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5 INDICAZIONI E CONTRO INDICAZIONI AL TRATTAMENTO GRUPPOANALITICO

È lo stesso Foulkes che sottolineando il potenziale terapeutico della gruppo analisi per la gran parte della psicopatologie esclude quadri patologici come la paranoia o la depressione. Un'errata soluzione dei pazienti, secondo il fondatore della gruppo analisi, può negativamente interferire sullo sviluppo della rete terapeutica del gruppo e sull'evoluzione della terapia del singolo paziente. Foulkes ritiene fondamentale sia un'analisi della situazione familiare e del suo plexus e sia un'analisi della situazione intrapsichica dei soggetti e della sua sintomatologia psichiatrica. Egli ritiene controindicati al setting gruppoanalitici i casi di paranoia e depressione e valuta poco favorevoli i quadri ossessivi, le isterie, le epilessie, le perversioni, i disturbi sessuali gravi, le tossicomanie e gli stati ipocondriaci gravi. Molto favoriti sono ritenuti i disturbi caratteriali, le difficoltà sociali.

La incapacità di aver successo nella vita, le inibizioni, gli stati d'ansia, le fobie, la depersonalizzazione, alcuni disturbi psicosomatici e alcune schizofrenie.

Pontalti e De Vecchis invece si focalizzano la loro attenzione sui disturbi di personalità in giovani adulti, in quanto in tale configurazione si assiste ad un'ampia lesione della vivibilità evolutiva nelle ambientazioni sociali. Questi soggetti si caratterizzano per una povertà relazionale e si chiudono dentro i confini dell'incestamento familiare.

Questa concezione si trova nel disturbo borderline e del disturbo schizoide: nel primo esso è contra - positivo, arrogante e rivendicatore e porta il paziente borderline a trattare il campo terapeutico gruppale come la sua famiglia, nel secondo l'istantemente è passivo, deduttivo, avvolgente a causa della percezione dell'alterità gruppale come minaccia ed estranea.

Il tema dell'incestamento familiare

è ben descritto da De Paolo che afferma che quando vi è un'eccessiva sovrapposizione tra le figure della vita sociale e quelle della famiglia, la quota di controindicazione diventa troppo pesante per il gruppo e per l'individuo stesso. Nel disturbo narcisistico la situazione gruppale appare troppo complessa a causa delle forze rigide e fragili del sé del paziente. Egli cristallizza intense emozioni che lo rendono vulnerabile e quindi inadatto a tollerare i frammenti di immagine, ricordi, emozioni e situazioni narrati e vissuti all'interno del gruppo. Il disturbo borderline è caratterizzato da un'instabilità del sé che il gruppo rischia di frammentare, essendo il gruppo spesso percepito dal soggetto come la minaccia sia un definitivo e irreparabile crollo psicotico del sé. Ciò avviene in particolar modo se il paziente borderline è inserito nella fase iniziale di costruzione del gruppo, in quanto egli si sintonizza con.

L'insicurezza e l'instabilità del nuovo gruppo. Possibile e non controindicato è invece l'inserimento del soggetto borderline all'interno di un gruppo avviato in quanto esso apparirà in grado di contenere la frammentazione e di rafforzare la stabilizzazione del suo sé.

Nel disturbo istrionico di personalità il paziente esprime la propria matrice familiare ma la sua personalità è invasa dal mondo familiare interno. Dietro la maschera dell'istrionico vi è dunque un intero romanzo familiare che si impone come potere transpersonale e coincide con la matrice personale del paziente. Tale romanzo familiare si oppone alle possibilità trasformative offerte dal gruppo, facendo sì che il paziente istrionico lotti contro il pensiero del gruppo e contro l'intero lavoro terapeutico gruppale, rivelandosi di conseguenza inadatto al setting gruppo analitico.

CAPITOLO 6 LA CURA IN GRUPPO ANALISI

Il concetto di cura

è stato oggetto di innumerevoli rivisitazioni sul piano scientifico al punto che oggi resta veramente poco del modo di intenderlo di prima.

Per un lungo periodo la guarigione è stata concepita come un “restitutio ad integrum”, ossia un superamento del disordine psichico per favorire un ritorno all’ordine.

La malattia assumeva quindi i contorni di un’alterazione del funzionamento dell’apparato psichico e il sintomo doveva essere considerato come una disfunzione da riparare piuttosto che come l’espressione degli aspetti complessi di una storia psichica.

Nell’ultimo secolo si è assistito a parecchi cambiamenti. Dalla psichiatria di matrice biologica si è passati alla psichiatria fenomenologica, ponendo in risalto l’importanza di osservare i fenomeni che accadono, il mostrarsi delle ose per come queste si manifestano.

Jaspers propone il concetto di comprensione come strumento interpersonale in grado di leggere la sofferenza.

L'esperienza umana manifestata nella psicopatologia si manifesta attraverso una sintonia emotiva ed empatica tra i vissuti del terapeuta e quelli del paziente. Autori come Mitchell, Stern e Kohut hanno elaborato un modello psicoanalitico relazionale che considera la patologia del paziente nel suo contesto. La possibilità di trattare e curare i disturbi psichici attraverso procedimenti psicologici ha le sue radici in Freud, che ha fondato un metodo di trattamento analitico basato sulla relazione tra paziente e terapeuta. L'obiettivo di Freud era quello di far emergere il materiale sepolto che il paziente aveva rimosso attraverso l'interpretazione.

