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1. LA COMUNICAZIONE NON VERBALE FRA NATURA E CULTURA
Per milioni di anni gli esseri umani hanno comunicato facendo riferimento in modo
esclusivo alla comunicazione non verbale. Il linguaggio è un sistema comunicativo che
si innesta su quello non verbale e crea un nuovo modo di comunicare.
La comunicazione non verbale (CNV o extralinguistica) comprende un insieme di
fenomeni: qualità paralinguistiche, mimica facciale, gesti, sguardo, prossemica e
aptica, cronemica, postura, abbigliamento e trucco.
Secondo la psicologia ingenua la CNV è ritenuta più spontanea e naturale della
comunicazione verbale, meno soggetta a forme di controllo volontario. E’
maggiormente rivelatrice degli stati d’animo dell’individuo. Rappresenta una sorta di
linguaggio del corpo e, in quanto tale, è universale (concezione innatista).
La coevoluzione fra gene (biologia) e ambiente (cultura) rovescia le credenze di
questa prospettiva. sistema piramidale
Intervengono a gestire la CNV il (area motoria e premotoria) e il
sistema extrapiramidale. Quindi la CNV, pur essendo vincolata da meccanismi
automatici di base, è soggetta a regolazioni volontarie nelle sue espressioni
[manifestazioni involontarie (es. dilatazione della pupilla in caso di attrazione
sessuale) + manifestazioni consapevoli (es. ok in caso di successo).] Inoltre i sistemi di
significazione e di segnalazione della CNV variano da cultura a cultura.
2. CONTINUITA’ E DISCONTINUITA’ FRA COMUNICAZIONE VERBALE
E NON VERBALE
Insieme al codice linguistica chi comunica fa riferimento anche ai sistemi non verbali
di significazione e di segnalazione. Secondo la psicologia tradizionale c’è una
distinzione dicotomica fra ciò che è linguistico e ciò che non lo è; secondo un
approccio più recente esiste un processo di interdipendenza fra i diversi sistemi di
segnalazione, pur conservando ciascuno la propria autonomia.
Infatti senza le premesse biologiche delle pratiche non verbali il linguaggio non
(“dipendenza di origine”
sarebbe mai sorto nella nostra specie del linguaggio verso la
CNV). Esiste un’asimmetria strutturale fra linguaggio e sistemi non verbali: il
linguaggio è sempre supportato da qualche dispositivo non verbale e dunque non è
completamente autonomo. Senza tale supporto il linguaggio sarebbe indicibile, mentre
la CNV è autonoma, poiché di natura ostensiva.
Esistono tre differenze tra comunicazione verbale e non:
digitale vs. analogico: il linguaggio è digitale perché i tratti che
- caratterizzano le sue varie componenti sono distintivi e oppositivi (es. lana >
luna). La CNV è una comunicazione analoga perché varia in modo analogo a ciò
che intende dire (+ felicità > sorriso + grande)
Denotativo vs. connotativo: Il verbale denota che cosa viene detto (più
- consapevole, ha una funzione semantica); il non verbale connota come viene
detto (più spontaneo e meno controllato)
Arbitrario vs. motivato: Il segno linguistico è arbitrario perché non c’è una
- combinazione tra significato e significante; la CNV ha un valore motivato e
iconico, cioè esiste una similitudine tra l’unità non verbale e quanto viene
espresso ( + sorrido > più sono felice)
Queste distinzioni non hanno un valore assoluto, ma relativo. Esiste un intreccio di
questi aspetti fra verbale e non verbale (concezione integrata fra aspetti verbali e
l’iconismo fonosimbolismo
non). Ad esempio (onomatopee e sinestesie) è un esempio
del carattere analogico. Mentre nella comunicazione non verbale esistono aspetti
digitali come con i gesti emblematici (ok in caso di successo o autostop).
Ogni sistema di significazione e segnalazione è parziale nella configurazione finale del
significato; è autonomo, dotato di un insieme specifico di regole e corrispondenze; i
vari sistemi concorrono in modo congiunto e simultaneo alla definizione finale del
significato di un certo messaggio. Sono intrecciati in modo interdipendente.
L’esito di questo processo è la sintonia semantica e pragmatica ch coordina in modo
convergente i vari sistemi. Siamo così in grado di capire l’unitarietà, la coerenza del
significato, la flessibilità e la libertà attraverso cui un individuo può attribuire pesi
diversi alle singole componenti del messaggio (focalizzazione).
La sintonia e l’interdipendenza permettono al parlante di giungere ad un’attenta
calibrazione situazionale: ogni messaggio è radicato in uno scambio contingente.
Interdipendenza, sintonia semantica, focalizzazione comunicativa e calibrazione
situazionale sono alla base dell’efficacia comunicativa. Il significato però non è sempre
prevedibile e questo rende più intrigante la comunicazione umana.
3. IL SISTEMA VOCALE
Nell’atto di pronunciare una parola associamo aspetti linguistici, quelli prosodici
dell’intonazione e paralinguistici del tono, del ritmo e dell’intensità. L’atto
fonopoietico fa riferimento al canale vocale-uditivo; è caratterizzato da una rapida
evanescenza e assicura un feedback completo (possiamo udirci come ci odono gli
altri).
