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TERZA GENERAZIONE:
- l’emergere del costruttivismo e di teorie post-moderne ha messo in crisi la posizione meccanicistica delle
prime due generazioni in favore di un approccio più contestuale mirato non tanto all’addestrare la
mente quanto a liberare gli individui dai loro eccessi e impiegare altre fonti di regolazione
comportamentale quando i proprio repertori relazionali non funzionano si vuole limitare questo:
- Gran parte della sofferenza umana deriva dalla fusione cognitiva: l uomo pensa fondamentalmente in
modo relazionale, creando delle relazioni. Queste relazioni possono essere astratte o a volte irreali. SENZA
RENDERCI CONTO PONIAMO ALCUNI CONCETTI IN RELAZIONE A ALTRI PER DELLE FUNZIONI CHE SONO
SOGGETTIVE MA NON NECESSARIAMENTE ESISTENTI queste funzioni sono cornici relazionali che noi
fondiamo (confondiamo) per il LINGUAGGIO ci porta a credere che una tale relazione non sia solo un
costrutto verbale soggettivo ma una realtà oggettiva [Hayes]
QUINDI le reazioni negative nei confronti delle proprie esperienze interne, o le valutazioni negative,
passano da essere naturali risposte umane a rigidi pattern di risposte problematiche a causa della fusione
cognitiva
- strategie di cambiamento contestuali ed esperienziali che modificano la funzione di eventi psicologici
problematici SENZA MODIFICARE direttamente la forma oltre a ridurre i sintomi si vogliono creare abilità
che migliorino la qualità della vita INCREMENTO DEL REPERTORIO COMPORTAMENTALE PIUTTOSTO CHE
RIDUZIONE DEI COMPORTAMENTI PROBLEMATICI
- All’interno delle TCC quindi compaiono queste terapie di terza generazione: terapia dell’accettazione e
dell’impegno, psicoterapia analitica funzionale e altre va beh
Il modello clinico
Tradizione comportamentista + tradizione cognitiva
QUINDI la valutazione e l’intervento avvengono in 3 ambiti:
- ambito comportamentale i comportamenti possono essere la conseguenza di apprendimenti
disadattivi o di mancati apprendimenti che vanno individuati sulla base delle esperienze di vita del paziente
- ambito affettivo-emotivo le emozioni che caratterizzano il quadro clinico sono il risultato di due
processi:
1. apprendimenti associativi (legati a condizionamento classico) date risposte emotive sono state
associate a tali stimoli quindi si ripresentano automaticamente davanti a tali stimoli
2. interpretazioni cognitive tali stimoli-situazioni (uno che sorride per strada) originano proprio tali
emozioni (rabbia) perché vengono interpretati dal soggetto con i suoi schemi e strutture cognitive (mi stava
deridendo) questa interpretazione cognitiva può col tempo condizionarsi alla situazione e quindi le
emozioni si attivano automaticamente (provo rabbia verso tutti per strada)
- ambito cognitivo grande attenzione a 3 livelli di cognizione del pensiero del paziente in ordine di
profondità:
1. pensieri automatici negativi sono specie commenti interni, solitamente catastrofizzanti e svalutativi,
per specifiche situazioni in cui si trova il soggetto “non ce la posso fare”. Possono essere coscienti ma anche
non esserlo del tutto, cmq sono consapevolizzabili se il soggetto riesce a prestarvi attenzione
2. le assunzioni, le credenze, le convinzioni sono regole tacite, non sempre consapevoli quindi, però
sono la base di molte reazioni esprimendosi nei pensieri automatici che fanno sorgere e nei
comportamenti. Si possono manifestare come affermazioni condizionali “se non ce la faccio allora sono una
merda”
3. schemi cognitivi sottostanti credenze latenti particolarmente centrali e fondamentali per il soggetto
“sono una merda”. Sono regole base che una persona usa per organizzare le proprie percezioni del mondo,
del sé e del futuro.
- Non sono di per sé ne negative ne positive, vanno valutate sulla base della loro capacità di adattarsi alle
esperienze di vita. (se ti fai schifo puoi o diventare maestra d asilo che i bimbi ti fanno sentire apprezzata
oppure essere una merda gelosa e rompicazzo).
- Possono essere sia attivi che latenti a seconda che i soggetti debbano affrontare o meno la situazione di
vita che attivi le loro aree di vulnerabilità molti pazienti si impegnano a tenere latenti alcuni schemi per
non svegliare le proprie paure (tipo resto single cosi non mi tradisce) però fa perdere delle occasioni per
una migliore qualità di vita.
- Possono essere pervasivi (si attivano in una vasta gamma di situazioni) o discreti (si attivano solo in alcune
situazione).
- Sono chiamati convinzioni del nucleo centrale perché:
1.sono assoluti e non condizionali
2.danno origine ad altre convinzioni di livello superiore
3.è difficile avere accesso ad esse durante il trattamento e valutarle in quanto inconsce
- Per questa terapia sono rilevanti due categorie di schemi posti gerarchicamente in alto nell’organizzazione
psichica subordinando altri schemi:
1. Self-Schermata (SS, schemi di Sé) determinano i nostri atteggiamenti verso noi stessi e il nostro
ambiente. Il ricordo e il confronto delle nostre esperienze creano un SS più globale, ordinatore, un Io che
procura una sensazione di stabilità e continuità. Se questo processo viene turbato si potrebbero
autonomizzare alcuni SS che potrebbero imporre dei pensieri intrusivi in certe situazioni
2. Schemi interpersonali (SI) è la schematizzazione delle caratteristiche relative a sé e agli altri in una
sequenza di interazione (desiderio del sé-risposta attesa dall’altro-reazione del sé). Quindi contengono le
regole per le condotte interpersonali. Si sviluppano nelle prime fasi dello sviluppo.
