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Capitolo8: Autismo
L’autismo è una delle più gravi manifestazioni che colpiscono l’individuo nella sua capacità di
comunicare e di instaurare relazioni con il mondo esterno. La prima definizione del fenomeno si
deve allo psichiatra Kanner che nel 1943 descrivesse in 11 bambini i sintomi di quello che definì
“disturbo autistico del contatto affettivo”. Questi pazienti erano accomunati dall’isolamento, da
disturbi severi nel linguaggio e nella comunicazione, da una tendenza alla ripetitività e da
un’intolleranza nei confronti di qualsiasi cambiamento improvviso nell’ambiente o nelle abitudini.
Un anno dopo il medico Asperger descrisse una casistica con caratteristiche molto simili. Da
allora il fenomeno ha suscitato interesse e un acceso dibattito che ha determinato definizioni e
interpretazioni diverse. Oggi c’è un accordo generale nel definire l’autismo una sindrome
comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con
esordio nei primi anni di vita. L’autismo non è poi più stato compreso tra le schizofrenie infantili
come avveniva in passato, ma è stato inserito nella nuova categoria dei Disturbi generalizzati dello
sviluppo.
Gli individui autistici, fin dalla primissima infanzia, in rapporto alle abilità intellettive hanno avuto
maggiori menomazioni nel capire ed esprimere sentimenti e nell’inserirsi in modo reciproco negli
scambi sociali. Tutti gli autori concordano nel riconoscere la presenza del disordine autistico
indipendentemente dal livello socioculturale. Alcune caratteristiche sul disturbo autistico sono
condivise da tempo:
- è una sindrome clinica e l’individuazione avviene sulla base di criteri comportamentali;
- continuum
è un disturbo a spettro, cioè che presuppone un di sintomi combinati in modo
anche molto diverso fra loro e con livelli di gravità differenti;
- è una disabilità permanente, che accompagna l’individuo nel suo ciclo vitale;
- l’espressione dei sintomi varia a seconda dell’età e del livello di sviluppo dell’individuo affetto
dal disturbo;
- è un disturbo ubiquitario poiché diffuso in tutto il mondo e in tutti i tipi di famiglie;
- si presenta spesso in associazioni con altri sindromi, disordini specifici e disabilità dello
sviluppo.
I problemi relazionali tendono a investire tutta la vita delle persone con autismo: nei casi più gravi
c’è indifferenza alla presenza di persone, anche molto familiari. Ogni relazione è potenzialmente
distorta nel mondo sociale delle persone con autismo. Per studiare il significato di questa
tracking,
discrepanza, sono state effettuate delle sperimentazioni con la metodologia dell’eye che
ha permesso di osservare e misurare in che modo le persone con autismo ad alto livello di
funzionalità ricercano il significato di già che vedono (dove fissano lo sguardo), quando sono
esposti in situazioni sociali. Gli autistici con età e QI dello stesso livello si concentrano su punti
sviluppo
poco informativi, come la bocca o l’area periferica del volto. Le carenze nello
comunicativo e linguistico appaiono una caratteristica centrale nella definizione dell’autismo. Già
a livello preverbale si verifica una difficoltà nell’uso della gestualità nei rapporti interpersonali e
l’imitazione, vocale e gestuale, è particolarmente compromessa. Il linguaggio verbale risulta
completamente assente nei casi più gravi. Quando si presenta, per lo più con ritardo, esso è
caratterizzato da alcune peculiarità: l’ecolalia, cioè il bambino tende a ripetere le parole proprie e
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altrui, l’uso stereotipato e pedante di alcune espressioni verbali e l’uso errato dei pronomi. I
bambini autistici sono impossibilitati nel tradurre in forma narrativa e quindi conversazionale le
proprie esperienze e, col passare degli anni, si trovano privi di un bagaglio di significati
convenzionali che impedisce loro di partecipare in modo significativo all’interazione sociale e alla
conversazione. Lo sviluppo cognitivo, infine, presenta un’estrema variabilità in relazione alle
differenze interindividuali nel livello intellettivo. Le abilità basate sull’elaborazione visuo-spaziali
sono migliori di quelle basate sul ragionamento verbale. Per le persone autistiche ad alto
funzionamento si può parlare in termini di diverso stile cognitivo piuttosto che di deficit. Già
Kanner aveva parlato della presenza di “isolotti di capacità”, ossia di abilità straordinarie
all’interno di quadri per molti aspetti deficitari. Dopo tanto tempo, ancora oggi non sono del tutto
chiare le ragioni di questa commistione di disabilità e abilità speciali riguardo la musica, le arti
come la pittura o la scultura, la matematica e le abilità meccaniche e spaziali. Alcuni aspetti
savant syndrome:
importanti della
savant
1. le abilità sono accompagnate da una memoria eccezionale, che però si applica solo
alla capacità speciale;
2. sono pochissimi i casi di “savant prodigiosi”;
savant
3. le abilità tendono a mantenersi nel tempo e talvolta gli individui migliorano e passano
da capacità di tipo ripetitivo o eseguito ad attività creative vere e proprie;
savant syndrome
4. l’esistenza della sembra supportare l’importanza della plasticità cerebrale
nello sviluppo.
