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Il DSM-5 contiene la categoria dei “disturbi
distinguendo 4 sottocategorie:
1. il disturbo da accumulo, tipico di persone che sentono di dover conservare gli oggetti e
provano ansia nel disfarsene;
2. la tricotillomania, tipico di persone che si strappano i capelli, i peli delle sopracciglia e delle
ciglia o da altre parti del corpo;
3. il disturbo da escoriazione cutanea, tipico di persone che si escoriano la pelle in continuazione
provocandosi irritazioni e ferite;
4. il disturbo dismorfico del corpo, tipico di persone che sono convinte che la loro apparenza
abbia un difetto o un’imperfezione, che in realtà risulta essere un difetto minore o immaginario.
Capitolo5: Disturbi da traumi e stress
Le caratteristiche dell’allarme e della paura vengono attivate dall’ipotalamo. Quando il cervello
interpreta una situazione come pericolosa, l’ipotalamo rilascia dei neurotrasmettitori che attivano
una scarica di neuroni in tutto il cervello e il rilascio di sostanze chimiche in tutto il corpo.
L’ipotalamo attiva due sistemi: il sistema nervoso autonomo, che è un insieme di fibre nervose
che collegano il sistema nervoso centrale a tutti gli altri organi, e il sistema endocrino, che è un
sistema di ghiandole localizzate in tutto il corpo che contribuisce al controllo di attività importanti
come la crescita e l’attività sessuale. Il sistema nervoso autonomo e il sistema endocrino spesso
si sovrappongono nei loro compiti. Vi sono due vie principali attraverso le quali i due sistemi
producono il senso di allarme e le reazioni di paura: l’asse del sistema nervoso simpatico e l’asse
ipotalamo-ipofisi-surrene. Quando ci troviamo in una situazione di pericolo, l’ipotalamo attiva per
prima cosa il sistema nervoso simpatico, che è un insieme di fibre del sistema nervoso autonomo
che lavorano per accelerare il nostro battito cardiaco e produrre gli altri cambiamenti concepiti
come paura o ansia. Quando la percezione del pericolo è passata, il sistema nervoso
parasimpatico, che è un secondo gruppo di fibre del sistema nervoso autonomo, contribuisce a
riportare il battito cardiaco e altri processi fisiologici alla normalità. Il sistema nervoso simpatico e
parasimpatico lavorano insieme per controllare le reazioni di allarme e paura. Una seconda via per
la produzione di allarme e di paura è l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene: l’ipotalamo segnala
all’ipofisi, una ghiandola vicina, che è il momento di secernere l’ormone dello stress. Questo
ormone, a sua volta, stimola la corteccia-surreale, provocando il rilascio dei cortecosteroidi, gli
ormoni dello stress. L’insieme delle reazioni che si manifestano in questi due sistemi è detto
reazione fight-or-flight, cioè “combatti o scappa”, proprio perché esse mettono il corpo in
allarme e lo preparando a reagire al pericolo. Il livello generale di allarme e di ansia di una persona
viene detto anche ansia di tratto, in quanto sembra essere un tratto di fondo che ciascuno
manifesta negli eventi della propria vita. Le differenze individuali nella percezione delle situazioni
minacciose sono invece dette differenze nell’ansia di stato ed è relativa alle diverse sensazioni.
Nelle persone in cui i sintomi di ansia e depressione persistono anche dopo che è passato molto
disturbo acuto da stress o
tempo dal cessare della situazione scatenante potrebbero soffrire di
disturbo post-traumatico da stress.
di Le situazioni che provocano disturbi acuti o post-
traumatici da stress sarebbero traumatiche per chiunque. Il disturbo acuto da stress si ha con un
esordio dei sintomi entro quattro settimane dall’evento traumatico e una durata degli stessi
inferiore a un mese, mentre se i sintomi perdurano oltre un mese siamo in presenza di disturbo
post-traumatico da stress. Chi soffre del disturbo può essere tormentato da pensieri ricorrenti,
ricordi, sogni o incubi in cui rivive continuamente l’evento. Le attività che riportano alla mente
l’evento traumatico vengono generalmente evitate e si cerca di evitare pensieri, sentimenti o 16
conversazioni collegati all’evento. La persona prova poi un senso di distacco ed estraneità nei
confronti degli altri o perde interesse per quelle attività che un tempo trovava piacevoli. Infine può
essere presente un’aumentata attivazione fisiologica, ansia e senso di colpa. Un disturbo acuto o
post-traumatico da stress può verificarsi a qualsiasi età e può investire la vita personale, familiare,
sociale e lavorativa del soggetto. Qualsiasi evento traumatico può provocare un disturbo da
stress, ma tale probabilità aumenta in presenza di situazioni come il combattimento, i disastri e la
violenza sessuale. Chiunque sperimenti un trauma grave ne rimarrà certamente colpito in qualche
modo, ma solo alcune persone sviluppano un disturbo da stress. Per comprendere meglio come
si instaurano i disturbi da stress acuto e post-traumatici, gli studiosi hanno osservato i fattori
biologici e genetici (da cui è emerso che gli eventi traumatici provocano alterazioni fisiche nel
cervello e nell’organismo che possono causare gravi reazioni da stress o veri e propri disturbi da
stress), le loro personalità (certe personalità, atteggiamenti e stili nell’affrontare i problemi hanno
