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3. I SIGNIFICATI FRA UNIVERSALITA’ E RELATIVITA’
Gli aspetti universali della comunicazione:
L’ipotesi della grammatica universale di Chomsky: assieme a dei collaboratori i è andati alla
ricerca di quelle poche leggi universali che lo governano ed è stata messa a punto una
GRAMMATICA UNIVERSALE (o generativa) che parte dall’assunto di base che esiste una
uniformità della competenza linguistica negli esseri umani che prescinde dalla lingua che viene
parlata. Vi sarebbe quindi un “organo del linguaggio” il LAD, language acquisition device, che è un
dispositivo innato che consente ai bambini di imparare la lingua. Chomsky concepì la grammatica
come un calcolo matematico e l’ultima sua elaborazione è la TEORIA STANDARD ESTESA che
si basa su diversi principi tra cui:
- È possibile avere frasi infinite grazie ad elementi finiti
- La grammatica è un insieme astratto di regole ed è un indipendente rispetto agli altri sistemi
cognitivi, è indipendente anche dalla semantica e vi sono due livelli di rappresentazione
della frase: quello profondo e quello superficiale. L’interpretazione semantica è basata solo
sull’aspetto superficiale. La grammatica concernerebbe invece la parte profonda della
struttura del linguaggio e questa sarebbe identica in tutte le lingue.
Ovviamente questa teoria non è stata esente da critiche che riguardano in particolar modo
l’impossibilità di esplorare gli universali linguistici per via della profondità delle regole che li hanno
creati e inoltre per poter ipotizzare una struttura di fondo universale ci dovrebbe essere un confronto
fra le diverse lingue attraverso una meta lingua che invece non esiste. Si è criticato anche la sua
riluttanza nell’analizzare il linguaggio dal punto di vista psicologico e sociologico fermandosi ad un
modello matematico.
I PRIMITIVI SEMANTICI SECONDO WIERZBICKA: sul piano semantico il problema degli
universali prende il nome di primitivi semantici che vanno intese coem unità minime e semplici di
significato, non ulteriormente definibili a partire dai quali sono derivabili tutti lgi altri significati.
Sono universali e pertanto rintracciabili in tutte le lingue del mondo e al suo studio W. Si è dedicato
per dar vita ad un METALINGUAGGIO SEMANTICO NATURALE inteso come una lingua
mentale universale, fondata su una dotazione innata della specie umana. Le critiche a questa teoria
non sono mancate poiché i termini primitivi non riescono a dar ragione a quei termini che vengono
successivamente (non tutti derivano dai primitivi quindi)e inoltre non spiega perché anche concetti
di base come buono e cattivo varino così tanto da cultura a cultura. Inoltre chi può essere certo che i
criteri per individuarli siano quelli giusti?
LA TEORIA DELLA RELATIVITA’ LINGUISTICA DI SAPIR-WHORF
Parte dalla constatazione che la cultura, attraverso il linguaggio, influenza il nostro modo di pensare
pertanto le strutture semantiche delle diverse lingue sono incommensurabili tra loro così come lo
sono le diverse culture. Pertanto ad un modo di parlare differente corrisponde anche un modo di
pensare differente. La loro teoria può essere definita attraverso un sillogismo:
- esistono delle differenze nelle categorie linguistiche delle diverse lingue naturali
- le categorie linguistiche determinano alcuni aspetti del pensiero
- pertanto aspetti del pensiero nelle diverse comunità culturali variano in funzione della lingua
che esse parlano
la critica a questo sillogismo è che rischia di cadere nel determinismo linguistico per cui sarebbe il
linguaggio a determinare le forme di pensiero, pertanto si tratta di una sorta di declinazione del
determinismo culturale ma né Safir né Worf hanno mai sostenuto questa versione forte del
determinismo linguistico che è ovviamente insostenibile: il pensiero è assai più compleso di ciò che
il linguaggio può esprimere.
LA REVISIONE DELLA TEORIA DELLE LREALTIVITA’ LINGUISTICA
La doversità delle lingue naturali è connessa con la presenza di distinzioni semantiche che si
riflettono a loro volta nelle distinzioni culturali. Ogni comunità tende ad elaborare il proprio codice
comunicativo e crea così un forte senso di dipendenza ma non solo.
Per es. la concezione dello spazio, che può sembrare a prima vista vincolata da concezioni fisiche e
fisiologiche varia in funzione della lingua in modo assoluto. In molte culture prevale infatti un
sistema assoluto, o geocentrico, che fa necessariamente riferimento all’asse nord-sud. Per gli
occidentali vige il sistema relativistico secondo cui la posizione occupata dall’oggetto è relativa alla
posizione del percepiente, ma ci sono anche comunità dove si fa riferimento alla collocazione degli
altri oggetti senza far riferimento ad nessun punto di vista stabile.
Anche l’uso degli oggetti indessicali varia tra cultura a cultura e questa nozione viene spesso usata
per indicare le relazione tra partecipanti/significato/contesto. Essi non sono solo segni di inferenza
ma legano il significato al contesto. Gli elementi indessicali sono chiamati infatti anche indizi di
contestualizzazione (es. distinzione tra dare del tu e del lei) e variano in base all’atteggiamento
affettivo in cui va inteso il significato, in base all’atteggiamento epistemico (il grado di sicurezzao
di dubbio), e in base all’atteggiamento del parlante nei confronti dell’enunciato.
