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3.4 La sintesi culturale

Ogni azione culturale incide sulla struttura sociale per mantenerla/trasformarla. La struttura sociale, per

essere, deve essere in divenire. L’azione culturale antidialogica cerca la sparizione della dialettica

permanenza/mutamento che renderebbe inesistente la struttura. L’azione sociale dialogica, la sintesi

culturale, non nega la dialettica ma aspira al superamento delle contraddizioni per la libertà dell’uomo.

Nella sintesi culturale non è la cultura dominante che si impone sull’altra ma le due visioni di leader e

massa si conoscono reciprocamente per analizzare criticamente la realtà, con arricchimento di

ambedue. No quindi a invasione della leadership ma no anche al semplice adattamento alle aspirazioni

del popolo; si a ricerca e confronto critico problematizzante nel dialogo. (cfr Cap.3 Par.4)

Organizzare le case famiglia, M. Saglietti

Capitolo 1: Modelli di Intervento nelle Comunità per Minori

- Contesti e Processi di Socializzazione –

MINORE “FUORI FAMIGLIA”: minorenne oggetto di allontanamento (consensuale o coatto) dal contesto

famigliare.

COMUNITA’ PER MINORI: contesti residenziali che

- Ospitano ragazzi/e fino al raggiungimento della maggiore età

- Ospitano minori fuori dalla famiglia per un periodo limitato di tempo

- Hanno come obiettivi la cura e lo sviluppo del bambino

- Sono gestite da personale adulto

- Non offrono servizi scolastici né specificatamente terapeutici; non hanno caratteristiche

psichiatriche, sanitarie, penitenziarie o riabilitative.

Gruppi primari, la cui funzione centrale è la socializzazione dei membri (processo biunivoco) perseguita

attraverso i canali delle routine, del lessico familiare, degli oggetti e delle attività.

- Le Comunità per Minori in Italia –

Anni 60: rinnovamento anti-istituzionale=> prime mosse legislative e nuove soluzioni d’accoglienza

Legge 149/2001 stabilito il superamento degli istituti (avvenuto anni dopo) e si stabiliscono delle

distinzioni in base a diversi criteri come utenza, variabili organizzative … per AZIONE EDUCATIVA:

- Comunità educative: dove l’azione ed. è svolta da un’equipe di operatori professionali che la

esercitano come professione (fino a 12/10 bambini)

- Comunità di Pronta Accoglienza: accolgono in caso di emergenza senza un preventivo piano di

intervento. La permanenza è breve

- Comunità di tipo familiare o Case Famiglia: attività educative svolte da adulti che vivono insieme

ai minori affidati, anche coi propri figli, assumendo funzioni genitoriali (max 8)

- Gruppi appartamento giovani o Comunità Alloggio: presidi residenziali che accolgono persone

avviate verso l’autonomia con un’azione di supporto non continuativa

2 le dimensioni chiave dell’intervento:

la TEMPORANEITA’ (accoglienza in un tempo definito)

1.

2. la FAMILIARITA’ (gestione e scansione familiare dei tempi e degli spazi di vita):

• offrire un clima di protezione e cura

• offrire sostentamento materiale

• migliorare le competenze sociali e comportamentali

• relazione con famiglia d’origine

• fine il reinserimento in società con iniziali supporti economici, emozionali, sociali

Le comunità per minori regolano le fasi:

- VALUTATIVA (supplenza del genitore e protezione del minore nella relazione con questo)

- di AFFIANCAMENTO (relazione orientata a far riassumere al genitore ruolo e competenze)

Criteri di Valutazione per comunità per minori (vaghi):

esistenza di vita comunitaria e rapporti significativi coi caregivers

1. rapporti reali quotidiani col territorio

2. Piani educativi personalizzati

3. Adeguate forme di coinvolgimento della famiglia d’origine

4. Adeguata formazione degli operatori

5. Metodologia di lavoro definita

6.

7. Positivi e corretti rapporti di collaborazione coi servizi ed enti locali competenti

Alcuni requisiti minimi (più chiari) adottati a livello nazionale:

1. Vicinanza a mezzi pubblici di trasporto

2. Dotazione di spazi per la socializzazione diversi dalle camere

3. Presenza figure professionali sociali e sanitarie qualificate

4. Coordinatore responsabile

5. Registro degli ospiti

6. Per ogni ragazzo viene predisposto un PEI con obiettivi, contenuti, modalità di intervento e

metodi di verifica

7. Attività organizzate nel rispetto dei normali ritmi di vita

8. Carta del servizio (esporre il proprio servizio alla collettività)

Adeguatezza dal punto di vista amministrativo:

1. Autorizzazione al funzionamento

2. Accreditamento, ingresso nel mercato pubblico

Verifica dell’operato delle comunità (ottenuti dai criteri per l’affido di Martin):

1. Stabilità

2. Clima emotivo intenso

3. Massima espressione del potenziale di sviluppo del bambino

4. Recupero, da parte del minore, di eventuali carenze

5. Mantenimento legami con famiglia

6. Sostegno ai genitori per il recupero delle loro capacità di parenting

… e a lungo termine …

7. Autosufficienza in età adulta

8. Capacità di buone relazioni

9. Socialmente adattivo

Nuovi fenomeni:

- Ritorno in comunità per affidi/adozioni falliti

- > minori stranieri non accompagnati

- > neomaggiorenni fuori famiglia (quanto deve durare l’intervento sociale?)

