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4.2 VALORI OGGETTIVI E VALORI PERSONALI
Il ritorno alla tematica sui valori si pone in relazione a diversi fattori:
· L’esaurirsi della spinta innovativa delle pedagogie antiautoritarie degli anni Sessanta e
Settanta
· Il proposito di contenere gli effetti dell’eccesso di tecnicismo in campo scolastico
· Il tentativo di trovare un punto in comune intorno a cui ordinare la complessità sociale e il
pluralismo culturale del nostro tempo.
Il valore è una realtà riconosciuta come un bene e colta in un rapporto operativo, in una
intenzione pratica, è un ideale regolativo per l’azione concreta. Produrre valori diventa un modo
per realizzare una forma di oggettivazione culturale del bene, stabilire una tavola di principi da cui
ricavare regole di comportamento etico in vista della definizione della responsabilità morale e di
una sua estensione alle conseguenze dell’agire umano.
Ci sono due modalità di manifestazione del valore:
1. Valore di tipo oggettivo (sollecita soprattutto atteggiamenti di condivisione e
partecipazione), ci si pone comunque il problema dell’interiorizzazione
2. Valore di tipo personale (valorizza l’esperienza della sperimentazione di sé e della
capacità di volizione). I valori sono esigenze che emergono di volta in volta in un contesto
specifico nell’ambito dei mondi in cui l’uomo agisce. Un valore positivo può essere
14
sollecitato da un’azione che ci sentiamo in obbligo di fare perché giudicata buona. I valori si
presentano con un elevato carattere di appello/coinvolgimento.
Guy Avanzini: per richiamare la debolezza dell’educazione contemporanea, afferma che una fede è
indispensabile per l’emergere e l’affermarsi di una vera dinamica educativa: la sua assenza o la perdita delle
finalità sono la principale ragione della crisi contemporanea.
Armando Rigobello: la nozione di valore conserva la sua pregnanza a condizione di concepirla come la
condizione espressiva del bene.
Scheler: insiste sulla dimensione personale dei valori, soltanto nella persona si radicano e si congiungono
valutazioni, giudizi e voleri.
4.3 ANTECEDENTI: HESSEN, FOERSTER, SPRANGER
Sergei Hessen: i valori si elevano al di sopra del tempo e impongono all’uomo una continua crescita e un
continuo movimento, rappresentano quel dover essere che trasforma il fanciullo da soggetto naturale in
soggetto educabile. La pedagogia in quanto scienza dell’educazione è teoria della cultura, ovvero
incessante ripensamento dell’inverarsi dei grandi ideali che si sono manifestati e si rinnovano di continuo
nell’arte, nella religione, nella morale, nella politica. Essa si configura come scienza normativa perché si
propone d’innalzare al mondo dei valori il maggior numero di persone possibile.
La personalità umana non si forma semplicemente lasciando scorrere l’essere (come vorrebbero i
sostenitori della pedagogia negativa, da Rousseau a Tolstoj; il compito dell’educatore è quello di garantire
la possibilità che il fanciullo compia esperienze adeguate alle sue capacità nel rispetto della natura delle
cose), ma soltanto promuovendo il dover essere. La conquista dell’individualità si misura con i valori
incondizionati e assoluti della cultura oggettiva, a un tempo criterio interno e meta finale.
Friedrich Wilhelm Foerster e Eduard Spranger: sono sensibili piuttosto alle risonanze personali
dell’esperienza di valore, cioè ai successivi traguardi attraverso cui il singolo giunge a padroneggiare il
quadro dei valori in grado di orientarne l’agire.
Scopo primario dell’educazione è la formazione del carattere inteso come corrispondenza fra l’unità
essenziale del singolo (i valori ai quali egli si affida) e gli atteggiamenti e i comportamenti che ne
discendono (i valori concretamente vissuti). Il carattere è ciò che qualifica l’uomo, dà unità e forza alle sue
decisioni e lo sottrae alla mutevolezza delle esperienze contingenti. Dalla maturità del carattere si misura la
maturità dell’uomo. La via che porta alla fortezza del carattere è la vivificazione dell’obbedienza, cioè
l’intimo consenso a una disciplina avvertita come vittoria della volontà superiore e razionale sulle tendenze
inferiori. Il compito dell’educazione è quello di aprire al giovane il mondo della cultura e promuoverne il
cammino verso la realizzazione di sé, che potrà essere raggiunto soltanto se il giovane riuscirà a costruire
un più alto se stesso. L’ideale educativo, alimentato incessantemente dal mondo della cultura, riassume il
libero porsi del più alto sé stesso.
L’uomo capace di volere in modo autentico non può che essere quello in cui l’educatore saprà risvegliare
l’interiorità al punto da spostarne il centro di gravità dal volere imposto al dovere etico liberamente scelto.
La meta è il risveglio di una coscienza che si riconosce legata a un destino superiore.
UNITI O SEPARATI FOESTER E SPRANGER?
