Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 21
Riassunto esame Pedagogia, prof. Fedeli, libro consigliato I significati dell'educazione, Chiosso Pag. 1 Riassunto esame Pedagogia, prof. Fedeli, libro consigliato I significati dell'educazione, Chiosso Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Pedagogia, prof. Fedeli, libro consigliato I significati dell'educazione, Chiosso Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Pedagogia, prof. Fedeli, libro consigliato I significati dell'educazione, Chiosso Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Pedagogia, prof. Fedeli, libro consigliato I significati dell'educazione, Chiosso Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Pedagogia, prof. Fedeli, libro consigliato I significati dell'educazione, Chiosso Pag. 21
1 su 21
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il soggetto si auto-costruisce ed integra di volta in volta i prodotti culturali. La cognizione è un processo di

riorganizzazione delle proprie esperienze. Conoscere significa costruire ipotesi interpretative valide ed

efficaci per sapersi orientare nelle diverse situazioni, facendo attenzione anche alle relazioni tra soggetto e

contesto culturale. Il soggetto diventa inventore della realtà. Conoscere è allora disporre di strumenti

interpretativi sempre più raffinati. Nella gestione pedagogica sono importanti:

- principio negoziazione = costruzione conoscenza basata su modalità negoziazione esterna/interna

- principio riproduzione = apprendimento deve sfociare in nuove forme di conoscenza

- principio contesto = importante allievi siano in contesti autentici, di vita reale

- principio padronanza strumenti cognitivi = deve essere consapevole degli strumenti concettuali

- principio di collaborazione tra chi apprende e l’insegnante

Von Glasersfeld: 5 comportamenti virtuosi per gli insegnanti:

1. gli allievi non sono vasi da riempire, deve suscitare riflessioni e interrogativi

2. tradurre propria materia in repertori didattici che siano concettualizzati da allievi

3. evitare di definire lavoro giusto o sbagliato, evitare giudizi troppo netti

4. conoscere i termini dei ragazzi

5. incoraggiarli alla riflessione

6. Il modello della “pedagogia differenziata” o del contratto

Punta verso un lavoro scolastico a misura degli allievi, con pratiche e tecniche individualizzanti. La classe

assume la fisionomia di laboratorio: ognuno costruisce il proprio apprendimento. L’insegnante sollecita

l’alunno nel confronto con le situazioni concrete e con gli altri alunni. Può esservi la differenziazione:

successiva (docente distribuisce e alterna procedure e metodi di rapporto ai differenti livelli cognitivi degli

alunni), simultanea (assegnazione di compiti diversi agli allievi). Modello di Gardner: ogni soggetto fa uso

in modo prevalente di una combinazione di intelligenze con cui apprende. Queste intelligenze sono diverse e

in differenti rapporti l’una con l’altra. La massima efficacia di un intervento educativo sta nel tenere a mente

la configurazione intellettuale del soggetto.

Gardner: l’educazione deve ruotate intorno alla sfera della verità (Darwin), della bellezza (musica Mozart),

della morale (riflessione genocidio). La conoscenza di esempi straordinari di verità, bellezza e morale è una

conquista significativa per gli esseri umani. Un’educazione deve esplorare una serie di grandi conquiste

umane che si riassumono in questa triade. Lo scopo è la comprensione profonda. Bisogna tener conto delle

differenze tra menti: la prospettiva delle intelligenze multiple promuove: il primo impatto con la materia è

fondamentale per far rimanere impressi i concetti, bisogna offrire analogie e fornire e articolare poche idee

centrali.

7. Teorie della personalizzazione

Bisogna puntare a stili di vita e valori che accrescano il capitale umano e il capitale sociale, correggendo

comportamenti che creano problemi, formando persone attive, creative, rispettose, e autosufficienti; 1.

Bisogna predisporre anche gli ambienti per attuare forme didattiche che favoriscano l’acquisizione di saperi

e competenze non standardizzate, scoprendo così stili personali di apprendimento. 2. Creare sinergie tra

diversi luoghi dell’educazione, scolastici e non, e le forme tecnologiche; intelligenza connettiva = forma di

collaborazione tra soggetti che si basa sulla condivisione costruita di scambi reciproci, porta a innovazione e

migliore competenze e prestazioni. Il modello educativo è policentrico (è la comunità che deve esser capace

di far interagire innovazione e tradizione): bisogna mobilitare risorse dell’individuo anche sul piano della

partecipazione civile e responsabilità personale.

8. Il Cooperative learning

Insieme di tecniche per la conduzione della classe dove gli studenti lavorano in piccoli gruppi e ricevono

valutazioni (si basano sulla teoria che esiste nell’umano una naturale disposizione alla socializzazione). Il

gruppo ha un obiettivo comune, che deve indurre una sfida e si può raggiungere con una interdipendenza

positiva. Il clima, che è quello stile relazionale che consente di mettere a proprio agio gli altri, richiede tempi

lunghi per la sua costruzione. L’efficacia del cooperative learning dipende dallo sviluppo delle competenze

sociali (abilità comunicative, abilità che permettono al gruppo di affrontare il compito e che rendono il

lavoro piacevole e gratificante).

9. Apprendere nella complessità

Per questo approccio la conoscenza deve confrontarsi con la pluralità dei punti di vista, con la prospettiva

probabilistica, con i multipli approcci metodologici. L’errore non ha solo valore negativo, è un’opportunità

per ripensare un dato. Solo con l’abbattimento del paradigma del metodo sperimentale e il passaggio alla

pluralità dei metodi si può dar vita ad un nuovo paradigma cognitivo che ricomprenda l’uomo e la società

alla luce di una plurifattorialità. Bisogna imparare a convivere con la precarietà, la diversità, la

molteplicità delle esperienza. Si parla quindi di mente ecologica, interattiva.

