Le limitazioni del criterio paretiano e i tentativi di superarle: la Nuova economia del
benessere
Il criterio di ottimo paretiano soffre però delle limitazioni connesse con:
il carattere di ordinamento unanime delle preferenze, che porta a ignorare aspetti rile-
• vanti dei vari stati sociali (ad esempio, la distribuzione inziale del reddito oppure il
principio delle “libertà minime”); cosicché alcuni economisti (ad esempio, Sen e Rawls)
hanno proposto il puro e semplice abbandono del criterio paretiano, suggerendo nel
contempo differenti criteri di scelta sociale;
il carattere di ordinamento parziale degli stati del mondo, che non consente di definire
• nemmeno un ordinamento fra stati efficienti e non, determinando così una sorta di ti-
rannia dello status quo; nel senso che la possibilità di effettuare comparazioni è talmen-
te limitata che quando ci si trova in un qualsiasi stato sociale vi può essere la tendenza
a non spostarsi verso altri, non necessariamente perché questi siano meno efficienti,
ma sostanzialmente perché essi sono inconfrontabili con quello iniziale, il quale può
quindi prevale semplicemente per fattori di inerzia (ad esempio, per l’esistenza di costi
materiali e/o psicologici connessi con il cambiamento). Per superare quindi questo ti-
po di limitazione, senza però un sostanziale abbandono del criterio paretiano, la Nuova
economia del benessere ha pensato di introdurre ulteriori assiomi che, al contrario,
cercassero di estenderne l’applicazione.
Arrow e il teorema di impossibilità
Uno dei più importanti tentativi proviene dall’economista statunitense Arrow, che ha cercato
infatti di costruire un ordinamento completo e “razionale” corredando il criterio paretiano di
tre condizioni di ampia accettabilità:
una condizione di dominio universale, che esclude l’esistenza di restrizioni che limitino
• la possibilità degli individui di esprimere proprie preferenze rispetto ai vari stati del
mondo, purché ciascun sistema di preferenze individuali rispetti i canoni della logica
(non sia cioè contraddittorio);
una condizione di indipendenza dalle alternative irrilevanti, che tiene conto delle prefe-
• renze espresse dagli individui rispetto alle sole alternative in esame, tralasciando fra
l’altro le manifestazioni non veritiere delle preferenze motivate da finalità strategiche;
una condizione di non dittatorialità, che esclude la possibilità che le preferenze sociali
• di un singolo individuo possano rivelarsi decisive, tanto da determinare la scelta sociale
a prescindere dalle preferenze di tutti gli altri individui.
Lo stesso Arrow ha dimostrato però in un suo teorema che, nonostante l’integrazione con altri
assiomi tendenzialmente non controversi, il criterio paretiano non consente comunque di ot-
tenere un ordinamento sociale completo.
Si è così giunti alla conclusione che questo risultato di impossibilità è semplicemente legato
all’esclusione, da parte della Nuova economia del benessere, delle ipotesi di misurabilità car-
dinale e di comparabilità interpersonale delle utilità.
La teoria delle votazioni
Oltretutto la definizione assiomatica di un ordinamento sociale si svolge su un piano pura-
mente logico, che in apparenza trascura quasi del tutto gli aspetti procedurali (ad esempio, le
modalità con cui normalmente nella realtà vengono aggregate le preferenze individuali). Il
collegamento tra questi aspetti procedurali e alcuni postulati o criteri logici di scelta sociale è
consentito dalla teoria delle votazioni. Ogni votazione presuppone infatti un insieme di regole
di varia complessità, ciascuna delle quali deriva da valutazioni che implicano scelte rilevanti
per i risultati della votazione stessa. Un primo gruppo di regole concerne la scelta di chi debba
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partecipare alla votazione e del numero di voti da assegnare a ciascuno; un secondo gruppo si
riferisce invece alle procedure della votazione, che a loro volta coinvolgono l’individuazione
delle proposte da sottoporre a voto (e in particolare di chi può formularle), della modalità di
votazione (se questa dev’essere cioè binaria o multipla) e dell’ordine di votazione (che risulta
importante nel caso in cui non si voti simultaneamente su tutte le alternative); infine, un ulti-
mo gruppo di regole attiene all’esito della votazione, ossia alla modalità per individuare
l’alternativa vincente (ad esempio, per unanimità o per maggioranza).
In particolare, la regola dell’unanimità implica che una collettività di persone scelga lo stato
sociale a piuttosto che quello b, se e soltanto se tutti i soggetti preferiscono a a b: questa sa-
rebbe pertanto la procedura democratica ideale per una società liberale, i cui membri manife-
stino preferenze sufficientemente omogenee; nel caso invece di differenti graduatorie indivi-
duali, la regola dell’unanimità implicherebbe senz’altro il prevalere dello status quo e non
consentirebbe quindi di pervenire a un ordinamento sociale completo. Un altro aspetto im-
portante di questa regola è dato dal fatto che l’ordine di votazione delle alternative influenza il
risultato finale e si presta pertanto a manipolazioni (ad esempio, nel caso in cui esso venga
deciso discrezionalmente dal presidente di un comitato). Infine, devono essere considerate
anche le manipolazioni operate dagli stessi elettori, i quali potrebbero infatti decidere di
sfruttare la proprietà denominata “dipendenza dal sentiero” (o path dependence) e manifesta-
re quindi un voto insincero a fini “strategici" (potrebbero cioè decidere di votare in modo non
corrispondente alle loro preferenze, al fine di assicurarsi un risultato migliore).
