Riassunto esame Psicologia della formazione e dell'orientamento, prof. Odoardi
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apprendimento intuitivo) apprendimento collaborativo, in cui ogni partecipante apprende sia da quanto sta accadendo, sia
dall’osservazione e riflessione su quello che ognuno contribuisce a cocreare.
Obiettivi: oltre agli obiettivi istituzionali, concordati con il committente, vanno aggiunti quelli relativi all’aumento
dell’autoconsapevolezza, automotivazione, autodisciplina.
Regole: legate agli scopi, ai valori e all’ideologia comune ai presenti nel gruppo; insieme delle regolarità presenti nei loro comportamenti.
Una parte di esse va istituzionalizzata e prende la forma di prescrizioni, di interdizioni e divieti o di raccomandazioni. Ogni
comportamento che si discosti dalle norme può essere considerato deviante. Norme comuni: rispettate da tutti i partecipanti; norme di
ruolo: attribuite ad alcuni partecipanti per il ruolo ricoperto. Le regole servono per organizzarsi, moderarsi, misurarsi e frenarsi, per
avere punti fermi concordati consensualmente, per aumentare la dimensione cooperativa dello stare insieme. Regole da proporre: parlare
uno alla volta e rivolgere la propria comunicazione al gruppo, cambiare ogni volta i componenti dei sottogruppi, ruotare i relatori dei
lavori in sottogruppo, utilizzare la metaregola (regola che consente di modificare quelle vigenti per sostituirle con altre più funzionali).
Diritti e permessi in aula: diritto di non fare alcuni esercizi se il partecipante non se la sente; diritto di non dire alcune cose, di
mantenere segreti e non svelarli; diritto di dare indicazioni utili al miglioramento del seminario; permesso di non proiettare tutti i lucidi;
permesso di chiamare per nome i partecipanti.
Finito il Pamor il contratto formativo, didattico, psicologico è stato stipulato, non resta che ringraziare i presenti e augurare buon
lavoro.
Aforismi, metafore, fantasie guidate, giochi d’aula.
Strumenti didattici che consentono al conduttore di spiegare facilmente concetti altrimenti ostici.
Aforisma: colpisce l’attenzione; un’idea complessa distillata in poche parole acquista una capacità di rappresentazione e un’efficacia di
ricordo elevate. Il conduttore può citarli il molti momenti di gruppo: in apertura per catturare l’attenzione, nel mezzo per concedere una
pausa che connette, a chiusura per sintetizzare un pensiero e per lasciare un’indelebile impressione esemplificativa dei contenuti trattati.
Se ne può servire per stimolare riflessioni, per chiarire il suo o altrui pensiero, per confortare un’opinione o sfumarla, in generale per
giovare alla crescita psicologica e relazionale del gruppo.
Metafora: stimola un orientamento attivo del pensiero, una maniera originale di donare sensi diversi alla medesima realtà. E’
considerata una similitudine abbreviata in cui una parola viene usata al posto di un’altra per attribuire al referente significati diversi.
Invita la mente dell’ascoltatore attento ad associare, a connettere le due cose e a selezionare quanto meglio si adatta ai suoi scopi. Ha la
funzione di conoscere paragonando qualcosa che non conosciamo ancora con qualcosa che già conosciamo, utilizzando cognizioni
familiari , servendoci del noto per esplorare l’ignoto. La metafora consente di osservare uno stesso fenomeno da diversi punti di vista e
quindi di intravedere nuove soluzioni. Nel dominio della conduzione del gruppo per metafora si intende una storia strategicamente
preparata per i partecipanti con lo scopo di promuovere in loro cambiamenti evolutivi. La storia è allusiva, ricca di implicazioni che ogni
ascoltatore interpreta secondo parametri soggettivi; come un test proiettivo, può significare cose diverse per i diversi soggetti, perciò
ognuno ne trae l’insegnamento più conveniente, che maggiormente soddisfi i correlati sistemici della sua personalità. Livelli della
metafora: struttura superficiale di contenuto (storia arricchita di elementi che catturano l’attenzione), struttura superficiale linguistica
(linguaggio suggestivo), struttura profonda associata, struttura profonda recuperata dal fruitore. Sollecita nuovi pensieri, riduce le
resistenze nel considerare nuove idee e inizia una varietà di processi mentali esplorativi. Costruire una metafora: dopo che si è
individuato il problema 1) si genera un’analogia con la storia 2) si amplia l’analogia con l’isomorfismo, identificando l’equivalenza
strutturale 3) si sceglie il contesto in cui ambientare la storia 4) si trova una rete di esperienze di riferimento di cui il gruppo ha bisogno
ed è sprovvisto 5) si crea un sistema di convinzioni utili che possano sostituire quelle attualmente limitanti 6) si forniscono soluzioni che
possano funzionare. Sintassi della metafora: verbi non specificati, frasi con errori di tipo logico, ingiunzioni nascoste e suggestioni
dirette/indirette tramite citazioni tra virgolette. Esempi di metafore: Mario il contadino (utile per stimolare l’accettazione degli
imprevisti), Paese A e Paese B (profezia che sia autodetermina) e Passato Presente e Futuro (utile per sviluppare la flessibilità,
l’accettazione del punto di vista dell’altro e la collaborazione).
