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LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE NON VERBALE

Capitolo Quarto - Gli studi sul linguaggio

Livelli e ambiti d’analisi: linguistica e sociolinguistica

L’aspetto fondamentale del linguaggio è quello di essere un sistema di comunicazione inserito in

una situazione sociale, quindi non solo processo cognitivo, ma anche comportamento simbolico,

strumento di oggettivazione e di legittimazione della realtà: la vita quotidiana è soprattutto vista con

e per mezzo del linguaggio che condivido con il mio prossimo. Contemporaneamente è veicolo di

preservazione e insieme di modifica continua della realtà soggettiva dell’individuo.

Ne emerge che per sviluppare una metodologia e una teoria completa del comportamento

linguistico nei contesti comunicativi della vita sociale occorre avvalersi delle indicazioni che

provengono da più discipline. Quattro sono le dimensioni fondamentali: il “linguaggio come

sistema” è l’ambito proprio della linguistica e costituisce il primo punto di partenza.; “linguaggio

come arte” ci porta nel campo della letteratura; lo studio del “linguaggio come conoscenza” è volto

ad analizzare cosa avviene nella mente dell’individuo, quali sono i meccanismi coinvolti nella

produzione e nella comprensione del messaggio, oggetto della psicolinguistica; “linguaggio come

comportamento” fa riferimento invece sia ai rapporti tra linguaggio e società (sociolinguistica) sia al

linguaggio inteso come comportamento interpersonale e sociale (psicologia sociale).

Linguistica

La linguistica considera il linguaggio come un sistema di suoni e simboli, ed ha lo scopo di

giungere alla elaborazione di affermazioni generali sulla scrittura di tali dati. I livelli fondamentali a

cui fa riferimento quest’ambito sono tre. Al primo si colloca il materiale che costituisce i segni

linguistici, cioè i “suoni”: la fonetica è appunto lo studio e la descrizione delle varietà di suoni puri

che possono presentarsi nelle diverse lingue. Per giungere poi ai segni distintivi di un sistema

linguistico occorre l’analisi fonemica: dalla gamma completa di suoni possibili infatti solo alcune

parti vengono selezionate, usate e percepite dai parlanti di una data lingua come suoni

funzionalmente identici e distinti da altri. I suoni si uniscono tra loro determinando i “morfemi”, cioè

forma minime dotate di significato.

Il livello successivo di analisi consiste nello specificare i principi che determinano la formazione

delle frasi. L’insieme di queste regole costituisce la sintassi. La sintassi vera e propria è quella che

comunemente si identifica come la grammatica di una lingua.

Il livello successivo, quello della semantica, si occupa dello studio del significato, l’analisi del

rapporto tra i segni linguistici e il mondo; si studia in che modo i segni “significano” e in che modo i

significati dei singoli elementi si combinano per formare il significato delle unità complesse (come

frasi e preposizioni).

A questo tre livelli tradizionali ne va aggiunto un altro, quello della pragmatica, che studia il

rapporto tra i segni linguistici e coloro che li usano, cioè il modo in cui il linguaggio viene usato.

Va poi ricordata la differenza tra linguaggio, lingua ed eloquio elaborata da Ferdinand De

Saussure. Il linguaggio è un insieme complesso di processi psichici che rende possibile

l’apprendimento, l’acquisizione e l’utilizzo completo di una qualsiasi lingua. Esso viene distinto in

lingua e eloquio. La lingua è l’oggetto della linguistica: essa è costituita da sistema grammaticale,

lessicale, fonematico esistente virtualmente in ciascun cervello. L’eloquio è la concreta esecuzione

linguistica, l’aspetto individuale del linguaggio: il parlare segue sia le regole grammaticali ma riflette

anche le scelte personali. In quanto tale, in ogni momento l’eloquio è un processo di creazione

sotto l’influenza determinante e prescrittiva della lingua.

Sociolinguistica

La sociolinguistica o sociologia del linguaggio è la scienza che studia i rapporti tra linguaggio e

società, intendendo il linguaggio non tanto come codice o sistema astratto, ma come strumento

fondamentale di comunicazione usato all’interno di un comunità sociale. L’ipotesi di lavoro della

sociolinguistica si basa sul fatto che, oltre il linguaggio, anche l’uso linguistico è strutturato e che è

piuttosto l’uso sociale, e non le categorie grammaticali in se stesse, che riflette la struttura della

società. L’oggetto d’analisi diventa “l’evento linguistico”, cioè la conversazione o dialogo, l’unità

minima di analisi non è più il fonema ma l’atto linguistico.

Due sono gli approcci teorici emersi nell’ambito della sociolinguistica, uno più propriamente

sociologico, l’altro etnografico e descrittivo a carattere antropologico.

Gli antropologi infatti si sono a lungo interessati del comportamento linguistico delle popolazioni

studiate, inserendo tali studi nell’analisi più ampia degli aspetti culturali e sociali delle società

esaminate. La loro indagine si estende quindi dalla totalità dei sistemi di segni di una certa società,

prendendo come unità di analisi l’atto comunicativo. Hynes ha sottolineato due fenomeni

importanti, cioè i diversi ruoli del linguaggio in comunità diverse e la pluralità di codici all’interno

della stessa comunità: l’esistenza di varietà nella stessa lingua è un problema particolarmente

importante per le conseguenze che comporta a livello sociopolitico, culturale e pedagogico.

