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La rilevanza del commercio intra-settoriale
Il commercio intra-settoriale è lo scambio reciproco di beni simili. La quota di questo tipo di commercio è cresciuta negli ultimi 50 anni. La misurazione del commercio intra-settoriale si basa su un sistema di classificazione che raggruppa i beni in diversi settori. Oggi rappresenta tra un quarto e quasi un mezzo di tutti i flussi commerciali del mondo. Uno dei più rilevanti esempi è ciò che è accaduto in Europa nel 1957, quando i principali paesi istituirono un'area di libero scambio per i beni manifatturieri chiamata Mercato Comune. Tutto ciò si è gradualmente allargato fino alla creazione dell'UE.La risposta delle imprese al commercio internazionale: vincitori, perdenti e performance dei settori
Gli effetti di una maggiore concorrenza derivante dal commercio hanno una grande influenza. La maggior concorrenza tende a danneggiare leimprese con performance peggiori, perché vengono costrette a lasciare il mercato. Se la maggior concorrenza proviene dal commercio internazionale, essa è anche accompagnata da maggiori opportunità di vendita in nuovi mercati per le imprese che rimangono sul mercato. Come ci si aspetta, sono le imprese con le migliori performance che ottengono i vantaggi maggiori da queste nuove opportunità.
8.3.1 Le differenze di performance tra imprese
In che modo la concorrenza che deriva da una maggiore dimensione del mercato influenza le imprese in modo diverso? Supponiamo che le imprese abbiano diverse curve di costo perché producono con diversi livelli di costo marginale c, ma supponiamo che continuino ad avere la stessa curva di domanda.
In figura vediamo le diverse performance delle due imprese quando c1<c2. In a) vediamo la curva di domanda comune alle due imprese, e la relativa curva del ricavo marginale. Le due imprese scelgono il proprio livello di produzione, Q1
E Q2 per massimizzare i propri profitti. Sulla comune curva di domanda fissano i prezzi P1 e p2 che corrispondono a quei livelli di produzione. Possiamo osservare che l'impresa 1 fisserà il prezzo inferiore e produrrà una quantità maggiore dell'impresa 2. Poiché la curva del ricavo marginale è più inclinata della curva di domanda, vediamo che l'impresa 1 fisserà un mark-up sul costo marginale dell'impresa 2: p1-c1 > p2-c2. Le aree in grigio sono i profitti operativi per le due imprese, pari ai ricavi P1xQ1 meno i costi variabili c x Q. L'impresa 1 guadagnerà i profitti più elevati rispetto all'impresa 2. L'impresa con costo marginale minore:
- Fisserà un markup maggiore sul costo marginale minore di più
- Produrrà più profitti
- Otterrà
Il riquadro b) mostra come i profitti operativi di un'impresa varino con
Il costo marginale sarà una funzione decrescente del costo marginale. Tornando al riguardo a), vediamo che un'impresa può ottenere profitti operativi positivi finché il costo marginale è inferiore all'intercetta della curva di domanda sull'asse verticale, indichiamo con c* il costo limite.
8.3.2 Effetti dell'aumento della dimensione del mercato
Il riguardo b) nell'immagine sopra sintetizza l'equilibrio del settore data la dimensione del mercato. Ci dice quale intervallo di imprese sopravvive e come i profitti di queste imprese variano con il livello di costo c. Che cosa accade quando le economie si integrano in un unico grande mercato? Un mercato più grande può sostenere un maggior numero di imprese rispetto a un mercato più piccolo, questo porta a maggiore concorrenza.
