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CAPITOLO 2 LE PAROLE DEL CORPO
Questo libro cerca di avviare una ricerca sull’immenso patrimonio comunicativo del corpo
umano, con lo scopo di individuarne il lessico.
In ogni sistema di comunicazione possiamo distinguere due tipi di regole: regole
semantiche (stabiliscono come comunicare un certo significato), regole o norme d’uso
(stabiliscono se e quando comunicare tale significato, se è proibito o permesso).
Tutti i sistemi comunicativi (verbali e non verbali) sono soggetti a: sinonimia (2 o più
significati per segnale), l’omonimia e polisemia.
LA MANO A TULIPANO “che vuoi?” “Allora?” oppure “Macché!” si tratta di un gesto-frase
polisemico: ha due significati, uno di domanda e l’altro di informazione negativa.
Risulta quindi un gesto ambiguo (polisemico) ma possiamo eliminare tale ambiguità grazie
al contesto, alle espressioni facciali, nel modo di esecuzione del gesto..
Nel significato di domanda le sopracciglia sono aggrottate, lo sguardo è interrogativo.
Nel significato negativo la bocca assume un sorriso scettico o ironico, la testa si piega da
un lato e non c’è aggrottamento di sopracciglia.
Il costruzionismo la tua comunicazione e le tue conoscenze non dipendono da te, ma dal
contesto, dagli altri e dalle tua interazione con loro. Tutto il significato è negoziato insieme
e nessuno degli interlocutori è completamente padrone del significato che intende.
Questo libro ha una posizione anticostruzionista la conoscenza avviene dopo la
comunicazione, nella comunicazione tengo conto del mio interlocutore e del modo di
comunicare con lui ma la comunicazione non avviene grazie a lui!
CAPITOLO 3 I GESTI
Un gesto è comunicativo quando la forma e il movimento delle nostre mani hanno lo scopo
di comunicare. Il gesto è una coppia "segnale-significato" (segnale: forma e movimento
delle mani e delle braccia, significato: conoscenza proposizionale o un'immagine mentale);
il segnale è collegato al significato in maniera codificata e creativa.
I tipi di gesti:
Deittici: indicare
Iconici: raffigurano un'immagine I gesti creativi iconici: nascono quando si deve
"costruire" un nuovo referente, viene quindi inventato in maniera estemporanea. Si
inventa applicando una serie di regole di somiglianza. Man mano che il gesto viene
usato e quindi ripetuto, entra a far parte della nostra memoria e diventa via via
sempre più astratto e meno iconico. Il referente si può costruire o indicandolo, modo
più economico, oppure dandogli un nome.
Dargli un nome attraverso una forma percepibile,rappresentando le azioni ad esso
→
collegato, indicandone il luogo in cui il referente si trova. Le forme mimate devono essere
sempre di facili e distintive.
Per quanto riguarda i concetti astratti (vento, democrazia..) bisogna utilizzare dei ponti
(regole di inferenza) che colleghino l'astratto col concreto.
Queste inferenze-ponti sono: causa, effetto, agente, fonte, funzione, opposto,
rappresentazione culturale.
Simbolici o emblematici: gesti che in una certa cultura hanno un significato
• facilmente traducibile (la mano a tulipano) I gesti simbolici: (i più importanti
sono le lingue dei Segni) sono ad esempio simbolici il gesto di Wittgenstein
(lisciarsi il mento col dorso della mano: Non me ne importa nulla), o il segno di dita
a V per indicare sigaretta e anche la mano a tulipano.
I parametri:
Autonomo: usato anche in assenza del parlato
Codificato: rappresentato stabilmente nella mente ci chi lo usa
Culturalmente codificato: condiviso solo dai parlanti di una determinata cultura (si
imparano da piccoli)
Traduzione verbale: nel nostro lessico di gesti, c'è il gesto col suo significato ma anche
con la sua corrispondente formulazione verbale
Batonici: scandiscono ed enfatizzano il parlato e sono coverbali (non si possono usare
senza parlare)
I parametri dei gesti sono:
Contenuto semantico: a seconda che diano informazioni sul mondo, sulla nostra
identità, sulla nostra mente
Tipi di scopo: individuale, sociale, biologico
Livello di consapevolezza: conscio, inconscio, tacito
Costruzione cognitiva: memorizzati stabilmente in un lessico gestuale (lingue dei
Segni usate sai sordi)
Relazione segnale-significato: il gesto è motivato quando il suo significato è inferibile
dalla sua forma o dal suo movimento
In relazione con altre modalità: co-verbali (batonici), autonomi (gesti simbolici)
Il Gestionario: l'alfabeto dei gesti
Per costruire questo dizionario bisogna analizzarne e descriverne la "semantica" (estrarre
il significato e gli usi di ogni segnale di quel sistema), la "fonologia" (individuare gli
elementi minimi di quel sistema), la "cherologia".
La cherologia è una nozione introdotta da Stokoe negli anni sessanta per dimostrare che le
lingue dei segni sono lingue a tutti gli effetti. Secondo Stokoe un segno (morfema per la
lingua vocale) può essere scomposto in riferimento a questi parametri:
• il luogo che è lo spazio dove viene eseguito il segno
• la configurazione che è la forma che la mano assume nell’eseguire il segno
• il movimento che le mani fanno quando eseguono il segno
• L'orientamento del palmo e delle dita
Il significato dei gesti:
Le informazioni semantiche contenute nel Gestionario sono:
Formulazione verbale
Contesto
Sinonimi
Significato: definizione vera e propria
Classificazione grammaticale: distinguiamo se sono "gesti-frase" o "gesti-parola"
Classificazione pragmatica:gesti di domanda, di lode, di richiesta, di minaccia
Classificazione semantica: gesti che danno informazioni sul mondo (oggetti, animali,
azioni...)
