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OPERATORE SOCIO-SANITARIO (OSS):
negli anni 70 si pensò alla domiciliazione anziché al ricovero di persone in difficoltà (anziani,
disabili, malati mentali, minori a rischio); per la realizzazione ci fu necessità di personale con
competenze di aiuto domestico, sociosanitarie e assistenziali (in abitazioni private o in cliniche
diurne).
Obiettivi → assistenza diretta alla persona, aiuto domestico, prestazioni igienico sanitarie,
assistenza e tutela.
Attività → assistenza diretta alla persona (igiene personale e dell'ambiente, mantenimento delle
capacità psico-fisiche), intervento igienico-sanitario e di carattere sociale (rilevazione dei bisogni,
possibili rischi, interazione tra utente e famiglia), supporto gestionale organizzativo e formativo
(documentazione precisa del paziente).
SOCIOLOGO:
ruolo significativo nell'ambito dei servizi.
Attività → studi, ricerche, analisi dei bisogni, delle risorse, dei fenomeni sociali, formazione del
personale, consulenza di problemi organizzativi.
Trova collocamento negli uffici degli affari generali o ufficio studi e documentazioni.
Laurea triennale → esperti di metodi e ricerche sociale, di problemi dello sviluppo e del territorio,
attività di consulenza nella ricerca sociale, analisi di organizzazioni, analisi delle politiche
pubbliche.
Lavoro nel sociale:
richiede doti come capacità d'ascolto, di relazionarsi, accettazione di altri punti di vista,
superamento di pregiudizi e preconcetti, sapersi integrare con altre professioni.
Bisogna avere valori come la dignità umana, impo dello sviluppo, aggregazione sociale.
Capitolo 8
Etica e deontologia nel servizio sociale
Storia → le madri formatrici del servizio sociale sono state per lo più donne illuminate e attive,
portatrici di nuove idee sperimentate di persona, capaci di iniziative coraggiose e di rottura contro
stereotipi, preguidizi caratteristici dei “friendly visitor”.
Fine 800 operano nelle COS (Charity Organization Society) e nei settlement dedicandoci tutta la
vita nell'intento di migliorare il sistema sociale (poveri, margini della società).
Donne tenaci impegnate nella protezione della giustizia e per le riforme sociali, spesso anche attive
nella lotta per il suffragio universale e difesa dei diritti delle donne.
Tra queste ricordiamo:
Octavia Hill, uk, riformatrice delle abitazioni dei poveri
– Mary Richmond, USA, fondatrice del servizio sociale, sostenitrice dell'impo del benessere
– personale per quello sociale
Jane Addams, premio nobel per la pace e pioniera dei diritti civili per gli immigrati
– Alice Salomon, germania
–
Con loro ha avuto inizio il social work che da fondamento all'etica e alla deontologia del servizio
sociale.
Radici in Italia:
a partire dal convegno Tremezzo del 1946 molti interventi hanno costruito una dichiarazione dei
valori dell'assistenza sociale: valore della persona, sue libertà, partecipazione, eguaglianza,
solidarietà, socialità, diritti contro la beneficienza, solidarietà contro il solidarismo. L'obiettivo era
quello di lavorare per tutta la società.
Rigore scientifico nei processi formativi, servizio sociale considerato “normativo” cioè portatore di
valori in rapporto alla personae alla sua evoluzione.
Assistente sociale mira ad educare l'uomo a compiere scelte responsabili per se stesso e per la
società di cui fa parte.
Fonti normative dell'etica e della deontologia:
sono riconducibili ai valori della dichiarazione dei diritti umani del 48 e confermati dalla
costituzione italiana a cui si aggiungono le conversioni sui diritti dell'uomo, carte dei diritti
(soprattutto dell'EU).
Ricordiamo in particolare le dichiarazioni dell'international federation of social workers (IFSW) e
dell'international association of school of social work (IASSW).
I 3 valori fondamentali:
dignità dell'uomo
– impegno per il benessere umano
– giustizia sociale
–
di cui: dignità di essere unico, integro, libero
– uguaglianza delle persone nella differenza di ogni individuo
– uguaglianza nei diritti e opportunità
– fiducia nelle capacità delle persone in tutte le età di vita
– diritto alle relazioni affettive e sociali, solidarietà e cittadinanza
– diritto di determinare le proprie scelte di vita e di partecipare a quelle della società
– rispetto della persona e dei diritti universali
– diritto/dovere di responsabilità delle azioni
– rispetto delle differenze
– esercizio dei diritti in armonia con quelli degli altri
–
Primi codici deontologici:
il primo fu il “credo dell'assistente sociale” di Swift anni 30, alcuni includono anche un elenco di
obblighi stilato da Hamilton (più di carattere metodologico).
Fine della seconda guerra mondiale fu introdotto il “codice morale del servizio sociale” di Haylen
indirizzato alle assistenti sociali ma vale anche per un pubblico più ampio di lavoratori sociali con
impronta vangelica e femminile ma cmq traspaiono i principi e i valori affermati nel SS
internazionale del tempo.