Nel 1985 Firth avanzò l’ipotesi che i bambini autistici non avevano una “teoria della mente”, ossia
che non sviluppavano in modo normale la capacità di concepire che le altre persone conoscono,
vogliono, sentono e credono qualcosa. Successivamente si è più volte dimostrato che questi
individui manifestano una serie di difficoltà nel capire gli stati mentali e nel produrre espressioni
verbali. Tale lacuna deriva dalla carenza nella capacità metarappresentazionale, che consente di
dare senso al comportamento del “far finta di”. I bambini autistici non sarebbero in grado di
intraprendere giochi di finzione. Il deficit riscontrabile negli autistici è legato ad un danno
neurologico non ancora ben individuato.
Secondo Firth, alla base dell’autismo c’è una scarsa tendenza a cercare il significato globale a
partire da un insieme di stimoli, mentre è presente un’attitudine a concentrarsi sui singoli dettagli.
coerenza centrale debole.
Tale propensione viene definita come Ciò spiegherebbe le carenze nel
linguaggio degli autistici, in quanto tale deficit porterebbe a elaborare “pezzo per pezzo” le
informazioni in entrata e impedirebbe di assemblare tali informazioni per comprendere i significati.
deficit nelle funzioni esecutive
Il coinvolge le abilità implicate nel pianificare e organizzare
l’azione, nell’inibire risposte automatiche e nell’anticipare la progressione di un evento. Il
comportamento nelle persone autistiche appare spesso rigido e inflessibile: molti bambini autistici
sono angosciati da ogni cambiamento dell’ambiente e insistono a seguire la loro routine in
maniera ossessiva, tendono a concentrare l’attenzione su aspetti minimali e a dar vita a
comportamenti stereotipati e possono essere impulsivi e avere difficoltà a ritardare o inibire le
risposte. La rigidità e la perseverazione sono attribuibili a un deficit nell’iniziare nuove azioni non
routinarie e alla tendenza a rimanere ancorati su un dato compito.
Secondo Hobson, nelle persone autistiche c’è un accesso limitato al “concetto di persona”, cioè
una difficoltà a concepire gli individuo come portatore di esperienze soggettive e di orientamenti
psicologici nei confronti del mondo. Le difficoltà dimostrate dagli autistici nel comprendere stati
mentali derivano da un’incapacità innata a instaurare normali contatti affettivi con le persone.
deficit socio affettivo primario
Questo suscita una sensazione forte di inaccessibilità anche nelle
persone più vicine.
neuroni specchio
I sono una classe particolare di cellule nervose che si attivano quando si
compie un’azione e quando si osservano altri che la compiono. Tale meccanismo è alla base della
comprensione delle azioni altrui. I neuroni si attivano anche quando la persona non vede
terminare l’azione, ma ne conosce lo scopo. Visto il legame tra il sistema dei neuroni specchio e
l’imitazione e il ruolo chiave dell’imitazione nella cognizione sociale, è plausibile che una
disfunzione del sistema dei neuroni specchio induca deficit del comportamento sociale. L’ipotesi
di un funzionamento deficitario del sistema dei neuroni a specchio spiegherebbe i deficit di
imitazione tipici dell’autismo e le carenze nella comprensione delle altre persone.
L’autismo è più frequente nel maschi e si presenta con un’incidenza maggiore nelle nascite
gemellari. La prematurità e il basso peso alla nascita sono considerati fattori di rischio per
l’autismo. 16
decorso
Il dell’autismo varia da soggetto a soggetto e non è possibile descriverlo in modo
univoco. Il livello intellettivo globale sembra essere un buon predatore del decorso autistico ed è
dato dalle prestazioni verbali e non verbali. Il livello di sviluppo del linguaggio è un’ulteriore
variabile che contribuisce al delinearsi del decorso in quanto legato anche alle abilità
comportamentali e di socializzazione. In generale, più alto è il livello intellettivo e più favorevole è il
decorso. Nonostante la possibilità di decorsi favorevoli e di inserimento anche nella vita sociale,
una gran parte degli autistici da adulti continuano a manifestare importanti difficoltà comunicative
e di socializzazione che precludono loro la possibilità di intessere relazioni intime con gli altri
individui.
trattamento
Per il rivolto ai casi di autismo, non esistono terapie che possano con certezza
rendere reversibile questo disturbo. Per la riuscita di una terapia è fondamentale il coinvolgimento
dei genitori per fornire ai bambini autistici un sostegno psicologico e ristabilire la loro fiducia nelle
proprie capacità genitoriali. Risultano efficaci i trattamenti rivolti alla modificazione del
comportamento, che utilizzano tecniche come il rinforzo positivo, che consiste nel premiare un
comportamento desiderabile per renderne più frequente la comparsa, il modellamento, che
consiste nel fornire graduali rinforzi via via che il bambino si avvicina al comportamento
desiderato, e la ricompensa per un altro comportamento, con cui si premiano comportamenti
incompatibili con attività di cui si desidera l’esti