Lo scopo della sociolinguistica si definisce quindi come analisi non delle strutture linguistiche ma

dell’atto comunicativo considerato nel suo contesto sociale e delle regole che disciplinano l’uso del

linguaggio in una comunità specifica: l’analisi viene centrata principalmente su “situazioni sociali”.

L’altra prospettiva sottolinea che il compito della ricerca in sociolinguistica consiste

nell’identificazione e nella spiegazione di molteplici e sottili relazioni intercorrenti tra strutture

sociali e strutture linguistiche. Labov, ad esempio, sostiene che le variazioni fonologiche non sono

affatto libere, ma corrispondono alla struttura della stratificazione sociale e quindi possono essere

descritte e valutate in un più ampio modello socio-linguistico.

Le due prospettive teoriche non si escludono a vicenda, ma sono da considerarsi piuttosto due

linee di indagine complementari.

Fishman ha individuato tre aree principali di studio della sociolinguistica:

La sociolinguistica descrittiva, che si occupa di fornire una descrizione dei modelli generali e

a) normativi dell’uso linguistico all’interno di un dato gruppo o comunità. Se si vuole capire perché

i membri di un gruppo sociale non mostrano sempre lo stesso atteggiamento nei confronti della

lingua e non ne fanno sempre lo stesso uso, occorre descrivere un modello esistente di

organizzazione sociale dell’uso linguistico e del comportamento relativo alla lingua;

La sociologia dinamica del linguaggio cerca di spiegare perché e in che modo l’organizzazione

b) sociale dell’uso della lingua e il comportamento nei confronti di essa possano essere

selettivamente diversi in due diverse occasioni nelle “stesse” reti sociali o comunità. Inoltre

cerca di spiegare perché e come due gruppi, un tempo simili, possano giungere ad una diversa

organizzazione sociale dell’uso della lingua e del comportamento ad esso relativo.

La sociolinguistica applicata si occupa di problemi legati allo sviluppo della modernizzazione

c) sociale e nazionale, che dipende in gran parte da un’alfabetizzazione diffusa a tutti i cittadini.

Si possono inoltre distinguere due livelli fondamentali di analisi: a livello micro l’analisi si incentra

sulle caratteristiche sociologiche linguistiche dell’interazione faccia a faccia; il livello macro studia

invece il rapporto tra strutture linguistiche e strutture sociali in senso più ampio.

Chomsky e i modelli postchomskiani

La psicolinguistica è la scienza che studia i processi mentali sottostanti all’acquisizione e all’uso

della lingua, riunendo concetti, problemi e modelli della psicologia e della linguistica. La

psicolinguistica come disciplina nasce nel 1953, disciplina che cerca di sfruttare sistematicamente

nello studio psicologico dei fenomeni del linguaggio i concetti e i modelli elaborati in linguistica da

De Saussure in poi: la situazione culturale del momento è favorevole a questo processo, in quanto

i concetti strutturalisti dominanti negli anni cinquanta si prestavano facilmente ad essere integrati

nei modelli elaborati indipendentemente dalla psicologia comportamentista. Le relazioni che la

linguistica strutturale postulava come costituenti la struttura del linguaggio ricevevano una

traduzione immediata in termini di associazione tra stimoli e risposte, di generalizzazione dello

stimolo e della risposta.

La teoria psicologica del linguaggio più coerente e completa di quegli anni è quella di Skinner. Il

suo libro, Verbal Behaviour (1957) è da considerarsi il tentativo più completo di comprendere i

principali aspetti del comportamento linguistico inserendoli entro uno schema comportamentista:

egli sostiene l’ipotesi che il linguaggio venga appreso come risultato del lento ed accurato

modellamento del comportamento verbale mediante il rinforzo differenziale. Tale comportamento

verbale viene definito come il comportamento di un oratore rinforzato dall’opera di mediazione di

altre persone (ascoltatori) che sono stati condizionati proprio per rinforzare il comportamento. Due

anni più tardi Chomsky pubblica una severa recensione critica al volume di Skinner. Questo

articolo segna con decisione il passaggio ad una nuova fase della psicolinguistica, caratterizzata

dall’adozione delle posizioni della linguistica generativo-trasformazionale di Chomsky e dalla scelta

di basi concettuali nuove in psicologia. E’ proprio di quel periodo l’opera di Miller Plans and the

structure of behaviour (1960) che costituisce una critica radicale al comportamentismo e delinea

una serie di modelli ben più complessi e articolati. La storia della psicolinguistica da allora rimane

praticamente legata al modello chomskiano e alle evoluzioni che esso subisce. Tale modello fu

introdotto per la prima volta nel libro Syntatic Structures (1957) e completato in Aspects of theory

of Syntax (1965).

Secondo il modello chomskiano, possedere un linguaggio significa fondamentalmente saper

accoppiare un suono al suo significato. nel senso di possedere un sistema di regole che generano

tale lista di coppie. Il possesso di questo sistema di

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A.A. 2016-2017
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lomb94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Caterina Roberto.