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MODELLO SOCIOCULTURALE
Prospettiva sociofamiliare: la scarsità del riconoscimento sociale è considerata particolarmente importante
nell’insorgenza della depressione. I soggetti privi di una rete di sostegno sociale rimangono depressi più
facilmente e per un periodo più lungo. Le terapie in questo senso mirano a cambiare modalità di gestione dei
rapporti personali e sociali.
Psicoterapia interpersonale: modalità di trattamenti che mira a identificare e modificare i problemi
interpersonali. La terapia è limitata a non più di 16 sedute. Si concentra su 4 aree problematiche:
Perdite interpersonali: si analizza il rapporto con la persona morta e si aiutano a far esprimere sentimenti
legati al lutto, poi si propongono nuove modalità per pensare a quella persona.
Disputa sul ruolo interpersonale: queste nascono da aspettative diverse che le persone hanno sulla relazione e
sul ruolo attribuito a ciascuno dei soggetti coinvolti. Si aiutano i pazienti a riflettere sui conflitti e trovare nuove
soluzioni.
Transizione di ruolo interpersonale: determinata da cambiamenti importanti come divorzio, nascita di un
figlio… le persone possono sentirsi sopraffatte dal cambiamento di ruolo, si insegna ad accettare e vivere al
meglio il nuovo ruolo.
Deficit interpersonali: il terapeuta aiuta le persone a superare una timidezza estrema o le varie difficoltà
sociali, vengono insegnate certe abilità sociali.
Prospettiva multiculturale:
- Legame tra genere e depressione: probabilità doppia che insorga fra le donne. Ipotesi dell’artefatto le
donne e gli uomini sono ugualmente esposti al rischio di manifestare episodi depressivi, le donne sembrano
maggiormente depresse perché manifestano un certo tipo di sintomi emotivi mentre gli uomini li mascherano
dietro a sintomi tradizionalmente virili come la rabbia e l’aggressività. Secondo l’ipotesi ormonale, invece,
l’incidenza è maggiore nelle donne perché maggiore perché più inclini ad un certo tipo di cambiamenti
ormonali. O ancora, le donne sarebbero più esposte a esperienze stressanti degli uomini, dai lavori più umili e
sottopagati alle discriminazioni. Ci sono ipotesi legate a cause che riconducono all’insoddisfazione dell’aspetto
fisico, molto più marcata nelle donne, dovuto anche al fatto che ad esse vengono richiesti standard estetici
sempre più rigidi rispetto agli uomini. Infine è possibile che le donne, più degli uomini, sentano di avere meno
controllo sulla propria vita, esse hanno più la probabilità di trovarsi nella condizione di vittima.
La depressione sembra essere diffusa in tutto il mondo e alcuni sintomi sembrano essere costanti nelle varie
culture. Tuttavia nei paesi non occidentali i depressi tendono maggiormente a manifestare sintomi fisici più che
sintomi cognitivi.
DISTURBI BIPOLARI: l’umore risulta altalenante poiché periodi di depressione si alternano a periodi di
mania.
Episodio maniacale: a) periodo definito di umore anormale e persistentemente elevato, espansivo o irritabile
della
durata di almeno una settimana.
b) persistenza di almeno tre sintomi seguenti: - autostima ipertrofica
- diminuito bisogno di sonno maggiore loquacità
del solito
- fuga delle idee o pensieri che si succedono
rapidamente
- distraibilità
- aumento dell’attività finalizzata o agitazione
psicomotoria
- eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno
un alto potenziale di conseguenze dannose
c) disagio significativo o compromissione del funzionamento
Disturbo Bipolare I = alternanza di episodi maniacali a episodi di depressione maggiore.
1. Presenza di episodi maniacali o ipomaniacali o depressivo maggiore
2. Se attualmente è presente un episodio ipomaniacale o depressivo maggiore è stato in precedenza presente un
episodio maniacale
3. disagio significativo o compromissione del funzionamento
Disturbo Bipolare II = alternanza di episodi ipomaniacali a episodi di depressione maggiore
a. Presenza di un episodio ipomaniacale o depressivo maggiore
b. Se attualmente è presente un episodio ipomaniacale è stato presente in precedenza un episodio depressivo
maggiore. Non è mai stato presente un episodio maniacale.
c. Se attualmente è presente un episodio depressivo maggiore è stato presente in precedenza un episodio
ipomaniacale.
d. disagio significativo o compromissione del funzionamento
questi disturbi sono ugualmente diffusi tra uomini e donne, non ci sono particolari differenze fra diversi gruppi
etnici o minoranze, solitamente si presentano in età comprese tra i 15 e 44 anni.
Disturbo ciclotimico: ripetuti periodi di sintomi ipomaniacali e sintomi depressivi lievi che perdurano per due
anni o più intervallati da periodi di umore stabile.
Secondo una spiegazione biochimica la concomitanza tra una bassa attività della serotonina e un’elevata
attività della noradrenalina sarebbe la causa dei disturbi bipolari. Altri studi invece dimostrano che alcune
irregolarità nel meccanismo di trasporto degli ioni possa causare un’iperattivazione dei neuroni (stato
maniacale) o un’ostinata resistenza all’attivazione (stato depressivo). Da un’analisi anatomica si è riscontrata
anomalie nelle dimensioni dei gangli della base e del cervelletto, che risultano di dimensioni più ridotte rispetto
alla norma. Sono stati riscontrati anche fattori genetici soprattutto dallo studio di gemelli.
