Riassunto esame psicodinamica dei gruppi, prof. Lauro Grotto, libri consigliati Esperienze nei gruppi, Bion; Totem e tabù, Freud; Psicologia delle masse e analisi dell'io, Freud e Aerea traumatica e campo istituzionale, Correale
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Freud racconta che un giorno i fratelli si uniscono e decidono che uniti
avrebbero potuto fare quello che ciascuno di loro individualmente non avrebbe
mai avuto il coraggio di fare: uccidere collettivamente il padre per sottrarsi a
questo vincolo di violenza. Dopo l’omicidio avviene una sorta di presa di
coscienza collettiva che niente può essere più come prima nel gruppo; una
volta che si è scacciata la violenza con la violenza (in un certo senso i fratelli
fanno un “salto di qualità”: hanno ucciso, mentre il padre esercitava violenza
ma non uccideva) è necessario un patto/accordo che questo non risucceda e
che non possa essere ripetuto all’interno del gruppo. Patto= quello che prima
veniva proibito dalla violenza del padre adesso sarà proibito dall’accordo
stipulato volontariamente dai fratelli fra loro: i fratelli si interdicono l’accesso
alle donne del gruppo (da qui, secondo F., nasce l’esogamia totemica) ma sulla
base di un patto volontario. Questo, secondo Freud, è il modello base con cui si
struttura la storia morale dell’uomo: uno strutturarsi di leggi sulla base di un
patto tra pari, si interdicono tra loro quello che prima era vietato dal padre==
non è più una violenza ma un accordo fatto in modo volontario: questo evento,
che non si sa come collocarlo (non si capisce se sia un mito, o una storia o se
secondo F. sia esistito o no), sarebbe la matrice psichica del tabù dell’incesto,
che è una cosa universale di tutte le società umane. I fratelli si accordano per
due motivi: 1) la paura di una nuova escalation di violenza (necessità di
definire una situazione che renda impossibile che di nuovo un fratello uccida un
altro fratello per accedere a una donna) quindi per impedire questa cosa
stabiliscono il vincolo esogamico.
Il racconto serva a transitare da una situazione in cui l’elemento regolativo è la
violenza a una situazione in cui l’elemento regolativo è la legge (come nel mito
di caino e abele).
Nel modello freudiano acquista molta importanza la transizione da
quest’organizzazione verticistica, in cui tutto il gruppo è unito dal rapporto con
un unico capo, a un’organizzazione in cui il gruppo è strutturato come gruppo
dei pari, (tutti uguali fra loro, tutti fratelli) la cui convivenza, secondo Freud, è
garantita dal tabù dell’incesto, cioè dall’interdetto edipico, che però è
strutturato in maniera contrattuale (=I fratelli si sono messi d’accordo e hanno
deciso di interdirsi volontariamente quello che prima gli era vietato con la
violenza-> inizio della legge, di che cos’è la legge secondo il modello
freudiano). 2) Altra componente
psicologica importante: l’obbedienza posteriore (es. quando un bambino fa il
birbone, poi gli dispiace e mette in atto meccanismi riparatori; non solo fa
quello che gli si era chiesto e si era rifiutato di fare ma è ancora più esigente).
Secondo lui la dimensione di santificazione del totem (che non è solo temuto
ma è anche il protettore, il garante, lo spirito guida della comunità)
corrisponderebbe anche a una dimensione di obbedienza posteriore nei
confronti del padre. Quindi il gruppo dei pari si struttura non solo sulla base
della legge dell’esogamia totemica ma anche sulla base della venerazione e
santificazione del totem. Il pasto totemico sarebbe il ricordo collettivo
culturalmente condiviso dell’evento fondante della società e cioè dell’uccisione
del padre dell’orda primitiva. Freud da anche una lettura psicologica di questa
obbedienza posteriore e della conseguente glorificazione della figura del padre
dell’orda primitiva: nel rapporto di esaltazione e di affetto dei membri del clan
per il totem c’è l’eco di un rimprovero che i figli rivolgono al padre= “se ci
avessi trattato come noi trattiamo il totem non ti avremmo ucciso”:
componente strettamente umana e psicologica, come il rimpianto dei figli di
non aver avuto quella qualità dell’affetto; c’è in qualche modo un riscatto della
componente affettiva che Freud legge nella dimensione dell’identificazione e
dell’affetto psicologicamente evidenti dei membri del clan per il totem o anche
nell’affetto dei bambini nei confronti dei loro animali preferiti.
L’ultimo elemento che F. porta a conclusione del suo racconto è il tema della
trasmissione transgenerazionale dei contenuti psichici: la conseguenza di
quello che è avvenuto un giorno (i fratelli che si sono uniti e hanno ucciso il
padre) è lo strutturarsi di un elemento psichico profondo che è presente in tutti
gli esseri umani: l’orrore dell’incesto. Allora dobbiamo ritenere che non ci siano
eventi importanti della vita di un popolo che non lascino un segno psicologico
profondo nella psiche dei successori-> in questo modo avanza la prima ipotesi
sull’esistenza di una trasmissione psichica transgenerazionale.
La sua portata rivoluzionaria non era chiara neanche a freud= questo testo si
conclude sostanzialmente con la fondazione gruppale del complesso di edipo.
Gli elementi che si depositano nella vita psichica hanno origine in dimensioni
collettive e gruppali non necessariamente del gruppo a cui apparteniamo, ma
dei gruppi da cui siamo provenienti: teoria della fondazione collettiva e storica
del contenuto psichico individuale (quello che poi si chiamerà nella teoria
psicanalitica “la teoria del fantasma”).
La psiche individuale ha dentro di sè il lascito di fenomeni che hanno
riguardato la collettività=> quello che per i membri del gruppo è stato il patto
condiviso, per i successori diventa un contenuto psichico inconscio e
inevitabilmente operativo: l’orrore dell’incesto. Viene ipotizzato che le cose che
succedono a livello di gruppo strutturino contenuti psichici inconsci però
operanti nelle generazioni successive.
Paradosso dell’opera: nasce con l’intento dichiarato di dimostrare che per
spiegare grandi fenomeni collettivi (es. legge morale,tabù) è sufficiente la
teoria del complesso edipico (le dinamiche relative al rapporto col totem
vengono riportate all’identificazione del totem con il portato psichico del
padre), quindi sembrerebbe che la dinamica sociale sia una proiezione del
complesso di edipo, che è una caratteristica dell’individuo nel suo rapporto con
i genitori. La conclusione è invece un totale ribaltamento di questa posizione:
freud ipotizza che ci sia un fondamento gruppale della dinamica individuale,
attraverso quella che lui chiamerà poi “la teoria del fantasma” cioè lo
strutturarsi di contenuti inconsci che sono operativi nelle relazioni degli
individui tra loro e nella società che però originerebbero da fenomeni gruppali e
collettivi delle generazioni precedenti.
Importante= in un certo senso questa è la prima modalità di tenere in una
stessa dinamica le due organizzazioni estreme che costituiscono i modelli di
base dell’istituzione gruppale (il gruppo totalmente autoritario e quello
paritario). Queste due organizzazioni limite sono due organizzazioni limite dei
gruppi=> anche se non si sa se l’orda primitiva sia mai esistita, questi sono i
casi limite di qualunque organizzazione gruppale esistente nella realtà: tutto
quello che esiste come organizzazione sta nel mezzo tra questi due estremi.
10 – NOVEMBRE – 2016
Psicologia delle masse e analisi dell’io
Testo del ’21. Elabora un’ipotesi teorica e concettuale molto chiara e lineare
connessa al nucleo centrale della teoria psicoanalitica che nel 1921 sta
prendendo la forma definitiva della seconda topica, cioè della rappresentazione
metapsicologica dell’apparato psichico in forma di Io, Es , Super-io. Obiettivo
dichiarato nel titolo: collegare la psicologia dell’io (inteso come elemento della
seconda topica) a quello che all’epoca si sapeva sul funzionamento delle folle.
Temi centrali
prima parte:
L’elemento di partenza è “la psicologia delle folle” di Le Bon: è stato
proposto con finalità politica, è un’analisi del comportamento
dell’individuo all’interno della folla però è stato proposto con lo scopo
reazionario di dimostrare alla società e ai politici del tempo che i
comportamenti delle folle sono tendenzialmente pericolosi e distruttivi e
quindi è necessario individuare strumenti di regolazione sociale che siano
coercitivi e repressivi nei confronti delle folle. Uno degli intenti della
revisione di questo scritto (che avviene nella prima parte dell’opera) è
quello di mettere in luce aspetti del funzionamento delle grandi
collettività che hanno caratteristiche totalmente opposte a quelle
descritte da Le Bon, addirittura mostra come l’individuo all’interno del
contesto collettivo talvolta possa avere comportamenti morali e altruistici
superiori a quelli che sarebbe in grado di sostenere individualmente
differenza di atteggiamento nei confronti della situazione del grande
gruppo: mentre Le Bon fa una descrizione della folla che mira a mostrare
un abbassamento del livello mentale dell’individuo in questa situazione
che lo fa regredire a un livello quasi di brutalità animalesca (cosa che è
vera ma Le Bon prende in considerazione solo questo aspetto; visione
unilaterale), Freud è interessato anche ad analizzare situazioni in cui gli
individui nella collettività trovano una sorta di elevazione rispetto al
senso morale che sarebbe impossibile in un altro contesto, quindi in
assenza della folla.
Il secondo ambito è propriamente di psicologia sociale. Analizza le analisi
di McDougall sul gruppo organizzato, su quali sono le condizioni che
permettono a un gruppo disorganizzato (massa, folla) di generare una
condizione di transizione a gruppo organizzato: aspetti con alto grado di
generalizzabilità perché riguardano anche la genesi delle strutture sociali,
quindi l’organizzazione del gruppo è vista come il primo nucleo dei
comportamenti socialmente regolati che sono poi alla base della nascita
delle istituzioni (istituzione= sistema in cui la regolazione sociale del
comportamento è di tipo normativo, le regole condivise assumono la
forma di leggi); l’organizzazione è una struttura intermedia fra il gruppo
disorganizzato funzionante come massa o folla e l’istituzione. Quindi in
questo testo vi è anche un’analisi degli elementi che garantiscono la
possibilità di questa transizione e delle conseguenze psicologiche di
questa transizione. La presenza della dimensione organizzativa ci
permette di strutturare il rapporto con la realtà attraverso scale di tempo
multiple; non ci sono altri dispositivi sociali oltre all’organizzazione che
consentano la presenza contemporanea di un tempo che va verso una
fine e di uno ciclico con modalità che si rinnovano.