10. Riforma del pensiero e apprendimento per interconnessione

Morin parla di pensiero ecologizzante: ogni cosa è inserita in una relazione inseparabile con l’ambiente

culturale, sociale, economico, politico e naturale. La conoscenza deve essere inserita in un contesto, ma

bisogna ricercare anche le relazioni con questo contesto. L’apprendimento dovrebbe garantire

l’intercomunicazione tra i diversi campi di ricerca e conoscenza.

Morin: America si è sviluppata con colonizzazione, schiavitù, occidentalizzazione e quindi attraverso la

moltiplicazione delle relazioni tra differenti parti globo. La globalizzazione inizia nel 1990: mercato

mondiale, rete di comunicazioni ramificate. I sistemi insegnamento sono frazionati e separano conoscenze

che dovrebbe essere legate. Da qui la necessità di educare per l’era planetaria con una riforma nel modo di

conoscere, nel pensiero e insegnamento. Bisogna esaminare problemi metodo, avvicinare al concetto

complessità e di era planetaria.

Bottani: accresciuto sapere delle neuroscienze, rivoluzione tecnologia informatica (siamo nella terza

rivoluzione dell’istituzione scolastica con le tecnologie, dopo invenzione scrittura e stampa). Cosa hanno

fatto trasformare la scuola? la diffusione di conoscenze sul funzionamento della mente e modalità di

apprendimento e lo sviluppo di tecnologie dell’info e arrivo dei digital natives. Le prossime riforme

dovranno quindi riguardare le nuove tecnologie. Si passa da un atteggiamento comunistico e partecipativo.

La cultura, è cultura di partecipazione, di condivisione delle conoscenze (internet). Diventa un patrimonio

aperto, sempre disponibile nell’immediato, condivisibile da tutto. In questo senso le tecnologie possono

potenziale le opportunità educative.

11. I processi formativi in età adulta

L’uomo è soggetto di educazione per tutto il ciclo della vita e richiede una continua formazione (condizione

che permette di sviluppare capacità non solo per risolvere problemi ma anche a porli, non solo ad adattarsi ai

ruoli ma anche crearli). Anni ’50/’60 interventi di alfabetizzazione che permettevano di integrarsi

socialmente ed economicamente nel nuovo mondo. Questo periodo è stato poi superato dal concetto di

’”educazione permanente” (formarsi tutta la vita). Anche nel campo del lavoro si passa da una concezione

del lavoro tayloristica (divisione tecnica dei compiti), che vede la formazione come un addestramento, a un

momento in cui si integra formazione degli adulti con l’educazione scolastica, per permettere loro di scoprire

nuove prospettive professionali.

12. La formazione come ricerca e azione

Anni ’50/’60 introdotte tecnologie che affidano alle macchine il lavoro. Nasce teoria Human Relations

(produttività dipende dalla buona qualità del clima di lavoro e dei rapporti interni). Alle mansioni si

sostituiscono i ruoli: sistema non richiede più forme di addestramento semplici ma vere abilità professionali.

L’uomo lavora meglio con maggiori motivazioni e si realizza se si sente parte di un’impresa. Importanti gli

studi di Lewin sui gruppi (teoria del campo).

13. La formazione nel mondo delle professioni

Schon: i problemi non si presentano già impostati, ma hanno bisogno di un’analisi preliminare per la loro

definizione. L’apprendimento è un’esperienza sociale che ha come obiettivo una conoscenza organizzata e di

qualità con cui ogni soggetto matura la consapevolezza delle proprie conoscenze. La fabbrica, uffici ecc. non

sono più solo luoghi di produzioni, ma occasioni di apprendimento, sviluppo competenze e abilità.

Schon: la riflessione nel corso dell’azione/pensiero riflessivo è fondamentale. Esempio Tolstoj: un

insegnante non deve esaminare i difetti di comprensione dell’alunno, ma vederli come difetti del proprio

insegnamento, deve cercare di sviluppare in sé stesso l’abilità di scoprire nuovi metodi. Quando qualcuno

riflette nel corso dell’azione diventa un ricercatore operante nel contesto della pratica.

14. Apprendimento organizzativo e comunità pratica

L’apprendimento organizzativo è un fenomeno collettivo dove le conoscenze individuali s’intrecciano. Muta

il modo di concepire la competenza che assume una dimensione socializzata. Wenger parla di comunità di

pratica, un gruppo di persone che condivide una preoccupazione, o è impegnata in un’impresa e si organizza

per accrescere le proprie competenze. La comunità è partecipazione (socializzazione attiva) e reificazione

(processo con cui si forma esperienza). L’apprendistato è apprendimento che si compie nella c.p. Conoscenza

tacita = non presente in testi.

Wenger: teoria sociale dell’apprendimento; siamo esseri sociali e la conoscenza è una competenza.

Conoscere è assumere un ruolo attivo nel mondo, l’apprendimento permette di generare significato.

L’apprendimento può essere inteso come partecipazione sociale, partecipazione nelle pratiche di comunità

sociali e nella costruzione di identità in relazione a queste comunità. Tutti apparteniamo a delle comunità di

pratica.

15. Modernizzare senza escludere

Anni 70 la formazione vista come un processo che dura tutta la vita (lifelong learning = processo di supporto

continuo volto ad arricchire le conoscenze, i valori, le abilità); vi è questo apprendimento continuo per:

esplosione conoscenza e informazioni, invecchiamento popolazione, obsolescenza saperi, imperativi di

ordine ambien

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
21 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Mad_Cupcake di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Fedeli Carlo Maria.