- Accoglienza di nuclei madri-bambino

- Fare Famiglia in Comunità –

Fare famiglia senza pur essere famiglia significa attuare negli scambi di vita quotidiani i diversi modi di

costruirsi come partecipanti a un sistema di relazioni affettivamente rilevanti.

Le case famiglia sono impegnate nella costruzione, riproduzione e decostruzione di attività familiari e al

contempo spezzano il dato per scontato su cosa significhi essere famiglia.

- Comunità come spazio di pensiero –

Pensare alle comunità come thinking spaces significa capire se sono in grado di permettere di creare e

negoziare appartenenze, identità, ruoli, imparando a pensare insieme (per lo sviluppo).

Capitolo 2: Organizzare le Comunità

- Vedi alla voce organizzazione –

Famiglia: sistema sociale informale ; Casa Famiglia: struttura organizzativa caratterizzata da impresa

comune, impegno reciproco e repertorio condiviso degli educatori. In essa centrale è la dimensione

sistemica e la rete con le agenzie di finanziamento e le istituzioni.

Parlare di comunità come organizzazioni non significa parlare di istituzioni e istituzionalizzazioni e

tantomeno di aziende o servizi business-oriented senza attività educativa

La questione organizzativa è centrale. Tuttavia le comunità per minori mostrano alcune fragilità:

- Inadeguata distribuzione del lavoro (troppo lavoro, basse paghe…)

- Alto tasso di turn over degli operatori con costi enormi e ricadute negative sul progetto di

affidamento del minore

- Rischio di burn out

- Scarsità di documentazione organizzativa prodotta

- Chi fa cosa? -

Distribuzione dei compiti: Molto spesso “tutti fanno tutto” quando invece un’adeguata gestione delle

attività e dei ruoli può essere la chiave per spendere meglio tempo e competenze. Quindi prima capire

“che cosa si fa” e poi “chi è meglio che faccia cosa”.

La funzione di coordinamento: Mito della gestione democratica o su leadership carismatica che porta a

una gestione personalistica scorretta. La realtà invece: il coordinatore ha un compito complesso e non

scontato. Deve tenere le fila di ciò che succede dentro il servizio e costruire produttivi rapporti con

l’ambiente esterno; deve essere flessibile, deve accreditarsi come figura in grado di creare strategie,

tradurre teoria in pratica, interpretare e dirigere i contesti problematici, promuovere il linguaggio

organizzativo e le pratiche di socializzazione dei novizi.

Il volontario: Figura a cui si deve dedicare tempo (training specifici tenuti da educatori esperti,

monitoraggio…) e dar spazi specifici, “pensati”, di partecipazione per socializzarlo lavorativamente.

- Gli strumenti di lavoro “ripensati”-

Appr. Psicologia storico-culturale => gli artefatti o strumenti:

- Incorporano obiettivi e teorie sul funzionamento organizzativo ed interattivo dei contesti

- Producono e riproducono le conoscenze in un’organizzazione e consentono di documentarle

- Strutturano le pratiche dell’organizzazione

PEI = Piano Educativo Individualizzato contenente dati anagrafici, obiettivi del piano educativo, data e

motivazione dell’inserimento nella struttura, composizione familiare, situazione sanitaria, scolastica e/o

lavorativa.

Esso non è solo educativo in quanto rispecchia anche valenze organizzative e sociali e riflette le

teorie di riferimento e la storia comune degli operatori che la scrivono.

Artefatti che non sostengono le pratiche sociali ma sovrappongono funzioni diverse frammentando i

ritmi di lavoro => vuoti (es. agenda delle operatrici).

- Gli spazi della comunità: fra vecchi istituti e nuove case famiglia -

Anche gli spazi della comunità e i loro nomi (es. refettorio/cucina) riflettono idee e modellano le attività

che si svolgono. Si possono distinguere: Spazi per educatori (privati e organizzativi), Spazi comuni, Spazi

privati riservati ai minori. Manca uno spazio organizzativo: manca un pensiero organizzativo.

Indicazioni delle principali associazioni di comunità per minori:

- Spazi distinti per equipe educativa, comunità e ragazzi

- Locale adeguato come cucina

- Limite massimo di 3 posti letto per stanza

- Locale comune accessibile a tutti

- Almeno 2 bagni (1 accessibile ai disabili)

- Attrezzature accessibili ai disabili

- I tempi delle comunità: dalla parte dei bambini? -

Percezione e strutturazione del tempo non neutra ma plasmata (e che plasma) da dimensioni d’ordine

sociale, educative, di controllo, di esercizio del potere, di creatività, di esclusione sociale…

Le comunità: funzionano tutti i giorni dell’anno, costantemente accessibili, accolgono il minore per un

periodo limitato, espongono il “tempo privato” di adulti residenti (vacanze, serate di babysitting) e

bambini a numerosi sguardi.

Gestione tempi su un continuum che va dalla rigidità e fissità temporale (com. religiosa) a maggior

flessibilità (sveglie differenziate). Dipende da: sistemi di interpretazione della gestione del tempo

(funzionale ai bambini o all’organizzazione?), del progetto educativo e del minore.

+ Conseguenze sociali di turnistica degli operatori (C. staff “lunga/corta”)

Capitolo 3: Comunità e Famiglia d’Origine in pratica

Letteratura psicosociale:

- “un legame costrutti

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
20 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DorotyLisa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia sociale e di comunità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Dusi Paola.