Seconda parte:
Legata all’analisi dell’io: riformulare le trasformazioni psichiche dell’individuo
nel contesto della massa e nel contesto del gruppo organizzato utilizzando il
modello metapsicologico classico del periodo. A tal proposito Frued ci presenta
delle similitudini fra quello che succede all’individuo all’interno del contesto del
gruppo e altre situazioni molto impattanti sul funzionamento psichico
dell’individuo ma apparentemente collegate a un ambito fenomenologico
diverso, che sono: quello dell’ipnosi e quello dell’innamoramento. Analizza il
funzionamento dell’io nel gruppo mettendo in luce soprattutto l’utilità di
considerare l’analogia con l’innamoramento e l’ipnosi per comprendere quello
che succede all’individuo all’interno del contesto di gruppo, e lo fa perché l’idea
di base che sviluppa in questo testo è quella di considerare che il legame degli
individui nel gruppo è strutturato e mediato dal legame libidico degli individui
con il leader= da una teoria psicoanalitica della leadership, di cosa succede agli
individui quando identificano collettivamente un leader: l’individuo quando si
trova in un contesto gruppale caratterizzato dalla presenza di una leadership
sostituisce al proprio ideale dell’io la figura del leader; sostituisce al proprio
ideale dell’io individuale, un ideale dell’io collettivo quindi il leader diventa
l’ideale dell’io di tutti i partecipanti al gruppo. Teoria in cui il legame di gruppo
è come se fosse completamente strutturato in modo verticistico, le persone
sono legate nel gruppo in quanto condividono il legame con un unico leader
che può essere sia una persona che un’idea o un concetto, inoltre si possono
strutturare dei gruppi sulla base di un odio comune non per forza di un amore,
l’ideale può essere anche negativo.
Alla base di questo testo non c’è quindi materiale clinico che riguarda i gruppi
ma si tratta di osservazioni che partono dalla riflessione teorica di Le Bon sulla
fenomenologia delle masse, dalla teoria di McDougall sul gruppo organizzato e
l’esistenza di una “group mind” cioè di un modo di funzionare del gruppo come
mentalità unica, e da riflessioni concettuali su elementi della teoria clinica
dell’identificazione e del narcisismo (una delle caratteristiche dell’investimento
libidico del leader è che è un investimento narcisistico, cioè è un ideale che
viene portato dentro di sé attraverso la figura del leader; non è un
investimento oggettuale, cioè una relazione ad un oggetto pensato esistente
fuori di sé)= La dimensione principale del funzionamento dei gruppi è sul
registro del narcisismo, cioè cose che hanno a che vedere non tanto con chi
amiamo ma con chi siamo o vorremmo essere nel gruppo prevalgono
tematiche identitarie, sei dentro o sei fuori. Anche l’odio verso l’altro ha una
matrice identitaria, io ti odio in quanto diverso, nella tua essenza identitaria,
non perché mi hai fatto qualcosa, non c’è una prospettiva di riparazione.
Questo testo ci permette un primo rapido inquadramento di questioni
problematiche che riguardano la potenza della situazione di gruppo.
Freud dichiara apertamente che, malgrado quando si parla di psicologia siamo
portati a pensare in maniera semplicistica a una psicologia individuale, “nella
vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente fin dall’inizio” cioè
dichiara che non si possono separare queste due dimensioni, questi aspetti; di
fatto nell’esistenza delle persone la psicologia individuale è fin dall’inizio una
psicologia sociale.
PRIMO TEMA: L’INDIVIDUO E LA FOLLA
Massa psicologica di Le Bon:
funzionamento dell’individuo in questo tipo di massa:
mancanza del vincolo morale all’interno del funzionamento della massa
prende il sopravvento la natura imitativa dei rapporti-> la modalità del
rapporto fra i membri della massa è dominata dai processi di imitazione.
Questa tendenza imitativa, secondo Le Bon, produce come conseguenza
psicologica sull’individuo l’emergere di un senso di potenza straordinaria
perché il “mio comportamento” non è più solo “il mio comportamento” ma ha
un potere di impatto che si moltiplica sulla base del numero-> senso di
potenza invincibile (onnipotenza) che, secondo lui, ha come diretta
conseguenza un totale allentamento del vincolo morale, un vero e proprio
abbassamento del livello morale, ovvero l’individuo pensa di dare sfogo a tutte
le cose ignobili e immorali che nella situazione individuale sarebbero bloccate
dal ritegno morale e dal senso di colpa. Lui parla addirittura di un
abbassamento del livello mentale, quindi di un modo di funzionare della mente
che è meno sviluppato, quindi più primitivo, che non il modo di funzionare della
mente degli individui che non sono nella situazione di massa.
Anonimato all’interno della massa l’individuo può sperimentare sentimenti e
azioni in maniera anonima, valenza sociale e sociologica: impatto anche a
livello legale; ma l’anonimato non è solo una questione normativa, ma anche
psicologica. L’individuo sperimenta delle emozioni in forma anonima, cioè può
provare sentimenti e emozioni molto forti senza sentirsi implicato
psicologicamente con quei contenuti. Come conseguenza psicologica a questo
si crea una conflittualità di base tra individuo e gruppo: il gruppo ti consente e
ti leva allo stesso tempo, cioè ti dà un modo di partecipare che però non è del
tutto equivalente a una piena sperimentazione e interiorizzazione del vissuto.
Annullamento della personalità cosciente funzionamento che regredisce
a una dimensione di automatismo, in cui la coscienza non modula la scelta
degli obiettivi o la scelta dei mezzi ma è totalmente annullata soprattutto dalla
potenza dei fenomeni imitativi.
Questa caratteristica imitativa così pervasiva rende la massa un obiettivo
molto facile da raggiungere per il capo autoritario quindi in un certo senso la
massa funziona come modalità psichica che da sola si congiunge a una
leadership totalizzante e autoritaria. Questa struttura imitativa la porterebbe a
ricercare il comportamento da imitare, quello a cui tendere e che deve essere
uguale e imposto a tutti gli individui del gruppo.
Freud riguardo alla trattazione di LeBon comincia a mettere in luce ulteriori
elementi, uno di questi si ricollega ad alcune osservazioni che abbiamo trovato
in totem e tabù: riguarda una descrizione più precisa e sofisticata del rapporto
tra la situazione della massa e la capacità di giudizio; Le Bon dice che la massa
regredisce a uno stato in cui la coscienza morale è del tutto, o quasi del tutto,
annullata e quindi si comporta di conseguenza. Freud è interessato a mettere
in luce il funzionamento del giudizio, cioè non che cosa succede se si generano
delle azioni morali o immorali, ma sulla base di quale funzionamento psichico
del giudizio noi possiamo verificare che certe situazioni che normalmente ci
sembrano improponibili in quella particolare condizione possono essere invece
accettabili. In un certo senso lui parla di un funzionamento del giudizio che non
è solo il giudizio morale, ma è proprio un modo del pensiero e dice che in
questa situazione della massa rileva un’assenza logica del principio di
contraddizione, cioè la massa può accettare l’idea A e l’idea non A nel giro di
pochi minuti con lo stesso entusiasmo rimanendo totalmente indifferente
all’assenza di contraddizione secondo Freud nella massa non c’è possibilità, o
è molto difficile, distinguere una cosa dal suo opposto. Questo è un criterio che
non si ritrova nella logica aristotelica classica in cui c’è un principio di
opposizione fra A e non A (es. situazioni in cui il tiranno osannato dalla folla nel
giro di pochissimo tempo diventa il nemico assoluto, la stessa folla che lo
osanna nel giro di 24 ore è in grado di massacrarlo): non c’è consapevolezza
dell’incongruità logica, la folla cambia idea sostituendo semplicemente un
oggetto d’amore all’altro, non sente dissonanza cognitiva, non sente la
contraddizione= totale indifferenza della folla al principio di contraddizione, non
la percepisce la contraddizione. Secondo Freud non si tratta semplicemente di
essere vinti dalle emozioni ma di vedere all’opera un tipo di razionalità che è
quella caratteristica del processo primario, cioè non è soltanto l’emozione in
quanto tale, ma è il fatto che l’emozione fa emergere un modo di funzionare
della mente che somiglia di più a come funziona la mente nei sogni e, nella
teoria psicoanalitica, nei sogni non vale il principio di contraddizione (quindi per
es. un sentimento di grandissimo odio può essere rappresentato nel sogno da
un grandissimo amore)= es.: angelo della morte-> è una cosa che condensa
due dimensioni completamente opposte e si struttura sulla base
dell’indifferenza alla contraddizione tra queste due dimensioni, morte/vita,
buono/cattivo… Freud dice che queste cose che noi vediamo come distorsioni
non sono solo distorsioni ma sono l’emergere di un modo di funzionare della
psiche profonda, non è solo una distorsione del funzionamento psichico
individuale ma un emergere del funzionamento psichico profondo, della mente
inconscia. Il gruppo è un luogo privilegiato per l’osservazione dell’inconscio,
questo è quello che consente a distanza di 100 anni di utilizzare i dispositivi di
gruppo per la terapia di pazienti gravi; cioè il fatto di riconoscere che non è che
nel gruppo l’individuo è distorto dalle pressioni del gruppo come talvolta ci può
indurre a pensare la psicologia sociale, ma qui c’è una visione più profonda: nel
gruppo vediamo funzionamenti profondi che normalmente vediamo solo nei
sogni, il gruppo è come se sognasse dal vivo continuamente. L’esempio
dell’angelo della morte è proprio calzante di un aspetto positivo del
funzionamento dei gruppi= la capacità mitopoietica: non è solo una folla
distruttiva ma anche un sistema di elaborazione simbolica molto potente, un
generatore di immagini e simboli che funzionano in base alla logica del
processo primario (per es simboli costruiti con un modello di sintesi degli
opposti che al pensiero razionale non è raggiungibile, per cui possiamo pensare
a qualcosa come l’angelo della morte, si può generare un’immagine collettiva
come quella dell’angelo della morte che è una sintesi che non è solo una sintesi
delirante e contraddittoria ma una sintesi che produce significati, immagine
condensata che produce significati relativi a dimensioni profonde).
