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La selezione viene effettuata per lo più per determinati servizi specifici. Di fatto il

sistema è caratterizzato da un primo livello di prestazioni di tipo informatico a cui

possono accedere tutti e altre prestazioni più specifiche.

Il principio di sussidiarietà,

Importante, nei Servizi Sociali, è regolato dall'articolo

118 della Costituzione italiana il quale prevede che "Stato, Regioni, Province, Città

Metropolitane e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e

associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio

della sussidiarietà.

Tale principio implica che le diverse istituzioni debbano creare le condizioni

necessarie per permettere alla persona e alle aggregazioni sociali di agire

liberamente nello svolgimento della loro attività. L'intervento dell'entità di livello

superiore, qualora fosse necessario, deve essere temporaneo e teso a restituire

l'autonomia d'azione all'entità di livello inferiore

Il principio di sussidiarietà può quindi essere visto sotto un duplice aspetto:

- in senso verticale: la ripartizione gerarchica delle competenze deve essere

spostata verso gli enti più vicini al cittadino e, quindi, più vicini ai bisogni del

territorio;

- in senso orizzontale: il cittadino, sia come singolo sia attraverso i corpi

intermedi, deve avere la possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire

gli interventi che incidano sulle realtà sociali a lui più vicine.

Inoltre tramite la legge vengono previsti strumenti specifici per regolare l’affidamento

dei servizi al terzo settore, quali i meccanismi di autorizzazione e accreditamento

ma anche la carta dei servizi.

Il terzo settore sono tutti quegli enti che operano e si collocano in determinati settori,

ma non riconducibili né al Mercato né allo Stato; esso è una realtà sociale,

economica e culturale in continua evoluzione. Tuttavia spesso, nella realtà, rimane

semplice erogatore si servizi per conto del soggetto pubblico e ciò lo ingloba nelle

logiche tipiche del mercato.

Il sistema integrato di interventi e servizi sociali delle legge 328/2000 prevede una

ben precisa suddivisione delle competenze tra Comuni, Province, Regioni e Stato.

- Comuni: titolarità delle funzioni amministrative riguardanti interventi sociali

locali, attribuendo importanti compiti di programmazione e progettazione da

attivare con il Piano di Zona, definito con un accordo di programma d’intesa

con ASL e terzo settore, per creare un rete di interventi e servizi flessibili

stimolando le risorse locali di solidarietà.

- Regioni: funzioni di programmazione, coordinamento ed indirizzo degli

interventi sociali

- Stato: poteri di indirizzo, coordinamento e regolazione del sistema di cui

definisce i principi e gli obiettivi attraverso il Piano nazionale degli interventi e

dei servizi sociali e di cui individua i livelli essenziali e uniformi delle

prestazioni, i LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA SOCIALE- LIVEAS da

garantire a tutti i cittadini sul territorio nazionale.

Misure di contrasto per la povertà

o Sostegno per minori

o Responsabilità familiari

o Consulenza alle famiglie

o Segretariato sociale

o Pronto intervento sociale

o Assistenza domiciliare

o Strutture residenziali e semiresidenziali.

o

Per poter disporre tempestivamente di dati e informazioni venne istituito il Sistema

informativo dei servizi sociali (SISS).

Se questi sono stati gli elementi di innovazione, non si può non mettere alla luce le

criticità emerse con il tempo.

Prima tra tutte, nel 2001, la riforma del titolo V della costituzione(dove veniva

espresso il principio di sussidiarietà) ha indebolito la legge quadro. La materia dei

servizi sociali è passata da competenza legislativa concorrente di Stato e Regioni a

quella esclusiva delle regioni, non obbligando più lo Stato a fungere il ruolo di

indirizzatore e coordinatore a discapito dei principi di omogeneità ed uguaglianza.

Di conseguenza i livelli di essenziali di assistenza vengono definiti da ogni governo

regionale sulla base delle scelte strategiche, disponibilità economiche-finanziarie a

discapito dei bisogni dei cittadini.

1.3 Le strategie di intervento per la promozione del Welfare

locale e la valorizzazione del contesto territoriale.

Il Piano di Zona:

Uno degli elementi più innovati dati dalle riforme sull’assistenza è

strumento del governo finalizzato alla costruzione e gestione di un sistema integrato

dei servizi sociali e sanitari.

Il distretto ha il compito di elaborare il Piano di zona predisponendo attività concrete

per raggiungere specifici obiettivi con risorse specificate e quantificate in un tempo

definito. Identificazione dei soggetti interessati all’ interno della programmazione.

La programmazione e gestione dei servizi rappresentano azioni e percorsi

collaborativi tra vari attori in gioco appartenenti al livello locale ma non solo.

Potenzia la gestione associata e interventi gestiti dai singoli comuni, promuovendo

un integrazione sociosanitaria.

