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LA MALATTIA SI DICE IN MOLTI MODI
I disturbi psichici si definiscono come un oggetto di indagine del pensiero medico prima, e del pensiero
psicologico clinico soltanto in età moderna. Il sapere patologico e nosografico ripiega su una classificazione
dei disturbi mentali basata su criteri sintomatici e sindromici di tipo statistico. Tradizionalmente la malattia
psichica è stata trattata come un nosos, una malattia da analizzare dal punto di vista medico ma anche
come divina mania, come punizione divina e al contempo come sapere e saggezza, caratteristica dei malati.
Se la sofferenza psichica diviene una malattia nel senso medico del termine solo nell'epoca moderna, è
perché si apre un conflitto tra ragione e sragione, in cui il male deve essere conosciuto come antitesi alla
razionalità. L'ombra di un male senza significato ha sempre inquietato il pensiero scientifico, ma solo
nell'età moderna esso è divenuto studiabile a controllabile. Un'analisi del concetto di malattia nervosa o
psichica avviene all'interno di un percorso in cui si intrecciano giudizi conoscitivi legati all'ambito religioso,
politico, giudiziario, gnoseologico. Recentemente i titolari della sofferenza psichica hanno acquistato una
possibilità di essere visibili in quanto esseri umani e non me le rappresentazioni del male.
Etimologicamente nel concetto di colpa, discorso religioso e scientifico, hanno intrecciato il proprio
percorso conoscitivo e valutativo.
LA MALATTIA PSICHICA NELL'ANTRICHITÁ
Il Corpus Hippocraticum riporta diverse annotazioni e descrizioni delle modificazioni visibili del corpo
malato. Quando si indica ciò che può aver suscitare quei disturbi, la vista non è più sufficiente: il giudizio
deve sostituirsi ai sensi. All'interno di queste descrizioni del corpo malato, il clinico annota le alterazioni
psichiche che costituiscono parte dei sintomi di una determinata malattia diagnostica. Accanto a malattie
organiche definite, incominciano a delinearsi affezioni psichiche. Rarissimi sono i casi menzionati in cui un
evento psichico possa segnare l'inizio di un'affezione psicosomatica. (Prima corpo e malato e poi mente
malata, e raramente viceversa). Nel pensiero tragico l'uomo è tale in quanto sofferente: la stessa
conoscenza avviene attraverso l'esperienza del dolore. Il pensiero e la techne medica sono stati il farmaco
capace di guarire l'angoscia legata alla malattia. Nella nostra età moderna la possibilità di conoscenza della
sofferenza psichica è stata vincolata da un lato a una sua omologazione ai metodi e al pensiero che
guidavano le conoscenze organiche, e dall'altro a una possibilità di comprensione dell'esperienza
individuale della sofferenza e del dolore psichico. La visibilità della sofferenza psichica come oggetto di un
sapere scientifico è legata a quelle condizioni che ne favorirono l'emergere all'interno dell'esperienza
clinica. 3
MALATTIA E NASCITA DEL PENSIERO CLINICO MODERNO
Il medico guarisce il malato nella misura in cui conosce questo quadro ideale della malattia. Nella nascita
della clinica moderna, centrata sul potere dello sguardo medico, la malattia diviene una collezione di
sintomi , al di là del problema dell'essenza patologica. I sintomi permettono allo sguardo medico di definire
l'ordinamento naturale della malattia. La medicina dello sguardo si integra con quella dell'anatomia
patologica, delle lesioni, degli organi e delle cause. La clinica delle osservazioni delle manifestazioni
patologiche e dei sintomi, cede il passo a quella dei corpi dei cadaveri. La patologia trova il suo fondamento
anatomico nella lesione corporea. Foucault parla del paradigma che lega i termini vita, morte e malattia: è
lo sguardo clinico che si posa sul cadavere dissezionato, che permette di conoscere la verità sulla malattia.
UNA MALATTIA DEL CERVELLO
La malattia trova il proprio fondamento nell'organo sofferente. Il pensiero positivistico affascina la nascente
psichiatria, la quale fonda nel cervello la sede della malattia mentale e nella lesione la causa del male. Il
rapporto tra cause e sedi della malattia psichica trova comunque un punto di stabilizzazione intorno
all'assioma: follia = malattia del cervello. Il pensiero medico-filosofico del XVIII secolo affermerà il legame
tra follia e malattia del cervello, la malattia mentale come alterazione dell'organo ritenuto prossimo
all'anima dell'individuo. Alterazione che va quantificata, ricondotta a numero e non, come nel secolo
precedente, a categorie qualitative. Follia, colpevolezza, punizione: la stessa cura di questa particolare
malattia segue tali assunti, abbandonando gradualmente lo occuparsi del corpo del malato per interessarsi
e rimedi morali. Si passa dal mondo della riprovazione a quello del giudizio, che però permette l'ingresso
della patologia mentale all'interno dei fenomeni conosciuti dalla scienza. Il medico, e poi lo psicoanalista,
divengono sguardo assoluto sulla malattia che trova solo in rari episodi biografici una possibilità di
espressione che travalica il giogo della scienza.
