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Oppure, in Portogallo possono essere inclusi nel nucleo familiare anche i parenti conviventi fino al terzo
grado. Per
quanto riguarda la residenza, in tutti i paesi è richiesta la residenza effettiva nel territorio nazionale al
momento della presentazione della domanda. In alcuni paesi, si richiede una comprovata residenza per un
certo periodo di tempo. Rispetto all’età,
alcuni paesi non pongono alcun vincolo; altri prevedono un età minima, es. 16 anni in Regno Unito, 25
Spagna.
Per quanto riguarda la soglia di povertà, nessun paese utilizza la soglia ufficiale europea per la misurazione
della povertà relativa che equivale al 60% dei reddito mediano disponibile equivalente. In alcuni paesi il
valore è definito facendo riferimento alle spese necessarie per coprire bisogni di base, attraverso una
valutazione dei consumi di un paniere minimo di beni.
Per quanto riguarda un requisito indispensabile ovvero, la disponibilità all’attivazione, si rileva una certa
omogeneità tra i vari Paesi. Fondamentale ai fini della misura è la disponibilità dei beneficiari a lavorare o a
partecipare a percorsi di orientamento al lavoro o di formazione. Nella maggior parte dei casi viene adottata
una logica sanzionatoria per chi non rispetta tale condizione. In Germania, per es. il rifiuto di un lavoro
comporta inizialmente, la riduzione del sussidio fino all’eliminazione completa, se tale rifiuto persiste.
Infine, per quanto riguarda l’ammontare del trasferimento in gran parte dei paesi, esso si basa su un
principio differenziale per cui: fissato il valore della soglia, il trasferimento colma la differenza tra le risorse
del richiedente e il valore della soglia. In altri paesi, il trasferimento è graduale: fissato un minimo,
all’aumentare del reddito guadagnato il trasferimento diminuisce.
Aspetti critici del reddito minimo
Le somiglianze tra i vari paesi includono anche diversi aspetti critici quali:
- il difficile accesso alla misura dei giovani che come abbiamo visto in molti paesi, sono i più penalizzati.
- presenza di vincoli sanzionatori troppo severi, relativi alla disponibilità all’attivazione; vincoli che
costringono molte volte, i beneficiari ad accettare lavori precari e mal pagati;
- la scarsa capacità degli schemi di reddito minimo, di contrastare la povertà. Infatti, succede che individui
che avrebbero diritto di accesso alla misura non riescono effettivamente a fruirne, perché non considerati veri
poveri. Questo può accadere a causa di più fattori: la mancanza di informazioni sull’accesso della misura, il
timore di stigma sociale, la cattiva amministrazione della misura, l’incompetenza o carenza degli operatori
delle domande.
preposti all’informazione a alla gestione
3°capitolo: Le carenze dell’Italia
L’ Italia, ad oggi non dispone di una misura universale di reddito minimo; vi è perciò, un elevata
frammentazione, tanto categoriale quanto territoriale, delle misure di contrasto alla povertà
attualmente esistenti.
Differenziazione territoriale e categoriale
Rispetto alla frammentazione categoriale i redditi di base si rivolgono essenzialmente ad anziani,
famiglie con minori persone con invalidità. Quindi chi non è anziano, non ha figli e non è disabile è
sostanzialmente privo di un sostegno al reddito.
Rispetto alla frammentazione territoriale, la varietà di misure attivate a livello regionale e la
diversità nella capacità di spesa, rendono il sostegno al reddito fortemente disomogeneo sul
territorio. In questo caso, il punto su cui concentrare l’attenzione riguarda il ruolo dei territori nel
reperire le risorse necessarie per finanziare gli schemi di sostegno al reddito. Vediamo che vi è una
sostanziale differenza tra le regioni nella disponibilità di risorse locali. Soprattutto le regioni del
mezzogiorno destinano una quota molto ridotta alla spesa sociale, rispetto ad altre regioni del
Centro-Nord. Inoltre, le misure di reddito minimo non sono uniformi su tutto il territorio nazionale;
quindi chi vive in alcune regioni ( Valle d’Aosta, Bolzano, Trento) può godere di un reddito minimo
in altre indisponibile.
Principali misure di contrasto ala povertà in Italia
Esse sono: assegno sociale; pensioni indennità per invalidi civili, ciechi e sordi; assegno di
maternità, assegno per i nuclei con almeno tre figli e bonus bebè; carta acquisti; l’assegno di
disoccupazione.
Assegno sociale: l’assegno sociale garantisce un introito minimo alle persone oltre i 65 anni e 3
mesi di età con reddito personale annuo inferiore a circa 5.800,00. Pèr accedervi è necessaria la
residenza stabile e continuativa da almeno 10 anni sul territorio nazionale. L’importo massimo è di
euro mensili per 13 mensilità per persona.
Pensioni e indennità per invalidi civili, ciechi e sordi: possono usufruire di una pensione di
invalidità, gli invalidi civili al 100%, ciechi e sordi maggiorenni e residenti sul territorio nazionale,
con un reddito personale annuo inferiore a circa 16.500,00 euro. Chi ha invece, un invalidità fra il
74% e il 99% ha diritto ad un assegno di assistenza; e i minorenni hanno diritto ad un’indennità di
frequenza a sostegno dell’inserimento scolastico e sociale. In tutti i casi il valore dell’assegno è
pari a circa 270,00 euro. Alle pensioni si aggiungono le indennità di accompagnamento che si
riconoscono solo in virtù della presenza della minorazione e non risente di vincoli come l’età o il
reddito. Essa, solo per gli invalidi civili viene revocata in caso di ricovero in istituto pubblico.
