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LA VA FA

SA (sa), SA (za) SCIA IA (ja) GLIA

RA CA GA

ZA( tsa), ZA (dza) CIA GIA GNA

-la voce cantata e il ritmo musicale sono i principali supporti per ottenere un buon timbro della voce

parlata evitando quell’eloquio monotono o per sillabe staccate tipico dei sordi

scelta dei vocaboli viene influenzata in funzione dell’età

-la

-occorre una stretta collaborazione tra logopedisti, educatori e famiglie

Il programma nel suo insieme si suddivide in 4 programmi:

1.tra 6 mesi e 3 anni programma audio-fono-psicomotorio

2.3-6 anni programma pre-scolare

3. 6-14 anni p.scolare

4. oltre 14 p.adolescenti

Capitolo 3. Disabilità visiva

Il principale parametro per valutare la capacità visiva è il visus definibile come capacità di distinguere

ad una distanza data determinate forme o discriminare da due punti vicini. Si esprime in frazioni

numeriche ma mentre in Italia è espresso in decimi in Inghilterra e USA in sesti e ventesimi. In Italia

un visus di 10/decimi è normale mentre leggere solo la prima riga del tabellone equivale a un decimo,

qualora non si legga neppure la prima si avvicina la persona al tabellone e se è letta da 3 metri si

attribuisce un visus di 3 cinquantesimi. Un altro parametro di valutazione è il campo visivo che

corrisponde all’ampiezza della scena visibile quando lo sguardo è fisso in avanti. I deficit visivi infatti

essere attribuiti o a riduzione dell’acuità o a riduzione del campo visivo. La disabilità visiva

possono

può andare dalla cecità totale all’ipo-visione e l’Oms in proposito, recepita con legge 138 del 2001

propone una classificazione che suddivide in 5 categorie (ipovedente lieve, medio-grave, grave,

cieco parziale e cieco totale). Importante è la distinzione tra cecità reale, quella di che non dispone

di nessuna percezione visiva derivante da stimoli esterni e cecità funzionale, propria di chi pur

motivi non può organizzare l’input

disponendo di percezioni visive per altri sensoriale in percezioni

utili. Alcuni studiosi suggeriscono due criteri per la classificazione dei deficit visivi: quello anatomico

relativo all’epoca di insorgenza, per cui si

che prende in considerazione le zone interessate e quello

parla di patologia congenita (es.toxoplasmosi e rosolia in gravidanza), perinatale (anossia

8

prematurità, diabete materno), o post-natale (infezioni virali, meningiti, encefaliti, tumori). Nei paesi

occidentali l’incidenza della cecità è stimata intorno allo 0.02 della popolazione

2. il 45% dei non-vedenti presenta questa condizione fin dalla nascita, per cui è importante

conoscere le traiettorie di sviluppo anche intellettivo e cognitivo dei bambini non vedenti distinguendo

tra aree di sviluppo direttamente colpite dalla cecità (blind specific) e influenzate in modo indiretto

dal problema visivo. Quelle del primo gruppo includono la coordinazione visuo-motoria, la motricità

fine e le abilità locomotorie. Quelle del secondo gruppo riguardano lo sviluppo socio--emotivo e

quello linguistico.

L’elaborazione dello spazio nei ciechi si realizza attraverso l’udito e in parte attraverso il tatto, ma

all’intercomunicazione tra sistemi sensoriali del

avviene in modo analogo a quello dei vedenti, grazie

bambino. Pertanto nei bambini con disabilità visiva si osserva un’incapacità a riconoscere

l’orientamento degli oggetti nello spazio ma non la loro dimensione. L’area che invece risulta più in

l’ambiente

difficoltà è quella motoria. La motricità è quella che permette al bambino di esplorare

circostante e di conoscere la realtà favorendo il suo sviluppo cognitivo percettivo e sociale. Nei

bambini non vedenti quest’area di sviluppo nonostante l’intervento tatto e dell’udito si

del sviluppa in

tempi più lunghi soprattutto per quanto riguarda ka motricità volontaria, la capacità di deambulazione

e la prensione dell’oggetto. Vedi p67

Ad esempio la deambulazione autonoma in un bambino cieco avviene solo dopo 15 mesi.

Tra gli effetti indiretti della cecità, quasi tutti gli autori evidenziano una minore elicitazione dell’attività

motoria in mancanza di stimoli visivi

2. minori stimolazioni sociali iniziali, anche perché le madri non sempre interpretano bene le reazioni

dei propri bambini 9

3.insicurezza del comportamento esploratorio

4. ritardo nella costruzione del reale perché effettivamente nessuna modalità sensoriale è

paragonabile alla visione.

In sintesi visto che il movimento è essenziale per la crescita del bambino il fatto che la cecità lo

inibisca diventa un fattore di ritardo nella crescita gravissimo.

Per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo anch’esso può subire dei ritardi nei bambini ciechi o

ipovedenti specie nei casi in cui il danno visivo deriva da una causa neurologica o è concomitante

inoltre bisogna distinguere se il deficit è innato o subentrato più tardi l’entità e il tipo

ad altri disturbi

di perdita.

La cecità congenita produce danni irreversibili, mentre chi ha avuto esperienza di visione per alcuni

anni può recuperare o comunque raggiungere un grado di sviluppo quasi normale.