Anche la struttura grammaticale il repertorio lessicale variano da cultura a cultura e sono influenzati
dalla cultura (es. del tempo non inteso come dimensione astratta ma come ricorrenza di eventi ed es.
di quante parole gli eschimesi hanno per la parola neve).
La specificità lessicale appare quindi come legata sia ai limit del linguaggio sia ai limiti del mondo
come sosteneva Wittgenstein, pertanto non tutto è traducibile ed esistono parole che esprimono
significati idiosincratici (antitetici) esclusivi per ogni cultura (la cultura giaponese è ricca di questi
esempi: amae che è intraducibile per un occidentale e definisce il bisogno di protezione, la ncessità
di sentirsi dipendente da qualcuno oppure wa: l’esigenza di fare unità integrale con il gruppo).
Anche parole universali come amicizia, libertà, giustizia, potere hanno accezioni molto diverse da
cultura a cultura e a sua volta persino il lessico emotivo differisce notevolmente in quanto
espressione di una diversa semantica emotiva.
La revisione della teoria della relatività linguistica elimina pertanto qualsiasi rischio di
determinismo linguistico in quanto non tutto il pensiero si manifesta attraverso il linguaggio.
Parimenti, ribadisce lo stretto rapporto che linguaggio e cultura hanno poiché se il significato si
fonda su delle pratiche interpretative condivise allora esso non è dato dalla semplice appartenenza
ad una lingua nazionale ma bensì dall’appartenenza ad una rete di persone in costante interazione
tra loro.
IL PROCESSO DI CONVENZIONALIZZAZIONE: nascono dalla cooperazione tra le persone che
sentono così di doversi dare delle regole e concernono la loro esigenza di costruire comunità. Anche
i simboli non sono altro che delle icone che racchiudono una serie di convenzioni dense di
significato e queste nascono a seguito di una lunga attività di negoziazione che si fonda sul
PRINCIPIO DELLA SALIENZA CONDIVISA: ciò che è più importante rappresenta il miglior
dispositivo di coordinazione e di partecipazione delle persone in una determinata situazione. Grazie
a questo principio si sceglie il significato da dare a tutti gli aspetti della realtà ed è grazie a questi
processi che ha avuto luogo la LINGUA NATURALE che consente di manifestare i significati
stessi. Grazie a questo processo è possibile l’inversione di posizione per cui un partner deve sapere
quale segno comunicativo impiegare per assicurarsi che il suo interlocutore comprenda ciò che
vuole intendere. La salienza implica una selezione tra le diverse opportunità che il sistema
comunicativo mette a disposizione (abbiamo diversi modi per farci intendere)
4. COMPONENZIALITA’ E PROTOTIPICITA’ DEL SIGNIFICATO
Il significato è una realtà eterogenea che può essere spiegata attraverso due approcci principali:
4.1. SEMANTICA A TRATTI…considera il significato scomponibile e analizzabile facendo
ricorso ad un insieme di componenti di senso più generali.
Es. uomo= aniamato e umano e maschio e adulto. Pertanto il significato viene inteso come
l’insieme finito di proprietà che fissano la sua estensione. Questa prospettiva è stata ampliata nel
modello CNS (MODELLO DELLE CONDIZIONI NECESSARIE E SUFFICIENTI) che segue
delle regole precise:
- nessun tratto può essere eliminato
- nessun tratto può essere aggiunto
- tutti i tratti hanno la stessa rilevanza
- il significato di un termine ha dei confini precisi
pertanto in quest’ottica le componenti basilari del significato sono assolute e costituiscono delle
proprietà analitiche, e di conseguenza il significato delle parole è univoco e assoluto. Questa teoria
presenta evidenti limiti poiché non ammette eccezioni e perché la modifica di un solo tratto rende
inapplicabile il modello e inoltre, come evidenzia anche la Putnam, che il significato sua
determinato in modo univoco da un numero limitato e chiuso di proprietà costitutive è un’ipotesi
insostenibile. Infatti per molti termini esiste una zona di vaghezza semantica per cui determinate
caratteristiche possono sfumare in altre in base al contesto.
4.2. LA SEMANTICA DEL PROTOTIPO…si tratta di una teoria che prende le mosse dal processo
di categorizzazione (il processo di segmentazione del flusso continuo della realtà in categorie che
costituisce un vincolo psicologico per il funzionamento mentale degli esseri umani). Le categorie
possono essere analizzate da due diverse dimensioni (quella orizzontale interna e quella verticale di
inclusione fra diverse categorie) e attraverso il processo d’inclusione possiamo trovare le categorie
più astratte. Nel caso verticale è il prototipo che conta, ovvero il rappresentante migliore per un
certo termine. Nel caso orizzontale invece vengono considerate le caratteristiche interne delle
categorie.
LA TEORIA STANDARD DEL PROTOTIPO....negli anni 70 il prototipo era inteso come il
migliore esemplare di una certa categoria per dei dati salienti che lo distinguono rispetto alle altre
categorie. Pertanto ci si basa sul principio di somiglianza e di analogia e inoltre, essendo il prototipo
formato dal possesso delle proprietà tipiche della categoria, si avranno più prototipi per la stessa
categoria.
I limiti di questa teoria concernono la confusione tra &ldquo