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2 NUOVE TEORIE PEDAGOGICHE: L’IDEALISMO ITALIANO.
In Italia il secolo nasce con le critiche di Gentile al positivismo, a Hebart (in quanto dà un immagine astratta e
rigida della vita spirituale, delineando una visione meccanicistica dell’uomo) e a ogni tipo di pedagogia scientifica,
per sottolineare l’identità puramente filosofica della pedagogia. Per Gentile la pedagogia si fa veramente scienza
solo se diviene filosofia. La vera pedagogia scientifica quella che pensa l’educazione, e l’uomo che ne è il
protagonista, in termini di spirito. Gentile critica la “psicologia pedagogica” per il suo carattere naturalistico non
bambino
può conoscere spiritualità, libertà e la spontaneità della vita psichica, perché elabora un modello di
mitico che non è nessun bambino vivo ma un bambino d’infanzia obbligata che deve giocare, imitare, ma
soprattutto giocare. Ad esso Gentile contrappone una sua specifica concezione d’infanzia a base rigorosamente
spiritualistica. Tali pedagogie separano la teoria e la pratica, il conoscere e il fare, provocando una serie di inutili
complicazioni e di contrasti irrisolvibili all’interno del processo educativo. I temi esposti da Gentile nei due
di pedagogia come scienza filosofica” egli parte dalla pedagogia filosofica fino ad arrivare ad
volumi “sommario
una concezione dello spirito come svolgimento e attività universale. L’obiettivo fondamentale del trattato è
quello di rimuovere tutte le opposizione che hanno caratterizzato il pensiero pedagogico. Per quanto concerne la
vita della scuola che Gentile riduce al rapporto tra maestro e scolaro, l’obiettivo è di rimuovere ogni dualismo e
educativo.
di affermare l’unità della vita spirituale in svolgimento che si compie all’interno di ogni vero atto
Maestro e scolaro si unificano nel processo formativo della lezione. La scuola teorizzata da Gentile la scuola del
maestro e della cultura e della sua autorità e non quella del fanciullo e dei suoi bisogni. Gentile elaborò anche
una concezione originale dell’infanzia:
in qualunque età della vita e che si può trovare anche nel proprio
Il fanciullo eterno che si incontra
animo.
Il fanciullo fantoccio che è quello costruito dalla psicologia dell’infanzia e che appare come fanciullo
mitico.
vero
Il fanciullo reale cioè quello vivo in carne e ossa, creatura bisognosa di cure e ch deve essere il
argomento dei studio di una filosofia dello spirito. Tale fanciullo è artista e sognatore, è rivolto verso il
gioco ma e anche soggetto morale dotato di volontà.
Per Gentile ogni educazione esige un orientamento ideale. Siccome il fanciullo non può capire la concezione
filosofica del mondo, deve allora essere indirizzato verso una concezione religiosa di essa. La religione diventerà
quindi il principio di orientamento ideale della scuola, quasi una filosofia inferiore adatta ai fanciulli e alle masse.
Il metodo d’insegnamento poi è una forma di comunicazione‐creazione che si qualifica come una generazione del
si ritma secondo tre momenti: l’arte, della religione e della filosofia.
sapere. Cosi ogni processo di apprendimento
L’arte occupa un posto fondamentale soprattutto nell’insegnamento elementare, ed è vista come un
elemento costitutivo della umana personalità.
La religione pone davanti al processo dello spirito una legge, una verità che esso deve rispettare ed alla
deve adeguarsi.
quale
La filosofia che riconosce lo spirito come autonomia. Come unità e come farsi.
La concezione pedagogica genti liana influenzò con la sua Riforma scolastica del’23 la scuola Italiana portandola
verso una difesa dell’educazione umanistica e verso una spiritualismo in parte retorico. Gentile nella riforma del
1923 fissava un sistema scolastico rigido e internamente differenziato, che separava le scuola secondarie
umanistiche da quelle tecniche, che permetteva l’accesso all’università solo dai licei, che introduceva
l’insegnamento religioso nella scuola elementare e che veniva controllato nella sua efficienza attraverso l’esame
di stato che concludeva tutti i cicli secondari. Quindi da un lato si afferma l’assoluta centralità del maestro e
riduceva la pedagogia a filosofia.
della lezione passiva, dall’altro si
2.1 La pedagogia del neoidealismo italiano.
L’attualismo tra il 1910 e il 1930 fu un po’ il baricentro della pedagogia italiana e combatte le altri correnti
pedagogiche. Lombardo Radice e Codignola rappresentano quell’ala dell’attualismo italiano più aperta alle
esigenze della concreta esperienza educativa. Su un piano di evoluzione radicale vi sono Calogero e Spirito che
mettono in luce la problematicità dell’atto e il suo essenziale carattere etico. Calogero intende reintrodurre
all’interno del principio idealistico dell’educazione come autoeducazione, il dualismo tra maestro e alunno, che si
Cologero sviluppa anche un recupero
vengono unificando mediante un dialogo che li conduce l’uno verso l’altro.
della pedagogia come tecnica e della didattica come problema specifico, distinto dalla dialettico dello spirito. La
stessa educazione religiosa viene poi ricondotta ad un piano etico, nel quale viene a valorizzare l’apertura e la
postulati dell’attualismo pedagogico, al quale però
dedizione verso gli altri. Gino Ferretti si è mosso, contro i
rimase fedele negli aspetti fondamentali del suo pensiero. Aldo Capitini invece, ha rivendicato l’autonomia
dell’esperienza religiosa e la sua superiorità se intesa in chiave etica e rigorosamente laica. Le figure più
importanti e rappresentative del neoidealismo pedagogico furono Gentile, Lombardo Radice e Codignola.