In questo contesto, si scopre l'esistenza di una dimensione transferale all'interno delle sedute psicoanalitiche che cambia le carte in tavola. Questa scoperta consente l'ingresso di affetti e passioni e battezza il transfert come il migliore alleato della cura.

La prospettiva psicoanalitica ha avuto l'indubbio merito di essersi aperta ad una concezione relazionale della sofferenza psichica che l'ha spinta ad un prendersi cura della situazione sofferente che molto spesso va oltre il singolo. La sofferenza psichica non viene più concepita in termini di malattia ma di relazioni disfunzionali all'interno di un percorso di vita. La salute da un punto di vista psichico, diviene espressione della capacità, da parte del soggetto, di affrontare e gestire i cambiamenti, le sofferenze e le quote di dolore che possono presentarsi nella sua esperienza di vita.

Il prendersi cura necessita della consapevolezza di stare svolgendo un'esperienza portata di senso: la terapia psicologica è anche esperienza. Questa dimensione esperienziale istituisce anche una profonda differenza tra la cura psichica e una somministrazione farmacologica: spesso le affrettate terapie psicofarmacologiche falliscono per non sapersi iscrivere in un processo.

esperienziale del soggetto. Il percorso psicoterapeuta non si configura più come un modello lineare sintomo – trattamento – guarigione, ma si fonda sulla relazione tra due o più soggetti, ed è proprio la relazione che diviene il principale strumento terapeutico. Se il fattore relazionale è centrale nelle terapie di gruppo, il gruppo si configura come suo spazio teatrale all'interno del quale le figure e i personaggi che albergano nell'universo privano i pazienti che hanno la possibilità di venir fuori e interagire tra di loro. Il compito terapeutico deve essere l'analisi delle inibizioni e limitazioni inconsce che fanno parte dell'Io e del Super-Io del paziente. Bisogna procedere dal sintomo al conflitto o problema sottostante. Gli scopi da perseguire all'interno di un gruppo devono essere: - La trasformazione del sé e il superamento della psicopatologia - La maturazione delle strutture psichiche - La possibilità diaccedere verso un cammino di separazione / individuale- Il riuscire a comprendere e nello stesso tempo distanziarsi dalle proprie gruppalità interne. Tali obiettivi sono sia terapeutici in quanto mirano alla cura e al benessere, sia analitici nella misura in cui si prefiggono anche di facilitare al paziente la comprensione del suo mondo interno e la trasformazione di modalità relazionali profonde.

I FATTORI TERAPEUTICI DI GRUPPO

Yalom ha elencato una serie di fattori che risultano essere terapeutici all'interno di un contesto gruppale:

  • Infusione della separazione: la speranza è un fattore che permette al paziente di perseguire il trattamento terapeutico
  • Universalità: scoperta o accettazione che la sofferenza psichica non è solo propria ma può essere condivisa con altri.
  • Informazione: racchiude l'istruzione didattica impartita dai terapeutici sulla salute mentale, sia i consigli e i suggerimenti offerti dal terapeuta e dagli altri.

pazienti- Altruismo: in gruppo i pazienti si aiutano l'un l'altro lungo il percorso terapeutico

- Ricapitolazione correttiva del gruppo primario familiare: il gruppo ripropone aspetti tipici di una famiglia dove la coppia di terapeuti viene simbolizzata come fossero i genitori, mentre i membri del gruppo vengono simbolizzati come i fratelli. Ne consegue che i pazienti che sono in grado di elaborare eventuali problemi possono insorgere con i terapeuti e o con gli altri componenti del gruppo e di riflesso vengono messi nelle condizioni di lavorare anche su eventi irrisolti dellontano passato riguardanti la sfera della famiglia originaria.

- Sviluppo di tecniche di socializzazione: il gruppo terapeutico consente ad ogni paziente di riguardare il proprio modo di interagire con gli altri e quindi di "apprendere" la socialità, ossia rendersi conto di alcuni aspetti del proprio comportamento non adattivi.

- Comportamento imitativo: nella terapia di gruppo non è

raro che un paziente tragga beneficio dall'osservare la terapia di un altro paziente che ha problemi simili ai suoi o dall'osservare il comportamento del terapeuta.
  • Apprendimento interpersonale: apprendimento grazie al relazionamento con altri.
  • Coesione di gruppo: il corrispettivo della relazione paziente – terapeuta della psicoterapia individuale è la coesione che comprende la relazione del paziente non solo con il terapeuta ma anche con gli altri membri e con il gruppo inteso come un tutto.
  • Catarsi: corrisponde alla possibilità di imparare a riconoscere ed esprimere i propri sentimenti positivi e negativi.
  • Fattori esistenziali: riconoscimento da parte del paziente che la vita è sleale e ingiusta.
Un altro tentativo di classificazione è quello elaborato da Bloch e Crouch i quali definiscono il fattore terapeutico di gruppo come un elemento della terapia gruppale, che contribuisce al miglioramento di una condizione del paziente e che funziona.

Il successo di una terapia di gruppo dipende dalle azioni del terapeuta, degli altri membri del gruppo e del paziente stesso.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
61 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher -natalia-99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Processi e dinamiche di gruppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Mineo Roberta.