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VINCITORI, PERDENTI E PERFORMANCE DEI SETTORI
Si fa riferimento all’esempio numerico precedente -> nel mondo reale la performance varia da impresa a impresa e gli effetti di
una maggiore concorrenza derivante dal commercio hanno una grande influenza.
La maggior concorrenza tende a danneggiare più duramente le imprese con le prestazioni peggiori, perché sono proprio queste
le imprese costrette a lasciare il mercato. Infatti, sono le imprese con le migliori prestazioni che ottengono i vantaggi maggiori da
queste nuove opportunità di vendita e che si espandono maggiormente.
Quando le imprese con le migliori performance crescono e quelle con le peggiori prestazioni si contraggono o escono dal
mercato, la performance generale del settore migliora. Il commercio internazionale e l’integrazione economica possono avere
un impatto diretto sulla performance del settore: è come se ci fosse un miglioramento tecnologico a livello settoriale.
Empiricamente, queste variazioni di composizione generano.
DIFFERENZE DI PERFORMANCE TRA IMPRESE
Supponiamo che le imprese abbiano diverse curve di costo perché producono con diversi livelli di CM .
i
a) Curva di domanda comune alle due imprese
un’impresa può ottenere profitti operativi positivi finché CM è inferiore
all’intercetta della curva di domanda sull’asse verticale (P* + [1/(b + n)].
b) Relativa curva del RM -> come i profitti operativi di un’impresa varino con il
CM . Sintetizza l’equilibrio del settore data la dimensione del mercato S.
i
Le imprese 1 e 2 scelgono il proprio livello di produzione, rispettivamente Q e
1
Q , per massimizzare i propri profitti. I profitti sono massimi quando le
2
rispettive curve del costo marginale intersecano la curva comune del ricavo
marginale.
L’impresa 1 fisserà un prezzo inferiore e produrrà di più dell’impresa 2; e anche un markup sul costo marginale maggiore
dell’impresa 2 -> P – CM > P – CM .
1 1 2 2
Un’impresa con un CM minore:
1) fisserà un prezzo minore, ma con un markup maggiore sul costo marginale;
2) produrrà di più
3) otterrà profitti maggiori
Le aree colorate rappresentano i profitti operativi per le due imprese, pari ai ricavi P × Q meno i costi variabili CM × Q .
i i i i
CF rientra tra i costi irrecuperabili e quindi non nei profitti operativi.
Profitti operativi = (P – CM ) x Q -> l’impresa 1 guadagnerà profitti più elevati rispetto all’impresa 2.
i i i
C* = costo limite
Un’impresa con un CM > C* ha prezzi effettivamente troppo elevati per rimanere sul mercato e otterrà profitti operativi negativi
i
se dovesse produrre -> tale impresa sceglierebbe di chiudere e di non produrre.
Se le imprese entranti affrontano incertezza sul proprio CM futuro -> incertezza scomparirà solo dopo aver pagato i CF
i
(irrecuperabili). Quindi alcune imprese rimpiangeranno l’entrata se i profitti complessivi sono negativi; dall’altra parte alcune
riusciranno a guadagnare profitti complessivi positivi elevati.
Nel caso precedente le imprese entravano finché i profitti delle imprese arrivavano a 0. Qui invece ci sono differenze tra imprese
nei profitti e si ha entrata fino a quando i profitti attesi per tutti i potenziali livelli di costo ci sono nulli.
EFFETTI DELL’AUMENTO DELLA DIMENSIONE DEL MERCATO
Che cosa accade quando le economie si integrano in un unico grande mercato?
un mercato più grande può sostenere un maggior numero di imprese rispetto a un mercato più piccolo,
porta a maggiore concorrenza
effetto diretto dell’aumento delle dimensioni del mercato S
Il grafico sintetizza le ripercussioni indotte dall’integrazione dei mercati:
a) Curva di domanda D fronteggiata da ciascuna impresa. Un aumento della
concorrenza dovrebbe spostare la curva verso sinistra. Un aumento della
dimensione del mercato S dovrebbe spostare la curva verso l’esterno.
(spostamento totale da D a D’). 40
Gli effetti di una maggiore concorrenza dominano per le imprese più piccole, mentre per le imprese più grandi sono
dominanti gli effetti della maggiore dimensione del mercato.
b) Conseguenze della variazione di D sui profitti operativi delle imprese a seconda dei vari livelli di CM .
i
La diminuzione della domanda per le imprese più piccole si traduce in un nuovo inferiore limite di costo, c*’: alcune imprese
con costi elevati superiori a c*’ non possono sostenere la diminuzione della domanda e sono costrette all’uscita.
Ci saranno maggiori profitti per le imprese con migliori prestazioni (con minor livello di CM ) in quanto una curva D più piatta
i
rappresenta un vantaggio per quelle imprese che hanno livelli di costo bassi -> si adattano alla concorrenza riducendo il
markup e ottenendo una quota di mercato in più.
L’aumento della dimensione del mercato genera sia vincitori che perdenti tra le imprese del settore.
Le imprese con un basso costo prosperano e incrementano i profitti e le quote di mercato
le imprese ad alto costo si contraggono e quelle con i costi più alti escono.
Questo implica che la produttività complessiva del settore è crescente man mano che la produzione si concentra nelle imprese
più produttive a costo minore.