Se da una parte il gruppo ha un elemento di pericolosità perché funziona,
secondo Freud, più vicino al processo primario, quindi è molto più guidato dal
principio di piacere che dal principio di realtà (questo in un certo senso spiega
l’aspetto pulsionale della folla, va dove l’istinto la conduce); d’altro canto
questo essere vicino a questa matrice più profonda consente l’emergere di
dimensioni creative che si rivelano nelle grandi creazioni collettive dello spirito
umano. => primo aspetto molto diverso dall’osservazione di Le Bon.
Altro aspetto messo in luce da Freud= senso morale e altruistico:
ci sono situazioni di gruppo in cui l’individuo acquista una capacità oblativa->
si sacrifica e si dedica completamente agli altri con una purezza di sentimenti e
volontà che nella vita quotidiana gli sarebbe impossibile raggiungere. Queste
sono le situazioni in cui la collettività è segnata da una catastrofe, si attiva una
spinta altruistica generata, secondo Freud, dal senso morale della collettività e
non del singolo individuo. Quindi la collettività può agire in modo molto
più violento dell’individuo ma anche in modo molto più morale e
sublime di quest’ultimo, fa fare al singolo individuo qualcosa che
sarebbe fuori dalla sua portata morale abituale.
Riassumendo: vengono messe in luce queste due aree fondamentali:
_il riformulare il tema della natura distorsiva del rapporto tra la folla e
l’individuo, così come viene descritto da Le Bon, in una forma nuova che
mostra che questo funzionamento è semplicemente più vicino a dei
meccanismi profondi della vita psichica nel bene e nel male; questo significa
riconoscere anche che c’è una capacità mitopoietica, elaborativa e sintetica del
funzionamento collettivo che è molto più potente che non nell’individuo.
_La dimensione della moralità: il fatto che così come la folla può indurre il
singolo a compiere atti immorali che da solo non compirebbe, così può indurlo
anche a compiere atti sublimi che da solo non compirebbe. E’ un’osservazione
importante perché ci invita a guardare alle vicende straordinarie degli individui
in funzione del contesto gruppo, ciò che compiono gli individui in talune
circostanze ha una matrice collettiva: l’eroe o il mostro possono essere tali in
funzione di una matrice collettiva e non perché sono nati così.
SECONDO TEMA: NASCITA DEL GRUPPO ORGANIZZATO
Freud fa riferimento al testo “la psiche collettiva” di McDagall che descrive
l’importanza di affiancare alla definizione del comportamento delle folle
l’osservazione e lo studio del gruppo organizzato. Qui l’autore descrive le tre
condizioni psicologiche per l’emergere del comportamento organizzato e le
conseguenze di tale comportamento. Il punto di partenza della descrizione del
gruppo organizzato ha degli elementi in comune con la descrizione della folla:
una forte capacità di influenzarsi reciprocamente dei membri del gruppo, la
prevalenza di tratti comuni (gli elementi in comune tra i membri valgono di più
delle cose che questi non hanno in comune), l’esaltazione delle componenti
affettive del comportamento e il contagio emotivo (capacità delle emozioni di
propagarsi in maniera istantanea da un individuo all’altro). E’ McDagall che
conia il termine “contagio emotivo” descrivendolo come l’induzione di
un’emozione attraverso una risposta simpatetica primitiva. Induzione
l’emozione non viene dal dentro dell’individuo ma è indotta dall’esterno, noi la
sentiamo come se avesse un’origine endogena invece viene da fuori. (La
dimensione induttiva è l’elemento caratterizzante della suggestione ipnotica
secondo Freud). Considerato ciò anche McDagall conclude che all’interno delle
situazioni di gruppo o di folla può succedere che in ogni singolo individuo viene
sminuito il senso di responsabilità delle proprie azioni, di fatto è come se ci
fosse un agente motivazionale collettivo posto fuori di noi e di conseguenza le
persone si sentono meno responsabili. Il contributo ulteriore di questo testo è
l’enumerazione delle 5 condizioni principali che consentono di trasformare il
funzionamento psichico della massa in un funzionamento organizzato:
1. Continuità temporale cioè la continuità di esistenza della massa: per
nascere un’organizzazione c’è bisogno di un gruppo che sussista nel
tempo, che abbia una continuità nel tempo. La continuità, dice Freud,
può essere materiale o formale: es. se il gruppo si da un nome,
psicologicamente acquista un’indipendenza dalla presenza fisica dei suoi
elementi, assume una consistenza psicologica che ha una continuità
temporale che in questo caso può essere definita formale (non
materiale).
2. L’assegnazione dei ruoli è un altro aspetto che produce continuità
temporale: i ruoli diventano sovraordinati alle persone, il gruppo
comincia a esistere indipendentemente dalle persone (se il segretario “x”
si dimette ne assumo un altro). Nel funzionamento dei gruppi si vede
una connessione strettissima tra le dimensioni spaziali e temporali, le
operazioni che il gruppo fa sull’organizzazione rientrano in categorie
spaziali (es. quando distingue i ruoli attribuisce posizioni),
quest’operazione sulla rappresentazione spaziale del gruppo genera un
effetto sull’organizzazione temporale del gruppo. Nel gruppo organizzato
si struttura un tempo che ha una ciclicità diversa da quella dell’individuo.
3. Interazione del gruppo con altre formazioni collettive analoghe o
per molti aspetti diverse e che eventualmente rivaleggi con esse. Il
gruppo non esiste nel vuoto ma esiste in rapporto ad altri gruppi= il
rapporto con gruppi esterni favorisce la transizione dalla massa al gruppo
organizzato. Necessità di strutturarsi di cose nel tempo: mantenere
memoria, conservare traccia di quello che è stato fatto. Cominciano a
strutturarsi dispositivi di mediazione fra il funzionamento primitivo del
gruppo e il funzionamento della realtà.
4. Il gruppo collettivo sviluppa tradizioni, usi e istituzioni atti
soprattutto a sostenere il rapporto reciproco tra i membri. Quindi il
nascere dell’organizzazione si ricollega all’esistenza del mito fondatore: il
gruppo si organizza non solo sulla base di una necessità concreta,
materiale e contingente ma sulla base di una sorta di slancio originario
che normalmente si rifà a qualcosa di trascendente, cioè qualcosa che ha
in sé un’idea più grande, più generale e più alta in un certo senso che
non l’obiettivo specifico di breve momento= aspetto fondamentale di
quei gruppi organizzati che tendono a creare istituzioni, perché
quest’ultime sono un po' più complicate dei gruppi organizzati in quanto
mirano a rispondere a bisogni universali dell’uomo. Quindi
l’organizzazione ha di nuovo questa “funzione ponte” di consentire una
permanenza di certi elementi della vita ideale perché li mantiene a livello
di obiettivi, di ideali e anche a livello di miti fondativi del gruppo (es.
infermiera etc del pupazzo di garza). Tutti i gruppi hanno dei miti
fondatori che rimandano a quella dimensione della collettività di natura
appunto mitopoietica.
5. La massa è articolata in modo che le prestazioni spettanti ai
singoli membri risultino differenziate e specializzate in totem e
tabù ci viene data una descrizione di due funzionamenti limite dei gruppi:
uno è completamente verticistico (leader) e l’altro è completamente
orizzontale (gruppo dei pari). Per poter sviluppare un gruppo
organizzato, quindi per la nascita di un’organizzazione, è necessario
“sacrificare” una quota dell’idealità connessa a queste due condizioni
(cioè l’idea che esiste un solo capo che ci salva e l’idea che ci salviamo
solo se siamo tutti uguali). L’organizzazione ci ripropone che andare
verso la realtà significa accettare quote di specializzazione, attribuzione
di ruoli specifici diversi con tutto il costo emotivo che questa
differenziazione comporta; l’illusione egualitaria è molto pervasiva del
funzionamento psichico di tutti i tipi di gruppi.
L’esistenza di queste dimensioni dell’organizzazione modifica a livello profondo
l’organizzazione psichica delle persone, ristruttura proprio le matrici categoriali
della conoscenza della realtà. Questo Freud lo dice chiaramente: il
comportamento all’interno dell’istituzione funziona come il principio di realtà
rispetto al principio di piacere, cioè istituisce la via dell’adattamento verso la
realtà. Questo vale anche per i gruppi “non volontari”, il gruppo si struttura su
delle componenti che possono essere completamente inconsapevoli (es. fila
alla posta).
14 – NOVEMBRE – 2016
Riassunto “psicologia delle masse e analisi dell’io” è composto da due parti: la
prima parte è una discussione critica proposta da Freud a proposito di due
contributi a quella che all’epoca si chiamava la psicologia delle folle= il testo di
Le Bon sulla psicologia delle folle e il testo di McDagall sul group mind e sulla
transizione dal gruppo “folla” al gruppo organizzato:
1. Vengono analizzate le caratteristiche psicologiche della folla così come
descritta da Le Bon (contagio emotivo in cui si manifesta forte tendenza
all’imitazione, un abbassamento del funzionamento morale con possibilità
di compiere azioni senza freni inibitori che singolarmente non sarebbero
compiute, una tendenza alla dipendenza dalla figura di un leader: tutte
caratteristiche descritte dettagliatamente da Le Bon ma in senso
completamente dispregiativo). Freud aggiunge alcune caratteristiche
estremamente positive, di carattere opposto: la capacità del gruppo di
essere creativo e di produrre dispositivi sociali e culturali; la possibilità
che l’individuo all’interno della situazione di gruppo non solo sviluppi
comportamenti che rappresentano un livello morale più basso di quello
che adotterebbe se fosse solo, ma anche che compia gesti altruistici e
oblativi e raggiunga quindi un livello di elaborazione di un giudizio morale
molto più alto di quello che sarebbe suo proprio.
2. Vengono analizzate le condizioni che permettono a un gruppo “folla” di
trasformarsi in un gruppo organizzato e hanno delle importanti
implicazioni psicologiche. Hanno a che fare con lo strutturarsi di una
continuità del gruppo nel tempo e con una sorta di transizione da un
modello di base in cui il gruppo è composto da una folla di eguali a un
modello che consente un’assunzione di ruoli (momento cardine della
formazione del gruppo organizzato, il grosso cambiamento psicologico si
ha nel momento in cui si strutturano i ruoli); da questo momento il
gruppo organizzato è in grado di modificare radicalmente il rapporto
dell’individuo col tema della temporalità, del tempo, perché con il ruolo si
disaccoppia il tempo individuale della persona da quello del gruppo
perché esiste una ciclicità e una possibilità di rinnovamento
nell’impersonare i ruoli da parte di individui diversi che fa sì che il tempo
dell’organizzazione si disaccoppia dal tempo degli individui che la
compongono. L’organizzazione è un mezzo con il quale il gruppo può
raggiungere degli obiettivi ma non è stabile, può cambiare (es. gruppo di
lavoro può lavorare con modelli diversi). L’istituzione è un gruppo che
risponde a un bisogno primario della società e struttura il proprio
funzionamento su un modello normativo, norme condivise dalla
collettività anche a livello giuridico: leggi=> questo da una certa stabilità
al contesto istituzionale. L’organizzazione è un mezzo di cui si dota
l’istituzione per raggiungere i propri fini.