Oltretutto, la ricerca di una composizione delle varie esigenze tale da soddisfare pienamente
tutti gli elettori può richiedere tempo, essere defatigante e anche costosa. Ritenendosi pertan-
to opportuno abbandonare il criterio dell’unanimità, e con esso il principio di inconfrontabili-
tà interpersonale delle preferenze, la democraticità può essere comunque assicurata adottan-
do una regola maggioritaria, che al contrario consente di ordinare anche gli stati del mondo
per i quali vi sono contrasti nelle preferenze individuali. Da lungo tempo, peraltro, si è stati
consapevoli che anche le votazioni a maggioranza semplice non portano sempre a risultati
soddisfacenti o ben definiti, cosicché si è pensato di introdurre ulteriori precisazioni a tale re-
gola; in particolare, sono state suggerite due soluzioni:
la regola di Borda che, supponendo una votazione multipla, assegna per ogni elettore
• un peso diverso alle varie alternative secondo una scala di valori prefissata, e alla fine
sceglie quindi quella che ha totalizzato il maggior punteggio;
la soluzione di Condorcet, che sceglie la proposta che sconfigge tutte le altre in una suc-
• cessione di votazioni binarie.
Anche queste due soluzioni, peraltro, non garantiscono sempre un risultato univoco: nel pri-
mo caso, infatti, l’esito potrebbe essere diverso a seconda del punteggio assegnato ai vari po-
sti nella graduatoria delle preferenze; mentre nel secondo caso si potrebbe verificare il cosid-
detto paradosso del voto (o di Condorcet), che identifica la situazione nella quale l’ordine di
preferenza sociale, non essendo transitivo, porta a maggioranze cicliche, che non esprimono
quindi un’alternativa chiaramente superiore, anche se le preferenze dei singoli individui ri-
spettano gli usuali canoni della razionalità (compreso quello della transitività). Tra l’altro, è
stato dimostrato che la probabilità che si verifichi il paradosso di Condorcet aumenta al cre-
scere del numero delle alternative e/o dei votanti. L’economista Black è riuscito però a enun-
ciare, nel cosiddetto teorema dell’elettore mediano, le condizioni sufficienti affinché la regola
di votazione maggioritaria su proposte binarie esprima un ordinamento sociale transitivo:
supponendo infatti che le preferenze individuali siano unidimensionali, ossia riguardino un
solo oggetto (ad esempio, soltanto il livello di spesa di una costruzione e non anche la sua de-
stinazione d’uso) e ammettendo inoltre che ogni elettore abbia una sola alternativa maggior-
mente preferita e che quindi le preferenze siano single-peaked, abbiano cioè un solo “picco”,
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l’esito della votazione coinciderà con la scelta dell’elettore che ha una preferenza mediana ri-
spetto a tutti gli altri votanti. In questo modo si ottiene quindi un ordinamento sociale com-
pleto e transitivo, che vìola però la condizione di dominio universale enunciata da Arrow, in
quanto sono state imposte limitazioni sul tipo di preferenze individuali; gli studi successivi
hanno cercato di superare in particolare l’ipotesi di scelta unidimensionale e sono pervenuti a
indicare altre condizioni necessarie e/o sufficienti per l’esistenza di una maggioranza definita.
Resta tuttavia il problema che, come dimostrato nel teorema di Gibbard e Satterthwaite, non
esiste alcuna procedura di voto non dittatoriale che sia resistente alla manipolazione delle
preferenze attraverso dichiarazioni insincere da parte degli elettori (proprio come nel caso di
votazione unanime). Emergono dunque difficoltà nella costruzione di un ordinamento sociale
in un regime democratico, che possono essere peraltro ridotte o eliminate mediante
l’affinamento delle istituzioni pubbliche (ad esempio, l’espressione delle preferenze a fini
strategici può essere ridotta, se la partecipazione a votazioni su specifiche alternative è volon-
taria). 6
“Teorie della giustizia”, funzione del benessere sociale e ottimo sociale
L’esigenza di una “teoria della giustizia”
La necessità di ricorrere a qualche genere di confronto interpersonale per definire graduato-
rie sociali complete induce a scegliere criteri di giustizia distributiva e sociale che ripartiscano
i benefici e i costi dell’attività produttiva tra i membri di una collettività.
Confronti interpersonali, criteri di giustizia, funzioni del benessere sociale
I criteri di giustizia distributiva che accettano anche il postulato di individualismo etico diffe-
riscono tra loro per la regola di aggregazione e possono essere espressi attraverso le cosiddet-
te FBS (funzioni del benessere sociale). Fra queste le più importanti e ricorrenti sono quattro:
le FBS utilitaristiche, che costituiscono le forme più semplici e intuitive in quanto uti-
• lizzano l’operatore matematico somma. Infatti l’utilità sociale dello stato del mondo
viene espressa come somma delle utilit&ag
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