Fantasie guidate: consentono un allenamento mentale, emozionale e psichico che infonde energia, concentrazione, rilassamento. Il
partecipante è attivamente coinvolto. La visualizzazione stimola l’intuizione, lasciando da parte la mente analitica e facendo emergere
energia autoterapeutica che porta i partecipanti a controllare le proprie reazioni a stimoli interni ed esterni. Conduttore: ruolo di
sostegno, protettivo e rassicurante. Può guidare il partecipante in viaggi nel tempo (passato, presente, futuro) o nello spazio. La fantasia
è più facile della metafora da costruire in quanto si avvale di simboli dai significati inesauribili che fungono da mediatori tra conscio e
inconscio; questi simboli sono capaci di determinare esiti desiderati, di attivare energie che suggeriscano atteggiamenti voluti. Esempi di
fantasie: albero (rappresenta la persona stessa), salire su una vetta, discesa in fondo al mare (per andare alla ricerca di parti rimosse),
fonte battesimale o serpente che fa la muta o bruco (transizioni e cambiamenti). Applicazioni: liberare affetti ancora investiti su un
ricordo traumatico, ristrutturare ricordi negativi, stimolare azione catartica scaricatoria, igiene psichica che libera materiale emotivo
represso, rilassare, superare crisi evolutive, progettare possibili scenari futuri.
Giochi d’aula: si possono utilizzare per interrompere un momento di tensione relazionale o di eccessiva eccitazione intellettuale, per
sottolineare un concetto e renderlo più pregnante, per trasmettere conoscenze, per creare esperienze dirette che rimangano più impresse,
per sviluppare la flessibilità e la creatività. Giochi per ricostruire la realtà percepita : indicati quando è funzionale rendere flessibili
schemi rigidi o chiusi o quando si vuole evidenziare la funzione della teoria nel determinare ciò che si osserva, consentono anche di
sperimentare che la pigrizia o l’eccessiva velocità o superficialità impediscono di cogliere tutte le informazioni offerte dal fenomeno
osservato. Esempi: i quadrati, i 9 punti, i 10 alberi, i 17 cammelli, il grande masso. Giochi per individuare l’inferenza lacunosa : per
evidenziare quanto l’applicazione di strutture conoscitive legate al senso comune o di euristiche legate alla probabilità possano fuorviare
dalla adeguata strategia di giudizio. Esempi: il pacchetto di sigarette, la spia. Giocare con gli oggetti : alcuni oggetti vengono scelti per il
loro significato simbolico. Esempi: il bruco e la farfalla, la rosa, la mappa, il tovagliolo. Giocare con le parole : intento di catturare e
mantenere l’attenzione o di sorprendere o di facilitare la memorizzazione del concetto che si vuole enfatizzare. Esempi: ossimori (oscuro
chiarore), acrostici (leader: leale, etico, affidabile, deciso, efficiente, responsabile).
La gestione di momenti particolar i: emozioni e obiezioni d’aula.