una maggiore tendenza a sviluppare disturbi da stress), le esperienze nell’infanzia (chi ha avuto
un’infanzia caratterizzata dalla povertà o familiari con disturbi psicologici), il sistema di supporto
sociale (le persone che non hanno una rete di supporto sociale e familiare solida), i fattori culturali
(il tasso di disturbo post-traumatico da stress presenta differenze tra un gruppo etnico e l’altro) e
la gravità dei rispettivi traumi (in generale, più è grave il trauma e più l’esposizione a esso è
diretta, maggiore è la probabilità di sviluppare un disturbo da stress). Il trattamento può essere
molto importante e le procedure per chi presenta disturbi psicologici dipendono dal tipo di
trauma. Tutti i programmi hanno l’obiettivo comune di aiutare le persone a mettere fine alle
reazioni di stress, considerare con maggiore distacco le esperienze dolorose e tornare a un modo
di vivere costruttivo. Per ridurre i sintomi da stress post-traumatico alcune tecniche sono la
terapia farmacologica, le tecniche di posizione comportamentale (un tipo particolare è la
desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, o EMDR, in cui il paziente
compie movimenti laterali e ritmici degli occhi mentre nella sua mente vengono riversate immagini
di oggetti e situazioni che normalmente cerca di evitare), l’insight terapeutico, la terapia familiare e
la terapia di gruppo. Generalmente si utilizzano approcci combinati, in quanto nessuno di essi,
preso singolarmente, è in grado di ridurre significativamente tutti i sintomi. Nel caso si vogliano
aiutare le persone in situazioni di crisi ad esprimere le proprie emozioni e reazioni nei confronti di
debriefing debriefing
un evento traumatico, si utilizza il psicologico. Nel psicologico le vittime
vengono fatte parlare a lungo delle proprie emozioni e reazioni a distanza di pochi giorni
dall’evento critico. Poiché tali sessioni sono intense a prevenire o attenuare le reazioni di stress, il
metodo viene impiegato spesso nel caso di vittime che non mostrano ancora alcun sintomo e con
le persone che già ne hanno. Nel corso delle sessioni, spesso condotte in gruppo, i consulenti
guidano i soggetti a descrivere i particolari del trauma recente, per esprimere e rivivere le
emozioni scatenate al momento dell’evento e per esprimere le sensazioni attuali.
Nell’interagire col mondo, ognuno di noi possiede un’identità, ossia sa chi è e quale posto nel
mondo occupa. Chi soffre di disturbi da stress acuto e post traumatico può presentare, insieme
disturbi dissociativi.
agli altri, anche I problemi di memoria riscontrati sono particolarmente
intensi, estesi e dirompenti perché una componente della memoria dell’individuo si dissocia, o si
separa, dalle altre. I disturbi dissociativi sono:
l’amnesia dissociativa, il cui sintomo iniziale è l’incapacità di ricordare eventi e informazioni
• personali importanti. Essa può essere circoscritta (il soggetto perde di ogni ricordo degli eventi
verificatosi in un certo periodo di tempo. Il periodo dimenticato viene chiamato episodio
amnesico, durante il quale il soggetto può apparire confuso e in certi casi vaga senza meta),
selettiva (il soggetto ricorda alcuni, ma non tutti, gli eventi accaduti in un certo periodo di
tempo), generalizzata (la perdita di memoria riguarda un periodo passato e molto precedente al
periodo del trauma) o continuativa (il periodo che viene colpito dall’amnesia non ha una fine e il
soggetto dimentica le esperienze passate e presenti). L’amnesia dissociativa interferisce
soprattutto con i ricordi personali, mentre la memoria di informazioni astratte o enciclopediche
in genere si conserva.;
la fuga dissociativa, che implica dimenticare il passato, spostarsi in un altro luogo e assumere
• un’altra identità. Essa è una forma estrema di amnesia dissociativa, che comporta l’incapacità
di ricordare la propria identità personale e i particolari della propria esperienza passata e un
allontanamento fisico dalla propria residenza abituale. I soggetti possono assumere una nuova
identità, dimenticando il loro passato. In generale chi vive la fuga dissociativa riacquista la
maggior parte o tutte le memorie e non ha mai una ricaduta;
il disturbo dissociativo dell’identità, o disturbo da personalità multipla, in cui gli individui hanno
• due o più indennità separate, chiamate personalità secondarie o alternative, ognuna con una
serie specifica di ricordi, comportamenti, pensieri ed emozioni. Ciascuna personalità 17
secondaria, alternandosi, occupa il posto centrale e domina il funzionamento di una persona.
Solitamente si ha una personalità primaria che si manifesta più spesso delle altre. Il passaggio
da una personalità a un’altra, chiamato slittamento, è in genere improvviso e scatenato da un
evento stressante. Nelle relazioni di amnesia reciproca le personalità non sono coscienti l’una
dell’altra, nei modelli di consapevolezza reciproca ognuna di esse è cosciente delle altre e in
una relazione di amnesia a senso unico alcune personalità secondarie sono consapevoli delle
altre ma la consapevolezza non è reciproca. Quelle consapevoli dei pensieri delle altre
subpersonalità sono chiamate personalità co-consce. Le personalità secondarie possono avere
anche altri nomi e aspetti caratterizzanti, competenze e preferenze e perfino ri