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4. IL LAVORATORE E I SUOI COMPITI
Lavorare significa svolgere un insieme di attività che un lavoratore (il soggetto), con una certa sequenza ordinata, indirizza su
un oggetto per raggiungere scopi di rilevanza pratica, con la mediazione di strumenti (artefatti tecnici e organizzativi) e di
significati (artefatti culturali e sociali) presenti in un determinato contesto (teoria dell’azione di Engestrom: riguarda le
differenti azioni lavorative e il loro possibile impatto sugli esiti finali).
L'attività lavorativa è la condotta finalizzata a un insieme di scopi e risultati attesi, propri o assegnati dall'organizzazione.
Essa è scomponibile in azioni più elementari (operazioni, singoli gesti per effettuare tali operazioni, gruppi muscolari),
anch'esse indirizzate a uno scopo, delineate secondo un piano definito mentalmente e controllate dalla persona con differenti
meccanismi di feedback. Le azioni sono scomponibili in operazioni, un ulteriore sottoinsieme di condotte che permettono di
raggiungere scopi più delimitati ma funzionali all'attuazione delle azioni.
La prestazione è il processo attivato per produrre un esito e iene utilizzato con due differenti significati:
1. Le attività e le azioni del lavoratore, ossia le condotte e i processi cognitivi e comportamentali finalizzati agli scopi
(cosa viene attivato, mentalmente processato e concretamente fatto dalla persona);
2. Gli esiti/risultati delle attività, ovvero le conseguenze quantitative e qualitative delle azioni svolte, che hanno un effetto
per l'organizzazione e per il lavoratore e che spesso vengono usati per misurare e valutare un'attività di lavoro.
Questi due aspetti della p restazione sono collegati ma non sovrapponibili: per valutare l'effettivo raggiungimento degli esiti
attesi si devono considerare le condizioni di realizzazione delle azioni lavorative. Per comprendere un'attività lavorativa
serve considerare:
Il decorso osservabile dell'attività, ossia le condotte attuate secondo una data sequenza temporale di azioni o scelte
tra diverse alternative, la struttura gerarchica delle attività, con unità sovraordinate che comprendono azioni
subordinate, gli ostacoli alla sequenza delle azioni o gli errori di coordinamento tra fasi diverse delle azioni;
I processi cognitivi e i vissuti soggettivi coinvolti nell'esecuzione dell'attività: sistema sensoriale/percettivo, sistemi della
memoria a breve e lungo termine, sistema esecutivo centrale (coordina e gestisce le azioni e si manifesta nella
definizione e appropriazione degli scopi, nella pianificazione delle azioni, nel controllo/regolazione delle mete parziali e
nelle attività di correzione), valori, emozioni e intenzioni che orientano la scelta delle mete e la volontà di raggiungerle,
forniscono energia, motivano attenzione, vigilanza e perseveranza;
I significati sociali e le mediazioni oggettivabili: le attività lavorative hanno significati sociali che intervengono nel modo
di diagnosticare la situazione, impostare, organizzare ed eseguire le singole azioni. Ci si riferisce alle interazioni sociali
dirette tra soggetto e oggetto con l'utilizzo di strumenti, al contesto tecnico e organizzativo, all'appartenenza a un
gruppo professionale, ma anche a fattori sociali indiretti come le convenzioni (istruzioni, raccomandazioni, linee guida
che implicano modi di pensare condivisi) e le regole (procedure più formalizzate relative a condotte da seguire o da
evitare);
Differenza tra compiti prescritti e compiti reali (Sperandio):
Compiti prescritti (dall’organizzazione): sono indicazioni formali che esprimono le richieste lavorative a cui il
lavoratore dovrebbe rispondere con la sua attività, e riguardano gli obiettivi da raggiungere, i mezzi e le procedure da
usare, la divisione dei compiti tra vari operatori, i tempi da rispettare, gli esiti attesi e ricavi presumibili. Spesso queste
indicazioni sono accompagnate da istruzioni e protocolli che formalizzano le attività da eseguire, evidenziando la loro
funzione sociale di mediazione tra il lavoratore e il suo oggetto di lavoro;
Compiti realmente svolti (dal lavoratore): fanno parte delle pratiche lavorative con cui la persona affronta e risolve a
modo suo i problemi concreti del lavoro quotidiano. Le pratiche lavorative nella maggioranza dei casi si traducono in
prestazioni adeguate sul piano qualitativo e quantitativo, ma si discostano dai compiti assegnati a causa dell'alto tasso
di variabilità delle situazioni di lavoro, come imprevisti, variazioni quantitative e qualitative della produzione, tentativi di
porre rimedio all'uso di mezzi ritenuti inadeguati con altri più adatti, creazione di alternative nelle procedure per
semplificare il lavoro, variarlo e renderlo meno faticoso o più soddisfacente, variazione dei ritmi e tempi di lavoro.
L'attività lavorativa differisce dai compiti formalizzati anche perché una progettazione ingegneristica per quanto accurata non
risolve il problema dei continui adattamenti comportamentali stimolati dalla situazione concreta di lavoro, soprattutto quando è
sottoposta a rapidi cambiamenti procedurali, tecnici, organizzativi, temporali e degli obiettivi da raggiungere. Infine vanno
considerate le differenze individuali tra lavoratori, ossia abilità cognitive, abilità sensoriali, capacità fisiche, caratteristiche
socioculturali e caratteristiche di personalità (aspetti connessi con la consapevolezza e valutazione di sé, automonitoraggio e
autoefficacia).
