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M Y
quella che otterrebbe accettando una lotteria e quindi è disponibile a pagare il prezzo (Y*- >0)
M
per poter affrontare l’incertezza.
Questo prezzo/differenza è anche noto come indice di Arrow-Pratt e indica il grado di avversione
U”(Y)
al rischio: R = (nel caso di neutralità al rischio l’indice è pari a 0).
a U’(Y
Quindi paga un prezzo soggettivo di rischio (Y*-YM>0) per poter ottenere l’utilità attesa UM.
Lo Stato guadagna gettito fiscale sui premi soggettivi di rischio (Y*-YM).
13
c. Avversione al rischio e domanda di assicurazione
Il termine assicurazione assume il significato di
meccanismo attuariale che offre protezione contro il
rischio individuale di verificarsi di un evento incerto di cui
è nota la distribuzione di probabilità.
Formalmente, un individuo avverso al rischio ha una
struttura delle preferenze tale per cui l’utilità marginale
del reddito è decrescente in quanto la sua funzione di
utilità (rispetto al reddito) è concava.
Un individuo avverso al rischio potrà ottenere l’utilità attesa UM con un equivalente certo Y* (che
Y
è inferiore a quello medio ) se gli verrà offerto con certezza.
M
Egli è disposto a rinunciare ad un valore pari a V = YM – Y* > 0 in cambio della certezza e sarà
disposto a cedere il rischio in cambio di un prezzo massimo Φ inferiore (o uguale) al valore
soggettivo, V.
Il prezzo equo Φ è la differenza tra il premio assicurativo π e la perdita media attesa che verrà
rimborsata Φ = π – p L
L’individuo accetterà il contratto assicurativo se il prezzo equo di rischio Φ è inferiore (o pari) al
valore soggettivo V.
La compagnia di assicurazione ottiene profitti dalla differenza tra il premio pagato dall’assicurato e
la perdita media attesa; solo un individuo avverso al rischio è disposto a cedere questa differenza
in cambio della certezza.
2.2 Politica economica e equità
Scelte collettive e funzione sociale del benessere
Il coordinamento di mercato, anche dopo l’intervento dello Stato con finalità re-distributive e
correttive, lascia alcune questioni “aperte” che, nelle economie reali, devono trovare una risposta.
Si tratta di problemi di coordinamento di decisioni collettive che, per la loro stessa natura, non
possono essere gestiti dalla mano invisibile del Mercato.
Abbiamo bisogno di una teoria delle scelte collettive per almeno tre tipi di problemi:
1. Se l’efficienza paretiana può essere frutto di una scelta unanime della collettività (perché, per
definizione, nessuno perde) lo stesso non si può dire per l’equità (la re-distribuzione delle
risorse è sempre conflittuale).
In altri termini, a favore di quali individui lo Stato dovrebbe distribuire ex-ante le risorse
economiche, così come richiesto dal secondo teorema di mercato?
2. Se il mercato non funziona, abbiamo bisogno dell’intervento della politica economica per
ricondurre l’economia all’efficienza. Gli interventi correttivi dei fallimenti di mercato e
informativi rischiano però di essere distorsivi rispetto al funzionamento della mano invisibile.
Questo significa definire, praticamente, quali beni pubblici desideriamo? Quali esternalità
negative vogliamo correggere? Quanto regolamentiamo i mercati con asimmetrie informative?
3. La collettività potrebbe desiderare di perseguire obiettivi di equità e di giustizia sociale più
complessi e che vadano oltre quelli compatibili con l’efficienza di mercato.
Come si decidono, in termini operativi, gli obiettivi di politica economica?
14
Per affrontare questi problemi, abbiamo bisogno di una teoria delle scelte collettive che ci
consenta di identificare il benessere sociale e delle regole per poter misurare e comparare
situazioni alternative dal punto di vista del benessere degli individui che compongono la società di
riferimento.
I meccanismi di voto rappresentano lo strumento democratico attraverso cui una società
decide come rendere operativi i principi di giustizia sociale che intende realizzare.
Abbiamo bisogno di criteri di scelta collettiva che possano rappresentare le preferenze individuali
sul piano delle scelte sociali.
Il problema cruciale è quello di individuare una regola di decisione che garantisca una razionalità
collettiva.
a) Unanimità
La regola più elementare è quella dell’unanimità, adottata quando la decisione riguarda un
numero limitato di soggetti: tale regola prevede che una decisione collettiva viene adottata solo se
tutti sono a favore e d’accordo.
Tale regola coincide con la regola di Pareto infatti l’unanimità decisionale garantisce che almeno
qualcuno riceverà un vantaggio dalla decisione presa, ma che allo stesso tempo nessuno risulterà
svantaggiato.
b) Voto a maggioranza
Un secondo criterio decisionale plausibile è quello della votazione a maggioranza semplice,
ovvero la metà più uno dei votanti.
Sul piano politico tale criterio rappresenta un accettabile metodo decisionale solo se le preferenze
dei cittadini su una data questione non sono troppo distanti tra loro. Questo criterio è irrazionale
in quanto può portare a risultati contraddittori, infatti, se le votazioni sono a due a due, è possibile
manipolare l’ordine in modo da favorire l’esito desiderato.
