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BANDITI AD ORGOSOLO- Antioco Floris
Dopo varie telefonate incontrò finalmente Vittorio De Seta per scrivere il libro su Banditi a Orgosolo, rappresentava per lui l'occasione per riparlare di un metodo nato un po' per caso che è diventato uno stile tipico del suo cinema, ripreso anche da altri registi; in più era anche l'occasione per proporre questo esempio alle generazioni giovani troppo spesso soggiogati dai modelli semplificati del cinema commerciale della televisione. All'epoca aveva una forte depressione che lo aveva colpito da più di un anno per la sensazione di essere stato trascurato dal cinema italiano. In questo libro oltre a una narrazione sugli aspetti formali, sulla ricezione del film da parte della critica e del pubblico abbiamo una raccolta di documenti, appunti presi nella lunga permanenza a Orgosolo in preparazione delle prese, il soggetto, la sceneggiatura desunta, la scheda tecnica, due scritti di De Seta in cui si racconta una.parte produttiva ed infine la sezione fotografica con le foto di scena e di set - tutto selezionato dal De Seta.
GENESI- Nel 1959 Vittorio De Seta torna a Orgosolo per riprendere il lavoro iniziato con due cortometraggi realizzati nel 1958: Pastori a Orgosolo e Un giorno in Barbagia. I mesi trascorsi nel centro della Sardegna per realizzare i documentari erano stati ricchi e interessanti, scoprirà un mondo diverso da quello che pensava di trovare impressionato dalla lettura dell'inchiesta su Orgosolo di Franco Cagnetta che, assieme a diario di una maestra di Maria Giacobbe, aveva motivato il suo viaggio in Barbagia. Il libro di Giacobbe è un diario dettagliato della sua esperienza di insegnante in una scuola elementare del paese negli anni 50 e aneddoti di vita quotidiana, il testo di Cagnetta è un corposo saggio socio-antropologico che ripercorre la storia recente della comunità orgolese descrivendo le difficili condizioni di vita ed evidenziando la grave.
situazione di disagio a cui paese è sottoposto dagli gli assenti interventi delle istituzioni. Scrisse anche sulla rivista 'Nuovi argomenti' delle condizioni scandalo e primitive perpetrate dallo Stato, da conferma dunque ad una parte dell'immaginario che il paese ha assunto agli occhi del mondo. La reazione del Ministro dell'Interno Mario Scelba di fronte alla pubblicazione fu durissima: il numero della rivista fuse sequestrato e i direttori è l'autore denunciato. Il clamore suscitato dall'inchiesta su Orgosolova comunque considerato anche in relazione a fattori mediatici favoriti dalla notorietà di Alberto Moravia, direttore della rivista nuovi argomenti e dai rapporti stretti che la direzione di nuovi argomenti aveva con il Partito Comunista e il Partito Socialista. L'inserimento nella comunità orgolese fu mediato da Franco Cagnetta che mandò De Seta in Barbagia con una lettera di presentazione agli amici, conoscecosì Pasquale Marotto, Umberto Goddi e Mario Battasi - gli daranno un sostegno insostituibile. Dopo aver raccolto le prime informazioni, DeSeta sofferma la sua attenzione sulla vita del pastore costretto a trascorrere lunghi periodi in isolamento in campagna per accudire greggi di pecore e capre e sulla realtà dei paesi barbaricini dove l'assenza degli uomini, spostatisi nella pianura per i pascoli o isolati nella montagna, costringono le donne a gestire la vita quotidiana. Entrambi i documentari sono della stessa durata, 10 minuti, avevano infatti i temi sopra esposti anche se si sviluppano con un'articolazione differente: il primo è un'incursione nelle campagne seguendo i pastori durante una giornata invernale con pioggia e neve; viene mostrata la natura ingenerosa e severa con i pastori che tagliano le frasche per alimentare le capre, mungono il latte, fanno formaggio, accendono il fuoco per scaldarsi, consumano un pasto frugale isolati in quell'ambiente.non pronunciando nemmeno una parola tra loro. Girato con una troupe minima, De Seta, Vera Gherarducci, la moglie, come assistente. Il secondo invece rappresenta una giornata tipica nei paesi; anche qua è assente il parlato ma è presente il canto, sia privo di accompagnamento, sia accompagnato da un organetto. Il documentario presenta le tappe della giornata, dal risveglio, all'accudimento di bambini, ai piccoli lavori domestici, alla preparazione del pane carasau, alla legna, al pasto serale - anche alla presenza di alcuni uomini. Soprattutto in quest'ultimo documentario si nota la familiarità con la gente del luogo che lo accoglie in casa permettendo di firmare anche momenti della vita domestica intima come il bagnetto del bambino o la cura della casa. Lo sguardo su quella determinata realtà non poteva esaurirsi con dei brevi documentari solo un lungometraggio avrebbe permesso di avvicinarsi in modo più compiuto alla realtà orgolese.- Tra il1959-1961 trascorso diversi mesi nel paese fino al capodanno del 59, illungometraggio viene presentato al festival del cinema di Venezia nel 1961, dove ricevenumerosi riconoscimenti fra i quali premio Opera Prima; partecipa poi ad alcuni tra iprincipali concorsi cinematografici in tutto il mondo diventando negli anni un capolavororiconosciuto dalla storia del cinema.- Un problema sorse con la sceneggiatura; De Seta aveva scarse competenze e perciò cercòsostegno all'interno delle sue relazioni romane. Pensò così ad Alberto Moravia, importantescrittore, il suo vicino di casa - erano entrati in contatto tramite Cagnetta. Con lui si misesubito a lavorare ma si rese conto di come, non essendo mai stato in quel paese, nonriusciva a capire appieno la realtà di quel posto non riusciva a scrivere una sceneggiaturaadeguata; rompe con lui questa collaborazione in quanto Moravia sarebbe statoessenzialmente troppo tradizionale.L' esigenza di DeSeta non era infatti quella di fare un film secondo i modelli consolidati ma piuttosto di coniugare il lavoro del documentarista con quello creativo del regista-autore; vuole superare e abbandonare del tutto il fatto storico per focalizzare una condizione che permane a prescindere dall'evento specifico. Le interpretazioni, del pubblico e della critica, soprattutto in Sardegna in Italia, si sono soffermate principalmente se non esclusivamente, sull'aspetto documentaristico del film sminuendo quindi lo spessore sul lavoro che utilizzò strumenti dell'antropologia e della ricerca sul campo, superando la dimensione storica (il lavoro di ricerca sul campo a questo punto diventa il solo e robusto materiale per costruire le fondamenta su cui si regge la vicenda).
