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La ricerca continua di nuovi stimoli e desideri

Esaurita la carica di novità, l'oggetto viene gettato e riparte la ricerca di nuovi stimoli, nuove attrazioni, nuovi desideri. L'esaudimento di tutte le voglie non conduce alla sazietà, non genera saturazione del desiderio ma lo sposta continuamente su oggetti sempre, in qualche modo, più "grandi". Non necessariamente per reale dimensione, ma per il livello di intensità che possono indurre nel possessore. Il "bisogno", di oggetto in oggetto, cresce continuamente. L'avida incorporazione, la fame di oggetti ad alto contenuto simbolico in funzione del riconoscimento sociale, diviene quindi un fattore-chiave nella vita degli individui. In questo modo si è così passati da un valore quantitativo - più oggetti possiedo più sto bene - a uno qualitativo - più oggetti rappresentativi possiedo più sto bene. La mancanza di possesso provoca emarginazione e disadattamento sin dalla.

Il corpo del narcisista

La proliferazione di immagini visive in una società dello spettacolo ha incoraggiato un atteggiamento simile nei confronti del sé. Il meccanismo psicologico di identificazione tra un "io esterno" ed un "io ideale", porta all'attenzione maniacale e ossessiva per il corpo, alle cure al ringiovanimento con lo scopo di dissimulare il tempo biologico. Il corpo diventa il metro per misurare i rapporti di superiorità o inferiorità con gli altri. Il canone estetico, la nozione di bellezza, prende il volo, mutando continuamente verso traguardi irraggiungibili. È veramente bello ciò che in realtà è impossibile. Magro è bello, grasso è impresentabile, spregevole. Il corpo non è più "funzionale", cioè legato alla capacità di esprimere determinate prestazioni; ma neanche sensoriale, cioè capace di generare e recepire una gamma di sensazioni.

È soltanto “estetico”, è“produttore di segnali”. Le conseguenze inquietanti di tali processi vanno nelladirezione di un materialismo esasperato che trasforma lo stesso corpo umano nell’oggetto dell’amore narcisistico. L’immagine deve essere connotata sessualmente mentre il corpo viene usato come oggetto omologato secondo i codici di bellezza vigenti che ne segnalano le preferenze sessuali e la disponibilità, “i rapporti di superiorità e inferiorità si stabiliscono partendo dall’aspetto fisico; la maggior perfezione fisica automaticamente implica una maggiore realizzazione e un maggiore successo in tutti i campi. Il corpo perfetto viene identificato con la fonte del successo, il che si riversa in un’ulteriore corsa al perfezionismo della forma fisica”. Il corpo è così il simbolo del potere economico ma è anche un manichino che ostenta un’immagine costruita secondo le

richieste della società. È abbastanza ovvio supporre che anche la sessualità venga definitivamente slegata dai sentimenti (poiché il narcisista ha imparato a sopprimere i propri sentimenti per poter ottenere ciò che desidera) trasformandosi in una funzione quasi impersonale ove il corpo viene "usato" non solo per procurare piacere ma anche per aprire l'accesso al potere. Capitolo 6 - Il pensiero onnipotente. Perché l'uomo distrugge accanitamente il pianeta e il percorso storico che lo ha portato a sentirsi Re Quando l'uomo ha alzato la cresta Tutto il sistema di caccia-raccolta si basò sullo sfruttamento di risorse vegetali e animali nel contesto di un sistema sociale che presuppose e rafforzò l'interdipendenza e la cooperazione. La caccia attiva rivoluzionò la morfologia dell'Uomo ma anche la struttura sociale. Senz'altro essa si presentava molto più specialistica. Dalla ricercadelcibo nacque nell'uomo il bisogno di aggregazione e collaborazione che rafforzò l'interdipendenza e la cooperazione caccia collettiva. Questo bisogno di "lavorare" tutti insieme per il raggiungimento di un obiettivo comune, portò allo sviluppo di un linguaggio complesso come quello verbale. Ma con l'aumento della dimensione dei gruppi, e le conseguenti potenzialità di conflitto tra gli individui all'interno di essi, si doveva necessariamente verificare una pressione selettiva per lo sviluppo di più efficienti tecniche di allentamento delle tensioni sociali (aumento gruppi aumento conflitti). Antropologia dell'aggressività umana C'è una particolarità nel sapiens, ma soprattutto nel sapiens sapiens, che lo contraddistingue rispetto ai suoi progenitori ed è appunto l'aggressività. In ogni caso, è idea comune prevalente, che l'uomo tribale (buon selvaggio), nonalienato dallacivilizzazione, è stato sempre naturaliter ecologico, con un impatto antropico pariquasi a zero; l'uomo avrebbe costantemente mantenuto un "sano" rapporto conl'ambiente circostante, evitando di distruggerlo, quasi dotato di un istintoprovvidenziale in sintonia con l'armonia della natura. Questa concezione idilliaca diuna condizione paradisiaca tra uomo e ambiente è oggi rifiutata. -Da un punto di vistastrettamente antropologico, la colonizzazione preistorica mostra che l'arrivo dell'uomocausò ovunque un'ondata di sterminio;-il sapiens sapiens utilizzò il fuoco per distruggere migliaia di ettari di foreste;-il sapiens sapiens con la sua schiacciante superiorità intellettiva e aggressivaannientò definitivamente la specie Neanderthalensis.L'aggressivitàLe attuali teorie psicologiche che studiano il comportamento aggressivo umanosostengono invece che il ruolo causale dei

