso reagisce in diversi modi:

- Attraverso la rassegnazione, dove il futuro viene svuotato di speranza e il soggetto

non si percepisce più capace di cambiare il corso degli eventi

- Attraverso un atteggiamento d’iperattività, dove si tende a negare la perdita e si

maschera la depressione - Attraverso un atteggiamento di manipolazione o

colpevolizzazione dell'altro, dove anziché accusarsi, il soggetto assume la maschera

della vittima

Utile può essere la pratica del counseling che riguarda sia la depressione reattiva

sia la depressione noogena. Con questa pratica il depresso è costretto a ritornare con i

piedi per terra, a rinunciare alla perfezione e a lasciarsi stupire dalla vita senza dover

essere chissà chi o fare chissà che cosa. Questa strategia comprende varie tappe:

1) Smascherare la maschera depressiva

2) Accogliere e piangere la perdita senza cadere nel vittimismo

3) Esprimere e condividere le emozioni che mascherano la paura e la vergogna

4) Evidenziare l'illusorietà della sicurezza promuovendo l'autonomia

5) Passare dalla dipendenza assoluta da una persona o un oggetto o una situazione ad

una forma di dipendenza distribuita dove si rinuncia a un bisogno assoluto

6) Promuovere l'assertività, cioè imparare a dire di no quando è necessario

7) Rivitalizzare la passione

8) Promuovere la responsabilità consapevole della propria vita

Ognuno ha un proprio destino, una propria anima che va riconosciuta, agita e non

sprecata. Chi farà questo, vivrà con gioia e pianezza, nonostante gli ostacoli o le

situazioni negative che la vita riserva. La chiave della nostra vita è la passione

(desiderio). Solo quest'ultima ci rende curiosi, ci permette di dare vita a qualcosa in cui

crediamo. Significa accogliere la mancanza e rinunciare alla nostra necessità di trovare

protezione attraverso gli altri. In conclusione la passione plasma il nostro destino.

Tutto ciò che non viene accettato dentro di noi, accresce. L’accettazione

incondizionata consiste nell’accettazione di se stessi, un passo fondamentale per

guardare in faccia la realtà e cambiare. L'accettazione incondizionata implica un

atteggiamento non giudicante, è l'espressione della capacità autentica di amare.

Quando una persona in crisi non si sente giudicata, capisce che forse non ha senso

giudicare essa stessa così negativamente, sviluppando così gradualmente un

atteggiamento di maggiore stima e cura di sé.

Nella relazione di aiuto un elemento importante è l'empatia (patire dentro).

Quest'ultima significa porsi all'interno delle emozioni e dei sentimenti dell'altro,

entrare nel suo universo, in altre parole é un mettersi nei panni dell'altro. Ad esempio

una storia narra di una principessa afflitta da depressione. Nessuno riusciva a guarirla,

tutti cercano di spronarla a reagire. Un giorno un giovane medico si recò al palazzo e si

sedette in assoluto silenzio accanto a lei accompagnandola nel suo sentirsi depressa.

Dopo una mezz'ora iniziò un dialogo tra loro due e la principessa riuscì a guarire.

Empatizzare significa sintonizzarsi con le proprie ed altrui emozioni. Bloccare

un'emozione significa soffocare la coscienza interiore. Ciò ricade negativamente sul

nostro corpo facendolo ammalare e ricade anche sul mondo esterno avvelenandolo.

Bisogna esprimerle, ma non in maniera troppo libera, poiché anche questo può essere

dannoso (narcisismo), ma bisogna saper condividerle e regolarle. Ci sono comunque

emozioni ed emozioni, esistono emozioni genuine ed emozioni di copertura, emozioni -

schermo, cio&

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Noemi.amari di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della formazione e dell'orientamento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Nanetti Franco.