Radice fu un promotore di cultura pedagogica attraverso varie riviste come “ l’educazione
Giuseppe Lombardo
nazionale”. Sul piano teorico Radice si attenne ad un rigoroso idealismo assunto in termini gentiliani, quindi
legato alla concezione dello spirito come svolgimento arrivo e dinamico, pensato solo in termini filosofici e
educativo. Lo spirito diviene comunione di spiriti e vita di relazione, per il
caratterizzato come un processo auto
soggetto umano esso diviene un compito piuttosto che un dato. L’aspetto fondamentale della riflessione dio
Radice resta quello rivolto alla didattica, specialmente della scuola primaria e pre‐elementare. Essa si caratterizza
come una didattica viva, creativa e immanente, e come una critica didattica che opera contro l’eccessiva
specializzazione. La didattica neoidealista di Radice è:
1. Egli reclama che la figura del maestra si apra alla collaborazione col fanciullo collocandosi sul piano del
comune spirito umano.
2. Tale didattica postula una nuova concezione della lezione, intesa come una ricca e complessa unità
e comunicativo.
organica che si collega con tutti gli altri atti educativi in un atto creativo
3. La concezione dell’infanzia come un età creativa e attiva, intensamente affettiva e rivolta ad una
conoscenza magica del mondo. Il fanciullo è poeta, in lui è fortissima la fantasia e manifesta se stesso in
forma più genuina e completa nell’espressione artistica.
Da questi principi fondamentali si sviluppa l’educazione artistica con la finalità di rasserenare l’anima e che diviene
(con il disegno) avviamento al comporre, attraverso lì elaborazione di un linguaggio di tipo grafico, nel quale viene
valorizzata l’originalità e la sincerità. Lombardo Radice con la scuola serena,poneva la centro tanto il lavoro manuale,
quanto l’espressione artistica e al post del fanciullo protagonista del lavoro scolastico poneva la collaborazione
spirituale tra maestro e scolaro. Tale scuola, non può essere laica, ma deve vivere intensamente i valori religiosi,
legandosi anche alla tradizione religiosa specifica dei vari popoli e che quindi in Italia prende il volto di una religiosità
L’opera pedagogica di Lombardo Radice “lezioni didattiche e ricordi di esperienza magistrale”
cattolico‐cristiana.
offre un organismo di idee, atte a rendere viva e attiva l’opera della scuola, a rinnovarla nello spirito della corretta
pedagogia che sottolinea:
‐ la collaborazione tra docente e allievo, ed è in questa collaborazione che si sviluppa tanto la formazione culturale
del bambino quanto la formazione del suo carattere.
metodo, che è quello della scuola viva, vicina al mondo dell’alunno vista come soluzione di problemi interiori, ora
‐il
dialogica e ora espositiva. Lo studio libero pone al centro la biblioteca scolastica, di cui il maestro si fa animatore.
Nella scuola elementare, poi, l’attività estetica è fondamentale perche il bimbo è poeta è creativo, ludico, dotato di
forte fantasia. L’attività linguistica sarà entrale accogliendo espressioni spontanee, lessicali e grammaticali.
‐I ricordi d’esperienza magistrale, incentrati sull’educazione estetica, sull’avviamento al pensiero riflesso, e
sull’esercizio di attività pratiche, dando alla scuola la caratteristica di casa in cui si svolgono le attività serene e
rasserenanti, e pertanto formative.
appare in profonda sintonia con alcune essenziali richieste dell’ attivismo contemporaneo oltre che il prodotto più
maturo e ricco, della concezione pedagogica legata all’attualismo. Ernesto Codignola , con la scuola‐ città Pestolazzi
sorta a Firenze nel 1945, aveva come obiettivo primario quello della formazione sociale dei ragazzi, di renderli
consapevoli dei loro doveri e diritti civici e quindi si basa su una organizzazione interna che rispecchia quella della
comunità adulta, che viene gestita direttamente dai ragazzi, allenandosi così all’acquisizione di un comportamento
democratico. L’insegnamento scolastico muove direttamente dell’esperienza personale del fanciullo e dai problemi
concreta della comunità, articolandosi secondo un ideale di attività intellettuale e attività manuale. Il
della vita
metodo didattico è quindi libero e non prefissato. L’esperimento di Codignola ebbe molto influenza in Italia e altrove,
soprattutto negli anni 60, quando la scuola‐città venne mutata avviandosi verso soluzione tecnologiche in campo
della matematica e delle lingue.
didattico, interessandosi all’insegnamento
3 TRA PRAGMATISMO E STRUMENTALISMO: LA PEDAGOGIA DI JOHN DEWEY
Negli Stati Uniti l’esperimento attivistico più illustre fu quello promosso da Dewey (un grande pedagogista
[sperimentatore critico dell’educazione nuova e l’intellettuale più sensibile al ruolo politico della pedagogia e
dell’educazio