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HD)
- Una volta digitalizzati entrano nel circuito DSP, Digital Signal Processor, dove subiranno
delle modifiche
- In uscita dal DSP seguono due vie indirizzate, rispettivamente, a formato analogico
oppure digitale
- Per il formato analogico si creano i segnali Composito, S-Video e Component
- Per il formato digitale entrano nel circuito Multiplexer dove vengono disposti in serie,
uscendo poi o in formato pieno 4:2:2 o nei formati ridotti e compressi tipici dei
camcorder
Regolazioni segnale= i segnali video, così come generati ed elaborati dai precedenti
circuiti, presentano caratteristiche standard senza assumere specifici valori di messa a
punto, livellamento e calibrazione in relazione alle diverse esigenze di ripresa. Provvede
a questo il blocco di Regolazioni segnale, un’unità che opera in parallelo a quello di
Regolazioni immagine che vedremo subito dopo. Di essi, il primo si rivolge ai parametri
tecnici (tensioni, livelli, ecc.) e il secondo agli aspetti estetici (esposizioni, colori ecc.) il
DSP, unitamente al Pannello di gestione con pulsanti e manopole costituisce la CCU,
central control unit, ovvero la completa unità fisica che supporta le regolazioni. Nelle
camere da studio, oltre ad essere integrata nel corpo camera, la CCU è realizzata in
versione esterna e remotabile.
Bilanciamento dei livelli nero e bianco= il segnale video è delimitato tra due tensioni, bassa
per il nero e alta per il bianco, entro cui sono comprese le varie gradazioni di grigio e colore.
Il livello di nero non dovrà scendere nell’ultranero assorbendo i grigi scuri e i colori carichi; e
il livello di bianco non dovrà entrare nella zona abbagliamento, bruciando i grigi chiari e i
colori sfumati. La regolazione del nero viene condotta agendo sul comando Black Level
presente nella CCU. Il livello di nero si trova a 0,25 volt. Il livello di bianco viene invece
regolato a ogni inizio ripresa e in ogni nuova situazione di scena: interni, esterni,
cambiamenti di illuminazione e così via. È questa l’operazione ben nota come fare il bianco.
Regolazione del contrasto.
Bilanciamento cromatico= questa operazione ha lo scopo di ottenere sullo schermo la
migliore fedeltà colore rispetto agli originali come pure, in alcune situazioni, di alterare i
colori ad arte per creare effetti o eliminare difetti. Viene eseguita agendo sui comandi
relativi ai tre canali RGB e ai loro complementari YCM. L’operazione può essere condotta
con ricorso al Generatore di barre di solito presente su ogni camera professionale.
Realizzato tramite apposito circuito, il generatore di barre emette il bianco e il nero e i sei
colori primari e complementari a massimo grado di saturazione, secondo progressione dai
chiari agli scuri: bianco, giallo, ciano, verde, magenta, rosso, blu e nero. Esse rappresentano
le barre normalizzate EBU, European Broadcasting Union.
Autodiagnostica Tipica delle telecamere digitali, questa funzione fa rapidamente
conoscere origini e cause di eventuali malfunzionamenti. Più che una regolazione,
rappresenta un utile strumento di lavoro qualora si riscontrino immagini con anomalie
persistenti.
Regolazioni immagini= questo blocco di circuiti, che opera spesso congiuntamente al
precedente per le regolazioni tecniche sui segnali, presiede a operazioni dal carattere
qualitativo ai fini delle corrette impostazioni d’immagini. Con attenzione alle macchine
professionali e broadcast, le regolazioni d’immagine nel loro insieme sono numerose e
articolate, spesso gestite via software tramite menu.
- Messa a punto dell’ottica= riguardano diaframmi o iris, lo zoom automatico.
- Commutazioni HD/SD, Formato, Scansioni= sono comandi che riguardano la scelta
dell’alta definizione o della definizione standard…
- Velocità otturazione= normalmente 25/30 ma si può modificare per evitare immagini
strisciati.
- Interni/esterni= attenua le percentuali di rosso o di blu.
- Temperature colore= dosare i colori.
- Regolazione guadagno= riguarda il livello di luminosità generale della scena.
Aumentando di molto il guadagno (nelle scene notturne), tutta l’immagine ne risente in
termini di incremento del rumore di fondo (neve).
- AGC, Automatic Gain Control= assicura una illuminazione uniforme.
- Riduzione rumore
- Correzione contorni= se si vuole contorni più incisi il segnale subisce dei picchi di
tensione, aperture, se si vogliono invece ammorbidire i contorni il segnale subisce die
raccordi.
- Funzione incarnato= agisce sulla pelle del soggetto, ne ammorbidisce il grado di
dettaglio.
Interfaccia d’uscita collocate di solito sul pannello posteriore della camera, le interfacce
d’uscita provvedono a inoltrare i segnali video verso le successive apparecchiature della catena
produttiva: monitor di controllo, mixer o registratori. Le interfacce d’uscita possono essere
ripartite in analogiche, digitali e in alta definizione.
- Uscite analogiche= nove connettori: tre per i segnali RGB, tre per quelli Component Y, R-
Y, B-Y, due per i segnali S-Video e C, e uno per il segnale Composito.
- Uscite digitali in definizione standard= uscite RGB, costituita da un unico connettore,
uscita component offre i tre segnali YCrCb in serie su connettore unico. E infine Uscita
FireWire presenta sempre il segnale in formato Component ma in profilo ridotto e in
versione compressa M-JPEG, le più recenti hanno la tendenza a sostituirlo con l’USB.