3. Viene analizzato il rapporto di questo gruppo con la leadership: nella folla
e nel modello di Le Bon è data l’idea di una folla che aspira a dipendere
da un leader; nel gruppo organizzato il leader è uno degli aspetti dei ruoli
che possono essere istituiti nell’organizzazione.
4. Viene analizzato il tipo di processo logico che caratterizza il
funzionamento degli individui nel gruppo. Freud: esistenza di una certa
indifferenza dei gruppi al tema della continuità logica e quindi della
contraddittorietà= il gruppo tende a polarizzarsi su posizioni estreme che
possono essere anche oscillanti in maniera più evidente di quanto non
avvenga nelle opinioni dei singoli individui. La presenza di questa
tendenza ad assorbire le contraddizioni con una certa indifferenza è
collegata a una caratteristica del processo primario che è proprio quella
di essere indifferente alla presenza della contraddizione logica. Il gruppo
è un contesto dove è più facile osservare dei livelli di funzionamento
mentale più primitivi.
Fine riassunto.
SECONDA PARTE
Sviluppo del modello psicoanalitico proposto da Freud per la formazione del
gruppo. Vengono considerati dei fenomeni in analogia: la suggestione e
l’innamoramento. All’epoca della stesura di questo testo si sta già sviluppando
la stesura della seconda topica quindi siamo nella fase di scrittura dell’Io e l’Es;
l’idea di Freud è che sia possibile spiegare cosa succede all’individuo nel
gruppo osservando le modifiche dell’assetto dell’Io inteso proprio come
elemento della metapsicologia, quindi del modello strutturale freudiano. E’
importante che negli anni immediatamente precedenti alla stesura di questo
testo Freud aveva proposto una distinzione fra una libido rivolta all’oggetto e
una libido di tipo narcisistico rivolta all’Io, in questo periodo qua si comincia a
prospettare l’idea che queste due forme di investimento affettivo dell’oggetto e
dell’io in realtà abbiano una radice pulsionale ed emotiva unica, cioè che esista
un solo modo con cui ci si lega a qualcosa sia dal punto di vista
dell’investimento narcisistico sia dal punto di vista dell’investimento
oggettuale. Però fino a questo punto Freud le aveva tenute distinte, aveva
introdotto la concettualizzazione dell’ideale dell’Io cioè che l’individuo fosse in
grado di riconoscere delle istanze di tipo morale e ideale che in qualche modo
costituiscono il proprio modello interno al quale l’Io desidera adeguarsi
costantemente. Differenza fra l’Io ideale e l’ideale dell’Io:
_Ideale dell’Io-> per il funzionamento psichico di una persona è importante
che vi sia sempre uno scarto tra la mia idea dell’io e l’io che io vorrei essere->
ideale dell’io (quello che io penso che sia buono che io potrei essere, a cui
aspiro); questo scarto per Freud è segno di salute e di equilibrio mentale
perché quando questo scarto si annulla si sperimenta un’esaltazione
maniacale. Quando ci sentiamo esaltati per qualcosa si riduce questo scalino e
l’io ideale corrisponde all’ideale dell’io: nella salute mentale questo succede ma
è una sensazione transitoria, poi si ristabiliscono gli equilibri.
_Io ideale->Noi ci sentiamo coinvolti altrettanto efficacemente da situazioni
che non riguardano solo noi ma anche cose a cui partecipiamo (es. tifo
calcistico). L’io ideale è l’io che si trova a coincidere con il proprio ideale ma
anche quando mi trovo appunto in situazioni di successo e trionfo a
prescindere dal mio merito=> è totalmente irrazionale l’esaltazione (questo
stato mentale è l’Io ideale che non è un senso positivo ma un senso esaltato
dell’Io). Secondo Freud questa componente d’irrazionalità corrisponde allo
stato psicologico in cui si annulla il gradino fra l’Io e l’ideale dell’Io.
Quindi quando non collassano insieme ci sono due istanze, una è l’Io e l’altra è
l’ideale dell’Io e sono separate, invece quando collassano e diventano una cosa
sola è l’Io ideale, che corrisponde all’esaltazione maniacale (quando l’Io è nello
stato di Io ideale si sperimenta un’esaltazione maniacale). L’ideale dell’Io
corrisponderebbe a un insieme di aspettative che in parte venivano dalla storia
individuale e in parte dall’identificazione con figure che sono state importanti
nella nostra vita, che hanno avuto un valore di esempio, di imitazione, un
valore normativo (di lì a poco, infatti, Freud deciderà di fondere l’ideale dell’Io
col Super-Io: un’unica funzione che è sia normativa che di esempio e di
ispirazione identitaria; però dopo, adesso parla ancora di ideale dell’io).
L’ideale dell’Io è un concetto molto utile nei gruppi perché in essi esiste una
fortissima pressione a condividere una visione di che cosa si vorrebbe essere;
infatti l’idea cruciale di questo testo è che l’individuo che partecipa a un gruppo
si lega alle altre persone attraverso la messa in comune di un ideale dell’io cioè
le persone che partecipano a un gruppo sono legate non perché abbiano
qualcosa a che fare l’una con l’altra ma perché ciascuno sostituisce il proprio
ideale dell’io di prima con un ideale dell’io a comune: il leader del gruppo.
Questa funzione di leader/ideale dell’Io non deve essere per forza incarnata da
un individuo, può essere incarnata anche da un’idea e non soltanto da un
ideale positivo ma può essere incarnata anche da un ideale negativo,
l’individuo si può legare al gruppo non soltanto in funzione di chi io voglio
essere ma anche di chi non voglio essere assolutamente (quindi ci si può
legare in nome dell’amore per qualcosa ma anche in nome dell’odio per
qualcosa l’investimento può essere sia di tipo libidico che di tipo antilibidico).
[Concetto di libido: termine equivalente a tutte le accezioni dei termini amore e
affetto; forza che crea legami affettivi].
Analogia con l’innamoramento:
A cosa ci serve ragionare sul tema dell’innamoramento per capire il
funzionamento dei gruppi? Modello dell’innamoramento di freud, descritto in
“introduzione al narcisismo”: ci si può innamorare in due modi diversi che
corrisponderebbero a un funzionamento più oggettuale o più narcisistico.
_Innamoramento oggettuale-> c’è una totale svalutazione del soggetto e iper-
valutazione dell’oggetto d’amore. In questa situazione l’Io si sacrifica rispetto
all’oggetto, si mette al servizio; tutta la parte ideale viene trasferita
sull’oggetto e l’Io si svuota infatti dipende completamente da questa relazione
con l’oggetto ideale (caratteristica dell’amore romantico).
_Innamoramento narcisistico-> all’estremo opposto: l’innamoramento serve
per sperimentare un senso di benessere individuale e un senso di auto-
esaltazione. Situazioni in cui ci leghiamo a una persona perché ci fa sentire
straordinari, cioè il legame struttura un senso di sé adeguato e esaltante,
perché cambia il modo in cui mi sento non perché trovo lei fantastica e
meravigliosa etc; innamoramento narcisistico perché uso la relazione per
regolare il senso della mia autostima.
Sono due situazioni estreme. Freud è interessato, per il legame libidico tra i
gruppi, a stabilire un’analogia con l’innamoramento su base narcisistica= io
partecipo a una situazione di gruppo che mi piace perché mi conferisce un
senso di identità e di autostima nuovo, diverso; mi sostiene nella mia
autostima attraverso l’identificazione di un ideale comune nel gruppo. Da
questo punto di vista c’è, secondo Freud, una somiglianza del funzionamento
psicologico dell’innamoramento su base narcisistica e dell’adesione esaltata di
un individuo a un gruppola matrice di base dal punto di vista libidico sarebbe
analoga. Quindi il gruppo si costituisce
attraverso l’investimento di un ideale dell’Io comune, nel caso più semplice
possiamo pensare che questo ideale dell’Io coincide con la figura e la persona
del leader. Conseguenza di quest’identificazione con un ideale dell’Io comune
rispetto al tema delle differenze all’interno del gruppo (l’ideale è comune ma gli
individui sono diversi): l’esistenza delle differenze all’interno del gruppo è
percepita come una minaccia perché la presenza dell’ideale funziona come
cemento del gruppo solo se è sempre comune, identico a sè stesso, costante,
uguale per tutti. Si produce così un fenomeno che verrà chiamato narcisismo
delle piccole differenze (intolleranza nei confronti delle differenze interne): nei
gruppi che funzionano in questo modo le differenze all’interno del gruppo sono
tollerate peggio che le differenze con i membri fuori dal gruppo.= Gruppo che
tende all’omogeneità e all’unità e non sopporta, attacca proprio gli elementi di
differenziazione al suo interno (si basa su un’idea di omogeneità e uniformità
per cui tutti devono contare allo stesso modo, se io mi differenzio non sono
percepito solo come uno che potrebbe decidere di non appartenere più a quel
gruppo ma sono percepito come una minaccia all’ideale dell’Io comune, devo
proprio essere tolto di mezzo non solo allontanato dal gruppo). La forza di
questa “minaccia” deriva dal fatto che in questo modello di funzionamento del
gruppo se l’ideale dell’Io non è più comune il gruppo si disgrega. Freud
riprende l’esempio di Aristotele relativo al panico che si diffonde nelle truppe di
un esercito ma lo presenta in modo opposto: Aristotele dice che quando c’è
una situazione di pericolo sull’esercito si assiste alla diffusione del panico che
provoca la perdita dell’ordine della catena di comando, cioè quando si diffonde
il panico l’esercito non funziona più come un’unità perché si rompe la catena di
comando; Freud sulla base della sua teoria propone esattamente l’opposto cioè
dice che quando si rompe la catena di comando le persone psicologicamente
reagiscono con il panico perché “rompere la catena di comando” è un termine
militare per rappresentare la condizione psicologica di perdita dell’ideale dell’Io
(-> specie di terremoto interiore allora avviene il panico) quindi il panico è la
conseguenza del crollo della struttura libidica del gruppo e non viceversa=>
importanza psicologica dell’ideale dell’Io-> se crolla è il panico (in questi gruppi
la componente identitaria è talmente radicata nell’assetto della persona che la
risposta è il panico).
