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Una prima considerazione riguarda le aree di maggiore disagio evidenziabili nelle risposte delle
madri. Mentre la percezione di difficoltà nella cura risulta bassa e la sensazione di compiere
rinunce è presente, molte madri dichiarano di essere spesso preoccupate per il futuro dei loro figli
per la gestione del quotidiano e per il pensiero di un futuro dai confini incerti. Per quanto riguarda
le percezioni relative al tempo libero, sembrano perseverare la possibilità di andare in vacanza e di
vedere gli amici, mentre molto ridotti sono i tempi di svago senza figli. Tuttavia, per le madri, è
fortemente limitato il tempo per sé rispetto al che il tempo ricreativo della famiglia. La gravità della
menomazione ha un’influenza molto modesta e limitata sulla percezione delle rinunce. La
necessità di assistere costantemente il bambino durante la giornata comporta la percezione di
coping
uno stile di orientato a prendere le distanze dalla situazione. Quando si è costantemente
immersi in compiti di accudimento, allontanarsi momentaneamente dal problema può costituire
una strategia temporaneamente utile alla salvaguardia di un equilibrio personale. Tuttavia è una
strategia che a lungo termine risulta inefficace. È cruciale offrire alle madri la possibilità di
utilizzare momentanei intervalli dalla cura o altre fonti di supporto che consentano un recupero di
energie e una maggiore condivisione delle difficoltà. Il tempo di cura ha un’incidenza sulla
percezione di difficoltà e sulla percezione delle rinunce. Il fatto di svolgere attività di riabilitazione a
casa si accompagna a uno stile che tende a rivalutare gli aspetti positivi della situazione quando
si affrontano eventi potenzialmente stressanti. Monitorare giorno per giorno anche i piccoli
successi può accrescere l’autostima e spostare l’attenzione sugli aspetti di crescita personale
connessi alla cura. La partecipazione del bambino a gruppi di coetanei è invece connessa
positivamente all’autocontrollo e negativamente alla tendenza di fuga.
Capitolo7: Effetti del supporto sociale sul benessere delle famiglie con bambini disabili 8
Il supporto sociale ha una funzione di tutela della persona rispetto a eventi stressanti e questo ha
valore anche quando una famiglia si trova a crescere un bambino disabile. Il fine è comprendere:
quali sono le condizioni in cui la rete è in grado di corrispondere in maniera puntuale alle
• necessità delle madri producendo soddisfazione e benessere;
quando e come si vengono a creare condizioni critiche per la madre allo scopo di predisporre
• programmi di prevenzione.
strumento
Lo di esplorazione utilizzato per offrire un quadro qualitativo e quantitativo delle rete di
madri è composto da otto sezioni finalizzate ad analizzare:
1. il supporto affettivo;
2. l’amicizia;
3. l’aiuto pratico;
4. l’aiuto finanziario;
5. i consigli.
campioni
I presi in considerazione sono un gruppo di madri con o senza partner.
I dati relativi all’interferenza delle misure di supporto sociale sui vari aspetti della vita delle madri
di bambini disabili sono variegati e hanno richiesto analisi particolarmente articolate. Le analisi
hanno rilevato:
una minor ampiezza nelle varie aree del supporto e della rete totale;
• le molteplici funzioni svolte da poche persone;
• una criticità legata alla condizione di vita casalinga associata a un basso titolo di studio.
•
Sono presenti, invece, altri dati che indicano aree positive di rapporto:
il livello di soddisfazione riportato;
• il livello di interconnessione della rete;
• il riconoscimento di significativi rapporti intimi.
•
Tra il momento in cui si verifica l’evento disabilità e il momento in cui la persona corre il rischio di
vedere la propria rete smagliarsi probabilmente intercorre un tempo più o meno lungo di
evoluzione, che riguarda solo una parte di tutte le persone. A quanto punto è necessario
comprendere l’andamento del processo e il ruolo dei servizi per intervenire con un lavoro di
mantenimento che consenta alle persone, superato il momento di crisi, di trovarsi in un contesto
relazionale ancora ricco e articolato.
Capitolo8: Una nuova immagine della paternità: autobiografie di padri con figli disabili
Il ruolo della figura del padre nella situazione in cui in famiglia è presente un bambino disabile può
essere raccontato attraverso i racconti scritti di alcuni padri. Le motivazioni per studiare questo
ruolo sono:
portare evidenze contro i pregiudizi e gli stereotipi ancora presenti nei confronti delle persone
• con disabilità e delle loro famiglie che riguardano:
1. l’identificazione della persona disabile con la patologia che lo affligge;
2. la credenza di un nucleo familiare chiuso e che vuole nascondere la disabilità del figlio;
3. il mito dell’assenza paterna, che presenta un uomo incapace di trovare soluzioni diverse
dalla fuga;
Rompere lo stereotipo significa riconfermare e valorizzare l’unicità di ogni individuo e lo
specifico di ogni situazione familiare.
ribadire l’importanza dell’esperienza come fonte e strumento di conoscenza.