4.4 ALLA RICERCA DEI VALORI COMUNI
1. Filosofi, studiosi e sociologi sono impegnati nel riconoscere alcuni valori comuni su cui edificare la
convivenza umana. Lo sfondo teorico che accomuna questi studiosi è quello di un liberalismo che è
impegnato nella costruzione di un’etica pubblica intorno ad alcuni valori condivisi capaci di ispirare una
circolazione sociale di atteggiamenti, comportamenti, abiti mentali. L’idea regolativa è che il rispetto di
ogni individuo costituisce un valore per una società pienamente realizzata.
Queste impostazioni rinviano al principio di una laicità non neutrale (la laicità come semplice rinuncia a far
valere il proprio punto di vista) ma positiva, razionalmente fondata sulla “fede comune”. 15
Jonas: aggiorna l’imperativo kantiano (Agisci in modo tale che tu possa egualmente volere che la tua
massima diventi una legge universale) con un nuovo imperativo finalizzato alla tutela dell’integrità
dell’uomo e della vita: “agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la
permanenza di un’autentica vita umana sulla terra”. Il principio di responsabilità è presentato da Jonas
come il valore cardine intorno a cui ordinare l’unica risposta possibile alle conseguenze prodotte dalla
rivoluzione scientifica e tecnologica della modernità avanzata.
2. I teorici dell’individualismo radicale partono, invece, dal presupposto che, minimizzando gli impegni
etici, si possano raggiungere i livelli massimi di tolleranza e di autonomia. Questa posizione pecca di
coerenza logica. Essa assume che la tolleranza e l’autonomia siano valori forti, proprio nel momento in
cui predica la necessità di non ricorrere a valori di questo tipo.
4.5 DAI VALORI COMUNI AI VALORI DI CITTADINANZA
I valori condivisi rappresentano un aspetto significativo per la formazione del carattere e costituiscono la
premessa di un’azione pubblica consapevole e giusta.
Le numerose riflessioni e proposte educative di quanti operano per la formazione di un uomo che sia anche
un buon cittadino, per la diffusione di una mentalità solidarista segnata da un approccio conviviale e non
egoistico, hanno il proposito di rendere i valori comuni dei valori di cittadinanza, cioè passare dalla
definizione di un’ipotesi etico-politica alla sua sperimentazione nella concretezza di una comunità civile e
sociale. Parlare di cittadinanza significa riconoscere un luogo dove gli uomini si incontrano per edificare
forme di convivenza civile e politica nelle quali non prevalga la logica della semplice composizione degli
interessi, ma che siano ispirate a idealità condivise. La condivisione di una piattaforma comune di valori
apre piuttosto la strada a un modello civico e di educazione alla cittadinanza capace di tenere insieme
locale e globale. Il vantaggio di questo modello è di creare processi di inclusione anziché di esclusione,
considerando i bisogni e i diritti di ogni essere umano.
Il percorso educativo è affidato alla pratica del dialogo, della critica costruttiva, della partecipazione alla
vita civica con l’obiettivo di promuovere esperienze personali e formare identità capaci di affrontare il
pluralismo senza paura dell’altro, cioè di vivere la propria appartenenza all’interno di una molteplicità di
appartenenze.
4.6 DIRITTI UMANI E VINCOLI DI SOLIDARIETA’:
Necessario tenere conto dei diritti e dei doveri verso la collettività.
Diritti: l’insieme delle condizioni che assicurano il pieno rispetto e il pieno sviluppo della persona umana.
Sono stati solennemente proclamati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ad opera
dell’Assemblea generale dell’ONU il 10 dicembre 1948. Il passaggio a norma giuridica vincolante si è poi
compiuto con l’entrata in vigore, nel 1976, di due convenzioni internazionali.
· La prima categoria di diritti tutela la persona umana rispetto alla vita, all’identità personale, alla
libertà di pensiero e di associazione, alle garanzie processuali.
· I secondi impegnano l’autorità pubblica a porre in essere interventi specifici in ordine al lavoro, alla
salute, all’alimentazione, all’abitazione, all’educazione.
· Terza generazione, o di solidarietà, il diritto alla pace, al rispetto per l’ambiente, allo sviluppo; di
questi si sta per ottenere il riconoscimento internazionale.
Il movimento in favore dei diritti umani deve soprattutto scontare le resistenze di quei paesi asiatici o
islamici che non condividono la concezione occidentale dei diritti stessi. Il mondo islamico, sulla base della
sharia, nega il valore dei diritti umani universali, richiamando l’impossibilità di fondare il principio del diritto
sull’uomo stesso anziché in Dio. 16
L’Unesco ha preparato un ampio materiale didattico, ha dato vita a una rete di scuole impegnate in questo
campo e ha promosso l’istituzione di “cattedre Unesco”. Sono state individuate alcune condizioni educative
per un’efficace introduzione alle pratiche educative:
a) La proposta educativa deve essere accessibile e realistica
b) Il cammino di solidarietà inizia nel proprio ambiente a va progettato gradualmente
c) L’impegno della solidarietà si svolge in pubblico ed in privato
d) La dimensione solidaristica va rafforzata anche sul piano culturale.
4.7 L’EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA’ E ALLA PACE
Una parte della cultura sociopolitica contemporanea ritiene che i valori di cittadinanza non siano sufficienti
a rispondere alla varietà e complessità delle questioni in gioco nel mondo contemporaneo.
Le rea