Analogia con la suggestione:
Suggestione: termine che viene dal francese (suggestiòn) che è un termine
tecnico della teoria dell’ipnosi e corrisponde a una situazione per cui la persona
può ricevere un’idea dall’esterno considerandola come se fosse propria. Questo
è la base del modello di Bernheim della suggestione ipnotica. Freud riteneva
che l’ipnosi fosse una forma manipolatoria e che quindi le persone facessero
legittimamente resistenza rispetto ai metodi basati sulla suggestione.
Quest’aspetto della suggestione è visto come un aspetto potenzialmente
pericoloso e manipolatorio delle situazioni di gruppo perché seppure il vincolo è
di natura libidica, l’allentamento dell’equilibrio individuale della persona a
favore di un garante gruppale del funzionamento psichico, per cui il mio
equilibrio dipende dal funzionamento del gruppo e non più da me solo (es.
questione del panico), rende le condizioni particolarmente favorevoli per la
diffusione delle opinioni, cioè all’interno del gruppo ci si convince molto più
facilmente di quanto non ci si convinca individualmente. Gli altri due esempi
che fa Freud di gruppi che secondo lui funzionano secondo questo sistema
libidico alla base sono quello della chiesa e quello dell’esercito cioè due grandi
organizzazioni sociali che, secondo lui, sono emotivamente regolate dal legame
nei confronti del leader. Il capo della chiesa che può essere inteso come
persona in terra che rappresenta la divinità in terra, può essere l’ideale della
chiesa, l’ideale del gruppo e il capo dell’esercito che normalmente è il capo
dell’esercito. Ciò che li accomuna è l’idea che i vincoli orizzontali in questi
gruppi, per es. il legame fraterno delle persone che condividono la stessa
religione o il cameratismo dei soldati che appartengono allo stesso reggimento,
secondo Freud è conseguenza del legame verticale, cioè le persone sono unite
da un senso di appartenenza in funzione del fatto che sono unite dal vincolo e
sono “amate di uguale amore” dall’unico leader-> ricompare il tema
dell’illusione egualitaria (es. l’esercito può reggere se io posso essere convinto
che il mio capo non solo è bravo e mi difende, ma ci difende tutti allo stesso
modo). Quindi l’idea è che il gruppo si cementa in virtù dell’esistenza di questo
amore uguale del capo per tutti= il legame verticale genera il legame
orizzontale. [Bion visione opposta: è il gruppo che si lega orizzontalmente a
generare le dinamiche di leadership].
Freud riporta un esempio di un romanzo “quando venne il buio” che racconta
una situazione ipotetica del mondo in cui si sarebbe scoperta la tomba di gesù
cioè il luogo in cui viene identificato da un archeologo il corpo di gesù: questo
elemento starebbe a significare il venir meno del dogma della resurrezione e
quindi la messa in crisi del leader religioso del gruppo. La conseguenza di
questa situazione è una degenerazione di tutte le strutture organizzative della
società fra cui anche quelle morali: la situazione poi viene a essere riassorbita
perché si scopre che questa scoperta archeologica era un falso e quindi poteva
essere ristabilita la presenza del leader ideale che cementa l’esistenza del
gruppo.
Questa è proprio una teoria della leadership che produce anche dei
comportamenti per certi versi anomali e irrazionali ad es. le passioni condivise
per i grandi artisti: Freud dice che quando ci si trova in situazioni di quel tipo
viene meno la rivalità, io sono disponibile a condividere l’amore per il mio idolo
con altre persone anzi, mentre normalmente l’oggetto d’amore vuole essere
posseduto in modo esclusivo (quindi gli altri sono percepiti come rivali rispetto
all’oggetto d’amore), in questa situazione sono contento di condividere questo
amore perché aumenta il senso di esaltazione. L’assenza di rivalità deve essere
continuamente garantita da questo tema dell’uguaglianza all’interno del
gruppo=> l’assenza di rivalità ci serve per capire che sono in gioco meccanismi
di tipo narcisistico e identitario, quando compare la rivalità e la gelosia le
dimensioni in gioco sono più oggettuali perché vuol dire che si lotta per il
possesso dell’oggetto d’amore; qui e nel gruppo il tema non riguarda il
possesso ma l’identificazione quindi lotterò per essere eventualmente il più
simile possibile ma non per avere il possesso esclusivo, anzi più persone
riconoscono il leader del mio gruppo come leader più sono contento perché si
riduce la minaccia all’ideale dell’Io.
Questa modalità di legarsi con un capo viene messa in relazione anche con
un’altra idea della psicologia sociale del tempo, quella della pulsione gregaria
(concetto ripreso da Trotter)-> cioè l’idea che gli individui tendono per loro
natura ad aggregarsi in gruppi e che stanno meglio strutturati in gruppi che
non da soli.
Cosa importante relativamente al fatto che l’individuo nel gruppo mette in luce
aspetti della propria personalità di tipo più primitivo e più profondo: la
dimensione descritta come gradino tra l’Io e l’Ideale dell’Io è uno degli esempi
che Freud ci porta del fenomeno della scissione dell’Io, cioè il fatto che l’Io non
è una struttura unitaria ma può andare incontro a scissioni e frammentazioni,
si divide e questo non succede solo nella psicopatologia come ci dimostra il
funzionamento dei gruppi. Nel gruppo vediamo delle caratteristiche del
funzionamento psichico che sono profonde al pari di quelle che vengono messe
in gioco da situazioni psicopatologiche come la psicosi maniaco-depressiva. Di
nuovo gruppo come prospettiva privilegiata dei funzionamenti basici della
mente: questo punto di vista costituisce la base dell’utilizzo del gruppo anche
come modello psicoterapeutico in pazienti gravi.
BION
ELEMENTI INTRODUTTIVI:
Il modello bioniano è il primo modello psicodinamico costruito sulla base di
un’esperienza clinica: mentre i testi freudiani sono speculativi (quando si
riferiscono a elementi della clinica considerano elementi di una clinica
individuale e poi utilizzano osservazioni psicologiche sui gruppi fatte in contesti
non di indagine empirica ma di osservazione sociologica) il ragionamento di
Bion sulla dinamica di gruppo parte dal contesto e dalla definizione di un
setting per l’analisi e l’osservazione del gruppo. Bion per la prima volta
descrive un modo di funzionare del gruppo che non è semplicemente ottenuto
con una riflessione su che cosa succede all’individuo quando sta in gruppo, ma
l’oggetto di osservazione non è l’individuo nel gruppo bensì il gruppo in quanto
tale. Quindi l’idea proposta da Bion è che il funzionamento del gruppo
costituisca un’esperienza di base della vita umana che si osserva solo nel
gruppo, non come freud che aveva trovato analogie per es tra il funzionamento
del gruppo e l’innamoramento di coppia. Per Bion nel gruppo si vede qualcosa
dell’essere umano che si vede solo nel gruppo. E’ interessato a gruppi formati
da 8/10 persone, che definirà piccolo gruppo intendendo un gruppo formato da
tante persone che però riescono a conoscersi anche individualmente, non
perdono la loro individualità (anche fino a 12/14 persone). Bion racconta come
è nato il suo interesse per i gruppi nell’introduzione del suo testo “esperienze
nei gruppi” che sarebbe una collezione di saggi scritti nell’arco di circa 12 anni:
per un certo periodo della sua vita ha fatto l’ufficiale medico-> all’inizio della
seconda guerra mondiale era già psichiatra ed è stato mandato in un ospedale
inglese (ospedale di Northfield) come medico militare che era il posto dove
venivano stipati tutti quelli che si erano dimostrati, dal punto di vista del loro
equilibrio nervoso, inadatti a sostenere lo stress dell’essere sul campo di
battaglia perché avevano avuto un crollo nervoso prima, durante o dopo.
Originariamente nessuno sapeva quale potesse essere il destino di queste
persone, stavano lì diciamo senza fare niente. Esperimento di Northfield:
propone una nuova organizzazione in quest’ospedale per vedere l’effetto che
poteva avere sulla condizione psicologica di queste persone Bion dice che era
talmente alto il livello di litigiosità e di problemi organizzativi che si creavano in
questa struttura che per lui era impossibile fare qualsiasi lavoro scientifico
quindi si era posto questo obiettivo di studiare il problema di questo luogo
adottando un metodo scientifico, cioè voleva capire che stava succedendo lì e
che cosa si poteva fare per far migliorare la situazione. Per progettare questo
intervento utilizza il modello della leadership e della disciplina militare quindi il
modello sociale organizzativo proprio dell’esercito e cerca di capire quali sono
le condizioni che potevano permettere a queste persone di recuperare un
buono spirito di gruppo. Una di queste è una modalità della leadership tale da
non temere troppo né l’esaltazione né l’ostilità dei propri soldati. L’esperimento
si struttura attraverso l’introduzione di alcune regole:
_tutte le persone che stanno in reparto devono partecipare a delle attività di
gruppo,
_questi gruppi sono auto-costituiti e possono avere per oggetto qualunque
obiettivo,
_i gruppi si riuniscono secondo un calendario pubblico e ciascuno è libero sia di
aderire a un gruppo esistente sia di proporne uno ex novo,
_per le persone che non desiderano partecipare a un gruppo non è permesso
passare la giornata nella propria camera ma è permesso stare in un ambiente
di ricreazione comune senza socializzare (per es. leggendo un giornale,
ascoltando musica etc) ma non può stare lì a fare un gruppo che non fa niente:
o uno sta per conto proprio o partecipa a un gruppo che ha un obiettivo
condiviso.
Poi il gruppo si auto-organizza per decidere come raggiungere i propri obiettivi.