Emozioni: la capacità di cogliere e di utilizzare le emozioni è una delle qualità essenziali di chi lavora coi gruppi. Spetta al conduttore
valutare cosa può esplorare o nascondere, approfondire o lasciar correre, tacere o rendere dicibile. E’ sua discrezione stabilire sino a che
punto può premere per indagare a fondo, sapendo precisamente quando fermarsi e rispettare la soglia di sopportazione del singolo
partecipante o del gruppo. Individuare la struttura delle emozioni aiuta a prevenire quelle negative e a rinforzare quelle positive o
latenti nel gruppo. Ogni emozione contiene componenti che la distinguono da ogni altra e attributi funzionali che specificano cosa deve
essere fatto per rispondere il modo appropriato a quella situazione emozionale. Ogni emozione può essere differenziata per il riferimento
al tempo (passato, presente, futuro), per una particolare modalità privilegiata (possibilità, necessità, desiderio o volontà), per un certo
coinvolgimento da parte del soggetto (alto o basso), per la dimensione (grande o piccola), il riferimento alla persona o ad altri. Dato che
le emozioni svolgono una funzione neurofisiologica, effettiva, cognitiva, situazionale, adattiva, motivazionale, diventano un segnale
che cerca di comunicare qualcosa su se stessi; segnale che il conduttore può cogliere. Le emozioni aiutano a processare le percezioni, ad
attribuire significati e cause, a intraprendere o bloccare determinati comportamenti, ad attivare risorse in vista di un obiettivo da
raggiungere; svolgono inoltre una funzione sociale. Quando il conduttore ha bisogno che il gruppo provi una particolare emozione può
stimolarla o evocarla con indicazioni prescrittive: indicazioni per sentirsi competenti far ricordare al gruppo tutti i compiti che
sembravano difficili all’inizio e che poi si sono rivelati semplici; indicazioni per sentirsi calmi, sereni, sicuri di sé dopo aver invitato i
partecipanti a tenere una postura di rilassamento, può stimolare ricordi di momenti in cui si sono sentiti a loro agio e le azioni erano
caratterizzate da sicurezza e fiducia, ottenuta tale disposizione si può far immagine tramite una fantasia guidata una calma distesa
d’acqua o una passeggiata in giardino; indicazioni per stimolare curiosità pu ò invitare i partecipanti ad adottare una postura orientata
in avanti, dopodiché può iniziare a presentare un gioco d’aula o porre domande sorprendenti (es. “perché gli aerei volano e i sottomarini
non nuotano?”). Ristrutturazione delle emozioni negative: rimpianto, senso di colpa, delusione, risentimento, rimorso, rancore
emozioni che fanno regredire la persona riportandola al passato; insegna a valutare gli errori e organizzare alternative per il futuro;
quando il problema è ancora risolvibile la strategia adatta è quella di orientare il partecipante verso una dimensione futura in cui gli
accadimenti possono ancora realizzarsi; quando invece il problema non è realisticamente risolvibile l’emozione più adeguata è quella
della rassegnazione e accettazione; rabbia, oppressione, delusione la rabbia andrebbe fermata e si dovrebbe intervenire per prevenirla in
futuro, magari sostituendola con un atteggiamento assertivo; l’affaticamento e l’oppressione indicano che è arrivato il momento di
rivalutare gli impegni e di stabilire delle priorità sui compiti che rimangono da svolgere, segmentando l’impegno in piccole parti e
rallentando il ritmo; ansia, timore, blocco le prove possono essere vissute in modo ansiogeno, in questo caso il conduttore pu ò aiutare le
persone a rimanere concentrate sulle risorse e sulle competenze del presente e con queste fare una proiezione nel futuro utilizzando
l’immaginazione creativa; deve instillare un senso di incoraggiamento.