Con la votazione a maggioranza le preferenze possono diventare cicliche, le scelte democratiche
sono intransitive in quanto chi ha il potere di stabilire l’ordine delle votazioni può anche
influenzare il risultato finale, quindi qualunque scelta si prenda è irrazionale.
Siamo quindi di fronte al
paradosso di Condorcet:
- le preferenze hanno un solo
picco;
- numero dei votanti è dispari
la scelta a maggioranza non
genera contraddizione.
[In ogni situazione vince l’elettore
mediano]
Esempio:
Vi sono tre partiti A, B e C che devono scegliere fra
tre politiche ambientali alternative: discarica (1),
inceneritore (2) e riciclaggio (3). 15
La maggioranza semplice non può essere applicata sulle tre alternative. Il problema è quello di
trovare l’accordo di due partiti sulla stessa alternativa e quindi viene proposto un nuovo sistema di
voto.
Se votassimo a maggioranza per coppie di alternative solo apparentemente risolveremmo il
problema.
Infatti, se votiamo a coppie: Visto che la discarica è preferita all’inceneritore e
l’inceneritore è preferito al riciclaggio, teoricamente la
discarica dovrebbe essere preferita al riciclaggio.
In realtà è il riciclaggio ad essere preferito alla discarica perché questo metodo non è valido.
Per coerenza, l’ultima votazione risulterebbe, infatti, inutile. Invece non accade così. Con una
votazione diretta, le preferenze risultano essere cicliche.
Diviene rilevante la modalità con cui avviene la votazione a coppie. Chi ha il potere di stabilire
l’ordine di votazione può anche influenzare il risultato finale. Nel nostro caso, vince sempre
l’alternativa che si vota per prima.
In pratica, la maggioranza si utilizza nella scelta fra due sole alternative rilevanti, eliminando il
problema della ciclicità del voto e la democrazia delle scelte è garantita, a priori, da un contratto
(legge o statuto) chele parti sottoscrivono.
Individuare una regola di scelta sociale che sia razionale e non manipolabile è molto complesso.
Ciò è confermato dal Teorema di impossibilità di Arrow che dimostra che è appunto non
possibile (fatta esclusione della dittatura).
Analisi recenti hanno dimostrato che, se le preferenze individuali non sono molto distanti tra di
loro, allora la maggioranza qualificata (almeno il 64% dei votanti) consente scelte razionali e non
manipolabili.
Kenneth Arrow ha dimostrato che la ricerca di una regola sociale razionale è impossibile. La sua
teoria prende il nome di teorema dell’impossibilità delle scelte collettive, tale teorema dimostra
che non esiste una funzione di benessere sociale che soddisfi:
1. Il criterio del dominio non ristretto (o universale) delle preferenze: la regola di
aggregazione deve includere tutte le possibili combinazioni di preferenze individuali.
2. Il criterio della non dittatorialità (o scelte democratiche): la scelta deve avvenire in modo
democratico, non esiste un individuo le cui preferenze diventano automaticamente quelle
della collettività.
3. Le scelte collettive devono essere razionali.
4. Il criterio della regola paretiana: se tutti preferiscono una data alternativa allora la
preferenza collettiva sarà quella determinata alternativa.
5. Il criterio dell’indipendenza dalle alternative rilevanti (o ordinalità delle preferenze):
l’ordinamento sociale delle preferenze è indipendente da come vengono classificate le
altre alternative. 16
Tramite il conto di borda (si assegna un punteggio alle intensità delle preferenze), si risolve al
problema derivante dalle preferenze cicliche, in quanto è possibile effettuare una scelta, però si dà
peso alle intensità delle preferenze e fa dipendere la scelta da fattori esterni non rilevanti.
è in contrasto col teorema di Arrow.
Il teorema di Arrow afferma che non esiste nessuna regola di scelta collettiva che rispetti tutte le
condizioni da lui poste, ma le uniche 2 condizioni da cui si può prescindere sono:
- il criterio di universalità (in quanto la violazione di tale principio implica che le preferenze
hanno un solo picco e quindi la struttura delle preferenze dei singoli individui è uguale) [1];
- il criterio di ordinabilità (la violazione implica l’assegnazione di punteggi all’intensità delle
preferenze tramite il conto di borda) [5].
Se si viola il criterio di universalità si ottiene un solo picco tramite il voto a maggioranza, vince un
particolare elettore, che divide esattamente in due la distribuzione delle preferenze.
Quindi se si rispettano tutti i criteri, esiste almeno un’alternativa per la quale un solo individuo
(elettore mediano) impone la sua preferenza alla collettività.
Per arrivare ad una scelta si sceglierà l’alternativa proposta da un individuo che esprime la sua
preferenza in base alla sua scelta ottimale, tale scelta si troverà nel punto di ottimo soggettivo,
egli la farà valere sulle preferenze altrui, in quanto se ci si allontana da tale punto vi è un
peggioramento della soddisfazione dell’individuo.
Una scelta razionale si ottiene attrave