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AI SERVIZI , ALLE PRESTAZIONI EROGATI DAL SISTEMA INTEGRATO DI INTERVENTI E SERVIZI

SOCIALI “

A ciò allora è necessaria l’effettiva verifica di tutte quelle condizioni che danno la priorità di accedere ai

servizi. Così si introducono elementi di selettività anche nel settore dei servizi alle persone. Per

SELETTIVITà si intende “ limitazione all’accesso alle prestazioni in base all’accertamento di specifiche

condizioni di bisogno e di reddito al fine di evitare la dispersione di risorse. La selettività corrisponde anche

all’assunzione di strumenti adatti alla valutazione del bisogno sociale, della situazione economica di

ciascuna famiglia. Bisogna, dunque, individuare “target” di utenti che possono (o non possono) accedere ai

servizi o che debbano diversamente contribuire alla spesa per i servizi che utilizzano.

Il nostro Paese utilizza due strumenti di misurazione:

• ISE: (INDICATORE DELLA SITUAZIONE ECONOMICA DELLE FAMIGLIE ) si tiene conto anche del

numero dei componenti della famiglia che producono reddito o che siano a carico.

• ISEE (INDIATORE DELLA SCALA ECONOMICA EQUIVALENTE) in cui si tiene conto di inserire

nella valutazione anche il patrimonio mobiliare i immobiliare.

Tuttavia la selettività crea dei problemi in particolare 3:

1. Menzogna sociale;

2. Etichettamento stigmatizzante di chi beneficia di queste prestazioni che sono destinate sono ai

meno abbienti;

3. Induce un degrado qualitativi dei servizi perché un welfare per i poveri può diventare un welfare

povero.

Per un welfare municipale e comunitario

Sintesi dei concetti della legge 328/2000

• In parlamento parlano di welfare municipale e comunitario

• Ciò ci consente di considerare la centralità del Comune visto come l’organo più vicino ai cittadini e a

cui fa capo le competenze in materia, e la centralità della comunità intesa come “ rete di soggetti

diversi pubblici e privati , di risorse formali e informali di relazioni di reciprocità e di fiducia , di nuove

energie nuove responsabilità.

• Se parliamo di welfare municipale bisogna definire il PRINCIPIO DI SUSSIDARIETA’ VERTICALE

analizzando le ripartizioni delle competenze tra lo Stato e i diversi enti territoriali con il presupposto

che gli enti più vicini ai cittadini interpretano meglio i bisogni e individuano meglio le risposte da dare

loro.

• Se parliamo di welfare comunitario bisogna definire il PRINCIPIO DI SUSSIDARIETA’

ORIZZONTALE. Al riguardo le autorità pubbliche sono chiamate a fornire servizi sociali SOLO

quando siano completamente esaurite le risorse e le capacità che permettono alla famiglia ,

comunità, e alle organizzazioni primarie di assistere i propri membri.

Ma meglio ancora si può affermare che il pubblico non deve fare ciò che il privato sa fare meglio sia in

termini di efficienza e sia in termini di efficacia. Da notare che la collaborazione tra pubblico e privato

costituiscono un occasione concreta di sperimentare la realizzazione del principio di sussidiarietà e questo

viene inteso come sostegno a responsabilità diffuse e non come abdicazione della parte pubblica a farsi

carico del problema del benessere dei propri cittadini.

Il principio di sussidiarietà può essere anche interpretato in una prospettiva promozionale di nuova iniziativa.

Tale principio non implica un welfare residuale , ma diviene il principio regolatore che può moderare le

aspettative verso lo Stato come può innalzarle.

La centralità del Comune

Parlare di welfare municipale significa anche porre la nostra attenzione sul “ comune” visto come l’istituzione

più vicino al cittadino e quindi più capace a comprendere i loro bisogni e programmare risposte ad essi

corrispondenti. Per questo esso è l’interlocutore più vicino ai cittadini per quanto concerne i servizi sociali, ed

è titolare delle competenze in materia. Centralità non solo del comune ma anche del territorio inteso come

luogo di sviluppo economico e sociale e insieme promuovere il protagonismo istituzionale del comune.

Comune e Provincia possono gestire i servizi pubblici in :

• Economia a terzi (se per le caratteristiche e dimensioni dei servizio non è possibili costruire un

istituzione o una azienda)

• Concessione a terzi( quando sussistono ragioni tecniche , economiche e di opportunità sociale)

• A mezzo di Azienda speciale per l gestione di servizi con rilevanza economica e imprenditoriale.

Questa è la forma più adatta.

• A mezzo di istituzione (gestire servizi senza una rilevanza imprenditoriale)

• A mezzo di società per azioni

La legge 328/2000 rifacendo alla legge del 90’ stimola i comuni ad associarsi o consorziarsi per gestire i

servizi sociali in ambiti territoriali adeguati. L’obbiettivo è quello di dare ai servizi ( la cui gestione è affidata ai

nuovi sogg istituzionali) un po’ di autonomia in più, superando i limiti burocratici posti dalla gestione degli enti

locali e relazionandosi meglio con il terzo settore. Bisogna inoltre ricordare che le Province mantengono i

ruoli e funzioni di coordinamento riguardo l’assistenza all’amministrazione degli Enti locali, la raccolta e

l’elaborazione dei dati. La Provincia è la dimensione territoriale pertinente alla programmazione di molti

interventi con valenza sociale ( accoglienza abitative, inserimenti lavorativi ecec). I diverso soggetto

istituzionali individuati per “ mettere rete” devono collaborare attraverso :

• STRUENTI GIURIDICI : come accordi di programma

• MODELLI INTERROGATIVI capaci di individuare specifiche responsabilità di coordinamento , canali

comunicativi finalizzati ecce cc.