Per curare il disturbo bipolare si ampio uso del litio, farmaci antibipolari molto utili nei casi maniacali mentre
gli stabilizzatori dell’umore sono più efficaci per gli episodi depressivi. In aggiunta ai farmaci i clinici oggi vi
affiancano terapie individuali, di gruppo o familiari.
Capitolo 8
SUICIDIO
Viene definito suicidio, una morte intenzionale, ossia una morte autoinflitta in cui qualcuno compie un’azione
volontaria, diretta e consapevole per porre fine alla propria vita. Shneidman ha distinto 4 tipi di persone che
intendono suicidarsi:
1. cercatori di morte: coloro che desiderano in modo evidente porre fine alla propria vita con il suicidio.
2. Iniziatori di morte: intendono lucidamente porre fine alla loro vita, ma agiscono con la convinzione che il
processo di morte sia già in corso e che il loro operare ne acceleri solo il decorso. Spesso sono persone anziane
o molto malate.
3. Ignoratori di morte: non pensano che la morte autoinflitta significhi la fine dell’esistenza ma sono convinti
di barattare la loro esistenza con una migliore.
4. Sfidatori di morte: hanno pensieri diversi o ambivalenti riguardo l’intento di morire e, perfino nel momento
del loro tentativo di suicidio mostrano questa ambivalenza. Sebbene vogliano morire e spesso ci riescono, non
sempre il loro comportamento assicura loro la riuscita.
5. Morte subintenzionale: esistono persone che giocano ruoli indiretti, nascosti, parziali o inconsci nella
propria morte, l’obiettivo di tali individui non è evidente.
Il metodo per studiare i suicidi può avvalersi di uno studio con soggetti che hanno tentato il suicidio ma sono
sopravvissuti o di analisi di tutte quelle variabili che circondano il soggetto che è morto.
- Analisi retroattiva: si cercano testimonianze di chiunque vicino al suicida riguardo comportamenti,
conversazioni, affermazioni o informazioni scritte dallo stesso soggetto. Questa tuttavia non è un’analisi del
tutto affidabile e spesso queste informazioni non sono disponibili.
- Lo studio di persone sopravvissute secondo alcuni non è del tutto attendibile, poiché queste persone
sarebbero differenti in qualche modo da coloro che sono riusciti a togliersi la vita.
Il tasso di suicidio è diverso nei diversi paesi i tassi più alti si registrano in: Lituania, Ungheria, Russia, Austria,
Cina, Giappone, Finlandia, Germania… con più di 20 suicidi ogni 100mila abitanti mentre quelli più bassi sono
in Egitto, Spagna, Messico… l’appartenenza a una religione può contribuire a diversificare il tasso di suicidi,
ma forse più che l’appartenenza a una religione influisce la devozione alla religione in cui si crede, infatti molte
religioni vietano il suicidio esplicitamente. La percentuale di donne che tenta il suicidio è tre volte maggiore
rispetto agli uomini ma gli uomini sembrano riuscirci il triplo delle volte rispetto agli uomini. Una causa di
queste differenze di genere può essere dettata dal modo con cui avviene il suicidio, gli uomini prediligono l’uso
di metodi cruenti come: pugnali, pistole e impiccagione al contrario le donne usano l’overdose da farmaci. Il
suicidio è anche connesso alla rete di supporto sociale. Per quanto riguarda la differenza raziale, almeno negli
stati uniti, il numero di bianchi è circa il doppio rispetto a quello di asiatici-americani afroamericani o
ispanoamericani, mentre il numero di nativi americani è nettamente superiore al numero- di bianchi, in
proporzione.
CAUSE: quello che è certo che la presenza di maggiori agenti o episodi stressanti influisce l’evento suicidio.
Questi eventi stressanti possono essere di diversa natura:
- Malattie gravi: la morte è vista come inevitabile e imminente e il suicidio ne è solo la accelerazione.
- Ambiente violento: le persone che vivono in un ambiente violento e repressivo possono credere di non avere
alcuna possibilità di sfuggirne e il suicidio sembra essere la soluzione. Frequente tra i prigionieri di guerra, i
bambini abusati, mogli picchiate o detenuti.
- Stress lavoro-correlato: è stato verificato da più studi che alcuni lavori presentano una maggiore incidenza
di stress e questo comporta una differenza nei tassi di suicidio. Vi è un elevato numero di suicidi soprattutto nel
settore sociale e sanitario, risultano particolarmente alti: veterinari, dentisti, medici, psicologi, psichiatri,
avvocati, poliziotti, agricoltori o operai non specializzati.
Cambiamenti di umore e pensiero: molti atti di suicidio sono preceduti da cambiamenti dell’umore, può non
risultare così evidente ma in genere rappresenta uno slittamento significativo rispetto all’umore abituale.
Maggiore tristezza, ansia, tensione, rabbia, vergogna o frustrazione. L’elemento essenziale è un intollerabile
tormento della psiche. Avvengono slittamenti anche nei modelli di pensiero, si perde la capacità di vedere le
cose nella giusta prospettiva. Spesso si sviluppa un senso di disperazione. Spesso queste persone sono vittima
di un pensiero dicotomico. Il 70% delle persone che tentano il suicidio assumono alcol prima di compiere
l’atto. Possibile che sia collegato a un tentativo di allentare tensione, paura e inibizione nonché la capacità di
giudizio. Soprattutto fra i ragazzi è frequente l&rs