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SECONDO TEMA: NASCITA DEL GRUPPO ORGANIZZATO
Freud fa riferimento al testo “la psiche collettiva” di McDagall che descrive
l’importanza di affiancare alla definizione del comportamento delle folle
l’osservazione e lo studio del gruppo organizzato. Qui l’autore descrive le tre
condizioni psicologiche per l’emergere del comportamento organizzato e le
conseguenze di tale comportamento. Il punto di partenza della descrizione del
gruppo organizzato ha degli elementi in comune con la descrizione della folla:
una forte capacità di influenzarsi reciprocamente dei membri del gruppo, la
prevalenza di tratti comuni (gli elementi in comune tra i membri valgono di più
delle cose che questi non hanno in comune), l’esaltazione delle componenti
affettive del comportamento e il contagio emotivo (capacità delle emozioni di
propagarsi in maniera istantanea da un individuo all’altro). E’ McDagall che
conia il termine “contagio emotivo” descrivendolo come l’induzione di
un’emozione attraverso una risposta simpatetica primitiva. Induzione
l’emozione non viene dal dentro dell’individuo ma è indotta dall’esterno, noi la
sentiamo come se avesse un’origine endogena invece viene da fuori. (La
dimensione induttiva è l’elemento caratterizzante della suggestione ipnotica
secondo Freud). Considerato ciò anche McDagall conclude che all’interno delle
situazioni di gruppo o di folla può succedere che in ogni singolo individuo viene
sminuito il senso di responsabilità delle proprie azioni, di fatto è come se ci
fosse un agente motivazionale collettivo posto fuori di noi e di conseguenza le
persone si sentono meno responsabili. Il contributo ulteriore di questo testo è
l’enumerazione delle 5 condizioni principali che consentono di trasformare il
funzionamento psichico della massa in un funzionamento organizzato:
1. Continuità temporale cioè la continuità di esistenza della massa: per
nascere un’organizzazione c’è bisogno di un gruppo che sussista nel
tempo, che abbia una continuità nel tempo. La continuità, dice Freud,
può essere materiale o formale: es. se il gruppo si da un nome,
psicologicamente acquista un’indipendenza dalla presenza fisica dei suoi
elementi, assume una consistenza psicologica che ha una continuità
temporale che in questo caso può essere definita formale (non
materiale).
2. L’assegnazione dei ruoli è un altro aspetto che produce continuità
temporale: i ruoli diventano sovraordinati alle persone, il gruppo
comincia a esistere indipendentemente dalle persone (se il segretario “x”
si dimette ne assumo un altro). Nel funzionamento dei gruppi si vede
una connessione strettissima tra le dimensioni spaziali e temporali, le
operazioni che il gruppo fa sull’organizzazione rientrano in categorie
spaziali (es. quando distingue i ruoli attribuisce posizioni),
quest’operazione sulla rappresentazione spaziale del gruppo genera un
effetto sull’organizzazione temporale del gruppo. Nel gruppo organizzato
si struttura un tempo che ha una ciclicità diversa da quella dell’individuo.
3. Interazione del gruppo con altre formazioni collettive analoghe o
per molti aspetti diverse e che eventualmente rivaleggi con esse. Il
gruppo non esiste nel vuoto ma esiste in rapporto ad altri gruppi= il
rapporto con gruppi esterni favorisce la transizione dalla massa al gruppo
organizzato. Necessità di strutturarsi di cose nel tempo: mantenere
memoria, conservare traccia di quello che è stato fatto. Cominciano a
strutturarsi dispositivi di mediazione fra il funzionamento primitivo del
gruppo e il funzionamento della realtà.
4. Il gruppo collettivo sviluppa tradizioni, usi e istituzioni atti
soprattutto a sostenere il rapporto reciproco tra i membri. Quindi il
nascere dell’organizzazione si ricollega all’esistenza del mito fondatore: il
gruppo si organizza non solo sulla base di una necessità concreta,
materiale e contingente ma sulla base di una sorta di slancio originario
che normalmente si rifà a qualcosa di trascendente, cioè qualcosa che ha
in sé un’idea più grande, più generale e più alta in un certo senso che
non l’obiettivo specifico di breve momento= aspetto fondamentale di
quei gruppi organizzati che tendono a creare istituzioni, perché
quest’ultime sono un po' più complicate dei gruppi organizzati in quanto
mirano a rispondere a bisogni universali dell’uomo. Quindi
l’organizzazione ha di nuovo questa “funzione ponte” di consentire una
permanenza di certi elementi della vita ideale perché li mantiene a livello
di obiettivi, di ideali e anche a livello di miti fondativi del gruppo (es.
infermiera etc del pupazzo di garza). Tutti i gruppi hanno dei miti
fondatori che rimandano a quella dimensione della collettività di natura
appunto mitopoietica.