Processo di programmazione:

1) analisi dei bisogni

2) definizione degli obiettivi

3) valutazione costi-benefici

4) scelta della migliore soluzione possibile

I Tre organismi di gestione della programmazione sociale di zona sono:

1) assemblea dei sindaci e conferenza degli assessori per determinare gli

obiettivi strategici e delle priorità, integrazione tra comune ed asl

2) ufficio di piano, gruppo di piano o segreteria tecnica con il compito di attuare il

piano di zona in coerenza con gli obiettivi e le priorità, composti da assistenti sociali

e funzionari amministrativi, funzioni di supporto e regia

3) tavoli tematici o laboratori di co-progettazione: coordinati dagli uffici di piano,

confronto su aree problematiche per giungere a soluzioni condivise. Progetti

specifici e soluzioni – obiettivo.

Spesso si ha una gestione esclusivamente emergenziale dei problemi.

Le sfide poste da queste innovazioni, dunque, richiedono agli assistenti sociali di

conoscere e sapere applicare agli approcci metodologici del lavoro di rete e della

community care che richiedono la capacità di dialogare con gli attori politici del

territorio, la capacità di svolgere un ruolo di mediazione di linguaggi diversificati,

tutelando il benessere della collettività.

2. Il principio di Sussidiarietà, tra dimensione

valoriale e prassi organizzativa

2.1 Riflessioni introduttive

Importanti sono il principio di sussidiarietà e il diritto di cittadinanza:

 Diritto di cittadinanza: afferma il senso di appartenenza delle persone, il

riconoscersi all’ interno di un contesto, il rispettarne gli obblighi ed esercitane i

diritti.

 Sussidiarietà: lavoro sociale e relazione di aiuto, si esprime nello stare

accanto, condividere, progettare con l’ utente, favorire l’ apertura a nuovi

soggetti sociali.

Nel lavoro sociale e più specificatamente nella relazione d’aiuto, il principio di

sussidiarietà esprime concretamente l’dea dello stare accano, del condividere, de

non sostituirsi all’altro, progettare con l’utente e non sull’utente.

2.2 L’esternalizzazione dei servizi: luci e ombre

Il ricorso all’esternalizzazione dei servizi sociali, con il riconoscimento del terzo

settore, attraverso la pratica del contracting out, rappresenta una valorizzazione del

contesto territoriale e lo sviluppo della comunità locale quindi una sfida dalla

potenzialità positiva.

Tuttavia essa non risultò immune da insidie.

L’ utilizzo dei contratti (contracting out) è collegato all’idea che attraverso

l’esternalizzazione dei servizi sia possibile migliorare l’ efficacia e l’ efficienza dei

processi di erogazione e produzione.

Il trasferimento delle responsabilità della gestione del pubblico al privato è stato a

lungo considerato da un lato: un mezzo efficacie per contrastare i fallimenti dello

stato come la scarsa efficienza e burocrazia e, dall’altro, una risposta più adeguata

per rispondere ai bisogni delle persone.

Inizialmente le prime esperienze di erogazione e produzione di servizi sociali su

base privata erano sorte su forme di autofinanziamento (deciso da privati e non i

accordo con il pubblico).

Successivamente il numero di enti del terzo settore organizzati in cooperative

(privato) aumentò esponenzialmente. Dimensioni tali da richiedere una regolazione.

Dai primi anni 90 gli enti locali iniziano a ricorrere allo strumento della gara (appalti)

estendendola ai servizi sociali fino all’ora estranei. La gara di appalto è uno

strumento che evidenzia il bisogno per una pubblica amministrazione di acquistare

servizi, lavori pubblici ma anche merci da parte di aziende del servizio pubblico.

(quindi il privato da una mano al pubblico)

D.P.C.M. 30 marzo 2001 all’art 4, Selezione dei soggetti del Terzo settore,

prevedono le seguenti disposizioni :

 I Comuni per la preselezione dei soggetti da cui acquistare o ai quali affidare

l’erogazione di servizi, valutino i seguenti elementi.

Formazione, qualificazione

o Esperienza nei settori

o

 I Comuni procedono all’aggiudicazione dei servizi in base all’offerta

economica più vantaggiosa, tenendo con di:

3) Modalità per il turn over degli operatori

o 4) Strumenti di qualificazione organizzativa del lavoro

o Conoscenza dei problemi sociali

o Rispetto dei trattamenti economici previsti

o

2.3 La funzione di monitoraggio, controllo e valutazione dei

servizi esternalizzati

Il ricorso all’esternalizzazione dei servizi enti del “privato sociale” sembra essere, ad

oggi, una prassi ormai consolidata tuttavia esso racchiude in sé elementi di criticità,

ad esempio: come coniugare l’esigenza di brevità della durata dei contratti dettata

dai limiti di bilancio con la necessaria stabilità in ordine alla continuità assistenziale

in favore degli utenti?

E’ indubbio che per realizzare una corretta gestione dei servizi socio-sanitari è

fondamentale l’attivazione di tre momenti: la programmazione, l’organizzazione, il

controllo e la valutazione.

E’ evidente, quindi, che la pubblica amministrazione, nelle sue diverse emanazioni

deve rendere conto del proprio operato

L’ ente pubblico deve farsi da garante nei processi decisionali delle politiche sociali

che intende attivare e nelle funzioni di controllo e di valutazione.

Molto rilevante è il contributo del servizio sociale professionale nella valutazione e,

dunque, della necessità di dotarsi di strumenti per provvedere a ciò .

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
15 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Katheryna99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Principi e fondamenti del servizio sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Di Prinzio Angelina.