Conflitti e obiezioni: in aula può sorgere conflitto o tra i partecipanti o tra partecipanti e conduttore e in entrambi i casi il compito di
quest’ultimo è quello di sedarlo e di ripristinare un clima di collaborazione. Per il conduttore è importante non farsi coinvolgere dalla
persona che provoca un conflitto ma prestare attenzione al ruolo che questa gioca in gruppo. E’ fondamentale non personalizzare gli
attacchi. Regole di cooperazione : quantità (il conduttore deve dare un contributo informativo sufficiente secondo una quantità
appropriata al livello di conoscenza dei partecipanti), qualità (il conduttore deve essere veritiero e credibile), pertinenza (il conduttore
deve rimanere nel tema di trattazione senza divagare), modo (il conduttore deve essere chiaro e preciso) + regola della cortesia (il
conduttore non deve imporsi e deve mettere a suo agio ogni partecipante). Il conduttore può indicare gli errori cognitivi presenti nelle
attribuzioni su se stessi, sugli altri e sul contesto; può indicare la presenza di filtri intasati da pregiudizi che impediscono rilevazioni
accurate dei dati a disposizione. Il conduttore aiuta ogni partecipante a coltivare al meglio la razionalità, a vivere in un dialogo
costruttivo con le persone e a privilegiare il riferimento alle esperienze positive. Il conduttore gestisce obiezioni e conflitti in vari modi:
può anticipare un’eventuale insorgenza di un conflitto parlandone in modo acontestuale e atemporale; lo può negare in vari modi oppure
può spostarlo a un altro tempo e in un altro luogo poiché in quel momento si è impegnati in compiti più importanti o ancora può
richiamare gli obiettivi di ordine superiore; può essere accomodante concedendo al gruppo quanto richiesto; può ricorrere alla tecnica
della circolarità d’aula facendo ricorso all’opinione degli altri partecipanti; può impegnarsi per risolvere il conflitto attraverso un
approccio reattivo. Obiezioni di gruppo : visione tunnel (partecipante mette se stesso in una buia galleria che gli impedisce di
ammirare il panorama e gli fa cogliere solo ciò che collima col proprio atteggiamento o coi propri pregiudizifrase tipica: “non sono
d’accordo” cosa fare: richiedere riformulazione di quanto detto dal conduttore al partecipante, in seguito fornire elementi chiarificatori
se il partecipante ha frainteso quanto detto), impossibilizzazione (i partecipanti dichiarano che certi cambiamenti sono impossibili
da attuare e esprimono convinzioni negative su se stessi o sugli altrifrase tipica: “uno non pu ò cambiare”cosa fare: ricordare al
partecipante che ora egli è diverso rispetto a 10 anni fa, e quante abitudini, gusti, idee e valori ha già modificato nella sua vita e quanti
ancora cambieranno), ragionamento dicotomico (partecipante utilizza pensiero polarizzato, un ragionamento tutto/nulla,
concepisce solo gli estremi senza cogliere sfumaturefrase tipica: “usare queste tecniche significa perdere la spontaneit à”cosa fare:
precisare la differenza tra generalizzazione e discriminazione, tra determinismo e scelta individuale, tra spontaneità e controllo delle
variabili, notare il comportamento di adulti che si considerano spontanei ma che tuttavia sono nati e cresciuti in un contesto che ci educa
a modo suo! Ogni nostro comportamento è frutto di apprendimento!), ipotesi controfattuali (talvolta i partecipanti invece di
osservare quanto accade amano cosa sarebbe avvenuto se.. frase tipica: ”se invece di x fosse accaduto y sicuramente sarebbe successo z”
cosa fare: far capire che è impoverente adottare nello stato presente emozioni quali rimpianto che sono rivolte al passato, che rendono
passiva la persona e ne limitano le potenzialità future, lavorare sulle ipotesi proposte dal partecipante e sulla loro utilità nel
comprendere quanto già accaduto), previsioni catastrof iche (i partecipanti evidenziano solo quanto di terribile esista al mondo e
credono che il passato condizioni il futuro a che se un evento è successo in passato si ripeterà in futurofrasi tipiche: “questo esercizio è
troppo difficile non riuscirò a farlo” cosa fare: chiedere al partecipante su quali criteri la persona ritiene di non riuscire e far risvegliare
la consapevolezza adulta e responsabile con un accurato esame della realtà, basato sui dati, sui fatti e sulle supposizioni non negative;
ricordare che il futuro può sempre sorprenderci!).
La f ine dei lavori: adi òs gruppo.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher videlbra91@yahoo.it di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della formazione e dell'orientamento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Firenze - Unifi o del prof Odoardi Carlo.
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