La voce è una sostanza fonica, composta da una serie di fenomeni e processi vocali:
riflessi caratterizzatori vocali
(es. starnuto, tosse), i (il riso, il piano) e le
- vocalizzazioni (es. ah, eh)
caratteristiche extralinguistiche: caratteristiche anatomiche permanenti ed
- organiche
esclusive dell’individuo: = configurazione anatomica dell’apparato
fonetiche =
fonatorio e modalità con cui si impiega l’apparato fonatorio
caratteristiche paralinguistiche: proprietà acustiche che variano in modo
- contingente da situazione a situazione
Le caratteristiche paralinguistiche sono determinate da diversi parametri:
tono:
il frequenza della voce e l’insieme delle variazioni di tono determina il
- profilo di intonazione
l’intensità: volume della voce ed è connessa con l’accento enfatico con cui il
- soggetto intende sottolineare un certo segmento linguistico dell’enunciato
rispetto agli altri
il tempo che definisce la successione dell’eloquio e delle pause, comprende
- durata
fattori come la (tempo necessario per pronunciare un enunciato), la
velocità di eloquio (numero di sillabe al secondo comprese le pause) e di
articolazione pausa
(numero di sillabe al secondo escluse le pause), la (distinta
pause piene pause vuote
in con vocalizzazioni e periodi di silenzio)
L’atto fono poietico è composto da una componente vocale verbale (comprende
pronuncia, grammatica, vocabolario, prominenza e profilo prosodico) e da una non
verbale (definisce la qualità della voce di un individuo, va intesa come la sua impronta
vocalica generata dalle caratteristiche extralinguistiche e paralinguistiche. Siamo così
in grado di distinguere una voce familiare in mezzo a molte altre).
Le qualità non verbali della voce riguardano:
fattori biologici: sesso ed età
- fattori sociali: cultura, regione di provenienza, professione, posizione sociale di
- appartenenza
fattori di personalità: connessi con tratti psicologici relativamente stabili
- fattori psicologici transitori: collegati con le esperienze emotive, con gli stati
- cognitivi di certezza e di dubbio, con fenomeni di discomunicazione
La psicologia scientifica ha affrontato lo studio della fase di encoding e decoding
delle proprietà vocali per esprimere emozioni
fase di encoding: esaminati e misurati i correlati acustici dell’espressione vocale
delle emozioni. Ogni emozione è caratterizzata da un distinto profilo vocale:
collera: aumento intensità della voce
paura: elevata velocità del ritmo di articolazione, sottile tesa e stretta
tristezza: voce rilassata e stretta
gioia: tonalità acuta, aumento dell’intensità e accelerazione del ritmo di
articolazione
gli studi sull’encoding mostrano la capacità del canale vocale non verbale di
trasmettere autonomamente informazioni circa gli stati affettivi dell’individuo
Fase di decoding: studi sulla capacità del destinatario di riconoscere e di
inferirire lo stato affettivo ed emotivo del parlante prestando attenzione soltanto
alle sue caratteristiche vocali. L’accuratezza media di riconoscimento è pari al
60%
La grande variabilità nella manifestazione delle proprie intenzioni comunicative
rende spesso difficile la comprensione di una determinata emozione, creando
confusione
L’assenza di parola (silenzio) è un modo strategico di comunicare e il suo significato
varia con le situazioni, con le relazioni e con la cultura. Il valore comunicativo del
silenzio è ambiguo: può unire due persone in una profonda condivisione di significati o
può separarle con il muro dell’incomprensione; ha una funzione di valutazione
(consenso o disapprovazione), può costituire un processo di rivelazione (rendere
manifesto qualcosa o oscurarlo); può assolvere una funzione di attivazione (forte
concentrazione mentale o condizione di distrazione).
regole del silenzio
Le riguardano il dove, quando, come e per cosa usarlo. Il silenzio è
associato a situazioni sociali in cui la relazione fra i partecipanti è incerta, poco
conosciuta, vaga o ambigua , dove è prudente non esporsi. Rappresenta anche una
condizione di distribuzione asimmetrica di potere (chi è nella posizione sociale
inferiore tende a rimanere in silenzio).
Il silenzio presenta variazioni culturali: le culture occidentali lo vedono negativamente,
quelle orientali lo intendono come un indicatore di fiducia e di armonia.
4. IL SISTEMA CINEMATICO
Il sistema cinematico comprende i movimenti del corpo, del volto e degli occhi. Il
nostro corpo è infatti un mezzo importante per comunicare con gli altri in molti modi.
I movimenti del volto costituiscono un sistema semiotico privilegiato, poiché attirano
l’attenzione degli interlocutori. Manifestazioni certi stati mentali, le esperienze
emotive e gli atteggiamenti interpersonali.
La psicologia delle espressioni facciali studia il significato di tali espressioni.
La prospettiva emotiva: Darwin per primo aveva sottolineato la funzione
- emotiva delle espressioni facciali, elaborando tre principi:
principio delle abitudini utili: le espressioni sono abitudini che in origine
svolgevano un’azione specifica di attacco o di difesa
principio dell’antitesi: emozioni opposte si manifestano mediante espressioni
antitetiche fra loro
principio dell’azione diretta del sistema nervoso sull’organismo : il sistema
nervoso ha bisogno di scaricare l’eccesso di eccitazione