Esigenze del lavoro: La situazione lavorativa può essere rappresentata come un insieme di richieste più o meno pressanti,
anche sul piano temporale: i compiti prescritti e quelli reali coinvolgono la persona sul piano fisico, cognitivo ed emozionale, e
rappresentano i costi del lavoro soprattutto quando le richieste lavorative eccedono le possibilità di gestione e controllo da
parte dei lavoratori. Alcuni esempi di richieste sono:
Fisiche: sforzi dinamici (spostamenti, movimentazioni di carichi o utilizzo di macchinari), sforzi statici (mantenere a
lungo determinate posture), sforzi esplosivi (usare occasionalmente la propria potenza muscolare), equilibrio
corporeo, coordinazione neuromuscolare;
Ambientali: riguardano gli effetti sull'organismo dovuti alla concentrazione di sostanze pericolose, al microclima, al
rumore, alle vibrazioni;
Sensoriali: si riferiscono agli organi di senso coinvolti, oppure alla ricezione e discriminazione degli stimoli connessi
con le varie fonti di informazione, per esempio segnali acustici;
Sensomotorie: derivano sia dai dispositivi e dagli strumenti usati (numero e la varietà dei comandi, livello di
precisione ammesso, tipo e qualità del supporto dei dispositivi) sia dalle caratteristiche del lavoratore
(antropometriche, arti interessati dal movimento, coordinamento);
Cognitive: alcune derivano dalle caratteristiche dei compiti (chiarezza delle istruzioni, livello di discriminazione,
numero di informazioni da gestire e ricordare, tipo di elaborazione richiesto), altre sono connesse alle caratteristiche
del lavoratore, alla sua esperienza e alle sue competenze (grado di attenzione, adeguata memorizzazione, carico
mentale);
Relazionali: riguardano l'esigenza di riconoscere e comprendere differenti linguaggi, la ricerca di informazioni e
sostegni sociali, gli scambi comunicativi, le modalità decisionali e di interazione dei gruppi di lavoro, l'interazione
(cooperativa o conflittuale) e le attività di metacomunicazione.
Inoltre il tempo lavorativo , che per certi aspetti è il concreto oggetto della relazione professionale (tempo in cambio di
denaro), ha un notevole impatto sulle richieste lavorative, quantificabile attraverso alcuni parametri oggettivi: 1) durata del
lavoro: il tempo di impegno giornaliero, settimanale, mensile; 2) localizzazione temporale: la divisione tra lavoro e riposo e la
definizione dell'orario di lavoro e delle pause lavorative; 3) scansione temporale: i ritmi di lavoro; 4) discrezionalità del
lavoratore nel controllo dei tempi di lavoro (es. nell'utilizzo delle macchine; 5) relazione tra tempi lavorativi e tempi personali:
lavoro in famiglia, tempo libero.
L'attività lavorativa deve quindi prevedere una adeguata gestione delle diverse esigenze che si esprime con la prestazione del
lavoratore. Quest’ultima comprende due dimensioni: 1) Le dimensioni relative agli aspetti tecnici, ossia alla competenza nello
svolgere le attività previste per il proprio ruolo; 2) Le dimensioni relative agli aspetti sociali della prestazione, che sostengono
l'attività lavorativa a livello organizzativo e psicosociale e sono indispensabili per gestire le interazioni.
La prestazione legata ai compiti (task performance, Campbell): Le prime quattro dimensioni riguardano direttamente la
trasformazione delle materie prime in beni e servizi, le seconde quattro si riferiscono al mantenimento delle funzioni
necessarie a valorizzare e a conservare l'efficienza e l'efficacia del nucleo tecnico del lavoro. Le diverse dimensioni sono
collegate con la natura dei compiti tipici di un certo ruolo lavorativo, quindi non tutte le componenti sono presenti nella stessa
proporzione o con la stessa importanza in ogni tipo di lavoro, ma servono a spiegare la variabilità delle prestazioni in relazione
ai differenti tipi di compiti da svolgere, alle capacità, alle conoscenze e alle diverse motivazioni possedute dai lavoratori.
Campbell individua otto dimensioni, cinque delle quali si riferiscono alla prestazione dei compiti lavorativi: efficienza nei
compiti specifici, efficienza nei compiti non specifici, efficienza nella comunicazione scritta e orale, efficienza nella
supervisione/leadership (influenzare la performance degli altri attraverso l’interazione faccia a faccia ed efficienza
amministrativa.
La prestazione contestuale (contextual performance, Borman & Motowidlo): questa teoria fa una distinzione tra: 1) task
performance, quando il lavoratori usano conoscenze e capacità tecniche, svolgono compiti specifici; 2) contexual
performance, quando esplicitano condotte non direttamente legate ai compiti di ruolo ma che sostengono la qualità dei
rapporti sociali nel contesto di lavoro. Le condotte proprie della contextual performance rendono più fluide le relazioni sociali
esistenti, sostengono e diffondono le condotte proattive (personal initiative), sono trasversali, comuni a tutte le attività
lavorative e connesse alle motivazioni e alle caratteristiche personali del lavoratore. Le differenze individuali nella performance
sono spiegabili attraverso tre antecedenti che determinano la prestazione:
1. Conoscenza dichiarativa: deriva da abilità e interessi della persona, dalla formazione ricevuta e dall'esperienza
lavorativa, e riguarda la conoscenza dei fatti lavorativi, dei principi
che regolano le azioni e le operazioni, degli scopi delle attività e delle
proprie caratt