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Dopo il parto, madre e bambino interagiscono per soddisfare e regolare i reciproci bisogni. Essi
sono intrinsecamente motivati a “sentirsi attratti l’una dall’altro e a ricercare contatto reciproco”.
Durante gli scambi interattivi, la madre cerca di catturare lo sguardo del bambino e di mantenere il
contatto visivo con lui, proponendogli anche delle particolari espressioni facciali, definite facce
infantili, che vengono marcate da un’esagerazione nell’esecuzione, dalla maggiore durata di
presentazione e da movimenti facciali più lenti. Il bambino è orientato selettivamente verso i volti
umani e li preferisce alle forme non-umane. La predisposizione neonatale all’orientamento verso i
volti gioca un ruolo decisivo nella costruzione del legame con i genitori. Le interazioni faccia-a-
faccia tra genitori e bambini si sviluppano molto precocemente, sono bidirezionali e caratterizzate
da intense esperienze di rispecchiamento. Secondo Bowlby, il contatto visivo è un elemento
centrale per la formazione dell’attaccamento primario alla madre; infatti, la madre e il bambino si
impegnano in una protoconversazione, mediata dal contatto occhio-a-occhio, dalle vocalizzazioni,
dai gesti della mano e dai movimenti delle braccia e della testa. In seguito all’orientamento verso i
volti umani e la comunicazione occhio-a-occhio, un secondo passaggio importante è rappresentato
dal riconoscimento reciproco selettivo, osservabile tra il bambino e i genitori nei primissimi giorni di
vita.
6.1 Agency e mutua regolazione tra caregiver e bambino
Nell’ambito del sistema diadico madre-bambino è stata enfatizzata l’importanza delle influenze
reciproche. L’attività primaria del bambino può essere considerata una delle caratteristiche
essenziali nel coinvolgimento e nello scambio con i partner umani: ogni partner, con la propria
organizzazione endogena personale, influenza l’altro ed è contemporaneamente influenzato
dall’altro. L’esperienza della mutua regolazione viene trasferita all’interno del senso agente
(agency) del bambino. Allo stesso tempo, il bambino ha un proprio senso di agency mediante il
quale influenza il sistema. Questa capacità consente ai bambini di rilevare le contingenze tra il
proprio comportamento e le risposte che provengono dall’ambiente. Strettamente connesso al
concetto di agency è quello di efficacia: il bambino sperimenta un senso di efficacia quando riesce
a ottenere la soddisfazione dei propri bisogni.
I bambini maschi risultano più reattivi a livello emotivo delle femmine: esprimono maggiormente sia
le emozioni positive che quelle negative, focalizzandosi più intensamente sulla madre, esprimendo
di più i segnali di evitamento e di distress e manifestando maggiori richieste di contatto, rispetto
alle femmine.
6.2 La mutua regolazione durante l’allattamento
L’allattamento rappresenta un valido esempio di mutua regolazione. Durante il primo mese di vita i
bambini succhiano il latte con ritmi di 4-10 suzioni, presentando un modello di suzione tipicamente
umano dal momento che non è stato riscontrato in nessun altro mammifero. Nonostante il
meccanismo della suzione del bambino sia inizialmente intrinseco e basato su un’organizzazione
neurobiologica, la madre ha tuttavia, una diversa sensazione: pensa infatti che il suo bambino sia
pigro o sazio. Per questa ragione inizia a cullare il bambino, non rendendosi conto di come in
realtà questo comportamento allunghi le pause e non considerando che il solo modo di fare
riprendere la suzione sia smettere di cullare il bambino. Potremmo supporre che nel corso
dell’evoluzione della specie umana, il ritmo di allattamento si sia modificato per consentire alle
madri di utilizzare l’interazione dell’allattamento per trasmettere ai propri figli il ritmo sociale
dell’alternanza dei turni.
Gli affetti sono caratterizzati dalla loro intensità e dalla loro configurazione in relazione
all’attivazione e alla disattivazione all’interno di specifiche categorie emotive, come la gioia, il
distress, la tristezza o la rabbia. A questo proposito, Panksepp ha considerato “i sistemi emozionali
positivi come elementi di attrazione che coinvolgono gli spazi cognitivi, portando al loro
ampliamento e alla loro crescita. Le emozioni negative tendono a vincolare le attività cognitive su
canali più ristretti e ossessivi”.
Le esperienze interattive durante il primo anno di vita vengono organizzate e immagazzinate
all’interno di una conoscenza implicita che è “non simbolica, non verbale, procedurale e inconscia”.
La memoria implicita, secondo Fogel, ha una funzione regolativa speciale che agisce in modo
automatico e non-conscio, come quando, per esempio, il bambino si coinvolge in un’esperienza
relazionale. Da una prospettiva neurobiologica, il cervello infantile dipende dall’esperienza e
apprende, durante le interazioni, a percepire l’ambiente sociale come minaccioso o supportivo.
Questa capacità coinvolge la capacità di leggere, in maniera adeguata e non consapevole, i volti e
le intenzioni per risuonare empaticamente con gli stati degli altri, per comunicare gli stati emotivi e
regolare gli affetti interpersonali e, dunque, per fronteggiare gli elementi ambientali di stress
interpersonale della prima infanzia.