- Uscite digitali in alta definizione= la situazione è analoga alla precedente, fatti salvi i
bitrate più elevati. Uscita RGB, Uscita Component, Uscita FireWire (ma i segnali sono
compressi in MPEG 2) e in più c’è l’uscita HDMI (High Definition Multimedia Interface).
2. L’OBIETTIVO
L’obiettivo della camera è il dispositivo ottico che, inquadrati gli oggetti, provvede a far
convergere le immagini sulla finestra di ripresa del sensore. Esso rappresenta, dal punto di
vista strettamente ottico, una lente “convergente” di determinate caratteristiche. La sua
costruzione si avvale di tecnologie meccaniche, per la realizzazione dell’involucro e della ghiera
d’attacco al corpo camera; e di tecnologie ottiche, per la produzione delle lenti.
Gli obiettivi per telecamere rientrano in due principali categorie: da studio e per esterni.
- obiettivi da studio: di dimensioni e peso considerevoli, le dimensioni spesso superano quelle
dello stesso corpo camera e il peso può essere attorno ai 20 kg.
- obiettivi per esterni: di dimensioni e peso contenuti, offrono comandi di regolazione locali. Il
peso si aggira sui 2-3 kg.
I principali parametri che caratterizzano gli obiettivi delle telecamere sono il potere risolutivo,
l’attacco, la focale, il diaframma o apertura, la distanza di presa e di conseguenza la profondità
di campo.
1) Potere risolutivo= ovvero la sua capacità di far apparire come separati due punti tra loro
estremamente vicini, in definitiva immagini nitide e non impastate. Insieme di fattori
come la purezza dei vetri, il trattamento delle superfici delle lenti, l’assemblaggio e
saldatura dei blocchi di lenti e così via. La risoluzione dell’obiettivo deve essere
superiore alla risoluzione del sensore immagine, intesa come numero dei pixel per
millimetro. Varia tra 60 e 120 per la definizione standard e tra 130 e 260 per l’alta
definizione.
2) Attacco= è il dispositivo di aggancio dell’obiettivo al corpo camera. La sua dimensione
(diametro) è in stretta relazione alla dimensione (diagonale) del sensore di ripresa.
Anche per esso vale una distinzione di base tra telecamere da studio e portatili.
L’attacco delle camere da studio con obiettivi pesanti si avvale di fermi o leve laterali, o
complessi sistemi di fissaggio a perni e viti ( più adatto per camere che non prevedono
modifiche d’assetto).
3) Focale= l’obiettivo della telecamera rappresenta una lente convergente con il compito
di riportare sul sensore di ripresa le immagini degli oggetti inquadrati. Nel rispetto della
convergenza, le immagini presentano dunque dimensioni inferiori rispetto agli originali.
Il parametro che definisce la capacità di convergenza, ossia di concentrazione delle
immagini è rappresentato dalla lunghezza focale. Espressa in millimetri, è tale che a
focali corte corrispondono obiettivi con elevata capacità di convergenza e a focali
lunghe obiettivi con limitata capacità di convergenza. Obiettivi a focali corte o
grandangoli forniscono inquadrature ampie ed estese, obiettivi a focali intermedie o
normali forniscono inquadrature di media apertura e obiettivi a focali lunghe o
teleobiettivi forniscono particolari e dettagli. Se la focale è inferiore alla diagonale è un
grandangolo.
Un altro importante parametro dell’obiettivo correlato alla focale è rappresentato
dall’angolo di campo, intendendo con ciò l’angolo coperto in orizzontale da
un’inquadratura. L’angolo di campo per un obiettivo normale è di 45°, con aperture
maggiori per i grandangoli e minori per i teleobiettivi.
4) Diaframma= è il dispositivo di regolazione della quantità di luce che l’obiettivo inoltra al
sensore. È realizzato tramite un insieme concentrico di lamine scorrevoli disposte
all’interno dello stesso obiettivo, che danno origine a un’apertura variabile. Diaframmi
aperti danno origine a immagini morbide e fumate mentre più chiusi generano immagini
incise e dettagliate. La regolazione del diaframma analogamente allo zoom e in
relazione alle diverse camere può avvenire tramite ghiera azionata manualmente
oppure tramite servomeccanismi a comando locale o remoto. [1.4, 1.8, 2, 2.4, 4, 5.6, 8,
11, 16, 22] a numeri più bassi corrispondono diaframmi aperti, passando da un numero
al successivo, l’apertura viene dimezzata. Massima apertura è detta luminosità. I numeri
di diaframma di solito usati nella televisione sono compresi tra 4 e 11, con valori per lo
più stabiliti in fase iniziale e poi soggetti solo a ritocchi.
5) Distanza di presa= è rappresentata dallo spazio compreso tra il soggetto inquadrato e la
telecamera, tra il piano del soggetto e il piano del sensore di ripresa. Al suo variare, in
relazione agli spostamenti del soggetto o della camera, si dovrà procedere
all’operazione di Messa a fuoco, consistente nell’avvicinare o allontanare l’ottica rispetto
alla stesso sensore. Per esempio se il soggetto si allontana, l’ottica va avvicinata al
sensore. Per questo nelle sue posizioni più lontane dalla camera, su distanza di ripresa
in teoria infinita, ma in pratica superiore ai 10 m, la distanza tra ottica e sensore
coincide con la focale dell’obiettivo. Fuoco automatico si chiama autofocus.
6) Profondità di campo= l’es