CARATTERISTICHE E TRAMA (SOGGETTO CINEMATOGRAFICO)
- la storia racconta una vicenda inventata dove si innestano gli stilemi del Western e della tragedia greca; nel contempo è un trattato di Antropologia attento
riguardo alla verità e adesione della realtà. Martin Scorsese all'inizio degli anni sessanta dice che: "il Neorealismo era stato condotto su un altro livello, in cui il regista partecipa completamente; la linea di demarcazione tra forma e contenuto era stata annullata e gli eventi dettano la forma". De Seta sceglie di collocarsi in una prospettiva mitica, annullata la collocazione temporale di riferimento, eliminata la contestualizzazione sociale. Le vicende non hanno più una loro ragione storica, ma derivano dal mito. Il protagonista è vittima del destino umano che interviene per ricondurlo in una dimensione tragica tipica della tragedia greca e ad entrare nel ciclo del banditismo (in cui a sua volta entrerà il pastore alla fine a cui ruba le pecore). De Seta vuole rappresentare l'uomo concreto, lavora quindi da antropologo studiando l'uomo orgolese, vivendo come lui, proiettandosi nel suo mondo e conducendo.è consapevole, ma che lo condiziona e lo tormenta. In questo caso, il protagonista è il cinema italiano, che si trova immerso in una dimensione storica complessa. Il Neorealismo cinematografico, movimento artistico e culturale che si sviluppò in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale, si distingue per la sua capacità di cogliere la realtà in tutta la sua crudezza e autenticità. Tuttavia, dietro questa realtà si nasconde nuovamente il mito, che diventa un elemento fondamentale nella narrazione cinematografica. Il cinema italiano si differenzia da quello americano perché, invece di immergersi completamente nel mito, lo osserva e osserva il mondo, confrontandosi con entrambi. Questo confronto permette di esplorare il rapporto tra il mito e la quotidianità, rivelando un'intreccio nuovo e affascinante tra realtà e mito. I film del Neorealismo italiano mostrano una fusione tra realtà e mito, offrendo un'ampia riflessione e aprendo nuove prospettive. Come in tutte le tragedie, il protagonista, in questo caso il cinema italiano, porta con sé una colpa di cui non è consapevole, ma che lo condiziona e lo tormenta. Questa colpa rappresenta il desiderio di esplorare e comprendere il rapporto tra realtà e mito, una sfida che richiede un'analisi approfondita e una ricerca costante di nuove prospettive.è necessariamente consapevole ma che emerge con tutta la forza per stravolgere la sua vita→ la colpa di Michele sta nell'essere estraneo alla giustizia dello stato e nel provare paura per le istituzioni. Questa sua paura lo porta ad allontanarsi dalla legge ufficiale, a contrapporsi, seppur non fisicamente e violentemente, ai suoi rappresentanti; la sua condizione ancestrale contiene in sé un conflitto che può esplodere da un momento all'altro. È come te la sua condizione umana e sociale lo renda colpevole in se, per questo scappa, perché portatore di una colpa, già presente nel suo ruolo essere pastore di Orgosolo.→I racconti che regista fa in tantissime occasioni assumono un carattere più preciso se considerati in relazione i documenti del suo archivio personale. Ci confessa che si potevano seguire due strade per impostare un progetto: la prima consisteva nello scrivere una storia interna, una storia che trattasse
principalmente dei rapporti privati tra gli abitanti del paese( una di vendetta), la strada seconda invece, consisteva nel scrivere una storia sui difficilirapporti con lo stato. Ad Orgosolo la frattura tra la comunità e lo stato è così profonda che lascelta fu facile.
La trama del film essenziale: la storia comincia con una caccia al muflone che vieneinterrotta dal cattivo tempo. Noi seguiamo Michele l'osso, il protagonista→ egli tornò allepecore che aveva lasciato con il fratellino Peppeddu, di 12 anni. Una piccola si è persa eMichele rimprovera il bambino; c'è nebbia e sarà difficile ritrovarla. Poi viene ritrovata;ècaduta in una frattura ed ha una gamba aspettata. Michele la carica sulle spalle e i duefratelli tornano all'ovile dove cercano di curare la piccola. La mattina seguente si sentono icani abbaiare giù dall'ovile. Ci sono tre uomini che fanno entrare frettolosamente dei maialiin un
Nascondiglio vicino a suo ovile. Michele scende preoccupato e lascia il fratello con le pecore. Gli uomini sono evidentemente dei ladri di bestiame - non sono di Orgosolo il