COSTI DEL COMMERCIO E LA DECISIONE DI ESPORTARE
Raramente l’integrazione arriva a creare un unico mercato integrato -> i costi del commercio tra Paesi si riducono, ma non
scompaiono del tutto. I costi del commercio che si originano nel momento in cui si
attraversa un confine sono anche una caratteristica saliente della struttura del commercio
a livello d’impresa.
Es. Nel 2007, solo il 4% dei 5,5 milioni di imprese attive negli Stati Uniti dichiarava di
ottenere parte del fatturato dalle esportazioni.
Tabella -> percentuale di imprese che dichiarano di esportare parte della propria
produzione in diversi settori manifatturieri statunitensi.
Osserviamo una significativa variabilità nella proporzione di imprese esportatrici tra settori
collegata al vantaggio comparato dei settori USA (più intensi di capitale e lavoro
qualificato).
Anche nei settori più orientati all’esportazione, una quota consistente di imprese dichiara
di non effettuare esportazioni -> causa del perché i costi del commercio associati
all’esistenza di confini nazionali riducono in modo così significativo il commercio
(contraggono il numero di imprese).
Nella nostra economia integrata in cui i costi del commercio sono nulli, le imprese sono indifferenti in merito alla localizzazione
dei propri clienti.
Perché alcune imprese scelgono di non esportare? la presenza di costi del commercio riduce la profittabilità delle esportazioni
per tutte le imprese e può essere poco conveniente.
Esempio: paesi H e F uguali
S = dimensione di ciascun mercato; 2S = grandezza del mercato mondiale.
Supponiamo che un’impresa debba sostenere un costo addizionale t per ogni unità di bene che vende ai clienti esteri. A causa di
questo costo, le imprese fisseranno prezzi diversi nel mercato estero rispetto a quello nazionale -> quantità vendute in ciascun
mercato e il livello di profitti saranno diversi.
La decisione relativa al mercato domestico non avrà alcun effetto sulla profittabilità di decisioni diverse per il mercato estero.
a) Le imprese 1 e 2 operano nel mercato interno
b) Solo l’impresa 1 sceglie di esportare nel mercato F; per l’impresa
2 non è conveniente a causa del costo t.
Quali sono gli effetti del costo del commercio sulle decisioni delle
imprese riguardo al mercato estero? L’impresa 2 può operare
con profitto nel mercato nazionale, perché i suoi costi in quel
mercato sono inferiori al valore limite: c ≤ c*. Tuttavia, non può
2
operare con profitto nel mercato estero perché il suo costo in
quel mercato è maggiore rispetto al valore soglia, c + t > c*.
2
L’impresa 1 ha un costo sufficientemente basso da poter operare
con profitto sia nel mercato domestico che nel mercato estero: c + t ≤ c*.
1
Quindi:
le imprese con i costi minori (c ≤ c*– t) esportano
i
le imprese con costi intermedi (c*– t < c ≤ c*) continuano a produrre per il mercato interno ma non esportano
i
le imprese con i costi elevati (c > c*) non possono operare con profitto in nessuno dei due mercati e quindi escono.
i 41
L’analisi empirica delle decisioni di esportazione delle imprese in numerosi Paesi ha
fornito notevole supporto a questa previsione secondo la quale le imprese che
esportano sono più grandi e più produttive di quelle che nello stesso settore non
esportano.
Negli Stati Uniti in un tipico settore manifatturiero, un’impresa esportatrice è in
media grande più del doppio rispetto a un’impresa che non esporta.
L’impresa esportatrice media produce il 21% in più di valore aggiunto per lavoratore
dell’impresa media non esportatrice.
Queste differenze tra esportatori e non esportatori sono ancor maggiori in molti
Paesi europei.
IL DUMPING
Il dumping consiste nel praticare un prezzo più basso per le esportazioni che per i beni venduti a livello domestico. Molti paesi lo
considerano una pratica sleale.
Qualunque impresa nel Paese F può fare ricorso presso le autorità locali e cercare di ottenere delle sanzioni per contro l’impresa
1 che ha deciso di fissare un prezzo delle esportazioni inferiore rispetto al prezzo interno.
Normalmente queste sanzioni prendono la forma di dazi antidumping imposti all’impresa 1 e normalmente sono proporzionali
1D 1X
alla differenza di prezzo tra P e P – t (prezzi che fissa sul mercato domestico e su quello estero).
In quel mercato, l’impresa 1 fissa esattamente lo stesso markup sul costo marginale dell’impresa 2 caratterizzata da un costo
marginale pari a c = c + t; ma il comportamento dell’impresa 2 è legale.
2 1
Il modello di concorrenza monopolistica ha evidenziato come i costi del commercio inducano naturalmente le imprese a ridurre
il proprio markup nei mercati esteri, dove fronteggiano una maggior concorrenza a causa della ridotta quota di mercato. Ciò
rende relativamente semplice per le imprese domestiche presentare un’accusa di dumping contro gli esportatori nel proprio
mercato. In pratica, tali leggi antidumping possono essere utilizzate per erigere barriere al commercio discriminando gli
esportatori all’interno di un mercato.
ANTIDUMPING COME FORMA DI PROTEZIONISMO
Da un lato, l’imposizione di prezzi differenti per differenti clienti è una strategia perfettamente legittima. Dall’altro lato, la
definizione legale di dumping &e