•
Le autobiografie scritte da padri di bambini disabili rispondono all’obiettivo di dare voce
direttamente ai protagonisti di un’esperienza, senza filtri interpretativi e pregiudiziali. La disabilità
del figlio rende le storie degne di essere raccontate. Per indagare questo argomento si è
proceduto con una metodologia qualitativa, attraverso un’analisi lessicale computer-assistita di
sei volumi scritti in prima persona da padri di disabili, ed è stato concluso che:
il nome del figlio, presente come primo termine in quasi tutti i volumi, sottolinea la volontà di
• tutti gli autori di parlare dell’unicità della loro creatura;
il riferimento frequente alle figure familiari è presente in tutti i volumi. Ciò indica un
• coinvolgimento forte di tutti i componenti e in alcuni volumi si sottolinea l’importanza di una
condivisione dei problemi e della vita quotidiana. La frequenza meno rilevante del termine
“padre” non deve dar penare a una marginalità di tale figura, in quanto spesso sostituito dal
racconto in prima persona. A seconda dei casi egli assume maggiormente compiti di cura o
mansioni prevalentemente sociali;
l’autonomia è sempre un obiettivo primario, pur non mandando i riferimenti ai limiti che le
• diverse patologie comportano; 9
gli autori mettono in gioco dei valori che portano ad una rivalutazione complessiva della vita dei
• personaggi;
la sfida comune consiste nel parlare apertamente della disabilità, con toni talvolta lontani dalle
• definizioni scientifiche, come argomento che può entrare nella vita delle persone;
il raccontare ha una funzione personale e sociale perché la disabilità non è solo affare di chi la
• viva, ma entra anche, attraverso l’autobiografia, nella vita dell’intera comunità. In tutti i volumi è
presente l’intento di riscattare agli occhi dell’intera società l’immagine del proprio figlio.
Alcune tappe fondamentali nel ciclo di vita delle famiglie con disabili raccontate attraverso le
autobiografie sono:
1. l’impatto. Tutti i padri iniziano il racconto della loro storia come una narrazione cronologica
che parte o dal momento dalla nascita del bambino o dal momento in cui appare loro evidente
il deficit o la malattia da cui è colpito. Inoltre tutti i padri raccontano del modo in cui hanno
ricevuto la notizia, in modo dolce o brutale, dell’anormalità del figlio. I genitori vengono poi
lasciato soli con la notizia inaspettata che mai si sarebbero aspettati ricevere;
situazione di crisi.
2. la La consapevolezza del proprio figlio mette in atto dinamismi di
accettazione e di rifiuto. Queste reazioni sono complesse e differenti da famiglia a famiglia e
all’interno di una stessa famiglia perché ogni membro reagisce alla condizione di disabilità del
bambino e alle reazioni degli altri membri verso questo stato. I padri cercano una spiegazione
a quanto è loro accaduto, tuttavia la ricerca lascia spazio solo all’accettazione;
dinamiche di accettazione, contesto e risorse familiari.
3. le il le I padri raccontano di come
non sia facile, e forse neppure desiderabile, essere genitori di figli disabili: ci si può sentire
sopraffatti e si possono rompere equilibri personali e familiari. I padri sottolineano l’importanza
di farsi carico di tutti i rischi che l’educazione di un bambino disabile comporta: in gioco c’è la
possibilità per i figli di diventare adulti e di rimanere se stessi;
ruolo del padre.
4. il I padri risultano molto coinvolti dal punto di vista emotivo nella situazione
familiare e forse questo li ha spinti a raccontare la propria esperienza. I momenti di incertezza
e di insicurezza rispetto all’educazione del figlio disabile colgono entrambi i genitori, ma in
modo particolare il padre. I padri hanno ben chiaro che il loro compito è di favorire lo sviluppo
dei propri figli nel senso di una sempre maggiore autonomia e indipendenza.
Capitolo9: I futuri possibili: problemi, prospettive e interventi per una migliore qualità della
vita segmentazione
Fra i problemi che allontanano operatori e famiglie c’è la del servizio reso alle
famiglie. I bambini disabili e le loro famiglie hanno spesso necessità di essere seguiti da team
multidisciplinari che fanno capo a una o più agenzie. È quindi necessaria l’esistenza di un
operator).
operatore addetto alla funzione di chiave di collegamento (key Tale figura può
costituire un importante nodo di raccordo anche nella realtà italiana, a patto che il suo ruolo non
rimanga solo una potenzialità sulla carta. Tale figura potrebbe diventare un vero e proprio
referente per la famiglia, fornendo a essa un feedback per consentire ai genitori di fare una
valutazione dei progressi e dei processi di cura o educazione del bambino e di avere un quadro
key operator
completo della situazione. In questo senso è utile che il abbia anche una funzione di
aiuto all’interpretazione, in modo da facilitare l’individuazione di nuove prospettive e l’evoluzione
di problemi. Il ruolo di questo tipo di referente dovrebbe comprendere anche la funzione
dell’esserci, cioè essere presente rispetto alle emozioni e alla costruzione dei significati,
rassicurare il genitore per quanto riguarda la conoscenza del bambino e la visione complessiva
del problema. Tale funzione consente al genitore di sapere che è possibile una condivisione con
un operatore in grado di contemplare la sua realtà e i