Questa definizione di un modello di lavoro nel gruppo produce rapidamente un
cambio totale del clima che si respira in questa struttura: le persone diventano
competitive cioè vogliono fare bene all’interno del loro gruppo e i gruppi
vogliono fare bene gli uni rispetto agli altri. Si sviluppa il senso di
un’appartenenza e di una condivisione di un obiettivo comune (in gergo
militare “spirito di corpo”). Quando cominciano ad arrivare richieste da altri
ospedali inglesi e tutti vogliono essere trasferiti lì Bion viene mandato via e non
può continuare il suo progetto, tuttavia dice che se lo lasciassero continuare,
quindi se riuscisse a far durare a sufficienza quest’organizzazione in gruppi,
dovrebbe arrivare a una condizione psicologica di totale trasparenza all’interno
dell’istituzione che potrebbe permettere di arrivare a un assessment
psicologico basato soltanto sull’osservazione del comportamento degli individui
all’interno del gruppo. Questo assessment è rappresentato con l’idea di una
casa di vetro che ha tre porte quindi di una struttura completamente
trasparente con tre uscite: un’uscita nella direzione della vita civile, una nella
direzione della vita militare non attiva (resto nell’esercito ma faccio un lavoro
di segreteria) e un’uscita nella direzione di una vita militare attiva. L’idea, che
non si è mai potuta realizzare, che stava alla base di quest’esperimento era
che le persone risperimentando la loro esistenza all’interno del gruppo si
sarebbero potute riorientare da sole e avrebbero potuto comprendere il loro
destino. Idea che il gruppo possa diventare non uno strumento di assessment,
ma di auto-orientamento in cui le persone possono riprendere il senso del loro
ruolo sociale e fare quindi una scelta individuale (l’assessment viene sostituito
dalla scelta). Dal tentativo di questo esperimento è sopravvissuto il concetto di
utilizzare la naturale capacità dei gruppi di ricostituire il rapporto dell’individuo
con la sua socialità e col suo ruolo naturale e una volta ricostituito quello
rendere del tutto inutile l’intervento dell’esperto=> cambia completamente
l’idea dell’esperienza del conduttore che non è più uno che decide sulle persone
ma è uno che lavora sulle condizioni dicendo all’istituzione quali sono le
condizioni che devono essere implementate per cui le persone possono tornare
a essere in grado di scegliere e di assumersi la responsabilità individuale delle
proprie scelte (modello di intervento non direttivo). Questo sistema verrà in un
certo senso interiorizzato e ereditato dal modello di psicoterapia di gruppo che
Bion svilupperà e che si chiamerà infatti “modello senza leader”.
17 – NOVEMBRE – 2016
Risposta a domande: Suggestione nel gruppo, leadership che promuove
comportamenti di condivisione e scissione dell'Io nei gruppi, sono collegate.
La concettualizzazione di Freud del leader: istanza che viene interiorizzata al
posto de singolo ideale dell'io. Nell'esempio dei pianisti, la natura del legame
dell'investimento col leader è narcisistica. Es un gruppo si riunisce sulla base di
una comune passione, come un gruppo di fan di un artista. Dalla mancanza di
rivalità si capisce che non è oggettuale, non rivaleggiano per essere
considerati di più individualmente dal proprio idolo, anzi più sono numerosi e
adorano il leader più sono uniti, quindi è diverso da relazione edipica in cui si
combatte per ottenere solo per se l'amore dell'oggetto. Quindi
nell'investimento oggettuale si compete per l'oggetto, es fratelli per genitori,
che tende a considerare il rapporto come oggetto di amore esterno a sè, del
quale desidero esclusività e vicinanza. Mentre nel gruppo, il rapporto con l'idolo
del grupo (leader) esclude il tema della esclusività e della rivalità. Anzi
sembra funzionare in maniera opposta: più siamo uniti nell'omaggiare l'idolo
più siamo compatti. Segna la natura non oggettuale del rapporto narcisistico,
impatta sul senso di sè dell'individuo, perchè nell'esaltare l'idolo esalto anche
la parte di me che appartiene all'idolo, quella figura che rappresenta aspetti di
me.
Equilibrio identitario, rapporti che rappresentano parte di me, quindi
un'identificazione che è portata dalla figura del leader. Questa identificazione,
fa si che non si rivaleggi, nei si unisca di più il gruppo, ma il prezzo è che porta
alla nascita del narcisismo piccole differenze: è l'assunto che tutti siamo
identificati sugli stessi aspetti e il leader ci deve riconoscere tutti sullo stesso
piano.
L'aspetto della disuguaglianza nel gruppo è escluso, il gruppo funziona
sull'aspirazione di essere tutti uguali davanti al leader, il quale deve amare
tutti indistintamente. Anche nella chiesa ed nell'esercito c'è questo legame
libidico, che spiega leader ama tutti i suoi adepti o soldati.
Dentro questo legame c'è meccanismo dii base che è l'identificazione, cioè
l'aspetto de una personalità esterna a me che viene ad essere assunto come
aspetto della mia personalità. Es nel politico: leader, se è aggressivo, io
assumo parte di questo suo modo di essere in funzione dell'identificazione con
lui che è aggressivo. Il meccanismo funziona perché una parte della personalità
dell'io del leader diventa un mio modo di funzionare interno. Si osservano due
funzionamenti dell'io:
1. Possibilità di accogliere elementi esterni dentro di noi come se fossero
nostri, lo rimanda al tema della suggestione ipnotica: Idee innestate
nel psiche di una persona senza che riconosca che vengono dall'esterno.
Gruppo è capace di innestare nella psiche individuale dei contenuti senza
che il partecipante si accorga che non gli appartengono. Suggestione
viene dal leader ma poi si aggiunge anche come pressione orizzontale.
2. Scissione dell'io: dalla dinamica negativa dell'io, questi fenomeni ci
dimostrano che l'io si può scindere, può accogliere come parti di sé parti
che di solito non fanno parte di sé. C'è un meccanismo di scissione
dell'io, mi posso anche relazionare con questi contenuti sentendo
consonanza o ostilità. Nel gruppo la personalità è profondamente
sollecitata. Si inizia a intravedere che il gruppo induce un confitto
nell'individuo. L'appartenenza al gruppo forza dentro di noi elementi che
siamo costretti ad accettare, che mettono in conflitto la personalità
individuale e l'ideale che si è raccolto nel gruppo. Natura conflittuale
del rapporto fra individuo e gruppo, che è sia esaltante che faticosa.
F lo mette in relazione ad altri esempi di scissione verticale dell'io, come
il funzionamento psichico descritto nella melancolía e mania. C'è
un'identificazione con l'oggetto che viene rifiutato o rigettato: nel
conflitto intrapsichico, i gruppi aprono a un modo diverso di
concettualizzare la mente: prima pensava che i conflitto fosse fra istanze
(io es e super io), qui invece è l'io che si scinde, cioè la parte a cui
attribuiamo la coscienza, dove l'auto percezione produce un senso di sé;
i gruppi portano a un funzionamento dell'io molto meno integrato della
teoria classica (perché anche l'io si scinde), perché c'è una sfida continua
sul tema dell'individualità dovuta all'appartenenza ai gruppi. Per vedere
una cosa che succede nei gruppi si può compare ciò che succede nella
depressione o nella mania, i quali sono rivelatori di una scissione
profonda dell''io, quindi roba pesa". È sia buono che male che l'Io si
rompa di continuo, perché significa che si può anche riparare nello stesso
setting, quindi nasce la prospettiva psicoterapeutica del gruppo, ci
tocca nei meccanismi primitivi (alterazione contatto con realtà,
percezioni contraddittorie,..). Riappare nel gruppo un modello di
funzionamento primitivo della mente, prima lo si incontrava nella diade
terapeuta-paziente ora si trova nel gruppo.
Ora inizia la lezione. Bion
Colloca legame dei partecipanti del gruppo in modo verticale col leader, inteso
come funzione (non solo persona ma anche idea). Il primo modello
psicodinamico sottoposto ad indagine clinica con osservazioni su gruppi
condotti, si è strutturato su dati diversi da F.: B propone funzionamento
diverso da f. F collega elementi del gruppo a elementi del funzionamento
individuale, nei due sensi (es fondazione gruppale del complesso edipico),
quindi utilizzando i temi dello sviluppo psichico della teoria pulsionale. B è il
primo che lavora con l'assunzione che dice come l'essere umano e la sua
personalità esprimono delle caratteristiche che sono esclusivamente proprie
di quel contesto, e non posso essere ridotte a caratteristiche che osserviamo
anche fuori da quel contesto. Quindi si ha la necessità di confrontarsi con dei
fenomeni che avvengono in una situazione di gruppo e che siamo pochissimo
attrezzati a leggere. Proporre un percorso di gruppo serve per creare un
dispositivo per osservare questa parte della personalità. È difficile da mettere a
fuoco anche nel gruppo, non è facile da osservare. Non abbiamo un altro
mezzo . Cosa possiamo fare per capire nel modo migliore? Anche quello che
capiamo, è inferiore a quello che dovremmo o vorremmo capire, cioè non
padroneggiamo mai del tutto quel che vorremmo sapere. Riporta un po' alla de
personalizzazione di F, sono "io" più dei pezzi che funzionano in altro modo, e
secondo bion questo pone limiti alla qualità della comunicazione. Nel Gruppo
circolano informazioni in forma che è propria del gruppo che è più difficile da
mettere in evidenza di quanto si possa pensare. Però abbiamo bisogno dei
gruppi e quindi dobbiamo familiarizzarci.
Concetto che propone come idea di base di cosa succede all'interno del gruppo,
è un termine che deriva dalla chimica: valenza. In un atomo è la capacità di
formare legami chimici, in maniera automatica e impossibile da fermare. Per B
la valenza esiste nell'uomo come tendenza a formare legami emotivi senza che
ne siamo consapevoli e che non c'è modo di influenzare questi legami: parte
dall'ipotesi teorica che è la capacità di legarsi nel gruppo. Idea viene da
osservazioni nei gruppi che iniziano con exp di northfolk, poi dopo alla
tavistock a Londra.
Modello del gruppo senza leader: mette in luce altissime aspettative delle
persone che vengono costantemente frustrate. Viene indicato un pattern
temporale fisso, ma non viene attributo un ruolo di conduzione guida al
responsabile. Non propone attività al gruppo, ma osserva e legge la dinamica
che nasce. Dalle interazioni emerge che questo posizionamento del leader
viene sentito come tradimento, si percepisce la frustrazione rispetto a ciò
che dovrebbe fare il leader di un gruppo. Si arriva a situazioni che hanno
portato allo smembramento del gruppo (lui fu mandato via), così si iniziò ad
interpretare questa frustrazione.
Il nucleo di questa frustrazione rimanda a idea cardine della dinamica di
gruppo di B: il gruppo sviluppa aspettative e speranze automatiche di potersi
appoggiare a qualcosa che lo sollevi dalla necessità di affrontare il compito che
si è dato. Il legame emotivo fra le persone del gruppo, che permette di
esprimere queste emo, produce uno stato condiviso del gruppo, che ha a che
fare con aspettative, che se deluse il gruppo reagisce malamente, quindi molto
forti, che riguardano cosa dovrebbe succedere nel gruppo e che aiuto vorrebbe
ricevere.
