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La teoria socio-cognitiva di Bandura
Bandura ha proposto una teoria della moralità volta a spiegare i fattori che guidano il comportamento evolutivo dei principi morali, sia quelli che motivano il comportamento morale.
Egli ritiene che i modelli stadiali non siano adatti a spiegare il comportamento morale dell'individuo, in quanto il contenuto degli stadi evolutivi riguarda più le ragioni date per le azioni compiute che non quali azioni si dovrebbero compiere.
Nel formulare la teoria socio-cognitiva, Bandura distingue tra il pensiero morale e l'azione morale.
Pensiero morale: riguarda la progressiva interiorizzazione delle norme morali presenti nel contesto sociale di appartenenza. Il bambino piccolo necessita di una guida al comportamento esterna: è l'adulto che esercita un controllo sul comportamento del bambino attraverso proibizioni e sanzioni o premi e rinforzi sociali positivi che incoraggiano l'assunzione di condotte accettabili. Man mano che...
il bambino cresce, gli adulti associano alle sanzioni la spiegazione dei criteri di condotta e delle ragioni sottostanti che ne richiedono l'applicazione, favorendo l'emergere nel bambino della capacità di discriminare tra condotte socialmente approvate e condotte disapprovate. Quindi, sarebbe questo pensiero morale, centrato sulla componente empatica e non sulla paura delle sanzioni sociali, a favorire lo sviluppo nel bambino della capacità di autoregolazione. Man mano che i criteri morali vengono interiorizzati, cominciano a fungere da guida e da deterrente alla condotta per effetto del senso di auto-approvazione e auto-riprovazione che il bambino sviluppa. In questo modo anche le sanzioni vengono interiorizzate e da norme sociali si trasformano in criteri personali di condotta che se violati producono nel bambino senso di colpa o vergogna. Il disimpegno morale Disimpegno morale = disattivazione parziale o totale del controllo morale, attraverso la quale la persona simette al riparo da sentimenti di svalutazione che altrimenti vengono associati ad una condotta immorale.
A) Un primo insieme di meccanismi agisce direttamente sulla condotta morale, modificandone il valore negativo o rendendola più accettabile. Con la giustificazione morale della condotta un'azione immorale viene resa personalmente e socialmente accettabile presentandola al servizio di principi e valori morali superiori (difesa del proprio onore). L'etichettamento eufemistico è la modalità attraverso cui l'individuo definisce positivamente un comportamento negativo, facendolo apparire meno grave di quello che è in realtà. Attraverso il confronto vantaggioso un comportamento negativo viene confrontato con un altro comportamento negativo ancora più grave che si sarebbe potuto verificare al fine di rendere il primo più accettabile.
B) Un secondo insieme di meccanismi di disimpegno morale agisce sminuendo o distortendo la relazione
Causale tra l'attore, l'azione e gli effetti che essa produce. Il dislocamento di responsabilità fa sì che la responsabilità di un'azione negativa non venga attribuita all'individuo che ha compiuto l'azione ma a fonti esterne. La diffusione di responsabilità consente all'individuo di deresponsabilizzarsi distribuendo la responsabilità ad un'azione a tutte le persone presenti. Infine, con la distorsione delle conseguenze gli effetti prodotti da un'azione negativa vengono modificati o minimizzati in modo da farli apparire meno gravi. Questo meccanismo inibisce il senso di colpa dell'individuo quando la sofferenza della vittima viene minimizzata, distorta o negata. Infine, Bandura descrive due meccanismi che nel ridefinire gli eventi si focalizzano sui destinatari dell'azione immorale. La forza delle autosanzioni dipende in parte dal modo in cui l'attore della condotta percepisce la vittima del suo comportamento.
Affinché ci sia un'opportuna reazione empatica è necessario che la persona colpita dall'azione trasgressiva sia considerata come una persona con pari dignità, sensibilità e diritti. Al contrario, il meccanismo di deumanizzazione della vittima può portare l'attore dell'azione negativa a percepire la sua vittima come sub-umana. Mediante l'attribuzione di colpa la vittima viene considerata colpevole del comportamento violento esercitato nei suoi confronti, individuando una caratteristica personale o un comportamento della vittima stessa che avrebbe provocato il comportamento negativo dell'attore il quale non si sente in colpa.LA VALUTAZIONE MORALE DEI COMPORTAMENTI NEGATIVI
Alcuni studi hanno indagato il ragionamento morale dei bambini su diversi tipi di comportamento. La maggior parte di queste ricerche si è basata su una distinzione tra il concetto di moralità e il ragionamento morale vero e proprio.
proprio.Moralità = capacità dell'individuo di discriminare tra comportamenti giusti e sbagliati.
Ragionamento morale = processi di pensiero che portano a decidere se un comportamento è moralmente accettabile.
La prospettiva teorica adottata in questi studi si rifà alla teoria dei domini morali; il merito di questi studi è quello di aver messo in luce come il ragionamento morale dei bambini possa differire non solo a seconda del comportamento considerato, ma anche delle variabili di contesto o delle caratteristiche di chi mette in atto la condotta. La procedura adottata è la presentazione di una situazione ipotetica in cui il protagonista mette in atto un comportamento o subisce una situazione decisa da altri.