Questa figura sintetizza le ripercussioni indotte dall'integrazione dei mercati. Nel primo riquadro partiamo dalla curva di domanda D
fronteggiata da ciascuna impresa. A parità di altre condizioni, ci aspettiamo che un aumento della concorrenza sposti la curva di domanda verso sinistra per ciascuna impresa. Dall'altro lato ci aspettiamo che l'aumento della dimensione del mercato, a sua volta, sposti la curva di domanda verso l'esterno. Questa intuizione è corretta e porta a uno spostamento della curva di domanda da D a D'. Si nota come la curva di domanda ruoti, provocando uno spostamento verso sinistra per le imprese piccole e uno spostamento verso l'esterno per quelle più grandi. In sostanza, gli effetti di una maggiore concorrenza dominano per le imprese piccole, mentre per le imprese grandi sono dominanti gli effetti della maggiore dimensione del mercato. Un aumento della concorrenza, a parità di dimensione del mercato S, riduce l'intercetta verticale della domanda, lasciando invariata l'inclinazione. L'effetto diretto della maggiore concorrenza è quello di spostare la curva di domanda verso sinistra per le imprese piccole e verso l'esterno per quelle grandi.estensione del mercato S rende la curva di domanda più piatta, mentendo invariata l'intercetta: questo genera una rotazione verso l'esterno della domanda. Combinando questi due effetti, otteniamo una nuova curva di domanda iniziale D che ha una intercetta verticale minore ed è più alta rispetto alla curva di domanda iniziale D. Il riguardo b) mostra le conseguenze di questa variazione della domanda sui profitti operativi delle imprese a seconda dei diversi livelli di costo c. La figura illustra come l'aumento della dimensione del mercato generi sia vincitori che perdenti tra le imprese del settore. Le imprese con costo basso prosperano e incrementano i profitti e le quote di mercato, mentre le imprese ad alto costo si contraggono e quelle con i costi più alti escono. Questi cambiamenti nella commozione implicano che la produttività complessiva del settore è crescente man mano che la produzione si concentra nelle imprese più grandi.produrranno un profitto diverso. In particolare, se l'impresa decide di esportare, dovrà considerare i costi del commercio associati all'esportazione. Questi costi includono, ad esempio, i costi di trasporto, i dazi doganali e le barriere commerciali. I costi del commercio possono influenzare la decisione di un'impresa di esportare i propri prodotti. Se i costi del commercio sono troppo elevati, potrebbe non essere conveniente per un'impresa esportare i propri prodotti. Al contrario, se i costi del commercio sono bassi, un'impresa potrebbe essere incentivata a esportare per raggiungere nuovi mercati e aumentare i propri profitti. Inoltre, i costi del commercio possono influenzare anche il numero di imprese che decidono di esportare. Se i costi del commercio sono elevati, solo le imprese più grandi e più efficienti potrebbero essere in grado di sostenere tali costi e quindi esportare. Al contrario, se i costi del commercio sono bassi, anche le imprese più piccole potrebbero essere in grado di esportare e competere sul mercato internazionale. In conclusione, i costi del commercio sono un fattore importante da considerare nella decisione di esportare. Ridurre i costi del commercio può favorire lo sviluppo del commercio internazionale e consentire a un maggior numero di imprese di partecipare al mercato mondiale.più alti non possono operare con profitto nel mercato estero.intermedi continuano a produrre per il mercato interno, quelle con costi più elevati non operano in nessuno dei due.
8.5 Il dumping
L'aggiunta dei costi del commercio internazionale inserisce un grado aggiuntivo di realismo. Inoltre, i costi del commercio influenzano anche la relazione di un'impresa alla concorrenza in un mercato. Ricordiamo che un'impresa con un costo marginale maggiore sceglie di fissare un markup sul costo marginale inferiore. Considerate il caso dell'impresa 1 nella figura precedente. Nel mercato estero F il costo marginale è superiore poiché vi è l'aumento di t. Ipotizziamo che l'impresa 1 fissa un markup più basso sul mercato estero rispetto a quello del mercato interno. Questo implica che l'impresa 1 fissa un prezzo delle esportazioni inferiore rispetto al prezzo interno. Questo comportamento è considerato dumping dell'impresa 1 e molti paesi lo percepiscono come una pratica commerciale "sleale".
Qualunque impresa nel paese F può fare ricorso presso le autorità locali e cercare di ottenere delle sanzioni contro l'impresa 1. Normalmente queste sanzioni prendono la forma di dazi antidumping.8.6 Imprese multinazionali e outsourcing
Quando un'impresa è una multinazionale? Nelle statistiche statunitensi un'impresa è considerata a controllo estero e quindi una sussidiaria di una multinazionale estera se il 10% o più del capitale è detenuto da un'impresa estera. Quando un'impresa USA acquista più del 10% di un'impresa estera tale investimento è considerato un flusso USA in uscita di investimenti diretti esteri (IDE). Analogamente, gli investimenti da parte di imprese estere negli USA sono flussi IDE in entrata. Per ora ci concentriamo sulla decisione di un'impresa di diventare la capogruppo di una multinazionale. Perché un'impresa dovrebbe decidere di gestire una filiale?
all'estero? La risposta dipende, in parte, dalle attività produttive realizzate dalle filiali. Possiamo dividere queste attività in due grandi categorie: 1. La filiale replica il processo di produzione che la casa madre realizza negli impianti localizzati in patria in altre parti del mondo. (IDE orizzontale). 2. La catena della produzione viene frammentata e parte dei processi produttivi viene trasferita presso le filiali. (IDE verticale). Gli IDE verticali sono spiegati principalmente dalle differenze tra i paesi nei costi di produzione. La decisione dell'impresa sugli Investimenti Diretti Esteri Esaminiamo ora in maggior dettaglio la decisione dell'impresa in merito agli IDE orizzontali. Una delle determinanti è la presenza di alti costi di commercio associati all'esportazione, che hanno alimentato un incentivo a localizzare la produzione vicino ai