Assegno di maternità: è un trasferimento di durata limitata a 5 mesi, rivolto alle madri non
occupate.
Assegno per i nuclei con almeno tre figli minori: è un trasferimento erogato in 13 mensilità
annuali rivolto ad un nucleo composto da 5 persone, di cui tre minori.
Bonus bebè: spetta fino al compimento del terzo anno di età del bambino.
L’accesso ad entrambi i trasferimenti è vincolato dall’isee (è uno strumento per la prova dei mezzi
teso ad accertare le condizioni economiche del nucleo familiare), ma in misure differenti.
Carta acquisti: istituita dal governo Berlusconi nel 2008 dall’importo di 40 euro mensili, caricati
ogni due mesi su una carta elettronica. L’importo può essere speso per l’acquisto di generi
alimentari e prodotti farmaceutici presso i negozi convenzionati o anche per il pagamento delle
utenze domestiche. Per accedervi bisogna essere residenti in Italia, avere più di 65 anni oppure
avere a carico almeno un figlio con almeno tre anni.
Carta acquisti sperimentale: denominata anche Sia (sistema inclusione attiva). Definita così
perché prevede vincoli all’attivazione per i beneficiari che se scelti dall’inps, dovranno partecipare a
progetti personalizzati a carico dei comuni volti al reinserimento lavorativo e all’inclusione sociale.
Rispetto alla carta acquisti classica, con essa viene aumentato l’ammontare del trasferimento che
dipende anche dal numero dei componenti del nucleo familiare; più sono i membri, maggiore è
l’erogazione. Diminuiscono i requisiti di età infatti la carta viene estesa a tutte le famiglie con un
minore (che abbia quindi, anche più di tre anni). Si pongono però ulteriori vincoli: i facenti
domanda in età attiva devono essere senza lavoro, ma almeno un componente deve aver perso il
lavoro nei 36 mesi precedenti la richiesta. O in alternativa, deve essere in condizione di lavoratore
dipendente impiegato con contratto flessibile.
Assegno di disoccupazione (Asdi) : introdotto dal Jobs Act nel 2015, è uno strumento di sostegno
al reddito di tipo categoriale e selettivo rivolto a quei disoccupati con storia contributiva che hanno
accesso alla Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego), e che alla scadenza di questa, non
hanno trovato occupazione. Può essere erogato al massimo per 6 mesi e il suo importo è pari al 75
% dell’ultima indennità Naspi. Condizione essenziale all’accesso è la disponibilità a intraprendere
un progetto stilato dai centri per l’impiego.
La sperimentazione del RMI - reddito minimo di inserimento
Introdotta in Italia dalla legge finanziaria 449/97 su richiesta della commissione Onofri., ha
rappresentato il primo tentativo di istituire una misura di lotta alla povertà basata su un principio di
universalismo selettivo. La misura prevedeva un trasferimento economico accompagnato da
progetti a sostegno dell’inclusione attiva dei beneficiari.
Richiedeva la residenza da almeno 12 mesi nel comune di riferimento e un reddito inferiore alla
soglia di povertà di quel periodo (500.000 lire). I beneficiari erano vincolati ad iscriversi ai centri
per l’impiego e seguire percorsi di formazione o accettare i lavori offerti. La progettazione degli
interventi era di competenza dei comuni a cui spettava il 10% del finanziamento (mentre, il restante
90% proveniva da fondi statali).
Le condizioni istituzionali di gestione e attuazione della misura non sono state però,
particolarmente favorevoli. Sono emerse infatti, alcune criticità ad esempio:
- la mancanza di personale formato alla gestione della misura;
- l’incapacità dei comuni di creare opportunità di inserimento professionale cui poter far accedere i
beneficiari;
- l’assenza di gruppi di controllo per la raccolta di dati pre e post intervento ai beneficiari;
- l’assenza di direttive chiare su come gestire la sperimentazione lasciando i comuni la libertà di
interpretare i criteri stabiliti dal decreto istitutivo.
A causa di tutte queste criticità nel 2002 il cosiddetto patto per l’Italia ha valutato la
sperimentazione non riuscita.
Proposte attuali di reddito minimo
Ai tempi nostri una varietà di soggetti, partiti politici, associazioni presentano disegni strutturati di
redditi minimi. ad esempio:
- RMCA: il reddito minimo di cittadinanza attiva, proposta dal pd nel 2013;
- RMG: il reddito minimo garantito, proposto dal partito sinistra ecologia libertà;
- RDC: il reddito di cittadinanza proposta, dal movimento 5 stelle;
- RMI: Una delle tante proposte di schemi di reddito minimo, è il Sia, ovvero il Sostegno per
l’inclusione attiva, presentato nel 2013 da una commissione ministeriale presieduta dal ministero
del lavoro e delle politiche sociali, Guerra.
La misura è rivolta a quei nuclei in stato di povertà, presenti in modo stabile e regolare sul territorio
nazionale e i cui redditi familiari sono al di sotto una certa soglia, l’ammontare dell’erogazione
sarebbe dato dalla differenza tra la soglia di povertà (soglia assoluta, basa