Per descriverle, usa un linguaggio dall'antropologia: quando antropologi si
traferiscono per studiare una comunità, cercano di descrivere le credenze e
regole di comportamento che secondo loro sono sufficienti per spiegare il loro
comportamento. (Es regole sul potere, su come si strutturano le famiglie,
quindi su aspetti fondamentali della realtà). Credenze su come è fatto il mondo
e regole di comportamento che derivano da queste credenze, e si influenzano
reciprocamente. Sistemi di regole e credenze. li chiamano assunti di base:
per capire quella cultura, bisogna descrivere queste concezioni tipiche di quella
cultura. Sono generati da quella cultura e differiscono fra le culture.
Bion importa questo concetto: anche per descrivere un gruppo bisogna
descrivere gli assunti di base del gruppo, che ci aiutano a capire perché si
comporta in un determinato modo. Descrive 3 assunti invarianti di tutti i
gruppi (è possibile che nei gruppi ce ne siano altri).
1. Dipendenza: il gruppo si comporta come se esistesse un leader da cui
dipende la sua salvezza. Implica convinzione che esiste una persona che
mi salverà. Il gruppo cerca disperatamente di individuare nel suo
collettivo chi è a persona che rappresenta questo leader, passa in
rassegna i vari membri, finché qualcuno non si sente di poter
corrispondere a questa aspettativa di base del gruppo. Nel gruppo
terapeutico, all'inizio il leader è identificato nello psicoterapeuta. Il
gruppo si affannerà a richiedere al conduttore le medicine di cui ha
bisogno per salvarsi. Le persone cercheranno continuamente si stabilire
un contatto col leader, disinteressandosi dal funzionamento del gruppo
come tale e concentrandosi sul leader. (Es uccellini nel nido che
aspettano vermi dalla madre). Gli individui sono spinti da questa
emozione collettiva ad abdicare all'assunzione di base: collaboriamo
tutti per capire le dinamiche del gruppo. Quindi la parte cognitiva è:
esiste un salvatore. Sulla base di questa parte cognitiva si strutturano i
comportamenti. Anche le emozioni circolano sulla base di questa
struttura. Ci protegge dalla responsabilità del lavoro che bisogna fare
insieme. Responsabilità: uno degli aspetti per cui un individuo partecipa
al Gruppo è perché il gruppo gli permette di sperimentare emozioni in
forma anonima, io ne sono pervaso ma non sono completamente
allineato con quelle emozioni, posso provare emozioni che per me sono
ripugnanti ma senza provare senso di colpa. (Senza metterci la faccia).
Responsabilità e anonimato. Questo modo di provare le emozioni non ha
la stessa pienezza di quando le provo individualmente riconoscendole.
Questa è un’altra parte di conflitto col gruppo: gruppo mi soddisfa ma
non in un modo completamente pieno. Compartecipazione emotiva mi
espropria di parti di me, mi abilita e disabilita rispetto alle emozioni. Es le
parti mature della personalità dell'individuo (ad es autonomia,
indipendenza, capacità di sapersela cavare da soli) sono fuori gioco nel
gruppo perché lo sforzo emotivo è tutto puntato a trovare il leader.
Descrive sequenze cliniche
Quali osservazioni permettono di capire il funzionamento di base di
dipendenza. Il gruppo inizia facendo delle lamentele verso lo psichiatra: i
funzionamenti del gruppo sono attribuiti a qualcosa di patologico (mentale)
dello psichiatra. Nasce una situazione emotiva: il gruppo è continuamente
improntato agli sforzi che ciascun membro fa per trovare il confronto negli
altri. Emerge una dichiarata volontà di far funzionare il gruppo ma anche un
senso di incapacità del gruppo di realizzare questi desideri.
Sono presenti due componenti emotive:
1. Volontà sincera di far funzionare il gruppo
2. Sincero senso di delusione, dato anche dalla diffidenza verso la
capacità del leader del gruppo.
È importante prendere in considerazione le emozioni che circolano nel gruppo.
Le emo nel gruppo sono antitetiche e contraddittorie, miste, difficili da
inquadrare. Rendono difficile descrivere la reale dinamica nel gruppo.
In questa situazione, io osservo che il gruppo non è costituito solo dalle
persone presenti che mostrano questo doppio sentimento, perché ci sono due
pazienti assenti. Introduce attraverso i pazienti assenti il concetto di visione
binoculare: Guardo al gruppo con un microscopio che ha due distanze focali:
sotto gli occhi vedo un gruppo con due sentimenti contrastanti. Ma poi mi
accorgo che questo non è tutto il gruppo ma devo considerare anche gli
assenti. Ora vedo un gruppo che ha come leader i pazienti assenti, i quali
con la loro assenza dichiarano che è inutile lavorare in gruppo per risolvere i
propri problemi.
Quella che era un situazione emotiva complessa, viene riformulata come
situazione del gruppo senza leader (i pazienti assenti) che mancando
dimostrano che il tentativo di assumere responsabilità è inutile, si associa ad
un gruppo di lavoro, che con la sua presenza cerca di dimostrare che è utile
impegnarsi nel gruppo. La dinamica che era stata letta come fra pazienti e
terapeuta, viene chiarita grazie ad un’osservazione collettiva. Esiste un gruppo
che condivide emozioni di base che è incarnata dai pazienti assenti, che
struttura un certo tipo di emotività, che condiziona l'esistenza di un gruppo di
lavoro, che genuinamente cerca di appartenere al gruppo.
Nel modello di B siamo completamente immersi nel gruppo, ma i fenomeni
che dobbiamo osservare sono descrizioni collettive di ciò che succede nel
gruppo. Oggetto osservazione è il gruppo, non i singoli. Questo è
fondamentale: i partecipanti giovano osservando così i funzionamenti
del gruppo perché altrimenti ci dominano, proprio per l'esistenza della
valenza. Questo è in contrasto al sostegno terapeutico dato dall’aspettativa di
trovare qualcuno che ci cura.
2. Attacco - fuga: il gruppo si comporta come se il motivo della sua
esistenza fosse fuggire o attaccare un nemico comune. Corrisponde
ancora alla ricerca di un leader, di nuovo il gruppo scannerizza i membri
alla ricerca del leader. Chi è che conduce questo attacco fuga? La
persona più dotata nel compito di trovare il nemico quindi la personalità
più paranoie. (Paranoia individua facilmente minaccia nel mondo
esterno).
3. Accoppiamento: parte dalla credenza che ogni volta che si struttura
una coppia nel gruppo, questa unione ha un natura sessuale e
generativa. Sessuale: indipendentemente dal motivo per cui si forma,
nel momento in cui si forma il resto del gruppo pensa ad una
implicazione di tipo sessuale. (Anche con età molto diversa o stesso
sesso). B pensa che un motivo per cui gli aspetti sessuali siano così
prevalenti nella psicoanalisi sia dovuta al fatto che questa nasce nella
relazione di una coppia. Questa unione sessuale non è edonica ma
generativa, per dare origine a qualcosa di nuovo. Questo è il leader del
futuro, l'idea che salverà il gruppo nel futuro: idea messianica. Il
gruppo non deve fare niente, perché avverrà l’unione che produrrà
soluzione nel futuro. Conduce ad immobilismo: meno fa è meglio è,
perché potrebbe disturbare avvento nuovo leader. Se c'è più di una
coppia ogni volta si riproduce questa idea. Es se due si mettono a parlare
tutti pensano che stanno generando la soluzione, che non è nel presente
ma nel futuro. Ciò che autorizza il gruppo a non fare nulla è la
speranza, qui vista come paralizzante. Es Israele: alcuni gruppi
pensavano di non dover fare nulla ma aspettare che la soluzione
arrivasse da sola.
I tre assunti non convivono ma sono altalenanti, dominano uno alla volta,
succede qualcosa per cui è impossibile sostenere quel contenuto emotivo e si
cambia. Es con la dipendenza si trova il leader in un paziente perché si lamenta
col terapeuta. Poi un paziente delira, dimostra che il paziente leader non è
stato in grado di salvaguardare la salute gruppo, quindi si cambia leader.
Gli assunti di base sono organizzatori emotivi del gruppo, ma hanno
anche una parte cognitiva e comportamentale. Quando il gruppo è motivato da
uno spunto emotivo si crea un clima emotivo specifico diverso da quello
presente negli altri. Le emozioni non presenti nel gruppo in un determinato
momento? Forse esiste un modo di funzionare della mente, protomentale, in
cui l'esperienza viene percepita ad un livello in cui non si distingue fra ciò che è
fisico e ciò che è psicologico, si può esprimere questa emozione sia in modo
mentale sia fisica (ad es, ad una persona gli venga da vomitare o muova le
gambe irrequieta). Le emozioni che non fanno parte dell'assunto di base
ritornano dentro questo dispositivo protomentale del gruppo. (Condizione di
sfondo).
E un modo di funzionamento della realtà che osserviamo nei gruppi in cui
questa realtà è superiore (cioè che non sta né in uno né nell’altro) della
divisone fra organico e psichico. Le emozioni che stanno in questo contenitore
possono circolare in forma di emozione o come cosa fisica, indistintamente. A
uno gli viene un dubbio, all'altro gli viene voglia di alzarsi e andarsene. Si vede
solo nei gruppi. Le altre caratteristiche degli assunti sono latenti in una forma
più primitiva, espressa sia come psichico sia come fisico. Sono miste, non solo
negative. Sono consapevoli (conoscibili) come di una questione che non si sa
dire se è fisica o psichica però che è presente.
Emergono delle strutture organizzative che si alternano, metastabili, è quasi
matematico. Si differenzia proprio fra piccolo e grande gruppo: sotto i 20
persone ci sono queste strutture metastabili, sopra c'è solo uno stato
omogeneo o disomogeneo.
La componente che invece rappresenta lo sforzo di cooperare nel gruppo di
lavoro ha come leader naturale il conduttore del gruppo. Questa configurazione
di gruppo di lavoro e gruppo in assunto di base esistono sempre in
compresenza. Per la teoria della leadership, è importante ricordare che è
opposta a quella di F: per F. è il rapporto con leader che crea il gruppo,
mentre per B è l'assunto di base e il gruppo che selezionano il leader in modo
che possa adeguarsi meglio alle aspettative dell'assunto di base, ed è una
funzione momentanea, perché deve confermare la dinamica di base
momentanea del gruppo. B da meno rilevanza alle caratteristiche dell'individuo
e più rilevanza alle caratteristiche del gruppo. Chiunque può essere leader,
dipende dall'interazione presente in quel momento. Leadership è funzione
della dinamica del gruppo. Gruppo non ha mai un solo leader, perché
contemporaneamente c'è il leader del gruppo di lavoro e quello dell'assunto i
base.