5. La massa è articolata in modo che le prestazioni spettanti ai
singoli membri risultino differenziate e specializzate in totem e
tabù ci viene data una descrizione di due funzionamenti limite dei gruppi:
uno è completamente verticistico (leader) e l’altro è completamente
orizzontale (gruppo dei pari). Per poter sviluppare un gruppo
organizzato, quindi per la nascita di un’organizzazione, è necessario
“sacrificare” una quota dell’idealità connessa a queste due condizioni
(cioè l’idea che esiste un solo capo che ci salva e l’idea che ci salviamo
solo se siamo tutti uguali). L’organizzazione ci ripropone che andare
verso la realtà significa accettare quote di specializzazione, attribuzione
di ruoli specifici diversi con tutto il costo emotivo che questa
differenziazione comporta; l’illusione egualitaria è molto pervasiva del
funzionamento psichico di tutti i tipi di gruppi.
L’esistenza di queste dimensioni dell’organizzazione modifica a livello profondo
l’organizzazione psichica delle persone, ristruttura proprio le matrici categoriali
della conoscenza della realtà. Questo Freud lo dice chiaramente: il
comportamento all’interno dell’istituzione funziona come il principio di realtà
rispetto al principio di piacere, cioè istituisce la via dell’adattamento verso la
realtà. Questo vale anche per i gruppi “non volontari”, il gruppo si struttura su
delle componenti che possono essere completamente inconsapevoli (es. fila
alla posta).
14 – NOVEMBRE – 2016
Riassunto “psicologia delle masse e analisi dell’io” è composto da due parti: la
prima parte è una discussione critica proposta da Freud a proposito di due
contributi a quella che all’epoca si chiamava la psicologia delle folle= il testo di
Le Bon sulla psicologia delle folle e il testo di McDagall sul group mind e sulla
transizione dal gruppo “folla” al gruppo organizzato:
1. Vengono analizzate le caratteristiche psicologiche della folla così come
descritta da Le Bon (contagio emotivo in cui si manifesta forte tendenza
all’imitazione, un abbassamento del funzionamento morale con possibilità
di compiere azioni senza freni inibitori che singolarmente non sarebbero
compiute, una tendenza alla dipendenza dalla figura di un leader: tutte
caratteristiche descritte dettagliatamente da Le Bon ma in senso
completamente dispregiativo). Freud aggiunge alcune caratteristiche
estremamente positive, di carattere opposto: la capacità del gruppo di
essere creativo e di produrre dispositivi sociali e culturali; la possibilità
che l’individuo all’interno della situazione di gruppo non solo sviluppi
comportamenti che rappresentano un livello morale più basso di quello
che adotterebbe se fosse solo, ma anche che compia gesti altruistici e
oblativi e raggiunga quindi un livello di elaborazione di un giudizio morale
molto più alto di quello che sarebbe suo proprio.
2. Vengono analizzate le condizioni che permettono a un gruppo “folla” di
trasformarsi in un gruppo organizzato e hanno delle importanti
implicazioni psicologiche. Hanno a che fare con lo strutturarsi di una
continuità del gruppo nel tempo e con una sorta di transizione da un
modello di base in cui il gruppo è composto da una folla di eguali a un
modello che consente un’assunzione di ruoli (momento cardine della
formazione del gruppo organizzato, il grosso cambiamento psicologico si
ha nel momento in cui si strutturano i ruoli); da questo momento il
gruppo organizzato è in grado di modificare radicalmente il rapporto
dell’individuo col tema della temporalità, del tempo, perché con il ruolo si
disaccoppia il tempo individuale della persona da quello del gruppo
perché esiste una ciclicità e una possibilità di rinnovamento
nell’impersonare i ruoli da parte di individui diversi che fa sì che il tempo
dell’organizzazione si disaccoppia dal tempo degli individui che la
compongono. L’organizzazione è un mezzo con il quale il gruppo può
raggiungere degli obiettivi ma non è stabile, può cambiare (es. gruppo di
lavoro può lavorare con modelli diversi). L’istituzione è un gruppo che
risponde a un bisogno primario della società e struttura il proprio
funzionamento su un modello normativo, norme condivise dalla
collettività anche a livello giuridico: leggi=> questo da una certa stabilità
al contesto istituzionale. L’organizzazione è un mezzo di cui si dota
l’istituzione per raggiungere i propri fini.
3. Viene analizzato il rapporto di questo gruppo con la leadership: nella folla
e nel modello di Le Bon è data l’idea di una folla che aspira a dipendere
da un leader; nel gruppo organizzato il leader è uno degli aspetti dei ruoli
che possono essere istituiti nell’organizzazione.
4. Viene analizzato il tipo di processo logico che caratterizza il
funzionamento degli individui nel gruppo. Freud: esistenza di una certa
indifferenza dei gruppi al tema della continuità logica e quindi della
contraddittorietà= il gruppo tende a polarizzarsi su posizioni estreme che
possono essere anche oscillanti in maniera più evidente di quanto non
avvenga nelle opinioni dei singoli individui. La presenza di questa
tendenza ad assorbire le contraddizioni con una certa indifferenza è
collegata a una caratteristica del processo primario che è proprio quella
di essere indifferente alla presenza della contraddizione logica. Il gruppo
è un contesto dove è più facile oss