La valutazione dei comportamenti aggressivi
I comportamenti negativi sono valutati negativamente dai bambini. Oltre a venire percepito come negativo e sbagliato, il comportamento aggressivo risulta anche associato al rifiuto sociale.
Dell'individuo che lo mette in atto. Dallo studio di Boxer e Tisak condotto con bambini di scuola primaria, emerge che nelle bambine il giudizio morale è legato alla stabilità percepita dal comportamento aggressivo, tale per cui a una maggiore persistenza del comportamento si associa un giudizio più negativo. Il comportamento aggressivo può esprimersi in diverse forme che possono influenzare diversamente la percezione e il ragionamento morale dei bambini.
Murray-Close, Crick e Galotti hanno esplorato il ragionamento dei bambini di 9-10 anni rispetto a diversi tipi di aggressività (fisica e relazionale). Gli studi precedenti avevano messo in luce che bambini in età prescolare tendono a ritenere l'aggressività fisica come più sbagliata e più dannosa di forme di aggressività verbale.
A partire da queste premesse Murray-Close, Crick e Galotti hanno indagato diversi aspetti del ragionamento sociale di bambini alla fine.
della scuola primaria (9-10 anni) sul comportamento aggressivo, tra i quali il considerare l'aggressività come un argomento inerente la sfera morale e il ricorso ad aspetti morali o di convenzione sociale quando viene richiesta loro una giustificazione del giudizio dato sul comportamento. Gli autori identificano quattro domini in cui possono ricadere tali giustificazioni: 1. Morale: riferito a concetti di giustizia e benessere dell'umanità 2. Della convenzione sociale: legato a norme sociali che permettono di mantenere la struttura e l'ordine sociale 3. Personale: associato a concetti di privacy o ad azioni ritenute rilevanti per il singolo individuo 4. Legato alla prudenza: azioni personali pericolose per l'individuo I risultati dello studio mostrano che nei loro giudizi i bambini tendono a far riferimento soprattutto a concetti di giustizia e benessere generale. Tuttavia, emergono delle differenze tra le due forme di aggressività tale per cui i.Bambini considerano l'aggressione fisica maggiormente sbagliata e più dannosa rispetto a quella relazionale. Un altro risultato interessante riguarda il maggior ricorso a giustificazioni di prudenza rispetto a giustificazioni relative alla violazione di convenzioni sociali nella valutazione dell'aggressività fisica, che viene considerata un problema legato alla sfera della prudenza più frequentemente rispetto all'aggressività relazionale, cioè i bambini si focalizzano sui problemi che l'aggressività fisica può causare a chi la mette in atto (possibili ritorsioni), piuttosto che sulle norme sociali che identificano questa condotta come sbagliata. La valutazione dell'esclusione sociale Una seconda area di ricerca riguarda la valutazione del comportamento di esclusione in particolare quando questa avviene sulla base dell'appartenenza di gruppo. L'esclusione intergruppi riflette da una parte processi di pregiudizio.stereotipizzazione e biassui gruppi, e dall’altra giudizi riguardo la giustizia, l’uguaglianza e i diritti. Da un punto di vistaconcettuale questi giudizi sono opposti: i pregiudizi violano i principi morali di giustizia, ladiscriminazione viola l’uguaglianza e gli stereotipi portano al restringimento dei dirittiindividuali.I risultati in quest’area di ricerca sostengono che i bambini non utilizzano un singolo schemaper valutare tutte le problematiche intergruppi che potrebbero essere moralmente rilevanti.In uno studio condotto da Killen e Stangor con i bambini di 1° e 4° elementare e con i ragazzi di2° media, la quasi totalità dei partecipanti ha valutato l’esclusione di un pari sulla base delgenere o della razza come un comportamento sbagliato. Le giustificazioni date a questavalutazioni da parte dei bambini delle diverse età erano per lo più di origine morale, basate, adesempio, sul fatto che questo tipo di esclusioneIl tuo compito è formattare il testo fornito utilizzando tag html.
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sociale fosse ingiusto e discriminatorio. Alcune differenze nei giudizi e nelle giustificazioni emergono quando gli scenari presentati sono più complessi: ad esempio, in situazioni in cui la caratteristica richiesta è presente in modo equo nei rappresentanti dei due gruppi messi a confronto, i bambini utilizzano ragioni morali per giustificare la loro valutazione senza differenze di età. Al contrario quando la situazione descritta mostra una condizione di disparità si nota che al crescere dell'età dei partecipanti c'è un maggior utilizzo di giustificazioni socio-convenzionali. Le abilità personali vengono considerate più salienti rispetto alla tutela della dimensione di uguaglianza. Altri studi hanno identificato altre variabili che influenzano la valutazione e le giustificazioni esplicite dai bambini rispetto a situazioni di esclusione. Abrams e colleghi hanno messo in luce come il giudizio dei bambini
sull'appropriatezza o meno dell'esclusione sia contingente all'interpretazione dell'individuo escluso come p