B aveva concettualizzato dei precursori ai concetti di gruppo di lavoro e gruppo
in assunto di base:
Mentalità de gruppo: è la condivisione contenuti emotivi che
caratterizzano il gruppo, ciò che viene messo in comune delle emozioni
del gruppo.
Cultura di gruppo: è la struttura organizzativa di cui il gruppo si dota per
rispondere a quei contenuti emotivi, rappresenta i mezzi di cui il gruppo
si dota per rispondere a queste emozioni.
Poi sono stati riassunti nel concetto di assunto di base. Per spiegarla a volte
usa similitudini (es dai bambini che fanno ricreazione puoi ottenere come
emozione solo il cazzeggio (ha davvero usato questo termineee!!!), che rende
possibile solo quel tipo di comportamento. Seguono la dinamica del gruppo:
come circolano le emozioni e come si strutturano le organizzazioni nel gruppo.
I gruppi si interfacciano in modo dinamico e variegato.
21 – NOVEMBRE – 2016
Il modello proposto da Bion è un modello che per la prima volta si propone di
traferire in un setting gruppale i presupposti della psicoanalisi diadica. L’idea è
quella di cercare di trasferire, quanto più possibile, degli elementi che
costituiscono il dispositivo psicoanalitico, nel contesto del piccolo gruppo.
Cosa fa il terapeuta in un assetto di psicoanalisi? E quali degli elementi
possono essere trasferiti in un modello gruppale.
Una prima dimensione che riguarda il dispositivo di orientamento analitico, è
quella di basarsi su un’alleanza tra il terapeuta e quella parte del paziente, che
è in grado e desidera collaborare alla terapia.
Perché la psicoterapia psicoanalitica ha una minore focalizzazione sulla
risoluzione dei sintomi, e una serie di obiettivi che riguardano in parte, un
riequilibrio della personalità dell’individuo relativamente a un modello
normativo.
Se noi guardiamo alla dimensione del genetico della teoria psicoanalitica (idea
che la personalità si strutturi attraverso tappe), queste dimensioni danno l’idea
di quale potrebbe essere un percorso di maturazione, questa dimensione è
quella del percorso analitico che somiglia di più a una vera e propria
psicoterapia.
I modelli di intervento psicoanalitici sono anche fortemente connotati
dall’esistenza di uno spazio che non è già definito a priori, quale sarà il
problema che la persona affronterà e risolverà non è affatto dato a priori e non
è noto. Quindi le persone si avvantaggiano della capacità di riconoscere le
proprie emozioni e il proprio funzionamento, all’interno di una relazione, non
con una rappresentazione intellettuale di quello che è il loro funzionamento,
ma proprio mentre le cose succedono. Questo corrisponde alla natura
interpretativa della proposta che fa il terapeuta; una proposta di chiarificazione
di quello che passa nella relazione presente tra il paziente e il terapeuta.
Questa chiarificazione può avere sia un riferimento a vicende passate della
persona che un riferimento alla relazione attuale; conta sia il trascorso e il
peso che condizionamenti che possono derivare da eventuali rapporti con
figure importanti del passato possono avere lasciato nella vita della persona,
come nel modello dei sistemi operativi interni della teoria dell’attaccamento.
Però ci sono forti riconoscimenti alla novità del contesto di ogni relazione.
Il terapeuta è più attrezzato del paziente a dare una lettura di quello che
accade nella relazione tra loro due.
Questa dimensione ha delle componenti di tipo transfert/controtransfert,
riedizione di dimensioni passate, ma anche componenti che riguardano
l’attualità e la realtà del rapporto tra due persone; queste componenti sono di
tipo più relazionale.
Esiste poi un’ulteriore parte del rapporto analitico, che riguarda un’assunzione
di base di questa prospettiva, cioè che esiste una quota di funzionamento
inconscio in entrambe le persone (terapeuta e paziente).
Quindi un’altra caratteristica del modello analitico di Bion è di addestrarsi
insieme e imparare a stare a contatto con il non noto che è implicito in ogni
rapporto, non è collocato semplicemente nell’inconscio del paziente ma di tutte
e due le persone e in quella quota di relazione che rimane non accessibile. Che
però produce effetti sul resto dei livelli di funzionamento.
Questo vuol dire che in questa prospettiva una caratteristica fondamentale di
fare un lavoro analitico è acquisire una reale comprensione e consapevolezza
dell’esistenza dell’inconscio: ovvero, che la nostra vita si svolge a contatto con
cose note, con cose conoscibili e a contatto con una quota di esperienza che è
presente ma che noi non siamo in grado di conoscere.
Allora in cosa ci può essere di aiuto la terapia?
Nell’imparare in che modo noi reagiamo all’esistenza di queste dimensioni non
note, quale è l’effetto che ha su di noi la presenza di quella quota di esperienza
reale non conosciuta, che normalmente tutti i sistemi di conoscenza tende a
minimizzare o a non considerare.
Quando facciamo una teoria scientifica di un certo fenomeno, vogliamo che
spieghi la maggior parte della varianza possibile, e chiamiamo “errore” tutto
quello che non sappiamo spiegare. L’assetto psicoanalitico si basa su una
diversità di fondo rispetto a questa posizione, dicendo che non si tratta di un
errore, si tratta dell’esistenza di una quota non conoscibili della realtà, sia
dentro ognuno di noi che nei rapporti fra ognuno di noi, questa quota è
classicamente considerata in parte raggiungibile tramite metodi come le libere
associazioni, l’analisi dei sogni, ma in parte è destinata a rimanere tale: il non
noto.
Quindi abbiamo bisogno di imparare a capire che cosa significa stare a contatto
con queste dimensioni non note e quali sono le reazioni psicologiche che tutti
noi incontriamo rispetto al non noto.
Un modo estremo che Bion fa nel reperire queste reazioni è quello di chiamare
in causa una dimensione da lui definita come “terrore senza nome”, ovvero
l’esistenza di una sensazione di essere in preda a una paura che non si sa
nemmeno da cosa derivi, e la funzione terapeutica dell’analista è quella di
tollerare una vicinanza con questi contenuti nell’attesa che le cose si possano
sviluppare e chiarificare. Perché questo non noto non è che entra nella nostra
vita o si trasforma in qualcosa di noto istantaneamente, per avere la possibilità
di fare un reale percorso di sviluppo psicologico, è necessario essere a contatto
con ciò che non si sa. Questa cosa è faticosa perché induce sentimenti di
frustrazione, ostilità, tentativi d fuga.
Quando leggiamo i testi di Bion sperimentiamo, in parte, questa sensazione
perché lui non scrive mai testi che hanno un obiettivo di sembrare più chiari
possibile, ma è strutturato in modo che quello che è non chiaro abbia un posto
che è altrettanto importante di quello che è chiaro e si capisce.
Quando noi leggiamo i suoi testi, abbiamo proprio un modo di fare
un’esperienza molto somigliante al tipo di esperienza, che ci serve per fare
questo lento e difficile esercizio di avvicinamento all’esistenza del non noto
della nostra vita, e sperimentare quali sono le qualità che servono per fare sì
che queste esperienze non definite, si possano svilupparsi.
Il punto fondamentale è che il non noto è direttamente connesso alla
possibilità del cambiamento e del nuovo, affinché qualcosa di nuovo possa
succedere nella nostra vita, è necessario che vi sia la possibilità che qualcosa
di non conosciuto appaia, si manifesti.
La cosa nuova, la situazione nuova non sono altro che l’apparire di qualcosa
per la prima volta nella nostra vita. Quindi è vero che io potrei immaginare che
una situazione costruita solo sul noto possa essere una condizione di vita
tranquilla, ma il costo è alto perché consiste nel rinunciare a qualunque
possibilità di sviluppo.
Secondo Bion questo non è una cosa sana per l’essere umano, la mente è un
dispositivo che spontaneamente ha bisogno di creare le condizioni per
l’apertura al nuovo e per la possibilità del cambiamento. Solo che questa
operazione, oltre ad essere necessaria è anche faticosa.
Quindi la psicoterapia dinamica considera come dato di partenza le due
personalità che si incontrano e consente a queste due di fare un percorso di
conoscenza e assestamento reciproco, alla fine del quale dovrebbe essere stata
fatta l’esperienza delle condizioni che consentono a queste due personalità di
produrre qualcosa di nuovo.
C’è una componente tipica del modello di lavoro psicoanalitico in cui non si
lavora per ottenere qualcosa, ma si lavora sulle condizioni che permettono a
qualcosa di nuovo di succedere. Questo è diverso da avere un obiettivo
preciso, perché se ho un obiettivo il “nuovo” è messo fuorigioco.
Il modello di lavoro psicodinamico ha sviluppato moltissimo questo aspetto: la
creazione di condizioni nella relazione e nel dispositivo che la governa per lo
sviluppo, l’apertura di uno spazio in cui si può sviluppare qualcosa di nuovo, e
anche l’analisi delle situazioni che invece rendono meno probabile e più
difficoltoso questo sviluppo.
Ci sono quindi due aspetti:
Le condizioni perché si manifesti.
Una serie di competenze e modelli di analisi che servono ad analizzare
cosa ci impedisce l’apertura.
Alcuni degli elementi delle osservazioni si ricollegano anche alle teorie
classiche.
Un esempio di ciò che si ricollega anche alle teorie classiche è che la paura del
nuovo può essere elusa con l’assumere l’assetto narcisistico: io mi proteggo,
DESCRIZIONE APPUNTO
Riassunto per l'esame psicodinamica dei gruppi, basato su appunti personali e studio autonomo dei testi consigliati dalla docente Lauro Grotto: Esperienze nei gruppi, Bion; Totem e tabù, Freud; Psicologia delle masse e analisi dell'io, Freud; Area traumatica e campo istituzionale, Correale.
Gli argomenti trattati sono i seguenti: tabù del sovrano; tabù dei morti. Psicologa delle folle, Le Bon e Mc Dougal; narcisismo delle piccole differenze; analogia con innamoramento e suggestione; esperimento di Northfield; assunti di base; gruppo senza leader; non noto, leadership istituzionale.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Martab_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicodinamica dei gruppi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Firenze - Unifi o del prof Lauro Grotto Rosapia.
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