OLTRE IL SINTOMO INDIVIDUALE
Il Novecento è stato sia il secolo della psicoanalisi che il secolo in cui emerge l'analisi critica della scienza
psichiatrica. Accanto alla psichiatria di matrice biologica c'è stata la riflessione della psichiatria
fenomenologica, che ha costituito una delle fonti più autorevoli del pensiero clinico del ventesimo secolo.
L'idea di tornare ai fenomeni, al mostrarsi delle cose per come queste si manifestano, attuando una
epoche, è stata foriera di un accrescimento delle possibilità di leggere i fenomeni clinici nell'interesse
generale. In questo periodo venne proposto il concetto di comprensione come strumento interpersonale
capace di poter leggere la sofferenza umana manifestata nella psicopatologia attraverso una sintonia
emotiva, empatica tra i vissuti del terapeuta e quelli dei pazienti. La fenomenologia consente di descrivere i
fenomeni vissuti legati alla sofferenza psichica e una loro comprensione in analogia alle proprie esperienze
interiori. Viene preso in considerazione in maniera maggiore la comunicazione tra il medico e il paziente,
per creare un oggettività appiattita solo sul dato strumentale. La psichiatria si apriva pian piano agli influssi
del sapere filosofico. Mentre la corrente fenomenologica opera un viaggio molto alla comprensione del
senso più intimo della sofferenza psichica, una corrente sociale inizia a spostare il focus clinico sulle più
ampie relazioni interpersonali del singolo individuo, considerando le esplicative dei percorsi che possono
determinare sofferenza psichica. Lo sguardo che osserva il gruppo in cui vive e opera l'individuo malato
contribuisce alla nascita di un doppio versante di indagine relativo alla malattia psichica: da un lato ci si
focalizza sull'individuo malato, sui sintomi e sulle distorsioni comunicative di cui sintomi patologici
sarebbero il segno, dall'altro lato una cultura politico-sociale conduce al movimento dell'antipsichiatria, che
vede la malattia mentale non tanto una struttura patologica di tipo medico, quanto una forma di esclusione
sociale che il sistema di potere mette in atto verso i deboli.
SALUTE PSICHICA
Il percorso legato alla concezione di salute e sicuramente più complesso rispetto a quello di sofferenza
mentale. La questione della definizione della salute rimanda a quella di normalità e alle sue relazioni con la
patologia. Il pensiero medico, fino al XVIII secolo, ha presentato un carattere dualista volto a raffigurare
salute in malattia come due entità che si contendono la vita dell'uomo. La salute è stata legata idealmente
alla dimensione del sacro, della salvezza e la malattia l'ambito del peccato. Il legame malattia-peccato è
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stato epistemologicamente fondativo nel caso della malattia psichica, con l'idea della sofferenza legata alla
colpa e al male morale. Secondo diversi studi, per i quali sanctus è ciò che è difeso e protetto dallo strato
degli uomini, ovvero ciò che è proibito per mezzo di alcune sanzioni, il rapporto tra salute e sacro,
suggerisce che la salute, per mantenersi tale, necessiti di un confine protettivo: il confine immunitario
dell'organismo che consente la salute salvezza attraverso l'inoculazione preventiva di un principio di
malattia. La salute non consiste tanto in uno stato opposto alla malattia: i due termini sembrano intrecciarsi
in un complesso gioco dialettico. Il pensiero scientifico attuale, quindi l'Organizzazione Mondiale della
Sanità, definisce la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non solamente
l'assenza di malattia, indicando come questa sia una dimensione molto più complessa dell'assenza di
manifestazioni sintomatiche. Nelle società occidentali la promozione della salute è divenuto un obiettivo
primario da perseguire che investe sia l'ambito organico sia quello psichico. La determinazione delle forme
della malattia nasce in un alternarsi e continuo rimando tra scienze mediche, giuridiche e politiche, in un
travaso tra scienze della natura e scienze dello spirito che ha caratterizzato la nostra modernità. Questa
complessità di legami è ancora più evidente nel caso della definizione della salute e della malattia psichica.
La salute, da un punto di vista psichico, non sembra essere uno stato individuale determinabile in maniera
univoca e monodimensionale: la salute della psiche non consiste solo nell'assenza di sofferenze
psicologiche e conflitti, ma più generalmente nelle capacità di affrontare e gestire nel corso del proprio
ciclo vitale i cambiamenti, le sofferenze o gli eventi dolorosi.
NORMALITÁ E NORMATIVITÁ
Un problema centrale dal punto di vista clinico è stato e in parte ancora rimane la definizione di un confine
tra salute psichica e malattia, tra normalità è patologia. La tradizione positivista del XIX secolo fece proprio
il cosiddetto "principio di Broussais", secondo il quale la malattia è una variazione quantitativa rispetto alla
condizione di salute, un valore in eccesso o in difetto. La fisiologia ottocentesca di Bernard si fonda su
questa visione, riducendo quindi la differenza tra soggetto sano e malato a una variazione quantitativa di
un determinato parametro misurato sperimentalmente. Classicamente la fisiologia si è posta come
disciplina medica capace di indagare lo stato di salute, così come la patologia si preoccupava dello stato di
malattia. Non si è ancora costituita una fisiologia sperimentale della mente. Il teorico Canguilhem ha fatto
notare come sia il patologico a definire il normale e non viceversa: è l'anormale a suscitare l'interesse
teorico per il normale. L'autore francese tratta la d