Da ora in poi si parlerà del cieco dalla nascita, rifacendoci a Piaget, il primo stadio di sviluppo

dell’intelligenza è quella senso-motoria; ne deriva che la mancanza dello stimolo visivo blocca

l’esplorazione, comporta un ritardo nella motricità ma anche nell’intelligenza. Anche l’afferramento

di un oggetto sonoro è più tardivo rispetto a quello di un oggetto qualsiasi da parte di un bambino

vedente perché la coordinazione udito-prensione è più tardiva rispetto alla coordinazione visione-

mesi. Nel bambino cieco si riscontra un’altra condotta tipica il

prensione. Non prima di 20-22

blindismess, tic, ecolalia, dondolamento, produzione cioè di stimoli suppletivi rispetto a quelli che

non gli provengono dall’esterno. Per quanto riguarda lo sviluppo del ragionamento logico i ciechi

mostrano un ritardo nelle operazioni infra-logiche e in quelle logico-matematiche che prevedono una

seriazione di oggetti. Tutto questo perché chiaramente nelle rappresentazioni spaziali il cieco ha forti

limitazioni conoscitive, sebbene utilizzi gli altri canali sensoriali. Il passaggio dal pensiero egocentrico

a quello concreto, per i ciechi avviene tra i 7 e i 9 anni come hanno dimostrato svariati esperimenti

se ne conclude che il deficit visivo di per sé non comporterebbe differenze nelle potenzialità cognitive

ma comporta dei ritardi nel loro sviluppo dovuto alle conseguenze su motricità e rappresentazione

parziale. gli studiosi parlano di un’influenza a due livelli: da

Per quanto riguarda lo sviluppo affettivo e sociale, visiva, dall’altro quella

un lato quella derivante dal deficit psico-fisico conseguente alla deprivazione

dovuta al disorientamento dei genitori di fronte alla disabilità del figlio. Sembra cioè che le madri dei

bambini ciechi riescono ad interpretare le esigenze e i comportamenti dei piccoli ma fanno fatica a

realizzare un’interazione che permetta un normale sviluppo affettivo e sociale in essi. Sembra cioè

che manchi l’interazione mentre il bambino sarebbe dotato fin dalla nascita di sistemi di segnali che

indicano i suoi stati d’animo come il pianto o il sorriso o l’emissione di vocalizzi, tutto questo il

bambino cieco riesce a farlo in tempi normali ma non è in grado di stabilire il contatto visivo con gli

altri e di fronte a questo i genitori appaiono scoraggiati, sembra loro che non essendo il sorriso

10

accompagnato dallo sguardo, non avvenga il contatto. Quando poi arriva il momento del distacco

dalla madre, questo è possibile se nel primo anno di vita si è instaurato un legame soddisfacente

con i genitori, ma se si è realizzata una “distanza emotiva” tra genitori e bambino anche il distacco

non avviene naturalmente. Sembra anche che, qualora vi sia un buon rapporto con la madre

l’evoluzione delle capacità del bambino in relazione ad esempio al controllo posturale o al livello di

normale. Per quanto riguarda l’espressività facciale, le ricerche condotte

attenzione sia pressoché

con bambini ciechi dimostrano che anch’essi possono decodificare e codificare le emozioni di base

(gioia, dolore, rabbia, paura, sorpresa)

Ma per quanto riguarda le emozioni più complesse, più legate all’apprendimento sociale, il loro

repertorio è più limitato. Le relazioni con i coetanei pongono anch’esse nuovi problemi al bambino

non vedente che tende ad avere atteggiamenti egocentrici a meno che sia inserito in una scuola con

progetti specifici. Per lo sviluppo del linguaggio, fino a 6-7 mesi non ci sono differenze nelle

vocalizzazioni; successivamente i bambini non vedenti appaiono meno loquaci ma se stimolati

rispondono con vocalizzi. Per l’acquisizione delle prime parole, alcune ricerche riscontrano anche

parecchi mesi di ritardo, altre solo un ritardo nelle prime acquisizioni, che può essere compensato

con stimoli opportuni. La spiegazione starebbe tutta nel fatto che i genitori dei bambini ciechi non

possono accompagnare l’azione con il commento verbale e quindi anche se dovrebbero farlo

ai vedenti. Dopo i tre anni l’acquisizione

tendono a non fornire ai piccoli gli stessi input che forniscono

linguistica è generalmente sufficiente, in modo da avere la capacità di rispondere agli interlocutori o

di esprimere i propri bisogni fondamentali, però nelle conversazioni, mentre i bambini vedenti

molti enunciati, anche più di quelli dell’adulto, i bambini ciechi tendono a

tendono a produrre

rispondere e contribuiscono alla conversazione con pochi enunciati personali, da notare che non

poiché arrivando ad un’età

bisogna generalizzare questi risultati, maggiore sono numerosi i casi di

bambini non vedenti che tendono all’iper-verbalismo talvolta in maniera inadeguata ad es. termini

che designano oggetti percepibili con la vista es. colori, non potranno mai diventare pienamente

significativi a chi è cieco dalla nascita. Una curiosità: se a un bambino cieco si dice di mostrare

qualcosa il verbo mostrare diventa sinonimo di dare. 11

Cap 3.3Le disabilità multiple

Purtroppo la disabilità visiva è molto spesso associata ad altre problematiche, e negli ultimi anni lo

è sempre di più. Si parla quindi di pluri-disabilità che può essere:

quando le compromissioni non determinano una significativa limitazione dell’autonomia e

1.lieve:

delle possibilità di espressione

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
36 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher serebianchi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della disabilità nello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Bigozzi Lucia.