Errori interattivi: il successo o il fallimenti degli errori interattivi dipende dalla capacità della madre
di leggere i comportamenti e i segnali del bambino, alla luce di stati mentali, sentimenti e desideri
sottostanti, che le permettono di prevederne le azioni e regolarne il disagio. Se la madre
comprende il comportamento del figlio e ne modula lo stato di tensione, il bambino sarà in grado di
attaccarsi di nuovo al seno e continuerà a succhiare con calma. Al contrario, se la madre
percepisce il pianto del bambino come un rimprovero verso se stessa e lo attacca al seno
bruscamente, il mismatch si intensifica, andando a riattivare le precedenti esperienze negative che
potrebbero causare una rottura tra di loro. Le esperienze di riparazione hanno una grande
rilevanza nel mondo rappresentazionale del bambino; creano un’aspettativa di fiducia verso la
madre e favoriscono lo sviluppo di un “senso del noi”. Quest’esperienza aumenta il senso
dell’efficacia personale e sostiene l’aspettativa che sia possibile riparare insieme un’eventuale
rottura.
6.3 La costruzione del legame di attaccamento
Durante il periodo iniziale, il bambino e il suo caregiver sono mutualmente coinvolti. In questa fase,
la discriminazione del caregiver è ancora inadeguata, ma i sistemi sensoriali sono strutturati in
modo da favorire la risposta del bambino alle persone. Subito dopo la nascita, i bambini sono in
grado di orientarsi, di monitorare visivamente. Anche il raggiungere e l’afferrare sono importanti
comportamenti di attaccamento che compaiono però più tardi. Un graduale cambiamento avviene
con il sistema di riconoscimenti, che favorisce un’interazione più selettiva e individuata del
bambino con il caregiver. Durante i primi anni, la vicinanza alle figure di attaccamento garantisce al
bambino un senso di sicurezza. L’attaccamento sicuro fornisce anche le basi per l’esplorazione
indipendente del bambino. La disponibilità e la capacità del caregiver di rispondere prontamente e
in modo contingente ai segnali del bambino sono un prerequisito indispensabile per la sicurezza
dell’attaccamento. Questa caratteristica genitoriale è stata definita “sensibilità”. Negli anni
successivi, per il bambino può diventare importante che i genitori condividano le sue esperienze
durante le interazioni, assumendo il ruolo di riferimento sociale. Un’altra importante competenza
genitoriale enfatizzata da Fonagy è la capacità del genitore di concepire il bambino come un’entità
mentale all’interno della relazione: secondo Fonagy lo sviluppo della mentalizzazione e
dell’attaccamento sicuro nel bambino è strettamente associato alla capacità del caregiver di
osservare e leggere i cambiamenti nel suo stato naturale.
Beebe e co hanno evidenziato come il contatto visivo-facciale e cutaneo siano le modalità più
salienti nel predire le diadi sicure e insicure. I futuri bambini sicuri sono in grado di coordinarsi con
le madri utilizzando lo sguardo, le emozioni facciali e le emozioni vocali come canali separati. Un
contatto materno intrusivo o scarsamente affettivo appare frequentemente associato a una futura
insicurezza.
MacDonald ha ipotizzato che nella genitorialità coesistono 2 diversi atteggiamenti: uno è basato
sul sistema di sicurezza-separazione-distress, che viene attivato dal legame di attaccamento.
L’altro è basato sul sistema sociale positivo della ricompensa (reward) che viene attivato quando il
bambino inizia a esplorare. Nell’ultima situazione, i genitori condividono le scoperte del bambino,
confermandone le capacità.
Strange situation: durante questa fase, le madri dei bambini insicuri si comportano in modo non
focalizzato, manifestano una ridotta sensibilità, sono più interferenti e meno responsive nei
confronti delle richieste dei figli, rispetto alle madri dei bambini sicuri. Le madri dei bambini evitanti
manifestano rifiuto e avversione verso il contatto fisico con i loro bambini ed esprimono una
gamma di emozioni ristrette durante l’interazione con loro.
6.4 Nuovi sviluppi nella teoria dell’attaccamento
Una direzione ha tentato di esplorare l’area degli attaccamenti multipli, inizialmente sottolineati da
Ainsworth, che ha scritto: “Quasi tutti i bambini di questo campione che avevano sviluppato un
attaccamento nei confronti delle proprie madri, svilupparono un attaccamento anche nei confronti
di altre figure familiari”. Bowlby ha ipotizzato che, durante l’infanzia, il bambino costruisca una
gerarchia di relazioni di attaccamento: in altre parole, una rete di relazioni di attaccamento. E’
possibile quindi che il bambino non sviluppi solo attaccamenti primari con le figure familiari, ma
anche ulteriori attaccamenti con altri caregiver.
Un’altra direzione è rappresentata dalla relazione tra l’attaccamento e il temperamento, che implica
differenti ambiti. Dal momento che l’attaccamento si focalizza su una relazione co-costruita tra il
bambino e il caregiver, la qualità del legame e della regolazione emotiva del bambino dipende
dalla loro specifica esperienza relazionale, anche perché la strategia dell’attaccamento possiede le
proprietà di un sistema di controllo, basato su una collaborazione che si corregge secondo lo
scopo.
Un’ulteriore direzione esplora la relazione tra l’attaccamento e l’atteggiamento intersoggettivo.
L’attaccamento ha un do