Nel 98 fu stilato il “codice deontologico degli assistenti sociali” con centralità nei valori della
persona, concetto di rispetto, dovere nei confronti dell'assistito e segreto professionale.
In Italia → “codice di autodisciplina professionale dell'assistente sociale dell'alta val d'elsa” del 87
scritta da un gruppo di assistenti sociali volti a darsi delle regole comportamentali.
Nel 90 la fondazione Zincan organizza un seminario su “la deontologia professionale del SS”
Nel 92 l'associazione nazionale AS approva il “codice deontologico dell'AS in Italia” che definisce
le fonti d'obbligo dell'AS suddivise in 5 sezioni:
professione e utenze
– colleghi di lavoro
– AS e altri professionisti
– organizzazioni che lo impiega
– contesto in cui opera
–
Di particolare importanza sono le norme riguardanti il libero consenso, riservatezza, segreto
professionale, documentazione professionale, norme sugli accessi alle documentazioni.
Codice deontologico dell'assistente sociale:
nasce in dovere nei confronti della professione, delle persone e della società per la tutela e garanzia
delle persone nell'esercizio per un benessere comune.
Il codice si è posto 3 funzioni dell'etica:
indicare i valori e orientare i comportamenti generali
– dare strumenti interpretativi e valutativi sulla realtà, sugli atti, sui fatti e comortamenti
– dare norme, regole per azioni personali e sociali “buone e giuste”
–
Il codice fu approvato nel 98
Principi a fondamento della professione:
1. la professione si fonda sul valore, dignità di tutte le persone, rispetto dei loro diritti e libertà
2. la professione è al servizio delle persone, famiglie, gruppi, comunità, aggregazioni per
contribuire al loro sviluppo
3. l'AS considera ogni persona portatrice di una domanda, bisogno, problema
4. l'AS svolge la sua funzione senza discriminare
5. l'AS non esprime giudizi di valore sulle persone in base al loro comportamento
6. l'esercizio si basa sull'autonomia tecnico-professionale, indipendenza di giudizio e sulla
conoscenza personale dell'AS.
Il testo è accompèagnato dalle “sanzioni disciplinari” infatti l'AS deve rendere conto del suo
operato alla comunità professionaleche lo deve giudicare.
Si sottolinea nel codice la “centralità dell'assistito” in ogni intervento professionale (etica
personalistica).
Nel 2009 fu introdotto il concetto di “empowerment” nel codice e della sua applicazione nei
concetti di equità, giustizia, giustizia sociale, uguaglianza, integrazione, pari opportunità.
Nell'articolo sulle responsabilità nei confronti della società recita: l'AS deve contribuire a
promuovere una cultura di solidarietà e della sussidiarietà promuovendo iniziative volte a
migliorare la società.
Particolare attenzione ai doveri verso persone più deboli, deprivate o svantagiate.
Nodi critici → è chiaramente difficile giudicare situazioni e valutazioni, difficile equilibrio tra aiuto
e controllo e dal confronto fra i propri valori e quelli degli utenti/clienti/organizzazione.
Altri problemi sono causati dalle leggi/norme che sempre in rielaborazione possono entrare in
conflitto con il codice deontologico, ingresso di nuove tecnologie, filosofie aziendali.
È chiaro che le scelte devono essere prese consapevolemnte dal contesto, cultura e vincoli.
Responsabilità nel welfare state:
l'etica della responsabilità chiede di essere responsabili di se e di altri, chiede di assumersi delle
responsabilità, rendere conto delle proprie azioni anche all'organizzazione presenti nel welfare state
in forza di un leale contratto. Le istituzioni del welfare si aspettano professionisti “capaci” di
responsabilità (individuale e sociale) e consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni.
Gli AS sono dentro al sistema welfare come sua risorsa, come attori capaci di migliorare le
condizioni della società svolgendo un azione di stimolo per lo sviluppo.
Le persone si aspettano risposte che l'AS deve dare con altri professionisti non da solo in un
orizzonte comune di valori e obiettivi; deve saper usare un linguaggio comprensibile e diretto.
Criticità degli assistenti sociali:
sono messi a confronto con realtà quotidiane di diritti disattesi, povertà non viste e non soccorse,
mezzi e beni sprecati.
Mortificazioni di professionisti non rispettati o non utilizzati al pieno delle loro competenze o
sostituiti; insuccessi, squalifiche, fatiche, limiti peronali.
Il riconoscimento giuridico attribuisce all'AS un ruolo preciso ed esclusivo che costituisce con la
responsabilità il cardine della professione.
La responsabilità politica richiede di far sentire la propria voce contro chi non è corretto o codici da
modificare perchè non sufficienti o che minacciano i valori e principi della professione.
L'AS deve sentirsi ed essere coinvolto nella costruzione di politiche di welfare giuste, eque,
economicamente sostenibili.
Educare ed educarsi:
gli AS sono a contatto con conseguenze da abbandono scolastico, drammi, mancanza/perdita del
lavoro, difficoltà degli immigrati per l'inserimento sociale, problemi di chi esce dall'isolamento,
malattie, carcere, droga e vuole rifarsi una vita. Oggi si mira a costruire una “società della
conoscenza” c