L’organizzazione del Sé dipende dallo sviluppo degli SI e dall’intreccio dei due.
- Gli schemi possono essere modificati e rinnovati dalle informazioni in entrata, però quelli che si sono
consolidati precocemente durante l’infanzia tendono ad essere persistenti e a influenzare le nuove
costruzioni mentali certi SS possono ignorare selettivamente tutte le info non conguenti con l’immagine
di sé = DISTORSIONI COGNITIVE O BIASES COGNITIVI
BIAS COGNITIVO è una tendenza esagerata dell’apparato psichico a elaborare certi tipi di info e non altri:
1. sono connaturati al funzionamento dello psichismo normale
2. non sono specifici di una patologia e si distribuiscono lungo un continuum dal normale al patologico (a
seconda della frequenza e della rigidità con cui sono usati)
3. sono più facilmente attivati nelle situazioni di tensione o di incertezza, quando le capacità di
elaborazione dell’info sono disorganizzate
- le principali distorsioni, biases, cognitivi sono:
1. personalizzazione (tendenza ad attribuire tutto a se stessi)
2. pensiero polarizzato o dicotomico (vedere tutto bianco o nero, senza sfumature)
3. astrazione selettiva (astrarre un dettaglio dal contesto senza porlo in relazione col tutto)
4. inferenza arbitraria (giungere a una conclusione da dati insufficienti o inadatti)
5. ipergeneralizzazione (da un singolo elemento astrarre una regola generale)
QUINDI una situazione attiva uno schema disfunzionale – percezione e interpretazione della
situazione mediante le distorsioni cognitive associate a quello schema – produzione dei pensieri
automatici e emozioni annesse.
SCOPO DELLA TCC individuare e definire chiaramente questa sequenza per modificare i pensieri
negativi, le distorsioni cognitive e se possibile gli schemi cognitivi di base che inducono i comportamenti
e i pensieri alla base del disturbo lamentato dal paziente. QUINDI l’intervento non è solo in ambito
cognitivo ma anche comportamentale e affettivo, con procedure specifiche per ognuno
Spiegazione dello scompenso psicopatologico
L’individuo fa esperienze di vita precoci e successive (madre iperprotettiva) in base a queste elabora una
serie di schemi di sé e interpersonali positivi e negativi (sono fragile) più o meno attivabili (vedo l’amico
malato) e impara per rinforzo a tenere dei comportamenti in certe circostanze che sono state utili ad
affrontarle oppure hanno ridotto le emozioni negative (non esco più di casa)
PERO’ tali comportamenti protettivi vengono rinforzati e diventano sempre più frequenti a livello
comportamentale, si mantengono elevate le emozioni negative a livello affettivo, e viene confermato lo
schema a livello cognitivo
QUINDI si origina e si mantiene un disturbo (ipocondriaco in qst caso) nel quale distinguiamo 3 fattori di
concettualizzazione:
- fattori predispondenti o di vulnerabilità (esperienze di vita – schemi e convinzioni cognitive)
- fattori precipitanti o innescanti (malattia amico)
- fattori perpetuanti o di mantenimento (comportamenti protettivi che si autorinforzano e confermano gli
schemi)
Possono essere contemporaneamente ipervalenti (più facilmente attivabili) anche più schemi.
Il disturbo crea un circolo vizioso schema di non amabilità più schema di sfiducia negli altri = borderline =
cercare disperatamente approvazione --- > penso che uno mi stia dando corda (spesso è una mia
distorsione anche qst) e mi ci attacco ---- > però non mi fido quindi lo metto costantemente alla prova
pretendendo fess ---- > l’altra persona si allontana per forza ----- > viene interpretato come prova di non
amore vengono confermati gli schemi detti prima e i comportamenti di mettere alla prova
Criteri della valutazione clinica
L’assessment o valutazione cognitivo-comportamentale ha lo scopo di:
- produrre un inquadramento diagnostico
- sviluppare l’analisi funzionale
- conoscere gli aspetti fondamentali della struttura cognitiva del paziente
L’assessment è mirato ai 3 ambiti visti prima: comportamentale, affettivo-emotivo e cognitivo.
Ciò avviene tramite:
- ABC COMPORTAMENTALE analizza
1. Antecedenti (situazione in cui viene attivato un certo comportamento problematico – trovarsi fuori casa)
2. Behaviour o comportamento (insieme di azioni che creano il problema – tornare subito a casa)
3. Conseguenze (tutto ciò che segue al Behaviour e che lo rinforza – a casa non ho più ansia
- ABC COGNITIVO valuta
1. Antecedenti (situazione in cui si manifesta una certa convinzione o belief – esporre al pubblico)
2. Belief o Convinzioni (insieme di regole più o meno consapevoli che impostano il comportamento in tale
situazione – un brave oratore deve ottenere un caldo applauso etc)
3. Conseguenze (tutto ciò che segue ai pensieri di B – ansia, rinuncia a esporre, svalutazione)
ciò può portare a una fobia specifica del parlare al pubblico
Per programmare l’intervento quindi è fondamentale:
- chiarire