Il nuovo protagonismo del terzo settore

La legge 328 affida al terzo settore dei compiti importante , ed esso ha ragione d’essere se sa:

• Essere moltiplicatore di risorse

• Produttore di capitale sociale

• Innovativo

I compiti affidati sono : - ruolo di interlocutore importante nel processo di programmazione – ampliarsi delle

collaborazioni pubblico-privato in materia di produzione dei servizi.

Il terzo settore contribuì alla programmazione anche perché esso viene inteso come un sensore che riesce a

cogliere precocemente i nuovi bisogni . così la legge lo chiama al tavolo dei Piani di zona rendendolo

partecipe delle scelte strategiche in essi contenuti. Il problema che emerge e che non è stato risolto è quello

della RAPPRESENTANZA. Nel settore sociale vi è l’ammissione di un rappresentante al Consiglio nazionale

dell’economia e del lavoro (CNL). In che modo vengono scelti i rappresentanti?? Ce e chi rappresentano? .

Per quanto riguarda le esternalizzazioni dei servizi da parte degli Enti locali , il decreto dispone alle Regioni

competenti in materia alcune indicazioni sulle modalità di acquisto e di affidamento della gestione dei servizi

a sogg privati. Inoltre per poter valutare i diversi elementi di qualità che il comune intende ottenere dal

servizio appaltato , esso si avvale del criterio di aggiudicazione che è la procedura che permette di valutare

l’offerta più vantaggiosa in quanto tiene conto sia del prezzo che della qualità delle prestazioni. Grazie alla

capacità di progettazione del terzo settore , esso può essere chiamato dal Comune per la coprogettazione di

interventi innovativi e sperimentali. La costruzione di un welfare comunitario richiede anche che il pubblico

possa riconoscere autonomia al terzo settore. Non è un caso che esso svolge una pluralità di compiti che

contribuiscono alla qualità del sistema welfare. Abbiamo detto pria che il terzo settore diviene un

moltiplicatore di risorse in quanto non si limita solo a sostituire le risorse pubbliche a mette anche in rete le

risorse “libere” del territorio. Inoltre accresce il capitale sociale in quanto una rete di legami fiduciari

consentono scambi di informazioni e collaborazioni.

La comunità come risorsa

La comunità insieme ai servizi diventa una risorsa per rispondere ai bisogni delle persone. Tuttavia si deve

parlare di comunità competente ,cioè una comunità che conosce il problema da trattare ed è sensibile nei

confronti del cliente , che è capace di relazioni e rapporti di reciprocità. Tutto ciò comunque deve essere

promosso e supportato. In questo caso gli operatori riscoprono il lavoro di comunità che ha sempre fatto

parte del patrimonio professionale dell’ A.S. e che permette a loro di mettere a contatto il cittadino con le reti

che lo sostengono che possono essere sia formali che informali situati nel suo territorio. L’insieme di ciò può

promuovere a sostenere tutte quelle reti che nascono spontaneamente nelle comunità. La realizzazione del

lavoro di comunità richiede dei modelli organizzativi che non si limitino ad erogare prestazioni ma anche di

produrre grandi capacità di ascolto, dialogo di orientamento sia nei confronti del cittadino e sia nei confronti

della comunità nel suo insieme. È un lavoro in cui si parla di reciprocità solidarietà , fiducia e anche identità

che sono rifermenti importanti per chiunque operi nel territorio.

Servizi alla persona e contributi economici

La legge 328/2000 si occupa a definire anche gli emolumenti economici. Alcuni di essi sono finalizzata alla

lotta alla povertà, come il reddito minimo di inserimento e alcuni sono finalizzati al sostegno delle situazioni

di disabilità. Tutti questi contributi economici devono mirare a sollecitare la responsabilità degli assistiti. Per

quanto riguarda il reddito minimo di inserimento infatti l’aiuto viene dato solo se l’utente si impegna in alcune

azioni al fine del suo inserimento in una vita normale. Inoltre il “bonus” che perette all’utente di usufruire del

servizio che preferisce e di cui ha il diritto presso l’istituzione può essere un motivo per far sì che l’utente si

senta coinvolto nella costruzione della risposta ai proprio aiuti ma potrebbe anche essere un ulteriore

contributi economico.

Il ritorno della programmazione : la sfida dei piani di zona

La programmazione è essenzialmente un processo di comunicazione tra i livelli istituzionali diversi. Tra cui

sono distribuite le competenze. La programmazione del nostro paese e in particolar modo la

programmazione socio-sanitaria è stata difficile in quanto si è limitata a essere “un libro dei sogni” perché

mancavano degli strumenti che consentissero l’attuazione di ciò che prevedeva il Piano. La programmazione

sanitaria , seppur con difficoltà ha realizzato un modello a cascata in cui il pia

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A.A. 2016-2017
26 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AnnaSJ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politiche sociali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Genova Angela.