Figure retoriche: uso del gesto diverso da quello letterale. Sono fonte di polisemia,
cioè duplicità di significati. Nei gesti operano diverse figure retoriche: Es. Gesto di
ironia→applaudire, volendo esprimere critica, disapprovazione e non lode. Es. Gesto
metaforico→battere le mani sul petto per intendere "Quello non lo digerisco proprio"
ma fa riferimento ad una persona e non al cibo. Es. Gesto con iperbole→per
comunicare "sono triste" si fa un segno con il dito sul viso per ricordare una lacrima,
ma piangere è un atto esagerato rispetto all'essere tristi. Es. Gesto con sineddoche
→si rappresenta una certa cosa per significarne un'altra che vi è collegata (gesto
della prigione per indicare un malvivente).
CAPITOLO 4 IL CONTATTO FISICO
Il Tocconario:
Il toccare è un sistema di comunicazione "non residente" in quanto tutto il nostro corpo
può essere oggetto e soggetto di contatto fisico.
Il toccare è comunicativo quando vi è un contatto tra una parte del corpo del Toccante e
una parte del corpo del Toccato, e ciò avviene perché il Toccante ha lo scopo di far avere
qualche informazione al Toccato. Gli scopi comunicativi sono spesso taciti. Oltre a chiederci
come comunicano i gesti, bisogna domandarci cosa comunicano, questi atti sono stati
analizzati dal punto di vista del segnale, del significato e delle norme d'uso.
I parametri dell'aptologia riguardano il luogo e il movimento e sono:
Parte toccante
Parte toccata
Luogo o spazio toccato
Movimento: direzione, pressione, tempo, durata, velocità, ritmo
Molto importanti sono le norme d’uso che regolano il contatto fisico, stabiliscono chi, dove
e come si può toccare. Queste sono le norme annotate nel Tocconario:
Tempo: se all’inizio, alla fine o durante l’incontro
• Tipo di interazione: a scopo affettivo, erotico, rituale, aggressivo, scherzoso
• Grado di intimità
• Relazione di potere: chi può toccare chi e che relazione c’è fra i due
•
Ricerca condotta a Roma Tre: basata sulle intuizioni comunicative del ricercatore e in parte
sulla metodologia di ricerca empirica. Sono stati presi a modello 104 segnali di contatto
fisico. Si è scoperto che non si tocca per mancanza di intimità o perché si pensa che
potrebbe infastidire l’altro. Mentre le ragioni più frequenti per cui fa piacere essere toccati
sono, per i maschi l’essere più considerato e per entrambi i sessi sentirsi più amati.
Molto importante è il contatto fisico stabilito tra mamma e bambino per lo sviluppo
relazionale e affettivo del bimbo. Da una ricerca sono emersi questi tipi di atti comunicativi
eseguiti col contatto fisico: offerta di aiuto, offerta di affetto, richiesta, proposta, richiesta
di aiuto, richiesta di affetto, richiesta negativa o proibizione, condivisione.
CAPITOLO 5 LO SGUARDO
Lo sguardo è un sistema di comunicazione “residente”, riguarda tutto il nostro viso ma in
special modo la regione:
degli occhi (svolgono sia una funzione ricettiva, volta ad immagazzinare
• informazioni, ma anche una funzione comunicativa) è pertinente la posizione, la
direzione, l’umidità, la messa a fuoco, la dilatazione della pupilla
le palpebre: possono chiudersi, aprirsi, vibrare, sbattere, ammiccare
• le sopracciglia: esprimono emozioni come la rabbia, sorpresa, preoccupazione,
• inoltre servono per enfatizzare ciò che si dice
le rughe della fronte: indicano l’età di una persona
• le occhiaie: ci mostrano involontariamente stati di stanchezza o esaurimento
• fisico
Si può dire che ogni sguardo che si discosta da quello di default (occhio, testa, busto rivolti
verso l’interlocutore) è comunicativo.
L’Occhionario:
le informazioni sul mondo comprendono:
gli sguardi deittici: si usa per indicare qualcosa o qualcuno ma in modo più
• nascosto e furtivo dell’indicare col dito
sguardi attributivi: assolvono la funzione aggettivale, una forma di comunicazione
• quasi iconica (stringere gli occhi può indicare mentre si parla qualcosa di piccolo
piccolo, spalancarli può significare invece che ci si sta riferendo a qualcosa di molto
grande)
Gli occhi possono comunicare l’identità di una persona (occhi a mandorla: etnia di
appartenenza), l’età (le rughe), la personalità (guardare dall’alto in basso significa
superiorità)
Gli occhi esprimono inoltre:
conoscenze: aggrottare le sopracciglia significa che stai parlando sul serio,
• guardare nel vuoto può significare che stai pensando..
scopi: richieste d’attenzione, sguardi interrogativi, di accordo o disaccordo..
• emozioni: gli occhi che brillano esprimono gioia, gli occhi sbarrati terrore, le rughe
• verticali prodotte dall’aggrottamento delle sopracciglia esprimono preoccupazione
Sono state raccolte ben 125 parole ed espressioni della lingua italian