Il processo istintivo o innato è relativamente limitato. Dal punto di vista etologico, l'aggressività è uno strumento di sopravvivenza in quanto forma di difesa e di affermazione dell'individuo e della specie. Essa si manifesta in condizioni normali, per assolvere ai bisogni fondamentali. In tutti i casi consente la risoluzione e il soddisfacimento dei bisogni medesimi, favorita dalle condizioni ambientali che agiscono come forza stimolante. Alcune condizioni specifiche in cui essa si manifesta sono:

  • l'indebolimento delle inibizioni dovuto all'idea che l'aggressività può essere remunerativa o moralmente giustificata;
  • la stimolazione di idee o sentimenti aggressivi;
  • la scarica aggressiva su una singola vittima o capro espiatorio;
  • l'innesco di reazioni d'ansia, promotrici di azioni di fuga mentre quelle di aggressività favoriscono il combattimento;
  • la distinzione tra aggressività "silenziosa", che

Rimane interiorizzata all'interno dell'individuo per esprimersi in tratti caratteriali, e aggressività "creativa", priva di connotazioni ostili che si esprime in competizione sociale e determinazione del raggiungimento degli obiettivi che ci si è proposti.

L'aggressività non assomiglia tanto ad un istinto primario ma è culturalmente modulabile essendo largamente connotata dall'interazione sociale. Nell'aggressività vi è la presenza di competizione, l'instaurazione del senso di predominio e disoggiogamento.

Nascita aggressività = rivoluzione urbana

Dio affida la Terra all'uomo e ne fa il suo padrone

"Dalla vita particolareggiata della vita condotta dai cacciatori e agricoltori della preistoria emerge chiaramente che l'uomo non era, con ogni probabilità, un essere brutale, distruttivo, crudele, né tantomeno il prototipo dell'"assassino" che troviamo negli"

stadi più avanzati della sua evoluzione”. 2Froom sosteneva che l’epoca determinata rivoluzione neolitica , appare relativamente“pacifica”, contraddistinta da una blanda divisione del lavoro, con gli uomini checacciavano e le donne che raccoglievano radici e frutti in un regime in cui il ruolocentrale della dea-madre regolamentava la famiglia e la vita sociale del gruppo. Lacittà presentava nuove condizioni di vita e di relazione: alta densità di popolazione,economia basata sull’artigianato e sull’industria, frammentazione e divisione dellavoro, scambi commerciali con altre città. Tutto ciò determinò un nuovo assetto nellastruttura sociale: in particolare vi fu un’esasperazione della gerarchia che siconcretizzò nella creazione di una élite che pianificasse, proteggesse e controllasse icittadini e l’andamento generale della vita del contesto urbano. Da un sistema agricolomatriarcale

si passò ad uno urbano patriarcale nel quale vi era l'intrinseco elemento del controllo. Da queste condizioni, probabilmente, nacque l'esigenza e il senso dello sfruttamento: dell'uomo, in quanto si scoprì che egli poteva essere usato come strumento economico; delle risorse naturali in quanto la città doveva ricevere ingenti quantità di materie prime sia per soddisfare i bisogni crescenti della popolazione sia per la trasformazione-accumulazione di beni e surplus alimentari. La conquista, diviene requisito essenziale per l'accumulazione di capitale comunitario necessario per realizzare la rivoluzione urbana (IV-III millennio a.C) e l'invenzione della guerra assume carattere istituzionale. Entrambe appaiono quindi le attività indispensabili per raggiungere un'efficienza economica ottimale da un lato e per regolamentare i conflitti di interesse dall'altro. In tutto questo laborioso processo occorreva però una

superioredisponibilità di energia e di risorse. Ciò portò inevitabilmente a sviluppare una nuova forma di aggressività che permettesse di attingere avidamente dalla Natura senza quell'antico sentimento di "debito".

Tappe del percorso che hanno portato l'uomo a sentirsi onnipotente:

  1. Sistema agricolo matriarcale in cui si lavorava con un'equa divisione del lavoro senza sfruttamento e senza conflitto.
  2. Sistema urbano patriarcale in cui l'organizzazione sociale era autoritaria, centralizzata e controllata da una minoranza. Concetto di controllo e sfruttamento erano in primo piano: della natura e delle sue risorse, degli uomini (come risorsa economica), di donne e bambini.

Riguardo alla natura, teniamo a citare:

  • L'etica protestante ha dato un impulso decisivo al raggiungimento di una fiducia nel sé, di una piena autostima.

Nell'individuo inteso come entità produttiva - il positivismo come revanscismo nei confronti della natura e della società -

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Publisher
A.A. 2020-2021
45 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuggijr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia ambientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Puddu Lisa.