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CHE COSA è LA SCIENZA?
All’inizio di ogni operazione conoscitiva c’è sempre un atto soggettivo. La verità scientifica si fonda
essenzialmente sull’intersoggettività, e cioè sull’accordo della comunità scientifica socialmente e
culturalmente connotata: è scientifico ciò che è riconosciuto come tale dalla maggioranza degli
scienziati (Morin). La scienza è un campo aperto, dove sono in lotta non soltanto le teorie, ma
anche le spiegazioni del mondo, i postulati metafisici ecc. tale lotta possiede e mantiene delle
“regole di gioco”: il rispetto dei dati da un lato e l’obbedienza a criteri di coerenza dall’altro
(Popper). Ed è proprio l’obbedienza a queste regole di gioco da parte dei lottatori che assicura la
superiorità della scienza su ogni altra forma di conoscenza. Di Nuovo afferma che la scienza è
una prassi aperta al controllo intersoggettivo che dà definizioni chiare dei concetti e dei postulati;
usa procedure leggibili e ripetibili; si avvale di un metodo razionalmente fondato per la convalida
delle ipotesi. Von Foester sottolinea con forza il carattere sociale dell’organizzazione della
conoscenza, poiché questa non è un’operazione individuale prodotta all’interno della mente di
ciascun individuo.
LA SCIENTIFICITA’ DEL QUALITATIVO
La scientificità del qualitativo è possibile in quanto essa poggia sugli stesi criteri generali della
scienza, vista nell’ottica della complessità. Si tratta di definire nel modo più possibile preciso il
proprio oggetto di studio e indicare i procedimenti attraverso cui si vuol conoscerlo, specificando le
procedure in modo che altri ricercatori possano ripetere il percorso di conoscenza.
COMPLESSITA’ E GRUPPOANALISI SOGGETTUALE
Quanto detto in riferimento alla problematica generale della conoscenza e della ricerca scientifica
vale anche nel campo clinico e psicoterapeutico. Diverse teorie psicologiche esplorano differenti
aspetti di quell’unica e complessa realtà che è la psiche. Ma, procedere “come se” il proprio
modello fosse vero non è in sé un male, anzi a volte può essere utile a padroneggiare parti più
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definite e semplificate della complessità del reale. L’importante è procedere con la
consapevolezza del “come se”, che aiuta a limitare facili riduttivismi.
Assumere un atteggiamento congiungente e/e; questo vale per le diverse discipline, o le diverse
teorie all’interno della stessa disciplina e anche per oggetti di osservazione che spesso la ricerca
ha guardato con ottica riducente e separante. Così appare la necessità di connettere
l’antropologia, la filosofia, la psicologia. Le antiche dicotomie mente/corpo, interno/esterno,
conscio/inconscio, individuo/gruppo son fuorvianti e parziali. L’individuo non può più essere
spiegato esclusivamente in una prospettiva intrapsichica o biologico-genetica, ma va considerato
come elemento, parte di un contesto che lo definisce in maniera significativa e che non può non
essere preso in considerazione, insieme con lo specifico individuo. L’individuo non è più un’unità
semplice con cui è possibile entrare in rapporto, piuttosto è un punto nodale di reti gruppali che lo
formano e che lui stesso contribuisce a formare. Tali reti, che hanno carattere fondamentalmente
inconscio e nelle quali è sedimentato il patrimonio biologico e culturale della specie umana, si
estendono in due direzioni, una verticale che punta al passato, alle storie personali, alle matrici
familiari, e l’altra in orizzontale, che si riferisce alle relazioni attuali.
Sul rapporto osservatore-osservato, emerge sempre con maggior chiarezza l’implicazione dello
psicologo/psicoterapeuta nella relazione clinica; dal suo essere presente con le se teorie
psicologiche e metapsicologiche, al suo essere presente con i propri tratti di personalità, carattere,
emozioni. In questo senso da un contributo alla recenti teorizzazioni secondo cui i terapeuti
contribuiscono nel set(-ting) alla creazione ed evoluzione del campo controtransferale. La
soggettività del ricercatore, le teorie cui fa riferimento, i pazienti, con le rispettive precondizioni, le
relazioni tra loro e il contesto in cui si svolge l’osservazione sono, per la clinica come per
l’epistemologia, elementi fondamentali per la definizione dei parametri di scientificità.
Altri punti di convergenza tra epistemologia della complessità e la gruppoanalisi soggettuale sono:
•l’idea di realtà in continua trasformazione richiama l’idea di una vita psichica umana in continuo
farsi;
•l’idea di un sistema come un unitas multiplex, prodotta dal rapporto di ordine, disordine e
organizzazione, richiama l’idea di individuo come molteplicità (gruppi interni), la cui dinamica
psichica è articolata tra elementi di continuità (Idem) ed elementi di rottura e discontinuità (Autos)
;
•l’importanza della storia e dell’evento per la comprensione del soggetto.
Gruppoanalisi Soggettuale E Teoria Del Self
2)
Il modello gruppoanalitico soggettuale è un modello integrato e complesso, che sposta i parametri
interpretativi classici sul versante relazionale, e molto attento alle ricerche che vanno in questa
direzione. Il modello gruppoanalitico soggettuale ci permette di definirlo come un modello “laico”;
esso, infatti, pur ereditando gli studi foulkesiani ha incluso nella costruzione della sua
metapsicologia contributi provenienti da altre discipline:
→ Dagli studi antropologici ed etnopsicoanalitici mette in luce la necessità di prendere in
considerazione l’interprete, il testo e il rapporto tra essi;
→ Dalle teorie dei sistemi che mettono in evidenza l’intimo legame tra l’autoregolazione e la
regolazione interattiva,
→ Dalla biologia e della ricerca neuroscientifiche che, da un lato confermano le antiche di
intuizioni sulla dinamica mente-corpo e dall’altro ribadiscono l’importanza dell’ambiente
relazionale per lo sviluppo del sistema,
→ Dalla letteratura dell’impatto e sistemi economici hanno sul benessere psichico.
La relazione, dunque, sia essa considerata in termini di interiorizzazione (dei modelli di
significazione propri della rete familiare all’interno della quale l’individuo sviluppa la sua identità
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come complesso di riferimenti affettivi interiorizzati), oppure in termini reali/ interpersonali (poiché,
come già aveva notato Foulkes, è essenziale una adeguata attenzione anche ai processi dinamici
della famiglia reale e, in genere, della situazione sociale, in cui il paziente è inserito), costituisce
l’epicentro di tutto l’impatto metapsicologico della gruppoanalisi soggettuale. Intorno al concetto di
relazione si sono sviluppate l’epistemologia, la metodologia e la clinica gruppoanalitica
soggettuale.
La costruzione del self include uno sguardo:
Ai processi di formazione dell’identità,
a) Ai luoghi di fondazione della vita psichica
b) Alle dinamiche individuo-famiglia
c) Ai contributi proveniente da filoni di ricerca diversa dalla psicologia clinica.
d)
Aspetti Bioantropologici Della Soggettualità: La Neotenia
Inizieremo la nostra discussione sulla nascita del self a partire dal concetto di neotenia nella
specie sapiens. Il concetto di neotenia della specie sapiens ci informa di una particolare
condizione biopsichica della specie umana, in funzione della quale la dimensione biologica e
quella culturale sembrano compenetrarsi reciprocamente, saldamente, fino a sfumare l’una
nell’altra, delineando, in questa fragilità di confini che si butta alle spalle vecchie ed inservibili
dicotomie, Le modalità specificamente umane di essere nel mondo. Il concetto di neotenia nasce
in campo biologico e si riferisce un processo evolutivo verso una nuova specie mediante il
mantenimento di stadi primitivi larvali. Il fenomeno del mantenimento di stadi primitivi larvali nello
stadio adulto di sviluppo (la neotenia) è diventato l’aspetto centrale per la comprensione dello
sviluppo umano, tanto da catalizzare l’interesse di molti studi. Darwin interpreta il fenomeno della
neotenia, come una possibiltà di spiegazione dell’evoluzione da una specie all’altra, come
possibilità di rendere conto anche di salti e lacune rintracciabili nell’evoluzione dei gruppi maggiori.
Più che l’aspetto filogenetico, tuttavia, a noi interessa l’aspetto ontogenetico, ovvero come questa
condizione si ripercuote sulle precoci esperienze di ogni individuo. Nucara, Menarini e Pontalti
sintetizzano un insieme di caratteristiche embrioniche individuate da diversi autori al fine di
approfondire lo studio della condizione neotenica nella specie sapiens. Essa si fonda
essenzialmente su quattro ordini di fattori:
L’aspetto fisico-morfologico : l’uomo adulto presenta una morfologia fisica determinata dal
1) trattenimento di caratteristiche che tali quali la glabrezza, depigmentazione della cute, la
forma dei padiglioni auricolari, l’epicanto, le grandi labbra della femmina, i denti piccoli, la
ritardata chiusura delle strutture craniche, ecc, tutti i caratteri che sono primitivi nel senso
che sono condizioni che tali divenute permanenti e cioè condizioni morfologiche che in altri
primati sono transitorie e che nell’uomo invece si sono stabilizzate.
Il generale ritarda mento (eterocronia) dello sviluppo umano: con esso si fa riferimento al
2) ritmo di crescita estremamente lento dell’uomo, un ritmo che lo contraddistingue da ogni
altro animale
La massima elasticità e ricettività delle strutture cerebrali: fa riferimento alla lentezza dello
3) sviluppo del cervello; questa lentezza comporta la massima ricettività e plasticità delle
strutture cerebrali. Questo allungamento del tasso di crescita cerebrale determina una
grande plasticità del cervello, relativa tutto l’arco dell’infanzia fino alla giovinezza e alla
prima età adulta: ne consegue un prolungato periodo di apprendimento cognitivo-affettivo
che risulta fondamentale anche per i suoi risvolti in ambito clinico.
La necessità e la centralità del nucleo antropologico familiare: il lungo periodo di cui l’uomo
4) necessita per svilupparsi pone una necessità biologica di accudimento, senza il quale
l’uomo non sarebbe in grado di sopravvivere. Questo bisogno di accudimento qualifica la
famiglia come “spazio neotenico necessario”, all’interno del quale l’individuo può sviluppare
tutte le capacità e le potenzialità insite nella plasticità del suo cervello. Recenti studi hanno
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